La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20753/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso, chiarendo la distinzione tra estorsione e truffa. Il caso riguardava un individuo che, con complici, aveva minacciato una donna anziana della perdita del ristorante e della denuncia del figlio per estorcerle denaro. La Corte ha stabilito che si tratta di estorsione perché la vittima ha agito per paura e coercizione, non per un consenso viziato da inganno. La minaccia di un danno, anche immaginario, la cui realizzazione dipende dall'agente, integra la coartazione tipica dell'estorsione.
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