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Procedura Civile

Responsabilità solidale: colpa del conducente e danno
Un'azienda di trasporti ha citato in giudizio un suo autista per i danni subiti da un autocarro uscito di strada. L'autista si è difeso sostenendo che l'incidente fosse stato aggravato da un guardrail inadeguato. La Corte di Cassazione, applicando il principio della responsabilità solidale, ha confermato la piena responsabilità del conducente nei confronti del datore di lavoro danneggiato. Ha chiarito che l'eventuale colpa di un terzo (il gestore stradale) non riduce l'obbligo del conducente di risarcire interamente il danno, ma rileva solo in un'eventuale azione di regresso successiva.
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Revocazione Cassazione: limiti all’errore di fatto
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione, ribadendo la netta distinzione tra "errore di fatto", unico motivo valido per la revocazione, e "errore di giudizio". Le contestazioni del ricorrente, relative alla forma del provvedimento, alla motivazione e all'analisi degli atti, sono state qualificate come censure su errori di giudizio e, pertanto, non idonee a giustificare la revocazione della precedente decisione della Corte.
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Nullità contratto locazione: l’appello inammissibile
Un inquilino ricorre in Cassazione sostenendo la nullità del contratto di locazione per inesistenza dell'immobile. La Corte dichiara il ricorso inammissibile per motivi procedurali, evidenziando come le eccezioni debbano essere sollevate correttamente nei gradi di merito e il ricorso debba rispettare il principio di specificità.
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Estinzione del giudizio: la Cassazione chiarisce
Una società contribuente, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro un Comune per una questione relativa all'ICI, ha rinunciato all'impugnazione. A seguito dell'accettazione della controparte, la Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio. La decisione chiarisce che in caso di estinzione non si applica il raddoppio del contributo unificato, poiché tale misura ha natura sanzionatoria ed è prevista solo per rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso.
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Indennità di coordinamento: no senza incarico formale
Un dipendente del settore sanitario si è visto negare l'indennità di coordinamento poiché non è riuscito a provare l'esistenza di un incarico formale. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, ribadendo che, per ottenere tale indennità, è indispensabile una 'traccia documentale' che attesti il conferimento delle specifiche funzioni da parte di un soggetto autorizzato. Lo svolgimento di fatto delle mansioni non è sufficiente.
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Indennità di perequazione: onere della prova
La richiesta di un ricercatore universitario per l'indennità di perequazione è stata respinta dalla Corte di Cassazione. Per ottenere l'indennità, non basta la stessa anzianità, ma è necessario provare lo svolgimento di funzioni e incarichi comparabili a quelli dei colleghi del Servizio Sanitario Nazionale. La Corte ha sottolineato che l'onere di fornire tale prova spetta al richiedente.
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Assorbimento motivi: Cassazione su omessa motivazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18966/2024, ha chiarito i limiti dell'assorbimento dei motivi di appello. In una controversia immobiliare riguardante una servitù di veduta e danni da costruzione, la Corte d'Appello aveva rigettato la domanda principale sulla servitù, dichiarando assorbite le altre domande relative a danni e rimozioni. La Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che il rigetto di una domanda non giustifica automaticamente l'assorbimento di altre domande autonome, le quali richiedono una specifica e autonoma motivazione. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Interruzione prescrizione: la domanda giudiziale basta?
Una lavoratrice, dopo aver ottenuto il riconoscimento del diritto all'equiparazione economica con sentenza passata in giudicato, ha agito per ottenere le successive differenze retributive. La Corte d'Appello aveva respinto la domanda per intervenuta prescrizione. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la domanda giudiziale iniziale aveva causato l'interruzione prescrizione per tutti i diritti conseguenti, con effetto protratto fino al passaggio in giudicato della prima sentenza. Di conseguenza, il diritto alle ulteriori differenze retributive non era prescritto.
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Equiparazione personale universitario: le regole valide
Una ricercatrice universitaria ha richiesto l'equiparazione economica a un ruolo dirigenziale sanitario. La Corte d'appello aveva respinto la domanda applicando il CCNL del 2005. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che per i rapporti di lavoro iniziati prima del 27 gennaio 2005, si devono applicare i criteri di equiparazione personale universitario previsti dalla normativa precedente (d.i. 9 novembre 1982), in quanto più favorevoli e tutelati da una clausola di salvaguardia.
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Querela di falso: come si prova con le presunzioni?
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che ha accolto una querela di falso contro una dichiarazione di remissione del debito. La sentenza stabilisce che la falsità di un documento, in questo caso un foglio firmato in bianco e riempito abusivamente, può essere provata attraverso presunzioni gravi, precise e concordanti, senza la necessità di una perizia tecnica. Gli elementi considerati includevano l'incompatibilità tra le competenze informatiche della firmataria e la formattazione del documento, e la mancata restituzione dei titoli di credito originali.
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Ritenuta d’acconto: la rivalsa del sostituto
Una società paga un compenso lordo a un professionista senza operare la ritenuta d'acconto. La Corte di Cassazione stabilisce che la società, in qualità di sostituto d'imposta, ha diritto di rivalsa per recuperare la somma, anche se non ha ancora versato l'importo all'Erario, cassando la decisione del Tribunale che negava tale diritto.
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Ricorso inammissibile: chiarezza è obbligatoria
Una società metalmeccanica vede il suo appello contro una condanna per licenziamento illegittimo dichiarato come ricorso inammissibile dalla Corte di Cassazione. La decisione si fonda sulla grave mancanza di chiarezza e sintesi nell'atto, che non esponeva in modo comprensibile i fatti di causa e i motivi di diritto. La Corte ribadisce che la precisione espositiva è un requisito fondamentale, la cui assenza impedisce l'esame nel merito della questione.
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Inadempimento contratto d’appalto: opera finita o no?
In una causa per inadempimento contratto d'appalto, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito che non aveva chiarito la linea di confine tra opera 'non ultimata' e opera 'ultimata ma viziata'. La Corte ha ribadito che questa distinzione è fondamentale per determinare se applicare la disciplina generale sull'inadempimento (art. 1453 c.c.) o quella speciale sulla garanzia per vizi (art. 1667 c.c.), che prevede termini di decadenza più brevi. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione dei fatti.
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Estinzione giudizio di cassazione: effetti rinuncia
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio di cassazione a seguito della rinuncia al ricorso da parte del ricorrente. Tale rinuncia è stata formalmente accettata dalla controparte, esonerando così la Corte da una pronuncia sulle spese processuali e chiudendo definitivamente la controversia.
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Estinzione del processo: la rinuncia al ricorso
Un lavoratore aveva impugnato la sentenza della Corte d'Appello che negava il suo diritto al risarcimento per demansionamento e perdita di chance nel passaggio al pubblico impiego. Giunto in Cassazione, il lavoratore ha presentato una rinuncia al ricorso, che è stata accettata dalla controparte, il Ministero. Di conseguenza, la Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del processo, senza entrare nel merito della questione e senza disporre sulle spese.
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Provvigione mediatore: quando è dovuta con mutuo?
Un'agenzia immobiliare ha richiesto il pagamento della commissione a una potenziale acquirente dopo il fallimento di una vendita. L'acquisto era subordinato all'ottenimento di un mutuo, che è stato negato. L'agenzia sosteneva che l'acquirente avesse agito in malafede, invocando la finzione di avveramento della condizione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che in presenza di una 'condizione mista' come l'ottenimento di un mutuo, la mancata concessione del finanziamento non implica automaticamente malafede. Il diritto alla provvigione mediatore sorge solo al verificarsi della condizione.
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Risoluzione consensuale agenzia: quando è valida?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un contratto di agenzia può considerarsi sciolto per mutuo consenso basato su comportamenti concludenti, come la totale e prolungata inattività dell'agente e l'operato diretto della preponente. Questa risoluzione consensuale agenzia non richiede la forma scritta prevista per il recesso unilaterale e preclude il diritto dell'agente alle provvigioni indirette maturate dopo l'interruzione del rapporto.
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Danno comunitario: risarcimento anche per contratti nulli
La Corte di Cassazione ha stabilito che un lavoratore del settore pubblico ha diritto al risarcimento del danno comunitario per l'abusiva reiterazione di contratti a termine, anche se tali contratti sono nulli per mancanza di forma scritta. La nullità formale, imputabile alla Pubblica Amministrazione, non può vanificare la tutela sostanziale prevista dal diritto europeo contro il lavoro precario.
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Risoluzione consensuale: fine contratto agenzia tacito
La Corte di Cassazione ha stabilito che un contratto di agenzia può considerarsi terminato per risoluzione consensuale anche in assenza di una comunicazione scritta, basandosi sui comportamenti concludenti delle parti. Nel caso specifico, la prolungata inattività dell'agente e l'operato diretto del preponente nella zona di esclusiva, senza reciproche contestazioni per oltre due anni, sono stati ritenuti sufficienti a manifestare la volontà comune di sciogliere il rapporto. Di conseguenza, è stato negato all'agente il diritto di accedere alla documentazione contabile del preponente per il periodo successivo alla cessazione del contratto, non avendo dimostrato un interesse concreto legato a provvigioni post-contrattuali.
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Appalto condominiale senza delibera: chi paga?
Una società di manutenzione ha agito contro un condominio per il pagamento di lavori. La Cassazione ha respinto il ricorso della società, confermando che un appalto condominiale senza delibera assembleare è inefficace. La Corte ha sottolineato che l'assenza di autorizzazione è l'elemento decisivo, rendendo irrilevante l'analisi sulla validità della proposta contrattuale presentata dall'amministratore.
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