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Giurisprudenza Civile

Inespellibilità straniero: integrazione sociale va valutata

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che convalidava un decreto di espulsione, stabilendo un principio chiave sull’inespellibilità dello straniero. La Corte ha chiarito che il giudice non può limitarsi a un controllo formale dell’atto, ma deve esaminare nel merito le prove dell’effettiva integrazione sociale e della vita privata del cittadino straniero, come previsto dall’art. 19 del Testo Unico sull’Immigrazione. Nel caso specifico, non erano stati considerati elementi decisivi come il lavoro, la formazione linguistica e la condizione di vulnerabilità del ricorrente.

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Assegno ad personam: la polizza sanitaria è inclusa?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17429/2025, ha stabilito che la polizza sanitaria integrativa non rientra nel calcolo dell’assegno ad personam in caso di trasferimento di dipendenti pubblici. Se la nuova amministrazione offre un beneficio analogo, mantenere anche il valore della polizza precedente costituirebbe una duplicazione ingiustificata, andando oltre lo scopo dell’assegno ad personam, che è quello di evitare un peggioramento economico e non di cristallizzare ogni singola voce retributiva.

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Riliquidazione TFS: il termine annuale è perentorio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che un ente previdenziale non può procedere alla riliquidazione del TFS (Trattamento di Fine Servizio) dopo la scadenza del termine perentorio di un anno. Il caso riguardava l’erede di un dipendente pubblico il cui TFS, inizialmente liquidato, era stato successivamente ricalcolato in peius dall’ente ben oltre il termine annuale previsto dalla legge. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ente, sottolineando che il termine di decadenza annuale ha una portata generale e serve a garantire la certezza dei rapporti giuridici, impedendo recuperi tardivi di somme dovute a errori dell’amministrazione stessa.

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Vizio di costruzione: omessa perizia è cassazione

Un condominio cita in giudizio un’impresa per un grave vizio di costruzione (carbonatazione). Nonostante una perizia tecnica disposta in appello ne confermasse la gravità, la Corte d’Appello la ignora. La Corte di Cassazione annulla la sentenza, stabilendo che l’omesso esame di una prova così decisiva costituisce un errore di diritto, e rinvia il caso per una nuova valutazione che tenga conto della perizia.

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Onere della prova appalto: la Cassazione chiarisce

In una controversia su un contratto di appalto per ristrutturazione, la Corte di Cassazione ha stabilito che il committente, lamentando vizi specifici dell’opera, ammette implicitamente che i lavori siano stati eseguiti. Questo incide sull’onere della prova appalto, sollevando l’appaltatore dal dover dimostrare l’avvenuta esecuzione dei lavori contestati. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva negato il pagamento all’appaltatore per mancata prova del credito, evidenziando una contraddizione nel ragionamento dei giudici di merito e rinviando la causa per un nuovo esame.

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Immobile abusivo: niente risarcimento per allagamento

La Corte di Cassazione ha negato il risarcimento dei danni per l’allagamento di un locale seminterrato, poiché l’immobile è risultato essere totalmente abusivo. Secondo la Corte, la condizione di completa illegalità del fabbricato, costruito senza alcuna licenza edilizia, interrompe il nesso di causalità tra il danno e la presunta omessa manutenzione della rete fognaria da parte dell’ente pubblico. Di conseguenza, il proprietario di un immobile abusivo non può pretendere un risarcimento per i danni subiti.

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Natura del provvedimento: Ordinanza o Sentenza?

La Corte di Cassazione chiarisce i criteri per distinguere un’ordinanza da una sentenza ai fini dell’impugnazione. Analizzando un caso in cui un giudice istruttore aveva rigettato delle eccezioni pregiudiziali, la Corte ha stabilito che la natura del provvedimento dipende dalla sua sostanza e dal suo effetto decisorio, non dalla terminologia usata. Poiché il provvedimento non definiva il giudizio e disponeva la prosecuzione dell’istruttoria, è stato qualificato come ordinanza non appellabile, respingendo il ricorso.

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Errore di fatto: quando la Cassazione non sbaglia

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione, chiarendo che un presunto errore di fatto del giudice non è tale se riguarda la qualificazione giuridica della domanda. Nel caso specifico, una società contestava che la Corte avesse erroneamente trattato la sua causa per violazione di un disegno registrato come se riguardasse un modello di utilità. La Corte ha stabilito che tale operazione rientra nell’attività interpretativa del giudice e non in una svista materiale, rendendo inapplicabile il rimedio della revocazione.

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Licenziamento dirigente: quando le prove non bastano

Un’azienda ha licenziato un suo dirigente per giusta causa, accusandolo di cattiva gestione del personale e conflitto di interessi. La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del licenziamento dirigente, stabilendo che le decisioni contestate erano state prese dal Presidente e dal CdA, e che il manager si era limitato a eseguirle. La mancanza di prove concrete sulla violazione del vincolo fiduciario ha reso il licenziamento illegittimo.

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Presunzione pari titolarità: prelievi dal conto

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di due ex coniugi in lite sulla divisione di somme prelevate da un conto corrente. L’ordinanza si concentra sulla presunzione di pari titolarità dei beni mobili, anche in regime di separazione dei beni. La Corte ha cassato la decisione di merito per motivazione apparente, sottolineando l’importanza di una prova rigorosa per dimostrare la proprietà esclusiva di somme specifiche e vincere tale presunzione.

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Compensazione spese legali: incertezza dei fatti

Un professionista, pur essendo stato giudicato non responsabile per un crollo edilizio, si è visto negare il rimborso integrale delle spese legali a causa della complessa e incerta natura dei fatti all’inizio della causa. La Corte di Cassazione ha confermato questa decisione, stabilendo che l’oggettiva incertezza sulla responsabilità costituisce una ‘grave ed eccezionale ragione’ che giustifica la compensazione spese legali, in linea con i principi di procedura civile.

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Autonoma ratio decidendi: appello inammissibile

Una società in concordato si oppone a un precetto. La Corte d’Appello rigetta l’opposizione con due motivazioni. La società ricorre in Cassazione impugnandone solo una. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile per mancata impugnazione della seconda autonoma ratio decidendi, che da sola sorreggeva la decisione.

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Azione revocatoria: prescrizione e prova del credito

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17477/2025, si è pronunciata su un caso di azione revocatoria promossa da un’agenzia di riscossione. La Corte ha confermato principi chiave: la prescrizione quinquennale decorre dalla trascrizione dell’atto e non dalla sua stipula. Ha inoltre ribadito che l’interruzione della prescrizione si perfeziona con la consegna dell’atto di citazione all’ufficiale giudiziario. Infine, ha specificato che il credito tributario si considera sorto al momento del verificarsi del presupposto d’imposta, non con l’accertamento successivo, respingendo le difese dei debitori.

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Danni cani randagi: la colpa va provata?

Un cittadino ha citato in giudizio un comune e un’ASL per i danni subiti a seguito dell’aggressione da parte di un cane randagio. Dopo una condanna in appello, il comune ha presentato ricorso in Cassazione. Con un’ordinanza interlocutoria, la Suprema Corte non decide il caso, ma lo rinvia a pubblica udienza per affrontare la fondamentale questione di diritto: per ottenere il risarcimento per i danni da cani randagi, la vittima deve dimostrare la colpa specifica dell’ente pubblico?

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Riduzione canone locazione: No in automatico per Covid

In un caso riguardante una locazione commerciale, la Corte di Cassazione ha stabilito che le restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19 non conferiscono al conduttore il diritto automatico a una riduzione del canone locazione. L’ordinanza chiarisce che, sebbene l’inadempimento possa essere giustificato, la modifica del contratto non può essere imposta dal giudice ma resta legata ai rimedi generali come la risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta, che la controparte può evitare offrendo una modifica equa.

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Competenza arbitrale: l'impugnazione di delibere

La Corte di Cassazione si è pronunciata sui limiti della competenza arbitrale in ambito societario. Il caso riguardava l’impugnazione di una delibera assembleare di una cooperativa edilizia. La Corte ha stabilito che una clausola statutaria che devolve agli arbitri le controversie relative all’interpretazione e applicazione delle delibere non include anche le impugnazioni volte ad annullare le delibere stesse. Tale interpretazione restrittiva è dovuta al fatto che l’arbitrato costituisce una deroga alla giurisdizione ordinaria. Pertanto, la competenza arbitrale non sussiste quando la delibera è l’oggetto dell’impugnazione e non il fondamento della domanda.

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Eccezione di inadempimento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di appalto, analizzando i limiti dell’eccezione di inadempimento sollevata da un’impresa edile a fronte di contestazioni per vizi dell’opera. La Corte ha rigettato i motivi relativi alla valutazione delle prove e all’inadempimento, ma ha cassato la sentenza d’appello per omessa pronuncia sulla richiesta di correzione di errori materiali, stabilendo l’obbligo per il giudice del rinvio di esaminare tale istanza.

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Contratto d'appalto: la prova è essenziale per il pagamento

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società che chiedeva il pagamento per la gestione di un impianto di depurazione, in assenza di un contratto d’appalto. La Corte ha stabilito che la mera detenzione delle chiavi dell’impianto e lo svolgimento di trattative non sono sufficienti a dimostrare l’esistenza di un accordo contrattuale. Senza la prova del contratto, nessuna pretesa di pagamento può essere accolta, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Arricchimento senza causa: l'onere della prova

Un avvocato agiva contro un condominio per il pagamento di compensi professionali, ma il mandato era stato conferito da un amministratore senza autorizzazione assembleare. La sua richiesta principale è stata respinta. Successivamente, ha intentato un’azione per arricchimento senza causa. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che il professionista non aveva fornito prove sufficienti e specifiche del concreto vantaggio economico (utilitas) ottenuto dal condominio, né del proprio impoverimento. La sentenza ribadisce il rigoroso onere della prova a carico di chi agisce per ingiustificato arricchimento.

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Improcedibilità del ricorso: termini perentori e PCT

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso presentato da una società in una controversia sulla natura di un contratto, qualificato come finanziamento anziché come servizio di investimento. La decisione si fonda sul tardivo deposito dell’atto, avvenuto oltre il termine perentorio di legge. La Corte ha respinto l’istanza di rimessione in termini, poiché l’errore tecnico che ha impedito il primo tentativo di deposito (la lunghezza eccessiva dell’oggetto della PEC) è stato ritenuto un fattore imputabile direttamente alla parte ricorrente e non una causa di forza maggiore. Viene così confermata la rigidità dei termini processuali e la responsabilità del difensore nel rispettare le specifiche tecniche del processo telematico.

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