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Giurisprudenza Penale

Valore probatorio fotocopie: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico superiore a 1,70 g/l. L'ordinanza conferma il pieno valore probatorio fotocopie degli scontrini dell'etilometro, ritenendole sufficienti a dimostrare il reato. La pena inflitta è stata giudicata congrua in ragione dei precedenti penali dell'imputato.
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Sospensione condizionale pena: i precedenti contano
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 38594/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego della sospensione condizionale della pena. La Corte ha stabilito che, per la prognosi sulla futura condotta, i giudici possono legittimamente considerare anche precedenti episodi criminosi, pur se non sanzionati penalmente per la particolare tenuità del fatto ai sensi dell'art. 131 bis c.p.
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Detenzione di stupefacenti: ricorso per 34g di cocaina
La Corte di Cassazione esamina un ricorso avverso una condanna per detenzione di stupefacenti. L'imputato era stato trovato in possesso di 34,5 grammi di cocaina pura, da cui si potevano ricavare 230 dosi. La Corte d'Appello aveva confermato la condanna di primo grado, spingendo la difesa a ricorrere in Cassazione.
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Destinazione allo spaccio: ricorso generico inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di 100 grammi di hashish. Il ricorso è stato giudicato generico in quanto non contestava specificamente le prove sulla destinazione allo spaccio, come la quantità e il confezionamento.
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Ricorso generico: inammissibile se non è specifico
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso generico contro una condanna per spaccio di stupefacenti. La Corte ha stabilito che le censure relative alla pena devono essere specifiche e confrontarsi con le motivazioni della sentenza d'appello, che nel caso di specie si basavano sulla personalità dell'imputato e sulla sua capacità a delinquere. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un'ammenda.
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Malunzionamento etilometro: onere della prova
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico elevato. I giudici hanno ribadito che la semplice contestazione del malfunzionamento etilometro, senza prove concrete, non è sufficiente a invalidare il test. L'onere di allegare specifici elementi sul difetto dell'apparecchio grava sull'imputato.
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Ricorso inammissibile: motivi generici e condanna
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per violazioni al Codice della Strada. I motivi dell'appello sono stati giudicati troppo generici e privi di un confronto critico con la sentenza precedente, comportando la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Continuazione tra reati: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati rispetto a precedenti condanne. La Corte ha stabilito che un notevole lasso di tempo (quasi due anni) tra i fatti, unito all'assenza di prova di un medesimo disegno criminoso, è sufficiente a escludere l'applicabilità dell'istituto.
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Attenuanti generiche: quando il ricorso è generico?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per la gestione di una piantagione di cannabis. Il ricorso contestava il diniego delle attenuanti generiche, ma è stato giudicato troppo generico e privo di una critica specifica alla sentenza d'appello. La Corte ha ribadito che l'ammissione dei fatti, se tardiva e non utile alle indagini, non è sufficiente per ottenere le attenuanti.
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Ricorso inammissibile: quando mancano critiche mirate
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per detenzione di stupefacenti. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello, che non presentavano una critica specifica e argomentata della sentenza impugnata, in particolare riguardo al trattamento sanzionatorio. La Corte ha ribadito che la motivazione della pena era adeguata, considerando i precedenti dell'imputato e la gravità del fatto.
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Fatto di lieve entità: la decisione della Cassazione
Un soggetto condannato per detenzione di quasi 50 grammi di marijuana e oltre 70 di hashish ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo la qualificazione del reato come fatto di lieve entità. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. La valutazione complessiva, basata sull'ingente numero di dosi ricavabili (1.183) e sul rinvenimento di una cospicua somma di denaro, è stata ritenuta incompatibile con l'ipotesi del fatto di lieve entità.
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Ricorso inammissibile: confisca e onere della prova
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza di patteggiamento per detenzione di stupefacenti. Il ricorso contestava la confisca di una somma di denaro, ma è stato respinto perché i motivi erano generici e non criticavano adeguatamente la motivazione del Tribunale, che aveva evidenziato una chiara sproporzione tra il denaro sequestrato e il reddito nullo dell'imputato.
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Ricorso inammissibile: motivi non specifici
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un individuo condannato per detenzione di 487 grammi di hashish. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso, relativi alla severità della pena, erano generici e privi di una critica specifica alle argomentazioni della sentenza d'appello, che aveva già giustificato la condanna sulla base della quantità e delle modalità di confezionamento della sostanza.
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Detenzione di stupefacenti: quando il ricorso è generico
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una condanna per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. Il ricorso è stato giudicato generico perché non contestava specificamente gli elementi probatori (diversi tipi di droga, videosorveglianza, materiale per confezionamento) che, secondo i giudici, dimostravano chiaramente l'intento di spacciare e la pericolosità sociale del soggetto.
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Inammissibilità ricorso Cassazione: quando è infondato
La Corte di Cassazione dichiara l'inammissibilità di un ricorso contro una condanna per detenzione di droga e armi. Il motivo risiede nella manifesta infondatezza dell'appello, che si limitava a riproporre le stesse argomentazioni del grado precedente senza contestare le prove schiaccianti a carico dell'imputato, come la confessione e il ritrovamento degli oggetti nella sua abitazione. Questa decisione, che comporta la condanna a spese e a un'ammenda, sottolinea il principio di inammissibilità ricorso Cassazione per motivi generici e ripetitivi.
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Ricorso generico: condanna per spaccio confermata
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso generico presentato contro una condanna per detenzione di cocaina. L'appello è stato ritenuto privo di censure specifiche verso la sentenza impugnata, la quale aveva adeguatamente motivato la gravità del fatto basandosi sul comportamento dell'imputato, che agiva da una finestra in una nota piazza di spaccio. La Corte ha confermato la condanna e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Spaccio di lieve entità: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una condanna per spaccio di lieve entità. Il caso riguardava la detenzione di 20 dosi di cocaina e 2 di eroina. La Corte ha confermato che il possesso di droghe diverse, già suddivise in dosi e occultate, è una prova sufficiente dell'intento di spacciare. Ha inoltre chiarito che la qualifica di 'lieve entità' non comporta automaticamente l'applicazione di ulteriori attenuanti.
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Accordo in appello: quando il ricorso è inammissibile
Un soggetto, condannato per detenzione di stupefacenti, ha raggiunto un accordo sulla pena con la Procura in Corte d'Appello. Nonostante ciò, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata riqualificazione del reato. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che l'accordo in appello ha un effetto preclusivo che impedisce qualsiasi ulteriore impugnazione, rendendo definitiva la sentenza.
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Concordato in appello: l’appello è inammissibile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 38577/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza che recepisce un concordato in appello. Secondo la Corte, l'accordo sulla pena, previsto dall'art. 599-bis c.p.p., preclude ulteriori impugnazioni, avendo un effetto preclusivo sull'intero procedimento, compreso il giudizio di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali.
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Inammissibilità del ricorso: Cassazione su motivi
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso presentato da due imputati condannati per detenzione di stupefacenti. I motivi sono stati giudicati generici, ripetitivi delle argomentazioni già esposte in appello e volti a ottenere un riesame dei fatti, compito precluso alla Corte di legittimità. La decisione sottolinea l'importanza di formulare censure specifiche contro le ragioni della sentenza impugnata.
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