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Giurisprudenza Civile

Termine decadenza cessione: la legge non è retroattiva

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18532/2025, ha stabilito un principio fondamentale sul termine decadenza cessione contratto di lavoro. La Corte ha chiarito che il termine per impugnare una cessione di ramo d’azienda, introdotto dalla Legge n. 183/2010, non si applica retroattivamente. Pertanto, per le cessioni avvenute prima dell’entrata in vigore della legge, i lavoratori non perdono il diritto di agire in giudizio per il solo decorso del tempo. La sentenza della Corte d’Appello, che aveva dichiarato inammissibile il ricorso dei lavoratori, è stata annullata con rinvio.

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Giudicato interno: l'appello parziale è rischioso

Un correntista si è opposto a un debito bancario, ottenendo una riduzione dell’importo in primo grado e in appello. Tuttavia, il suo ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile. La Suprema Corte ha stabilito che le questioni non specificamente contestate in appello (come anatocismo e commissioni) erano coperte da **giudicato interno**, rendendole definitive e non più esaminabili.

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Sospensione unilaterale rapporto di lavoro e contributi

Un ente previdenziale ha richiesto il pagamento di contributi insoluti a un ente di formazione fallito, che aveva sospeso i dipendenti dopo la revoca del suo accreditamento. La Cassazione ha stabilito che la sospensione unilaterale del rapporto di lavoro è illegittima se l’azienda non prova un’impossibilità assoluta e non a lei imputabile di ricevere la prestazione lavorativa. La perdita di un accreditamento per colpa dell’azienda rientra nel normale rischio d’impresa e non giustifica la sospensione, mantenendo vivo l’obbligo di versare i contributi.

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Distanza costruzioni zona agricola: no analogia

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che imponeva un arretramento di 20 metri a una costruzione non residenziale in un’area rurale. Il caso riguardava la corretta interpretazione della normativa sulla distanza delle costruzioni in zona agricola. La Corte ha stabilito che la Corte d’Appello ha errato nell’applicare per analogia le norme previste per le abitazioni a una struttura strumentale a un’attività d’impresa. In assenza di un vuoto normativo, e in presenza di una norma regolamentare comunale che fissava una distanza generica di 5 metri, quest’ultima doveva essere applicata, escludendo il ricorso all’interpretazione analogica.

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Giudicato interno: Limiti al risarcimento danni

Un investitore ha citato in giudizio un intermediario finanziario per inadempimento. Il Tribunale ha concesso un risarcimento parziale. L’investitore non ha impugnato la quantificazione del danno, che è quindi passata in giudicato. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’investitore volto a ottenere un danno maggiore, confermando che la mancata impugnazione di un capo della sentenza forma un giudicato interno che preclude riesami futuri sulla stessa questione.

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Obbligazione contributiva: rateizzazione non è rinuncia

La Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di rateizzazione di un debito previdenziale non comporta la rinuncia a contestarne la legittimità. L’obbligazione contributiva è un diritto indisponibile e, pertanto, il contribuente può sempre agire in giudizio per far accertare l’insussistenza del presupposto impositivo, anche dopo aver avviato una procedura di pagamento rateale. Quest’ultima ha il solo effetto di interrompere la prescrizione e invertire l’onere della prova.

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Riparto responsabilità solidale: Cassazione rinvia

La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la trattazione di un caso di risarcimento danni a seguito di un incidente in una piazza pubblica. La decisione è motivata dalla complessità delle questioni giuridiche sollevate, in particolare riguardo al riparto della responsabilità solidale tra più soggetti (Comune, organizzatori, Ministero) e all’interferenza con un precedente giudicato penale. Il Collegio ha ritenuto le questioni di tale rilevanza da necessitare una discussione in pubblica udienza.

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Ricorso per revocazione: inammissibile se non decisorio

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione proposto contro una precedente ordinanza che aveva dichiarato nulla una notifica. La Corte chiarisce che la revocazione è un mezzo di impugnazione riservato a provvedimenti che definiscono il giudizio, e non può essere utilizzato contro ordinanze meramente procedurali, anche se basate su un presunto errore di fatto.

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Contratto di Espromissione: validità e condizioni

La Corte di Cassazione ha confermato la validità di un contratto di espromissione stipulato dai soci di una società per garantire un debito verso una banca. L’accordo era una condizione per l’adesione della banca a un piano di ristrutturazione che prevedeva la rinuncia a quello stesso credito nei confronti della società. La Corte ha chiarito che la rinuncia era efficace solo verso il debitore originario, mentre il debito sopravviveva in capo ai soci espromittenti, preservando la causa del contratto e garantendo il pieno soddisfacimento del creditore.

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Domanda nuova creditore opposto: ecco i limiti

Un fornitore ottiene un’ingiunzione di pagamento, ma il laboratorio cliente si oppone dimostrando di aver pagato. Il fornitore, in corso di causa, avanza una nuova richiesta per altri debiti. La Corte di Cassazione, allineandosi a una recente decisione delle Sezioni Unite, stabilisce che la domanda nuova del creditore opposto è ammissibile a determinate condizioni. Di conseguenza, annulla la decisione della Corte d’Appello che l’aveva ritenuta inammissibile e rinvia il caso per una nuova valutazione.

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Appelli connessi: la Cassazione ordina la trattazione

Una società cooperativa ha impugnato una cartella di pagamento per un credito d’imposta disconosciuto. Nel corso del giudizio di Cassazione è emerso che la sentenza d’appello impugnata era stata revocata da un’altra sentenza, a sua volta oggetto di un separato ricorso. La Corte Suprema ha emesso un’ordinanza interlocutoria, disponendo la trattazione congiunta dei due appelli connessi e ordinando alla ricorrente di rinnovare la notifica all’Agente della Riscossione, che non risultava regolarmente effettuata. La decisione sul merito è stata quindi rinviata.

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Somme irreperibili: la Cassazione sulla vecchia legge

La Corte di Cassazione ha stabilito che, nelle procedure di amministrazione straordinaria soggette alla normativa anteriore al 2006, le somme accantonate per i creditori irreperibili non possono essere redistribuite agli altri creditori insoddisfatti. La sentenza chiarisce che il deposito di tali somme aveva un effetto liberatorio definitivo per la procedura, impedendo ogni successiva ripartizione, a differenza di quanto previsto dalla legge attuale. Di conseguenza, è stato respinto il ricorso di una società garante che, dopo aver soddisfatto alcuni creditori, chiedeva l’assegnazione di tali fondi residui.

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Opposizione atti esecutivi: appello inammissibile

Una società proponeva opposizione a un precetto lamentando vizi formali, come la mancanza di una valida procura e l’irritualità della formula esecutiva. La Corte di Cassazione ha qualificato tale azione come una opposizione atti esecutivi ai sensi dell’art. 617 c.p.c., la cui sentenza di primo grado non è appellabile. Di conseguenza, la Corte ha cassato senza rinvio la sentenza d’appello, in quanto emessa su un gravame inammissibile, confermando così la definitività della decisione del Tribunale.

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Legittimazione ad agire concessionario: l'appello

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un agente della riscossione contro una sentenza che aveva dichiarato prescritti dei crediti previdenziali. La decisione si fonda sulla carenza di legittimazione ad agire del concessionario, che non può contestare il merito della pretesa (come la prescrizione), diritto che spetta unicamente all’ente creditore.

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Opposizione stato passivo: quando il ricorso è vago

Una società creditrice ha impugnato il rigetto della sua domanda di ammissione al passivo di un’azienda in amministrazione straordinaria. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, evidenziando la mancanza di specificità nella formulazione dei motivi e nella richiesta di prova testimoniale. L’ordinanza sottolinea che, nell’ambito di un’opposizione stato passivo, non è sufficiente lamentare genericamente il rigetto delle prove, ma è necessario articolare censure precise e circostanziate, pena l’inammissibilità.

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Foro del creditore: Cassazione chiarisce competenza

Una società creditrice ha impugnato la decisione di un tribunale che si era dichiarato incompetente a decidere su un mancato pagamento. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di inadempimento nel pagamento di forniture di beni mobili, si applica il foro del creditore, ovvero la competenza territoriale del tribunale del luogo in cui il venditore ha il proprio domicilio, ribaltando la decisione precedente e affermando un principio chiave in materia di competenza territoriale.

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Patto di riservato dominio e indennità di esproprio

La Corte di Cassazione stabilisce che l’acquirente di un immobile con patto di riservato dominio ha la legittimazione ad agire per contestare l’indennità di occupazione. Sebbene la proprietà formale si trasferisca solo al pagamento dell’ultima rata, l’acquirente assume da subito i rischi e le facoltà del proprietario, diventando titolare sostanziale del diritto. Pertanto, la sua legittimazione a contestare la stima concorre con quella del venditore, il cui diritto è assimilabile a una garanzia reale.

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Indennità di rischio: la prova è essenziale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 17504/2025, ha respinto il ricorso di alcuni dipendenti del Ministero della Cultura che chiedevano un’indennità di rischio per lo svolgimento di mansioni connesse alla pubblica sicurezza. La Corte ha stabilito che, per ottenere tale indennità, non è sufficiente la mera qualifica formale di agente di pubblica sicurezza, ma è necessario fornire una prova specifica e dettagliata delle singole attività svolte che comportino un effettivo disagio o pericolo, onere che i ricorrenti non hanno soddisfatto.

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Decadenza concessione demaniale: il giudicato blocca

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti all’impugnazione di un provvedimento di decadenza concessione demaniale. A seguito di danni a uno stabilimento e del mancato pagamento dei canoni, un concessionario si è visto revocare la licenza. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, stabilendo che la precedente reiezione di un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica aveva reso la decadenza definitiva e non più contestabile in sede civile, neanche per motivi legati all’importo dei canoni. La decisione sottolinea il principio del giudicato amministrativo e la sua forza preclusiva.

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Principio di soccombenza: la Cassazione sulle spese

Una lunga vicenda giudiziaria, nata da una multa di 55 euro, approda in Cassazione per una questione sul principio di soccombenza. La Corte ha stabilito che la parte totalmente vittoriosa non può essere condannata a pagare le spese legali, neanche in parte. L’errore di un giudice precedente non costituisce un valido motivo per compensare le spese, poiché ciò penalizzerebbe ingiustamente chi ha dovuto impugnare la decisione errata per veder riconosciuti i propri diritti.

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