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Procedura Civile

Responsabilità del custode: la caduta del pedone
Una cittadina ha citato in giudizio un Comune per i danni subiti a seguito di una caduta su strisce pedonali sconnesse. La Corte di Appello ha respinto la richiesta, escludendo la responsabilità del custode (art. 2051 c.c.) a causa della condotta imprudente della danneggiata. La sentenza sottolinea come un difetto stradale visibile ed evitabile con l'ordinaria diligenza interrompa il nesso causale, attribuendo la colpa dell'evento esclusivamente al pedone.
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Contratto PA: senza forma scritta nessun pagamento
Una società che aveva acquistato un credito per servizi di pulizia resi a un ente pubblico si è vista negare il pagamento. La Corte d'Appello ha confermato la decisione, ribadendo che un contratto PA è valido solo se stipulato in forma scritta. Anche la richiesta subordinata per ingiustificato arricchimento è stata respinta per mancata prova dell'effettivo impoverimento, dimostrando la rigidità dei requisiti formali nei rapporti con la Pubblica Amministrazione.
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Responsabilità Ente: la condotta imprudente è caso fortuito
Un cittadino ha citato in giudizio un Comune per i danni subiti a seguito di una caduta su una scalinata pubblica, sostenendo che fosse pericolosamente scivolosa. La Corte d'Appello ha confermato la decisione di primo grado, respingendo la richiesta. I giudici hanno stabilito che la pendenza della scalinata era evidente e che la condotta imprudente del danneggiato, il quale non ha prestato la dovuta attenzione, ha interrotto il nesso di causalità. Tale comportamento è stato qualificato come caso fortuito, escludendo così la responsabilità dell'ente.
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Liberazione fideiussore: no se il credito è solido
Un creditore ha agito in revocatoria contro gli atti di disposizione del patrimonio di un fideiussore. Quest'ultimo ha eccepito la propria liberazione per il fatto che il creditore non si era insinuato nel fallimento della società debitrice principale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che in caso di fideiussione solidale, il creditore ha la facoltà di scegliere se agire contro il debitore principale o il garante. La mera inerzia del creditore (mancata insinuazione al passivo) non costituisce un fatto pregiudizievole che giustifichi la liberazione del fideiussore ai sensi dell'art. 1955 c.c.
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Nullità contratto mutuo: Cassazione e TAN mancante
La Corte di Cassazione esamina un caso di presunta nullità contratto mutuo per mancata indicazione del Tasso Annuo Nominale (TAN). Un garante si era opposto a un decreto ingiuntivo, sostenendo che l'omissione del TAN rendesse nullo il contratto di finanziamento sottostante, nonostante la presenza dell'Indicatore Sintetico di Costo (ISC). La Corte d'Appello aveva dato torto al garante. La Cassazione, riconoscendo la complessità e l'importanza della questione sulla determinazione delle condizioni economiche, ha emesso un'ordinanza interlocutoria, rinviando la causa a un'altra Sezione per una decisione approfondita.
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Fideiussione omnibus: il socio non è sempre informato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16822/2024, ha esaminato il caso di una fideiussione omnibus prestata da un socio per i debiti della propria società. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del garante, stabilendo che la sua qualità di socio, anche di minoranza, gli conferiva la possibilità concreta di conoscere la situazione economica della società debitrice. Di conseguenza, la banca non ha violato i doveri di correttezza e buona fede nel concedere ulteriore credito senza un'autorizzazione specifica, non operando così la liberazione del fideiussore prevista dall'art. 1956 c.c.
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Ricorso per cassazione: inammissibile se critica i fatti
Una consumatrice ha impugnato in Cassazione la sentenza che la condannava a pagare un finanziamento per un arredo difettoso, sostenendo che il giudice non avesse valutato correttamente le prove (presunzioni) sulla tempestività della sua denuncia. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che non è possibile utilizzare questo strumento per ottenere un nuovo esame dei fatti, ma solo per denunciare specifiche violazioni di legge.
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Carenza d’interesse: ricorso inammissibile
Una cittadina ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d'Appello. Tuttavia, prima dell'udienza, le parti hanno raggiunto un accordo, manifestando una sopravvenuta carenza d'interesse a proseguire il giudizio. La Corte Suprema ha quindi dichiarato il ricorso inammissibile, compensando le spese legali tra le parti come da loro richiesto.
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Azione revocatoria: il credito litigioso e la prova
Una società immobiliare, dopo una sentenza d'appello sfavorevole che la condannava a restituire una cospicua somma, vendeva un intero complesso edilizio. La società creditrice agiva con azione revocatoria per rendere inefficace la vendita. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito che accoglieva la domanda, rilevando un difetto di motivazione. I giudici d'appello non avevano adeguatamente valutato il momento in cui era sorto il credito e la conseguente consapevolezza del debitore di arrecare un danno (scientia damni), elementi essenziali per l'azione revocatoria.
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Regolamento di competenza: quando è l’unica via?
Una società fornitrice di materiali edili si vede revocare un decreto ingiuntivo perché il Tribunale adito si dichiara territorialmente incompetente. La società propone appello, ma la Corte d'Appello lo dichiara inammissibile. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, conferma la decisione: una sentenza che decide esclusivamente sulla competenza deve essere impugnata solo con lo specifico strumento del regolamento di competenza, anche qualora il giudice abbia esaminato questioni di fatto per giungere a tale conclusione. Scegliere il mezzo di impugnazione errato, come l'appello, ne determina l'inammissibilità.
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Difetto di titolarità passiva: quando è troppo tardi?
Una società di servizi agricoli, condannata per danni a causa di una domanda di fondi europei errata, ricorre in Cassazione eccependo il proprio difetto di titolarità passiva, sostenendo di non essere il soggetto corretto da citare. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile: sebbene l'eccezione possa essere sollevata in ogni fase, deve basarsi su fatti e prove già presenti nel fascicolo di primo grado, onere che la ricorrente non ha soddisfatto.
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Ricorso inammissibile per mancanza di chiarezza
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un ex agente assicurativo contro una compagnia. L'agente aveva intentato una causa per falsità documentale dopo la risoluzione del suo contratto, ma il suo appello è stato respinto perché formulato in modo confuso, farraginoso e non pertinente, violando i principi di chiarezza e sinteticità richiesti dalla legge per questo tipo di atti.
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Emendatio Libelli: modifica domanda in corso di causa
La Corte di Cassazione chiarisce la differenza tra 'emendatio libelli' e 'mutatio libelli'. Nel caso specifico, una lavoratrice aveva inizialmente chiesto l'accantonamento del TFR. A seguito della cessazione del rapporto di lavoro in corso di causa, ha modificato la domanda chiedendone il pagamento diretto. La Corte ha stabilito che questa non è una modifica inammissibile della domanda, ma un semplice adeguamento ('emendatio libelli') ai fatti sopravvenuti, confermando la condanna dell'azienda al pagamento.
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Datore di lavoro di fatto: chi è il vero responsabile?
La Corte di Cassazione conferma la condanna solidale di un imprenditore, riconosciuto come datore di lavoro di fatto, e della società formalmente datrice di lavoro. La sentenza chiarisce che la responsabilità deriva dall'esercizio effettivo del potere direttivo e organizzativo, a prescindere dalle intestazioni formali. L'imprenditore aveva gestito direttamente il rapporto, emettendo anche assegni a proprio nome, rendendolo pienamente responsabile per le differenze retributive dovute alla lavoratrice. Viene così ribadito il principio della prevalenza della sostanza sulla forma nell'identificazione del vero datore di lavoro.
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Atti gestione processo: quando il giudice è insindacabile
Un gruppo di cittadini impugna il rinvio di una importante udienza, considerandolo un atto amministrativo lesivo del proprio diritto. La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha stabilito che gli atti gestione processo sono espressione della funzione giurisdizionale e non amministrativa. Pertanto, non possono essere sindacati dal giudice amministrativo, confermando il difetto assoluto di giurisdizione. I rimedi per contestare tali decisioni vanno cercati all'interno dello stesso processo civile.
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Collaboratore autonomo: quando non c’è subordinazione
Un professionista che reclutava consulenti finanziari per una banca ha agito in giudizio sostenendo di essere un lavoratore subordinato. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d'appello, ha respinto il ricorso, stabilendo che il rapporto era correttamente qualificato come quello di un collaboratore autonomo. La Corte ha chiarito che, in assenza di controllo e potere direttivo da parte del committente, il rapporto non può essere considerato subordinato. Inoltre, ha precisato che l'attività di mero reclutamento non richiede l'iscrizione all'albo dei consulenti finanziari.
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Onere della prova: Cassazione su restituzione somme
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso degli eredi di un lavoratore, condannati a restituire una somma percepita dal loro dante causa. La Corte ribadisce che la valutazione circa l'assolvimento dell'onere della prova, basata anche su presunzioni, è di competenza esclusiva del giudice di merito e non può essere oggetto di una nuova valutazione in sede di legittimità, a meno che non si denunci un'errata assegnazione di tale onere.
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Calcolo TFR: indennità estero, la Cassazione decide
La Corte di Cassazione interviene sul caso di un ex dipendente di banca riguardo al calcolo TFR per il periodo di lavoro svolto all'estero. La Corte cassa con rinvio la sentenza di secondo grado, accogliendo un motivo di ricorso della banca per difetto di motivazione e un motivo del lavoratore sull'inclusione del 'contributo alloggio' nella base di calcolo TFR. Viene ribadita la distinzione tra base imponibile fiscale e previdenziale per i redditi esteri.
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Prescrizione ratei pensione: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16768/2024, ha chiarito le regole di applicazione della prescrizione ratei pensione in caso di cambio normativo. Il caso riguardava la richiesta di arretrati di una pensione di reversibilità, dove si scontravano il vecchio termine decennale e il nuovo termine quinquennale introdotto nel 2011. La Corte ha stabilito che la Corte d'Appello ha errato nel non applicare correttamente l'art. 252 disp. att. c.p.c., il quale prevede che il nuovo termine più breve decorre dall'entrata in vigore della nuova legge, ma senza superare la durata complessiva del termine precedente. La sentenza è stata cassata con rinvio.
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Mansioni superiori: la Cassazione fa chiarezza
Un autista soccorritore di un ente pubblico ha rivendicato le differenze retributive per lo svolgimento di mansioni superiori. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16766/2024, ha accolto il ricorso, cassando la decisione del Tribunale. I giudici hanno chiarito la distinzione fondamentale tra la domanda di superiore inquadramento (preclusa nel pubblico impiego) e quella per il pagamento delle differenze retributive per le mansioni superiori effettivamente svolte, che invece è un diritto del lavoratore. La causa è stata rinviata al Tribunale per una nuova valutazione basata sul cosiddetto "giudizio trifasico".
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