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Procedura Civile

Notifica PEC non valida? Il mittente non in registri
Un contribuente ha impugnato una cartella di pagamento sostenendo la nullità della notifica PEC perché l'indirizzo del mittente non era presente nei pubblici registri. Il Tribunale di Milano ha respinto il ricorso, chiarendo che la legge richiede che solo l'indirizzo del destinatario provenga da elenchi pubblici, garantendo così la certezza della ricezione. La sentenza ha inoltre rigettato l'eccezione di prescrizione, tenendo conto degli atti interruttivi e della sospensione dei termini per l'emergenza Covid-19.
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Riabilitazione protesto: come ottenerla in Tribunale
Il Tribunale di Milano ha concesso la riabilitazione protesto a un debitore che aveva pagato il debito relativo a un assegno e non aveva subito altri protesti per oltre un anno. La decisione sottolinea l'importanza di soddisfare i requisiti dell'art. 17, L. 108/1996 per la cancellazione dal Registro Informatico Protesti.
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Misure cautelari CNC: nuova emissione post-scadenza
Un'impresa in Composizione Negoziata della Crisi (CNC) ha ottenuto dal Tribunale di Milano nuove misure cautelari per sospendere i pagamenti verso l'ente fiscale. La decisione chiarisce che è possibile emettere tali provvedimenti specifici anche dopo la scadenza del termine massimo di 240 giorni previsto per le misure protettive generalizzate, qualora siano strumentali al buon esito delle trattative in corso. La concessione si è basata sulla sussistenza del fumus boni iuris e del periculum in mora.
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Socio Accomandante: Quando risponde illimitatamente?
Un'ordinanza del Tribunale di Milano analizza la responsabilità del socio accomandante. Il caso riguarda la revoca di un sequestro conservativo concesso contro un socio accomandante, accusato di ingerenza nella gestione societaria. Il Tribunale ha revocato la misura cautelare, ritenendo le prove insufficienti per dimostrare un'effettiva attività di gestione autonoma che potesse giustificare il superamento della responsabilità limitata alla quota conferita.
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Impugnazione delibera supercondominio: quando è nulla
Una recente sentenza ha annullato la delibera di un supercondominio perché all'assemblea erano stati convocati tutti i singoli proprietari anziché i rappresentanti dei singoli edifici, come previsto dalla legge. Il Tribunale ha chiarito che tale errore costituisce un vizio di convocazione che rende annullabile la decisione. L'analisi del caso sottolinea l'importanza delle corrette procedure per evitare l'impugnazione della delibera del supercondominio.
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Notifica verbale: valida se all’indirizzo di residenza
Il Tribunale ha riformato la sentenza del Giudice di Pace, confermando una sanzione per guida senza assicurazione. La questione centrale era la validità della notifica verbale, inviata all'indirizzo di residenza anagrafica della proprietaria del veicolo, la quale si trovava all'estero. Il Tribunale ha ritenuto la notifica perfettamente valida e, di conseguenza, l'opposizione presentata dalla donna inammissibile per tardività, sottolineando l'onere del cittadino di mantenere aggiornata la propria residenza.
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Rinuncia al ricorso: quando non serve l’accettazione
Un cittadino straniero presenta un ricorso cautelare d'urgenza contro l'Amministrazione per ottenere la formalizzazione della sua domanda di protezione internazionale. Prima della costituzione della controparte, il ricorrente presenta una rinuncia al ricorso. Il Tribunale dichiara estinto il procedimento, chiarendo che, non essendo la controparte ancora parte processuale, la sua accettazione della rinuncia non è necessaria.
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Responsabilità amministratori srl: quando è esclusa?
Una sentenza del Tribunale di Milano ha escluso la responsabilità degli amministratori di una srl per l'aggravamento del dissesto. La curatela fallimentare aveva accusato i gestori di aver ritardato la messa in liquidazione, ma il giudice ha stabilito che la loro reazione è stata tempestiva, avvenendo subito dopo la perdita del capitale sociale certificata dal bilancio. La decisione sottolinea che la responsabilità amministratori srl sorge solo in caso di inerzia colpevole di fronte a una crisi irreversibile, non per la semplice emersione di difficoltà finanziarie.
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Divisione giudiziale: riparto di ricavi e spese legali
Il Tribunale di Milano definisce una causa di divisione giudiziale di un immobile in comproprietà. A seguito della vendita all'incanto, la sentenza stabilisce la ripartizione delle somme tra l'eredità giacente di un comproprietario, l'altro comproprietario e un creditore terzo intervenuto. Viene chiarito il principio di allocazione delle spese legali: quelle per lo scioglimento della comunione gravano sulla massa, mentre quelle relative all'intervento del creditore sono a carico del debitore secondo il principio di soccombenza.
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Detenzione qualificata e property management
Una società di property management, dopo essere stata esclusa dagli immobili che gestiva a seguito del cambio delle serrature da parte dei proprietari, ha ottenuto tutela possessoria. Il Tribunale ha confermato che il ruolo del gestore, caratterizzato da controllo diretto degli accessi e da un autonomo interesse economico legato alla locazione, configura una detenzione qualificata, tutelabile con l'azione di reintegrazione anche nei confronti dei proprietari stessi.
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Azione di rivalsa veicoli esteri: i limiti del ricorso
Una compagnia assicurativa, dopo aver risarcito un passeggero ferito in un incidente con un veicolo estero, ha tentato un'azione di rivalsa contro l'organismo nazionale incaricato di gestire tali sinistri. Il Tribunale di Milano ha dichiarato la domanda inammissibile, stabilendo che solo la persona direttamente danneggiata può intentare una causa contro tale organismo, e non l'assicuratore che agisce per ottenere un rimborso. La decisione si fonda su un'interpretazione restrittiva della normativa nazionale ed europea, volta a proteggere esclusivamente la vittima del sinistro.
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Requisito di sufficienza ricorso: la Cassazione spiega
Un avvocato ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo un risarcimento danni a un collega per presunte espressioni diffamatorie contenute in alcuni esposti disciplinari. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso per la violazione del requisito di sufficienza ricorso, poiché il ricorrente non aveva trascritto le frasi offensive, impedendo alla Corte di valutarne la portata. Anche i motivi relativi alla condanna alle spese sono stati respinti, in applicazione del principio generale della soccombenza.
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Termine impugnazione: quando non si applica la sosta
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso perché tardivo. Il caso chiarisce che per le controversie in materia di previdenza, il termine impugnazione di sei mesi non è soggetto alla sospensione feriale, decorrendo ininterrottamente dalla pubblicazione della sentenza.
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Improcedibilità ricorso: onere prova notifica sentenza
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso di un soggetto che si opponeva alla demolizione di un immobile. La decisione si fonda sulla mancata produzione, da parte del ricorrente, della copia della sentenza impugnata munita della relata di notificazione, un onere processuale fondamentale quando si fa riferimento al termine breve per l'impugnazione. Questo caso evidenzia come un vizio di forma possa precludere l'esame nel merito della controversia.
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Responsabilità conducente: la presunzione di colpa vale?
Un lavoratore portuale viene investito da un semirimorchio. La Cassazione interviene sul tema della responsabilità conducente, affermando che la presunzione di colpa ex art. 2054 c.c. si applica anche in aree private come i porti. La Corte ha chiarito che non basta un comportamento anomalo del danneggiato per escludere la colpa del guidatore, il quale deve provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno. La sentenza è stata cassata per motivazione apparente anche riguardo la posizione del supervisore delle operazioni.
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Inquadramento superiore: quando è legittimo?
Una società di trasporti ha impugnato la decisione della Corte d'Appello che riconosceva a un dipendente il diritto all'inquadramento superiore per le mansioni svolte. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'accertamento delle attività lavorative concrete spetta al giudice di merito e non può essere rivalutato in sede di legittimità se la motivazione è adeguata. La Suprema Corte ha confermato il corretto utilizzo del procedimento trifasico per la determinazione dell'inquadramento.
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Ricorso inammissibile: valutazione prove e limiti
Una lavoratrice domestica ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza che aveva respinto le sue richieste di differenze retributive, ritenendole prescritte. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che non è possibile utilizzare il giudizio di legittimità per ottenere una nuova valutazione delle prove, competenza esclusiva dei giudici di merito. L'ordinanza chiarisce i rigorosi limiti del vizio di omesso esame di un fatto decisivo.
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Improcedibilità ricorso Cassazione: relata mancante
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità del ricorso per cassazione presentato da una società contro una sentenza della Corte d'Appello. La decisione si fonda sul mancato deposito, entro i termini di legge, della copia della sentenza impugnata munita della relazione di notificazione, un adempimento considerato inderogabile e non sanabile tardivamente.
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Cessione ramo d’azienda nulla: stipendio integrale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 31185/2025, ha rigettato il ricorso di una società IT, confermando la sua condanna al pagamento integrale delle retribuzioni a favore di alcuni lavoratori. Il caso riguarda una cessione di ramo d'azienda dichiarata nulla. I giudici hanno ribadito che, in tale ipotesi, il rapporto di lavoro con il cedente non si interrompe mai. Di conseguenza, il datore di lavoro che non riammette in servizio il dipendente che offre la propria prestazione è tenuto a versare l'intera retribuzione, senza poter detrarre quanto percepito dal lavoratore presso l'azienda cessionaria. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale consolidato in materia di cessione ramo d'azienda nulla.
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Danno professionale: la liquidazione è equitativa
Un lavoratore ha impugnato in Cassazione la sentenza che riduceva il suo risarcimento per danno professionale, calcolato sulla base dello stipendio netto anziché lordo. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che la scelta del parametro per la liquidazione equitativa del danno rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità, se la motivazione è logica, seppur sintetica.
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