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Giurisprudenza Penale

Guida senza patente: la recidiva e le conseguenze
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un conducente condannato per guida senza patente con recidiva nel biennio. La sentenza conferma che la recidiva, provata da una precedente condanna definitiva, costituisce un'autonoma fattispecie di reato e osta sia al riconoscimento della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), sia alla concessione delle attenuanti generiche, a causa della dimostrata abitualità della condotta illecita.
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Elezione di domicilio appello: la Cassazione decide
L'appello di un imputato era stato dichiarato inammissibile per mancata presentazione di una nuova dichiarazione di domicilio. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, statuendo che per l'elezione di domicilio appello è valida anche una dichiarazione effettuata in primo grado, purché allegata all'impugnazione. La Corte ha specificato che tale requisito è superfluo per un imputato già detenuto, a cui le notifiche vanno fatte personalmente.
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Traffico di droga: quando è reato consumato?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due fratelli condannati per traffico di droga. La sentenza chiarisce che il reato è consumato, e non solo tentato, quando si passa alla fase esecutiva di un accordo per l'acquisto e il trasporto di stupefacenti, anche se gli imputati non entrano in possesso materiale della sostanza, che viene sequestrata al corriere. La Corte ha ritenuto irrilevante la diversa qualificazione del ruolo degli imputati (da acquirenti a intermediari) e ha confermato la gravità del fatto, escludendo l'ipotesi di lieve entità data l'ingente quantità di droga.
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Determinazione della pena: i criteri del giudice
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'imputata che lamentava un'errata determinazione della pena. La Corte ha ribadito che, ai fini della commisurazione della sanzione, il giudice di merito ha un potere discrezionale e non è tenuto a esaminare tutti i criteri dell'art. 133 cod. pen., ma può fondare la sua decisione su quelli ritenuti prevalenti, come i precedenti penali, purché la motivazione sia adeguata.
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Attenuanti generiche negate: il peso dei precedenti
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per indebita percezione del reddito di cittadinanza. La Corte ha confermato la decisione di negare le attenuanti generiche, ritenendo i precedenti penali dell'imputato un elemento preponderante e sufficiente a delineare una personalità negativa, giustificando così il mancato riconoscimento del beneficio.
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Ricorso inammissibile: doglianze di fatto in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché basato su doglianze di fatto, volte a una nuova valutazione delle prove. L'ordinanza ribadisce che il giudizio di legittimità non può riesaminare il merito della causa, confermando la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: genericità dei motivi e appello
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per indebita percezione di benefici. I motivi dell'appello sono stati ritenuti generici e non specifici, confermando la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di un'ammenda.
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Attenuanti generiche: no se hai precedenti penali
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva le attenuanti generiche. La Corte ha confermato la decisione di merito, ritenendo i precedenti penali un elemento sufficiente a dimostrare una personalità negativa e a giustificare il diniego del beneficio.
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Patteggiamento in appello: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati avverso una sentenza di 'patteggiamento in appello'. La Corte ha ribadito che l'accordo sulla pena implica la rinuncia a tutti gli altri motivi di appello, rendendo definitiva la sentenza sui punti rinunciati. Pertanto, è inammissibile un successivo ricorso per Cassazione che sollevi questioni già coperte dalla rinuncia, come il bilanciamento delle circostanze, o che contesti la misura della pena concordata, salvo il caso di pena illegale.
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Ricorso inammissibile: genericità dei motivi
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per indebita percezione di un sussidio statale. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello, che non contestavano specificamente le argomentazioni della sentenza di secondo grado. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per violazione di sigilli. La Corte ha stabilito che l'appello si basava su una richiesta di riesame dei fatti, un'attività preclusa in sede di legittimità, dove si valutano solo le violazioni di legge. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di un'ammenda.
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Ricorso inammissibile: quando l’appello è generico
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile relativo a pene accessorie in materia fiscale. La decisione si fonda sulla genericità e ripetitività dei motivi, che non contestavano specificamente la sentenza d'appello. L'esito comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.
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Ricorso inammissibile: quando le motivazioni generiche
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per ricettazione. I motivi del ricorso sono stati ritenuti troppo generici, in quanto non contestavano specificamente le argomentazioni della sentenza d'appello e miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso generico: inammissibilità e condanna
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26762/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso generico presentato contro una sentenza della Corte d'Appello. Il motivo è stato giudicato troppo vago, in quanto non contestava specificamente le argomentazioni della sentenza impugnata e mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.
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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo respinge
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per reati fiscali. La decisione si fonda sulla mancanza di specificità dei motivi, che si limitavano a riproporre censure già esaminate e respinte in appello, tentando una non consentita rivalutazione dei fatti. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso Cassazione patteggiamento: quando è inammissibile
Un imputato ha impugnato una sentenza di patteggiamento lamentando un'erronea qualificazione giuridica del fatto, ma la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. L'ordinanza chiarisce che, dopo la riforma del 2017, il ricorso Cassazione patteggiamento è consentito solo per motivi tassativi, escludendo il vizio di motivazione e la rivalutazione dei fatti.
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Ricorso in Cassazione: l’obbligo del difensore
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in Cassazione presentato personalmente dall'interessato anziché da un avvocato abilitato. La decisione si fonda sulla violazione delle norme procedurali che impongono l'assistenza di un difensore iscritto all'albo speciale, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.
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Continuazione tra reati: quando non si applica?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati, specificamente tra l'associazione criminale e un omicidio. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che il vincolo della continuazione non sussiste quando l'omicidio, sebbene commesso nell'interesse del clan, deriva da un evento improvviso e imprevedibile come una vendetta, e non da un programma criminoso preordinato al momento dell'adesione al sodalizio.
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Ricorso inammissibile: quando non si può impugnare
La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile presentato contro un'ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La decisione si basa sul fatto che la legge non ammette impugnazione contro il provvedimento che nega la sospensione dell'esecuzione di una precedente ordinanza, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Continuazione tra reati: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati. La Corte ha stabilito che un lungo lasso di tempo tra i fatti (sei anni), la diversità dei correi e la natura estemporanea dei crimini escludono un disegno criminoso unitario, anche se commessi nell'ambito di un più ampio contesto criminale associativo. Per la continuazione tra reati serve una programmazione specifica e non una generica propensione a delinquere.
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