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Giurisprudenza Penale

Differenza ingiuria diffamazione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione analizza la differenza tra ingiuria e diffamazione in un caso di aggressione verbale avvenuta in un centro commerciale. Un individuo, accusato di diffamazione per aver offeso una persona alla presenza di altri, ha presentato ricorso sostenendo che, essendo la vittima presente, si trattava di ingiuria (depenalizzata) e non di diffamazione. La Corte ha accolto il ricorso, annullando il provvedimento di archiviazione e chiarendo che la comunicazione diretta all'offeso in presenza di terzi configura il reato, oggi depenalizzato, di ingiuria aggravata, e non il delitto di diffamazione, che richiede l'assenza della vittima.
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Concorso in estorsione: l’intermediario è colpevole
Un individuo, posto agli arresti domiciliari, ricorre in Cassazione sostenendo di aver agito come intermediario in un'estorsione per sola solidarietà verso la vittima. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, confermando il suo pieno coinvolgimento nel concorso in estorsione. Secondo i giudici, l'aver contattato la vittima per conto di un clan e aver fornito consigli per eludere le indagini dimostra una condotta agevolatrice del reato, incompatibile con la finalità solidaristica. Viene confermata anche l'aggravante del metodo mafioso.
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Occupazione abusiva: inammissibile il ricorso
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro il sequestro di un immobile di edilizia popolare oggetto di occupazione abusiva. La decisione si fonda sulla mancanza, da parte dei ricorrenti non proprietari, di un interesse concreto ed attuale alla restituzione del bene, dato che l'occupazione era avvenuta senza alcun titolo autorizzativo.
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Appello penale: mandato e domicilio da depositare insieme
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20318/2024, ha dichiarato inammissibile un appello penale perché il mandato a impugnare e l'elezione di domicilio non erano stati depositati contestualmente all'atto di appello, come richiesto dalla riforma Cartabia per gli imputati assenti. La Corte ha chiarito che il deposito frazionato di tali documenti, anche se avvenuto entro il termine per impugnare, costituisce un vizio insanabile che porta all'inammissibilità dell'impugnazione.
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Sospensione condizionale pena: obbligo del giudice
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20317/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla sospensione condizionale della pena. Nel caso di una truffa, la Corte ha annullato la parte della sentenza che subordinava il beneficio al pagamento di una provvisionale, poiché il giudice di merito non aveva verificato la reale capacità economica degli imputati. La responsabilità penale è stata comunque confermata.
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Guida senza patente con sorveglianza speciale: ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per guida senza patente con sorveglianza speciale. La Corte ha stabilito che il ricorso non presentava vizi di legittimità, ma mirava a un riesame del merito dei fatti, attività non consentita in sede di legittimità. La condanna a nove mesi di arresto, il pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende sono stati quindi confermati.
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Rientro illegale straniero: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero condannato per il reato di rientro illegale straniero dopo un'espulsione. La Corte ha confermato la condanna a otto mesi, negando le attenuanti generiche per mancanza di presupposti fattuali e chiarendo che il tribunale di merito non aveva emesso una nuova misura di espulsione, ma solo constatato la possibilità di eseguire quella già esistente.
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Porto abusivo di armi: coltello in borsa è reato
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una donna condannata per il reato di porto abusivo di armi, per avere con sé un coltello multiuso in borsa. La Corte ha confermato la decisione del Tribunale, escludendo l'applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e condannando la ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione.
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Ricorso per cassazione: quando è inammissibile?
Un condannato propone personalmente ricorso per cassazione avverso un'ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La Corte dichiara l'inammissibilità del ricorso poiché, dopo la riforma del 2017, l'atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato cassazionista, pena l'invalidità.
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Accesso abusivo: chi è la vittima del reato?
La Cassazione ha confermato la condanna per truffa e accesso abusivo a sistema informatico. Si è chiarito che, in caso di accesso abusivo all'area personale di un utente, la persona offesa non è solo la società proprietaria del sistema, ma anche l'utente stesso, il cui 'domicilio informatico' viene violato. Di conseguenza, la querela presentata dall'utente è valida. La Corte ha inoltre ribadito che chi mette a disposizione il conto per ricevere i proventi della truffa partecipa al reato.
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Affidamento in prova: la valutazione della condotta
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato avverso il diniego dell'affidamento in prova. La decisione si fonda sulla corretta valutazione del Tribunale di Sorveglianza, che ha considerato l'elevata caratura criminale e il rischio di recidiva, basando il giudizio prognostico sulla condotta complessiva del soggetto, sia antecedente che successiva ai reati in espiazione.
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Continuazione reato: quando non si applica
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento della continuazione reato tra due sentenze. La Corte ha stabilito che reati non omogenei, commessi a grande distanza di tempo e con modalità esecutive diverse, non possono essere considerati parte di un medesimo disegno criminoso. Si tratta, piuttosto, di una scelta di vita incline al crimine, sanzionata da istituti diversi e più severi, come la recidiva o l'abitualità, e non dal più favorevole istituto della continuazione.
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Affidamento al servizio sociale: valutazione prognostica
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro il diniego della richiesta di affidamento al servizio sociale. La Corte ha ribadito che, per concedere la misura, è fondamentale una valutazione prognostica complessiva della condotta del soggetto, non limitata ai soli reati in esecuzione. Inoltre, il ricorso in Cassazione non può limitarsi a richiedere un nuovo esame del merito, ma deve indicare precisi vizi di legittimità della decisione impugnata.
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Continuazione tra reati: no se manca un disegno unico
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati, alcuni dei quali legati a un'organizzazione di stampo mafioso. La Corte ha ribadito che, per applicare tale istituto, non basta la generica appartenenza a un clan, ma è necessaria la prova rigorosa di un'unica e preordinata progettualità criminosa che colleghi tutte le condotte illecite. In assenza di omogeneità e di un nesso logico-temporale, la richiesta è stata respinta.
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Permesso premio: prova del distacco dal crimine
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro il diniego di un permesso premio. La Corte ha stabilito che, per i reati connessi alla criminalità organizzata, la buona condotta carceraria non è sufficiente per superare la presunzione di pericolosità sociale. Il detenuto ha l'onere di fornire prove specifiche di un reale distacco dal contesto criminale, cosa non avvenuta nel caso di specie.
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Collaborazione impossibile: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto, condannato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, contro il diniego della declaratoria di collaborazione impossibile. La Corte ha stabilito che il ricorso non può limitarsi a richiedere una nuova valutazione dei fatti, ma deve individuare specifici vizi giuridici nel provvedimento impugnato, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.
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Attenuanti generiche e collaborazione: no automatismo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20303/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, pur avendo ottenuto l'attenuante speciale per la collaborazione, si era visto negare le attenuanti generiche. La Corte ha ribadito il principio secondo cui la valutazione per la concessione delle attenuanti generiche è autonoma e distinta, non discendendo automaticamente dal riconoscimento di altre circostanze attenuanti. Il giudice di merito deve compiere un'analisi globale di tutti gli elementi oggettivi e soggettivi del caso.
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Aggravanti ad effetto speciale: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva la rideterminazione della pena basata sul concorso di più aggravanti ad effetto speciale. La Corte ha ribadito che l'aggravante di cui all'art. 416-bis.1 c.p. (metodo mafioso) segue una disciplina autonoma e derogatoria, che esclude l'applicazione della regola generale prevista dall'art. 63, comma 4, c.p. e impedisce il bilanciamento con eventuali attenuanti, comportando un aumento di pena da un terzo alla metà.
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Pene alternative e recidiva: quando sono negate?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro il diniego di pene alternative per un condannato. La decisione si fonda sulla sua elevata pericolosità sociale, desunta da numerosi precedenti penali per reati a scopo di lucro, che indicano un alto rischio di recidiva e ostacolano l'accesso a misure sostitutive della detenzione.
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Regime 41-bis: proroga legittima per esponente apicale
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della proroga del regime 41-bis per un detenuto considerato elemento di vertice di un'associazione criminale di stampo mafioso. La decisione si fonda sulla persistente operatività del clan di appartenenza e sull'assenza di prove concrete che dimostrino un'effettiva interruzione dei legami del soggetto con l'ambiente criminale, ritenendo insufficiente la mera assenza di nuove incriminazioni.
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