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Giurisprudenza Penale

Differimento pena: la delega alla sanità non basta

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale di Sorveglianza che aveva negato il differimento pena a un detenuto malato, delegando alla direzione sanitaria carceraria la verifica sull’idoneità delle cure. La Suprema Corte ha stabilito che il giudice ha il dovere di verificare concretamente l’adeguatezza del trattamento sanitario, senza poter delegare tale compito, in linea con i principi della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

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Insubordinazione con ingiuria: la Cassazione decide

Un militare è stato condannato per insubordinazione con ingiuria per aver usato toni beffardi e offensivi in una chat WhatsApp con un superiore per motivi di servizio. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna, specificando che né il rapporto confidenziale né il fatto di essere fuori servizio escludono il reato. È stata inoltre negata l’assoluzione per particolare tenuità del fatto a causa della gravità e della persistenza della condotta.

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Reato continuato: come si calcola la pena finale?

La Corte di Cassazione conferma la condanna per due fratelli responsabili di detenzione di armi e danneggiamento a colpi di pistola. La sentenza chiarisce i criteri per il calcolo della pena in caso di reato continuato, sottolineando che l’aumento della pena deve essere motivato in base alla gravità dei fatti e alla pericolosità sociale degli imputati, respingendo le censure sulla presunta eccessività della sanzione.

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Ricorso inammissibile spaccio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di sostanze stupefacenti. I motivi, incentrati sulla valutazione delle prove come la quantità di droga e il denaro rinvenuto, non rientrano tra quelli ammessi in sede di legittimità. La condanna per ricorso inammissibile spaccio è confermata, con l’imputato che deve pagare le spese e una sanzione pecuniaria.

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Spaccio lieve entità: quando è escluso dalla Corte?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5836/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato per spaccio di sostanze stupefacenti. La Corte ha escluso l’ipotesi di spaccio lieve entità data l’organizzazione e la professionalità dell’attività criminale, confermando che la valutazione non può basarsi solo sul dato quantitativo della droga ceduta.

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Attenuanti generiche: no se ci sono precedenti penali

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati condannati per spaccio organizzato di stupefacenti. La Corte ha stabilito che la gestione di una vera e propria ‘piazza di spaccio’ esclude l’ipotesi di minore gravità. Inoltre, ha confermato che le attenuanti generiche possono essere negate sulla base dei precedenti penali e della personalità negativa dei ricorrenti, senza che il giudice debba analizzare ogni singolo elemento favorevole dedotto dalla difesa.

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Ricorso inammissibile per detenzione di stupefacenti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un individuo condannato per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. La decisione si fonda sul principio che le censure basate su una rivalutazione dei fatti (come la quantità di droga e la presenza di bilancini) non possono essere esaminate in sede di legittimità, confermando la condanna e sanzionando il ricorrente per colpa nella proposizione del ricorso.

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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità

La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso patteggiamento per furto aggravato. La Corte ribadisce che, secondo l’art. 448 c.p.p., il vizio di motivazione non è un motivo valido per impugnare una sentenza di patteggiamento, limitando i ricorsi a specifiche violazioni di legge.

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Resistenza a pubblico ufficiale: la fuga in scooter

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale. La fuga in scooter, con il rischio di investire un carabiniere, non è considerata una condotta passiva ma integra pienamente l’elemento soggettivo del reato, giustificando la condanna.

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Inammissibilità ricorso Cassazione per rivalutazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità dei ricorsi di due imputati condannati per spaccio di stupefacenti. La Suprema Corte ha ritenuto i motivi di ricorso manifestamente infondati, in quanto volti a una non consentita rivalutazione delle prove già esaminate dai giudici di merito. Decisivi i precedenti penali e la mancanza di resipiscenza nel negare le attenuanti generiche, confermando così l’inammissibilità del ricorso in Cassazione quando non si evidenziano vizi di legittimità.

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Rientro spontaneo evasione: non basta tornare a casa

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto evaso dagli arresti domiciliari. Il caso chiarisce che il ‘rientro spontaneo evasione’ non si configura con il semplice ritorno all’abitazione. Per ottenere l’attenuante specifica, è necessario consegnarsi a un’autorità carceraria. La Corte ha inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche a causa dei precedenti comportamenti dell’imputato, tra cui due evasioni e un periodo di latitanza.

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Inammissibilità ricorso prescrizione: l'errore di calcolo

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso per un errato calcolo della prescrizione. Il ricorrente non aveva considerato un periodo di sospensione di 212 giorni, fondamentale per determinare la corretta data di estinzione del reato. A causa di questo errore, il ricorso è stato respinto, con condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, confermando che l’inammissibilità del ricorso per prescrizione è una conseguenza diretta di tali sviste.

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Motivazione della pena: inammissibile ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la sentenza della Corte d’Appello. L’oggetto del contendere era la motivazione della pena e la mancata applicazione delle attenuanti generiche nella massima estensione. La Suprema Corte ha ritenuto adeguata la motivazione del giudice di merito, basata sulla quantità di stupefacenti, la strumentazione rinvenuta e il numero di cessioni, confermando la condanna dell’imputato al pagamento delle spese e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Detenzione illecita: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per detenzione illecita di sostanze stupefacenti. La decisione si fonda sulla valutazione che le motivazioni della Corte d’Appello erano adeguate e analitiche, avendo giustamente considerato implausibili le spiegazioni fornite dall’imputato riguardo una somma di denaro trovata in suo possesso. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Ricorso inammissibile: conseguenze del ritardo

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché presentato oltre i termini di legge. Di conseguenza, la parte ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro, confermando la rigidità delle scadenze procedurali.

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Inammissibilità ricorso: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si basa sulla corretta motivazione del diniego delle circostanze attenuanti generiche, fondato sui numerosi precedenti di polizia e sulla condotta processuale negativa del ricorrente. È stata inoltre confermata la confisca di una somma di denaro, ritenuta provento dell’attività illecita per la quale l’imputato era stato colto in flagranza, data la mancata giustificazione della sua detenzione.

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Circostanza attenuante spaccio: no se generica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la decisione della Corte d’Appello di non riconoscere la circostanza attenuante spaccio di lieve entità. La motivazione risiede nel fatto che le indicazioni fornite dall’imputato sulla persona da cui avrebbe ricevuto la droga, descritta come un ‘ragazzo di origine marocchina’, sono state ritenute troppo generiche per consentirne l’identificazione, rendendo così il motivo di ricorso infondato.

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Attenuanti generiche: i precedenti penali contano?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego delle attenuanti generiche. La decisione è stata motivata dal fatto che la Corte d’Appello aveva correttamente considerato i numerosi precedenti penali e i procedimenti pendenti a carico dell’imputato come elementi ostativi alla concessione del beneficio, rendendo il ricorso infondato.

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Recidiva e droga: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti. La decisione si basa sulla corretta applicazione della recidiva, giustificata dai precedenti penali e da una misura cautelare in atto per un reato simile. La Corte ha inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche a causa del notevole quantitativo di droga sequestrata e dell’assenza di elementi favorevoli.

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Ricorso patteggiamento: i limiti dell'impugnazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento. L’imputato lamentava la mancata valutazione delle condizioni per un proscioglimento, ma la Corte ha ribadito che tale motivo non rientra tra quelli tassativamente previsti dalla legge per impugnare un patteggiamento. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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