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Procedura Civile

Ricorso inammissibile: le ragioni non impugnate
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché gli appellanti hanno omesso di contestare una delle plurime e autonome ragioni su cui si fondava la decisione della Corte d'Appello. Il caso riguardava la restituzione di una somma erroneamente accreditata da una banca. La Suprema Corte ribadisce che, in presenza di motivazioni multiple e indipendenti, è necessario impugnarle tutte per evitare l'inammissibilità.
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Compensazione e giudicato: la Cassazione decide
Una banca, condannata in appello al pagamento di una somma ingente, aveva eccepito la compensazione con un proprio controcredito, che però era oggetto di una causa separata. La Corte d'Appello aveva respinto l'eccezione proprio perché il controcredito non era certo. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha accolto il ricorso della banca. La svolta è stata la produzione in giudizio della sentenza, divenuta nel frattempo definitiva (giudicato esterno), che accertava il credito della banca. La Suprema Corte ha affermato che tale documento è ammissibile anche in Cassazione e che, venuta meno la contestazione sul controcredito, l'eccezione di compensazione deve essere riesaminata. La sentenza è stata quindi cassata con rinvio alla Corte d'Appello.
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Regolamento di competenza: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per regolamento di competenza avverso un'ordinanza che aveva respinto l'eccezione di incompetenza territoriale. La decisione si basa sul principio consolidato secondo cui un provvedimento del giudice istruttore che afferma la propria competenza senza avere natura decisoria e definitiva non è impugnabile con tale strumento, in quanto la questione può essere riproposta nel corso del giudizio.
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Regolamento di competenza: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per regolamento di competenza contro un'ordinanza del Tribunale. La decisione impugnata, emessa in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, non aveva carattere decisorio sulla competenza, ma solo provvisorio, rendendo l'impugnazione non esperibile.
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Querela di falso: competenza inderogabile del foro
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito un principio fondamentale sulla competenza territoriale in caso di querela di falso proposta in grado d'appello. La Corte ha chiarito che la competenza non segue quella della causa principale, ma è determinata in modo inderogabile secondo i criteri generali, come la residenza del convenuto. Questo perché il procedimento di falso richiede l'intervento obbligatorio del pubblico ministero, rendendo la competenza non modificabile. Pertanto, la Corte ha annullato la decisione della Corte d'Appello che aveva erroneamente indicato il tribunale della propria sede, assegnando la competenza al tribunale del luogo di residenza della parte contro cui era stata proposta la querela.
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Correzione errore materiale: spese legali all’avvocato
Una società, dopo aver vinto una causa, ha richiesto la correzione di un'ordinanza della Corte di Cassazione che aveva omesso di disporre la distrazione delle spese legali in favore del proprio avvocato, dichiaratosi antistatario. La Corte ha accolto l'istanza, specificando che la procedura di correzione errore materiale è il rimedio corretto e più celere per questo tipo di omissione, in quanto non costituisce una domanda autonoma ma un'integrazione del provvedimento. La Corte ha quindi corretto la precedente ordinanza, aggiungendo la clausola per la distrazione delle spese.
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Insinuazione al passivo del garante: i requisiti
Un Agente della Riscossione vede respinta la propria domanda di ammissione al passivo fallimentare per un credito derivante da una garanzia pubblica. La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso, sottolineando l'importanza della specificità degli atti processuali. La decisione chiarisce che una domanda di insinuazione al passivo del garante deve essere dettagliata e che un ricorso generico contro una delle plurime ragioni della decisione di merito ne causa l'inammissibilità totale per difetto di interesse.
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Diritto di rivalsa: Comune non paga se applica la legge
La Corte di Cassazione ha negato il diritto di rivalsa dello Stato nei confronti di un Comune. Sebbene la violazione dei diritti umani (sancita dalla Corte EDU) sia originata da un esproprio comunale, la responsabilità non è del Comune se questo si è limitato ad applicare le leggi nazionali in vigore. La colpa della violazione, legata a una normativa interna e alle lungaggini processuali, ricade sullo Stato stesso e non può essere trasferita automaticamente all'ente locale.
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Errore di fatto: Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione basato su un presunto errore di fatto. La vicenda riguarda una richiesta di risarcimento per responsabilità professionale di una commercialista. La Corte chiarisce che un disaccordo sulla valutazione delle prove, già oggetto di discussione nei gradi di merito, costituisce un errore di giudizio e non un errore di fatto revocatorio, ribadendo i rigidi confini di questo strumento processuale straordinario.
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Cessazione materia del contendere: effetti in Cassazione
Una controversia giunta in Corte di Cassazione si conclude con un accordo tra le parti. La Corte chiarisce il principio della cessazione della materia del contendere in sede di legittimità: tale pronuncia determina la perdita automatica di efficacia della sentenza impugnata, senza necessità di una cassazione formale, e non comporta il raddoppio del contributo unificato. Le spese del giudizio vengono compensate.
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Spese processuali appello: quando non si pagano?
Una cittadina impugna una sentenza solo contro un ente per le spese legali. Un'altra parte, l'agente di riscossione, si costituisce in giudizio pur non essendo oggetto del gravame. La Cassazione stabilisce che in questi casi non sono dovute le spese processuali in appello a chi si costituisce inutilmente, poiché la notifica vale come mera 'litis denuntiatio' e non come una chiamata in causa.
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Prescrizione ipoteca: la Cassazione al bivio decisivo
Un terzo proprietario di un immobile ipotecato si è rivolto alla Corte di Cassazione, sostenendo l'estinzione della procedura esecutiva e della garanzia reale. L'appellante ha eccepito la prescrizione dell'ipoteca per il decorso del termine ventennale, ritenendo non validamente interrotto. La Suprema Corte, rilevando un contrasto interpretativo all'interno della propria giurisprudenza sulla possibilità di interrompere tale termine, ha disposto il rinvio della causa alla pubblica udienza, sospendendo la decisione finale.
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Giudicato esterno in locazione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di servizi che chiedeva la restituzione di alcuni immobili. La Corte ha confermato la decisione d'appello, basandosi sull'autorità di un precedente giudicato esterno che aveva già qualificato il rapporto tra la società e gli occupanti come un contratto di locazione. Di conseguenza, non sussistendo un'occupazione senza titolo, la domanda di restituzione è stata respinta.
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Devoluzione immobile allo Stato: termini per opporsi
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di alcuni privati contro l'Agenzia del Demanio riguardo una devoluzione immobile allo Stato avvenuta nel 1997. La Corte ha stabilito che ogni vizio procedurale doveva essere contestato tramite opposizione agli atti esecutivi entro i termini di legge. Non essendo stato fatto, il rapporto giuridico si è consolidato e non può essere riaperto, neanche a seguito di successive declaratorie di incostituzionalità.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia dopo la conciliazione
La Corte di Cassazione dichiara l'estinzione del giudizio di legittimità. La decisione segue una richiesta congiunta delle parti, motivata da un accordo transattivo raggiunto in precedenza e dal successivo decesso della ricorrente. La Corte interpreta la richiesta come una formale rinuncia al ricorso, procedendo alla compensazione delle spese legali. Questa ordinanza sottolinea l'importanza della cessazione della materia del contendere nell'economia processuale.
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Competenza sezioni impresa: esclusa per società di fatto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30540/2025, ha respinto un ricorso per regolamento di competenza, chiarendo i limiti della giurisdizione delle sezioni specializzate in materia di impresa. Sebbene la competenza si debba valutare sulla base della domanda dell'attore e non nel merito, la Suprema Corte ha stabilito che la competenza delle sezioni impresa non si estende alle controversie tra società di persone, come una società di fatto che eserciti un controllo su una s.n.c. Tale competenza è infatti limitata per legge principalmente alle società di capitali.
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Clausola foro competente: modifica e validità
Una società contesta la competenza territoriale di un tribunale basandosi su una clausola foro competente contenuta in un vecchio contratto di conto corrente. Tuttavia, contratti di affidamento successivi ne prevedevano una diversa ed esclusiva. La Corte di Cassazione ha stabilito che le pattuizioni successive, se chiare, modificano validamente la clausola originaria, respingendo il ricorso della società e confermando la competenza del foro indicato nei contratti più recenti.
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Eccezione di incompetenza: oneri per il convenuto
La Corte di Cassazione si pronuncia sull'onere del convenuto nel sollevare un'eccezione di incompetenza. In un caso riguardante la nullità di acquisto di azioni bancarie, la Corte ha stabilito che se l'attore indica un criterio di competenza specifico (come il foro della sezione specializzata imprese), il convenuto deve contestare solo quel criterio. Il ricorso degli investitori è stato dichiarato inammissibile, confermando la decisione del tribunale di primo grado.
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Correzione errore materiale: quando è inammissibile?
Un avvocato chiede la correzione errore materiale per l'omessa liquidazione del compenso per patrocinio a spese dello Stato. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, specificando che tale procedura non può sanare omissioni decisionali ma solo discrepanze formali, e che la competenza per la liquidazione spetta ad altro giudice.
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Revoca amministratore srl: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di revoca di un amministratore di Srl per gravi irregolarità gestionali costituisce un'azione autonoma e non è subordinata all'esercizio di un'azione di responsabilità. Nel caso esaminato, ex amministratori sono stati condannati per mala gestio a seguito della stipula di un contratto di affitto d'azienda dannoso per la società. La Corte ha confermato la decisione, ritenendo corretta la liquidazione equitativa del danno futuro e respingendo l'idea che la revoca sia unicamente una misura cautelare.
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