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Giurisprudenza Civile

Liquidazione equitativa: onere della prova del danno
Una società di allestimenti luminosi, a seguito di un incendio che ha distrutto il proprio magazzino, ha citato in giudizio la propria compagnia assicurativa per ottenere il risarcimento. Le corti di merito hanno respinto la domanda per mancanza di prove sulla quantificazione del danno. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, specificando che la liquidazione equitativa del danno, prevista dall'art. 1226 c.c., non è ammissibile quando l'impossibilità di provare l'esatto ammontare del danno deriva da una negligenza del danneggiato, che non ha fornito la documentazione contabile e probatoria a sua disposizione.
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Danno non patrimoniale: prova e onere per le società
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20871/2024, ha chiarito i principi sull'onere della prova per il risarcimento del danno non patrimoniale e del lucro cessante richiesto da una società. Il caso riguardava l'opposizione allo stato passivo di un fallimento. La Corte ha stabilito che la prova del danno all'immagine non può essere rigettata solo per la mancata produzione dei bilanci, in quanto si tratta di un pregiudizio non patrimoniale da dimostrare anche con presunzioni. Ha inoltre confermato che il lucro cessante richiede una prova rigorosa della sua esistenza, non bastando mere ipotesi. Infine, ha ribadito il diritto al rimborso delle spese legali per il creditore vittorioso in sede di opposizione.
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Cessione del credito sanità: il no della Cassazione
Una società finanziaria, cessionaria di crediti vantati da una casa di cura verso un'Azienda Sanitaria Locale, ha visto respingere il proprio ricorso dalla Corte di Cassazione. Il caso riguardava la validità di una clausola contrattuale che subordinava l'efficacia della cessione del credito sanità all'accettazione da parte della Regione. La Suprema Corte ha confermato le decisioni dei giudici di merito, stabilendo che tale clausola è legittima e prevale sulla libera cedibilità del credito. I pagamenti parziali effettuati dall'ASL non sono stati ritenuti una forma di accettazione tacita, e le argomentazioni della ricorrente sono state giudicate inammissibili o infondate.
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Prescrizione Avvocati: il termine massimo di 7.5 anni
Un avvocato, sanzionato con la censura per non aver adempiuto a un mandato difensivo, ha presentato ricorso in Cassazione. Le Sezioni Unite hanno annullato la sanzione dichiarando l'estinzione dell'azione per intervenuta prescrizione. Il caso chiarisce l'applicazione del termine massimo di 7.5 anni per la prescrizione avvocati, decorrente dal giorno della consumazione dell'illecito, come previsto dalla nuova legge professionale.
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Scientia decoctionis: la conoscenza della banca
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una banca contro la revoca di un pegno. La Corte ha confermato che la scientia decoctionis, ovvero la conoscenza dello stato di insolvenza del debitore da parte della banca, può essere provata tramite presunzioni basate su indizi gravi, precisi e concordanti, come i dati di bilancio. È stata sottolineata la maggiore diligenza richiesta a un operatore professionale come un istituto di credito nel valutare i segnali di crisi del debitore.
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Ipoteca contestuale: quando è onerosa e non revocabile
La curatela fallimentare di una società contestava l'ammissione al passivo di un credito bancario garantito da ipoteca, sostenendo che si trattasse di un atto gratuito e quindi revocabile. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: l'ipoteca contestuale all'erogazione di un finanziamento costituisce un atto a titolo oneroso. La Corte ha sottolineato che il proprio ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di garantire la corretta applicazione della legge.
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Inammissibilità appello ATP: la via è il merito
Un lavoratore si vede negare l'assegno di invalidità. Il Tribunale dichiara inammissibile il ricorso ATP per carenza del requisito contributivo. La Corte d'Appello conferma l'inammissibilità, ma dell'appello stesso, chiarendo che dopo un ATP negativo il rimedio non è l'appello ma un giudizio di merito. La nostra analisi spiega questa importante regola procedurale sull'inammissibilità appello ATP.
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Scientia decoctionis: prova e onere nella revocatoria
Un'ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione riesamina il concetto di scientia decoctionis in un caso di azione revocatoria fallimentare. La controversia nasce dall'opposizione di un istituto di credito all'esclusione di un suo credito milionario, derivante da contratti derivati, dal passivo di una grande società alimentare in amministrazione straordinaria. La Corte d'Appello aveva riformato la decisione di primo grado, negando la sussistenza della scientia decoctionis in capo alla banca. La Cassazione, tuttavia, ha ritenuto che la questione della prova per presunzioni della conoscenza dello stato di insolvenza meriti un approfondimento in pubblica udienza, rinviando la decisione finale.
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Purgazione ipoteche: no nel preliminare del fallito
La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha stabilito che l'ordine di purgazione ipoteche non è applicabile quando il curatore fallimentare si limita a dare esecuzione a un contratto preliminare di vendita immobiliare già stipulato dalla società poi fallita. Il trasferimento della proprietà, in questo caso, non rientra nelle procedure di liquidazione coattiva che giustificano la cancellazione dei gravami, ma costituisce un mero adempimento contrattuale. La Corte ha chiarito che il potere purgativo del giudice delegato è strettamente legato alle vendite competitive dell'attivo fallimentare e non può essere esteso a vendite di natura privatistica.
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Riparto parziale: impugnabilità e giudice competente
La Cassazione stabilisce che un piano di riparto parziale nella liquidazione coatta di un'assicurazione è impugnabile, analogamente al riparto finale. La Corte ha cassato una decisione emessa da un giudice monocratico, chiarendo che la competenza spetta al collegio, la cui violazione causa la nullità del provvedimento.
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Azione revocatoria: onere della prova del curatore
Una banca si è vista revocare una garanzia ipotecaria dal curatore fallimentare di una società debitrice. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che nell'azione revocatoria spetta sempre al curatore l'onere di provare l'effettivo pregiudizio per gli altri creditori (eventus damni). Non è sufficiente affermare che la concessione di un'ipoteca per un debito preesistente costituisca di per sé un danno, ma occorre dimostrare l'esistenza di altri creditori anteriori e la concreta diminuzione delle loro possibilità di soddisfarsi.
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Impugnazione sentenza competenza: Appello o Regolamento?
La Corte di Cassazione chiarisce le modalità di impugnazione di una sentenza che si pronuncia solo sulla competenza. Un fallimento citava in giudizio due società per la cessione di un ramo d'azienda, avanzando plurime domande. Il Tribunale separava le cause, dichiarando improponibili le domande principali (per competenza del giudice fallimentare) e affermando la propria competenza per la sola azione revocatoria, sospendendo il giudizio. Le società proponevano appello, ma la Corte d'Appello lo dichiarava inammissibile. La Cassazione ha confermato che l'unica via per l'impugnazione di una sentenza che decide unicamente sulla competenza è il regolamento necessario di competenza, e non l'appello ordinario.
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Onere della prova: Cassazione e limiti al riesame
Un Ente Regionale ha richiesto l'ammissione al passivo fallimentare di una società per oltre 160 milioni di euro per inadempimenti contrattuali. La domanda è stata respinta in primo grado per carenza di prove. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, ribadendo che la valutazione dei fatti e l'onere della prova non possono essere riesaminati in sede di legittimità, la quale non costituisce un terzo grado di merito.
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Procura speciale cassazione: quando è valida?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per risarcimento danni a un immobile a causa di un vizio della procura speciale cassazione. L'ordinanza stabilisce che la procura deve essere conferita in una specifica finestra temporale, ovvero dopo la pubblicazione della sentenza impugnata e prima della notifica del ricorso, pena l'invalidità insanabile dell'atto e la condanna alle spese per il ricorrente.
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Errore percettivo: firma leggibile e revoca in Cassazione
La Corte di Cassazione ha revocato una propria precedente ordinanza a causa di un errore percettivo. Inizialmente, un ricorso era stato dichiarato inammissibile perché la firma del legale rappresentante sulla procura era stata ritenuta 'illeggibile'. Con la nuova ordinanza, la Corte ha ammesso l'errore, giudicando la firma perfettamente chiara, e ha proceduto a decidere nel merito il ricorso originario. Quest'ultimo, riguardante un'azione revocatoria fallimentare, è stato comunque respinto, confermando la decisione d'appello che aveva dichiarato inefficace una vendita immobiliare per danno ai creditori (eventus damni).
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali
Una società finanziaria, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro il fallimento di una farmacia, ha deciso di rinunciare all'azione. La controparte ha accettato la rinuncia. La Corte di Cassazione, di conseguenza, ha dichiarato l'estinzione del giudizio. In virtù dell'accettazione, la Corte ha stabilito che la società rinunciante non dovesse essere condannata al pagamento delle spese legali, applicando il principio della rinuncia al ricorso con adesione della controparte.
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Patrocinio a spese dello Stato: i limiti del ricorso
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20850/2024, ha rigettato un ricorso contro il diniego del patrocinio a spese dello Stato. La decisione sottolinea che una motivazione concisa è sufficiente per il rigetto e che il ricorso in Cassazione deve essere autosufficiente, specificando i punti contestati senza critiche generiche, altrimenti è inammissibile.
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Obbligo di segnalazione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20848/2024, ha chiarito la portata dell'obbligo di segnalazione antiriciclaggio. Il caso riguardava sanzioni a una banca per omesse segnalazioni di operazioni sospette. La Suprema Corte ha annullato la decisione d'appello, affermando che l'obbligo di segnalazione si fonda su un giudizio oggettivo di anomalia e non richiede la certezza di un reato presupposto. La valutazione soggettiva dell'operatore bancario o l'esito di un procedimento penale non sono decisivi.
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Contratto d’opera: competenza della Sezione Cassazione
Un caso di inadempimento di un contratto d'opera per lavori su un'imbarcazione giunge in Cassazione. La Corte, prima di esaminare il merito riguardante lo scioglimento del contratto e la prova dell'inadempimento, rileva una questione di procedura. Poiché la materia del contendere è il contratto d'opera, la causa viene trasferita dalla Terza alla Seconda Sezione Civile, competente per materia, disponendo un rinvio a nuovo ruolo. La decisione finale sul ricorso è quindi posticipata.
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Proprietà sottotetto: quando è parte comune?
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della proprietà del sottotetto. Il caso riguarda la modifica di un sottotetto da parte dei proprietari dell'ultimo piano. La Corte ha rigettato il loro ricorso, confermando che il sottotetto si presume bene comune se funzionale all'edificio (es. isolamento), e spetta a chi ne rivendica la proprietà esclusiva fornire una prova rigorosa tramite un titolo d'acquisto specifico.
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