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Giurisprudenza Penale

Competenza territoriale per droga: il luogo dell’accordo
La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha confermato un principio fondamentale sulla competenza territoriale per droga. Viene stabilito che il foro competente è quello in cui si perfeziona l'accordo tra le parti, anche se la contrattazione avviene a distanza. Nel caso esaminato, la partenza di un imputato dalla Sicilia con un cospicuo acconto è stata considerata prova sufficiente della conclusione dell'accordo in quell'area, rendendo competente il tribunale locale. La Corte ha inoltre rigettato il ricorso di un altro imputato, confermando l'aggravante dell'ingente quantità sulla base della sua consapevole partecipazione al traffico.
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Mandato di Arresto Europeo: i requisiti formali
La Cassazione chiarisce i requisiti di validità del Mandato di Arresto Europeo. Con la sentenza n. 22831/2024, ha stabilito che l'omessa indicazione della pena minima e l'errata indicazione della residenza non invalidano il mandato, poiché rileva solo la pena massima ai fini della consegna. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.
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Rinuncia al ricorso: conseguenze e sanzioni
Un cittadino straniero, destinatario di un mandato d'arresto europeo, ha presentato ricorso in Cassazione contro la sua consegna. Tuttavia, prima dell'udienza, ha formalizzato una rinuncia al ricorso. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, specificando che la rinuncia non esclude tali conseguenze, a meno che non sia determinata da cause non imputabili al ricorrente.
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Mandato d’arresto europeo e pena massima omessa
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un cittadino straniero contro la sua consegna alla Germania in esecuzione di un mandato d'arresto europeo per tentato omicidio. Il ricorrente lamentava la mancata indicazione della pena massima nel mandato. La Corte ha stabilito che tale omissione non è una causa ostativa automatica alla consegna, ma un vizio formale che non impedisce l'esecuzione del mandato se non deriva un concreto pregiudizio per le garanzie difensive dell'interessato.
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Soglia di punibilità 316-ter: la fattura decide
Un commerciante otteneva indebiti rimborsi statali legati al "bonus docenti", presentando fatture cumulative che raggruppavano più buoni acquisto. La Corte di Cassazione ha stabilito che, per determinare il superamento della soglia di punibilità prevista dall'art. 316-ter c.p., si deve considerare l'importo totale della fattura presentata per il rimborso e non il valore del singolo buono. La Corte ha inoltre confermato che l'ordine di sequestro preventivo emesso in appello è immediatamente esecutivo.
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Carenza di interesse: appello inammissibile
Una società, i cui beni erano stati sequestrati nell'ambito di un'indagine per illeciti, aveva presentato ricorso in Cassazione per ottenere il dissequestro parziale delle somme necessarie a pagare le imposte. Tuttavia, durante il procedimento, un altro giudice ha concesso integralmente la richiesta. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, poiché la società aveva già ottenuto ciò che chiedeva, rendendo inutile una decisione nel merito.
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Revisione per contrasto di giudicati: no se è solo mutamento
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una ex consigliera regionale condannata per peculato, la quale aveva chiesto la revisione della sentenza basandosi su un successivo giudizio più favorevole emesso nei confronti di altri coimputati. La Corte ha stabilito che non sussiste un vero e proprio 'contrasto di giudicati', ma un semplice 'mutamento di giurisprudenza' sulla valutazione giuridica degli stessi fatti. Tale mutamento interpretativo non costituisce un presupposto valido per la revisione del processo, confermando così l'inammissibilità dell'istanza.
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Revoca messa alla prova: i limiti del giudice
La Corte di Cassazione ha annullato un'ordinanza di revoca della messa alla prova, chiarendo che tale provvedimento può essere adottato solo per specifiche violazioni avvenute durante il periodo di prova, come la commissione di un nuovo reato, e non per fatti pregressi. La decisione sottolinea l'importanza del rispetto tassativo delle condizioni di legge per la revoca del beneficio.
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Elezione di domicilio appello: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22820/2024, ha confermato l'inammissibilità di un appello penale a causa della mancata elezione di domicilio successiva alla sentenza di primo grado. Il caso riguardava due imputati il cui appello era stato respinto perché non conteneva la necessaria dichiarazione o elezione di domicilio, un requisito introdotto dalla Riforma Cartabia (art. 581, comma 1-ter, c.p.p.). La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che la norma impone un onere di collaborazione per accelerare i processi e che la dichiarazione deve essere successiva alla pronuncia impugnata e depositata unitamente all'atto di gravame, non potendo essere sanata da una precedente elezione di domicilio effettuata in fasi anteriori del procedimento.
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Errore di fatto: limiti del ricorso in Cassazione
Un imputato, condannato per pascolo abusivo, ha presentato un ricorso straordinario alla Corte di Cassazione lamentando un errore di fatto sulla competenza del giudice. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che l'errore di fatto consiste in una svista percettiva e non in una errata valutazione giuridica, come quella contestata dal ricorrente. La sentenza ribadisce i confini di questo rimedio eccezionale.
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Appello PM su sequestro: inammissibile senza periculum
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Procuratore Europeo avverso l'annullamento di un sequestro preventivo. La decisione si fonda sulla carenza di interesse del ricorrente, il quale aveva basato il proprio appello esclusivamente sulla sussistenza del 'fumus commissi delicti' (l'apparenza del reato), omettendo completamente di argomentare in merito al 'periculum in mora' (il rischio di dispersione dei beni). La Corte ha ribadito che, per ottenere il ripristino di una misura cautelare reale, l'accusa deve dimostrare la presenza di entrambi i requisiti, pena l'inammissibilità dell'impugnazione.
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Conversione rito abbreviato: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22822 del 2024, ha annullato una decisione di merito che aveva consentito la conversione del rito abbreviato in un patteggiamento. La Suprema Corte ha stabilito che, una volta ammesso il rito abbreviato, la scelta dell'imputato diventa irrevocabile e il procedimento non può essere trasformato in un altro rito speciale, data l'incompatibilità strutturale e normativa tra i due. L'errata conversione del rito abbreviato costituisce una violazione di legge che rende la sentenza impugnabile e ne impone l'annullamento.
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Corruzione in atti giudiziari: quando il ricorso è nullo
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato con patteggiamento per corruzione in atti giudiziari. La sentenza stabilisce che l'impugnazione per erronea qualificazione giuridica del fatto è possibile solo in caso di 'errore manifesto', palese ed evidente, senza necessità di riesaminare i fatti. Nel caso di specie, l'errore lamentato non presentava tali caratteristiche, rendendo il ricorso inammissibile.
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Ricusazione del giudice: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva la ricusazione del giudice del Tribunale di Sorveglianza per 'inimicizia grave'. La Corte ha stabilito che i provvedimenti sfavorevoli, se rientrano nel normale esercizio delle funzioni giurisdizionali, non costituiscono prova di inimicizia personale e non giustificano la ricusazione del giudice. Il rigetto si basa sulla distinzione tra atti processuali, impugnabili con i mezzi ordinari, e rapporti personali esterni al processo, unici rilevanti per la ricusazione.
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Scambio elettorale: annullata misura cautelare
La Corte di Cassazione ha annullato una misura cautelare per il reato di scambio elettorale politico-mafioso, basandosi sulla normativa vigente al tempo dei fatti (anteriore alla riforma del 2019). La decisione si fonda sull'assenza dei requisiti specifici richiesti dalla vecchia formulazione dell'art. 416-ter c.p.: la promessa di una generica disponibilità ad aiutare non costituisce 'denaro o altra utilità' immediatamente monetizzabile e non è stata provata la pattuizione dell'uso del 'metodo mafioso' per il procacciamento dei voti. Per le accuse di corruzione e aggravante mafiosa, la Corte ha disposto un annullamento con rinvio per un nuovo esame.
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Particolare tenuità: assoluzione e non abitualità
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per evasione, stabilendo un principio chiave sulla causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Un individuo era stato condannato per un singolo episodio di evasione, ma la Corte d'Appello gli aveva negato il beneficio della non punibilità ritenendo il suo comportamento 'abituale' sulla base di un secondo episodio per il quale, però, era stato assolto. La Suprema Corte ha chiarito che un'assoluzione cancella l'illiceità del fatto, pertanto tale fatto non può essere utilizzato per configurare l'abitualità del comportamento, che osta all'applicazione dell'art. 131-bis c.p. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.
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Giudice dell’impugnazione: vincolato alla decisione
La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice dell'impugnazione non può dichiarare inammissibile un appello rivalutando la regolarità di una notifica già giudicata nulla, con provvedimento definitivo, dal giudice dell'esecuzione. La decisione del giudice dell'esecuzione è vincolante e il termine per l'appello deve essere calcolato dalla nuova notifica da lui disposta. La sentenza della Corte d'Appello è stata annullata.
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Concussione: abuso di qualità e utilità non patrimoniale
Un pubblico ufficiale è stato condannato per concussione per aver costretto una società di produzione ad assumere una persona, minacciando di bloccare un finanziamento pubblico. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che il reato di concussione sussiste anche senza una competenza formale specifica (è sufficiente l'abuso della propria "qualità" o posizione) e quando il vantaggio ottenuto non è patrimoniale, come un aumento del prestigio professionale. L'effettiva concessione successiva del finanziamento è stata ritenuta irrilevante.
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Riduzione pena rinuncia appello: no allo sconto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22804/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva lo sconto di pena previsto per chi non impugna la sentenza di primo grado. L'imputato aveva prima presentato appello e poi lo aveva ritirato. La Corte ha chiarito che la riduzione pena rinuncia appello non è applicabile, poiché la norma premia la totale assenza di impugnazione, non il suo ritiro successivo.
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Porto abusivo d’armi: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per porto abusivo d'armi (L. 895/67). L'imputato contestava la ricostruzione dei fatti, ma la Corte ha stabilito che tali censure non sono ammissibili in sede di legittimità, confermando la condanna e le sanzioni pecuniarie.
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