La Corte di Cassazione si è pronunciata su un complesso caso di bancarotta fraudolenta per distrazione, perpetrata dagli amministratori di una società italiana fallita. Attraverso un articolato schema che coinvolgeva una società svizzera a loro riconducibile, gli imputati hanno distratto ingenti somme, corrispondenti all'IVA evasa, sottraendole alla garanzia dei creditori. La Corte ha rigettato i ricorsi, confermando che tale condotta integra pienamente il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione, distinguendolo nettamente dai reati tributari. È stata inoltre confermata l'applicazione dell'aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità, data l'enorme cifra sottratta, e la legittimità del diniego delle attenuanti generiche a fronte della gravità dei fatti.
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