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Giurisprudenza Civile

Successore nel processo: onere della prova in appello
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto subentrato nel diritto controverso tra il primo e il secondo grado di giudizio. La decisione si fonda sulla mancata prova documentale della propria qualità di successore nel processo, un onere imprescindibile per poter validamente impugnare la sentenza.
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Deroga distanze legali: nullo l’accordo tra privati
Una società costruttrice ha edificato un immobile violando la distanza minima dal confine, sulla base di un presunto accordo con i vicini. La Corte di Cassazione ha confermato che qualsiasi patto privato che preveda una deroga alle distanze legali è nullo, poiché le norme edilizie tutelano un interesse pubblico inderogabile. La Corte ha tuttavia accolto il ricorso riguardo l'inammissibilità di una nuova domanda di risarcimento danni, introdotta tardivamente nel processo.
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Servitù di passaggio: l’atto del 1921 è decisivo
Il caso riguarda una servitù di passaggio veicolare contestata tra proprietari confinanti. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d'appello, stabilendo che per interpretare un atto di divisione del 1921, è fondamentale ricostruire la comune intenzione delle parti originarie, anche oltre il tenore letterale. Il contesto agricolo dell'epoca giustificava un passaggio carrabile, funzionale alla coltivazione dei fondi.
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Risoluzione contratto: Cassazione chiarisce recesso
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla risoluzione contratto preliminare per inadempimento. Un promittente venditore, a seguito del mancato pagamento da parte dell'acquirente, aveva agito per il recesso e la ritenzione della caparra. I giudici hanno riqualificato la domanda come risoluzione con clausola penale. La Suprema Corte ha confermato la decisione, chiarendo che quando è presente una caparra, le azioni di recesso e risoluzione sono funzionalmente equivalenti. Ha inoltre stabilito che la diffida ad adempiere inviata dall'avvocato senza procura scritta è valida se seguita dall'atto giudiziario, che funge da ratifica.
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Leasing traslativo: oneri del creditore nel fallimento
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di leasing contro la decisione di un tribunale in un caso di fallimento. La controversia riguardava un contratto di leasing traslativo risolto prima della dichiarazione di fallimento dell'utilizzatore. La Corte ha ribadito che, in tali casi, si applica per analogia l'art. 1526 c.c. e che il concedente, per ottenere l'ammissione al passivo, deve fornire la prova del valore del bene recuperato per permettere al giudice di calcolare l'eventuale eccessività della penale. La mancata allegazione di una stima attendibile del valore del bene ha reso la domanda incompleta e ha giustificato il rigetto.
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Omessa pronuncia e servitù: la Cassazione decide
In una complessa disputa su una servitù di passaggio in un cortile, la Corte di Cassazione interviene per un vizio di omessa pronuncia. La Corte d'Appello aveva omesso di decidere su una specifica domanda riguardante l'esistenza del diritto di una delle parti. La Cassazione ha cassato la sentenza, rinviando il caso per un nuovo esame del punto tralasciato, chiarendo i limiti del sindacato sulla motivazione e i requisiti per denunciare un errore procedurale.
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Indennità di incasso: quando è dovuta all’agente?
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'indennità di incasso non è dovuta in aggiunta alla provvigione se l'incarico di riscuotere i crediti è stato affidato all'agente sin dall'inizio del rapporto contrattuale. In tal caso, si presume che il compenso per tale attività sia già conglobato nella provvigione pattuita. Un compenso separato è previsto solo se l'incarico viene conferito in un momento successivo o se, secondo la contrattazione collettiva, l'agente è responsabile per errori contabili.
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Buoni pasto turno notturno: diritto anche di notte
Un operatore sanitario si è visto negare i buoni pasto per i turni notturni. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo che il diritto ai buoni pasto per il turno notturno è intrinsecamente legato alla pausa obbligatoria per i turni superiori a sei ore, indipendentemente dalla fascia oraria, e non può essere limitato da accordi aziendali inferiori.
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Ricorso inammissibile Cassazione: la guida completa
Una condomina ha presentato un secondo ricorso alla Corte di Cassazione riproponendo le stesse doglianze già respinte in una precedente ordinanza. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che le proprie decisioni non sono soggette a un ulteriore ricorso per cassazione, ma solo a rimedi straordinari come la revocazione. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese legali e a una sanzione economica per aver proposto un'impugnazione estranea al sistema processuale.
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Ricorso inammissibile: onere della prova e autosufficienza
Un'infermiera ha fatto ricorso per ottenere i buoni pasto per i turni notturni. La sua richiesta è stata respinta in appello per prescrizione del diritto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo successivo ricorso inammissibile perché non ha adeguatamente provato l'interruzione della prescrizione, violando il principio di autosufficienza del ricorso stesso. La sentenza sottolinea che chi fa valere un'eccezione deve fornirne prova specifica nell'atto di ricorso.
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Autosufficienza del ricorso: Cassazione inammissibile
Un operatore sanitario ha fatto ricorso per ottenere i buoni pasto per i turni notturni. La Corte d'Appello ha respinto la domanda per prescrizione. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando la violazione del principio di autosufficienza del ricorso: il ricorrente non aveva trascritto il contenuto essenziale dei documenti che provavano l'interruzione della prescrizione, impedendo alla Corte di valutare il motivo.
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Vendita verbale immobile: possesso o detenzione?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21304/2024, chiarisce un punto fondamentale in materia di usucapione. Nel caso di una vendita verbale immobile, sebbene il contratto sia nullo per vizio di forma, la consegna del bene all'acquirente genera una situazione di possesso e non di mera detenzione. Di conseguenza, l'acquirente non è tenuto a dimostrare un'interversione del possesso per poter usucapire il bene. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva erroneamente richiesto tale prova, rinviando il caso per un nuovo esame basato su questo principio.
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Interpretazione accordi aziendali: il limite in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un lavoratore che chiedeva l'assunzione sulla base di vecchi accordi aziendali. La Corte ha ribadito che l'interpretazione di tali accordi è di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d'Appello) e non può essere contestata in sede di legittimità, a differenza di quanto avviene per i contratti collettivi nazionali.
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Motivazione contraddittoria e usucapione: la Cassazione
Un soggetto ricorre in Cassazione dopo che la sua domanda di usucapione su un immobile è stata respinta. La Corte d'Appello aveva fornito una motivazione contraddittoria, non chiarendo se l'occupazione fosse basata su tolleranza, comodato o locazione. La Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza per vizio di motivazione e rinviando il caso a un nuovo esame, sottolineando l'importanza di una motivazione chiara e coerente.
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Spese di lite incompetenza: chi paga se c’è accordo?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21300/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di spese di lite per incompetenza territoriale. In un caso di opposizione a decreto ingiuntivo, dove le parti si sono accordate sulla competenza di un altro foro, la Corte ha chiarito che il giudice originariamente adito, nel dichiarare la propria incompetenza, non deve pronunciarsi sulle spese legali. Tale decisione spetta unicamente al giudice competente a cui la causa viene trasferita, il quale valuterà l'esito finale dell'intera lite.
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Licenziamento collettivo dirigenti: obblighi UE
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società, confermando che le procedure di informazione e consultazione sindacale previste per il licenziamento collettivo si applicano obbligatoriamente anche ai dirigenti. La sentenza sottolinea come questa estensione derivi dalla necessità di adeguare la normativa italiana alla direttiva europea 98/59/CE, a seguito di una precedente condanna da parte della Corte di Giustizia UE. La Corte ha chiarito che tale obbligo sussiste per tutte le tipologie di licenziamento collettivo, senza distinzioni.
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Risarcimento danno permanente: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione chiarisce i termini di prescrizione per il risarcimento danno permanente a un immobile. In un caso di infiltrazioni, ha stabilito che la richiesta di risarcimento economico si prescrive 'giorno per giorno' per i danni via via prodotti, a differenza della richiesta di eliminazione della causa del danno. Inoltre, ha ribadito che il giudice non può concedere un risarcimento per un tipo di danno (danno alla coltivazione) mai richiesto dalla parte attrice, cassando la sentenza precedente per violazione del principio del 'chiesto e pronunciato'.
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Riduzione retribuzione: quando l’accordo è illegittimo
La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima la riduzione retribuzione del 15% applicata da una fondazione musicale ai suoi dipendenti tramite un accordo aziendale. La decisione si fonda sulla mancanza di una contestuale e concreta riorganizzazione del lavoro, requisito essenziale previsto dalla legge per derogare ai contratti collettivi. Secondo i giudici, non è sufficiente prevedere una futura riorganizzazione; la modifica delle condizioni lavorative deve essere contestuale al taglio salariale. Anche il ricorso incidentale del lavoratore sulle spese legali è stato respinto.
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Leasing traslativo: la penale e l’art. 1526 c.c.
Una società di leasing termina tre contratti di leasing traslativo per inadempimento. Dopo il fallimento dell'utilizzatore, chiede l'ammissione al passivo basandosi su una clausola penale. La Corte di Cassazione chiarisce che per i contratti risolti prima della Legge 124/2017, si applica l'art. 1526 c.c. Tuttavia, il tribunale ha errato a ignorare la clausola penale. La decisione viene cassata con rinvio per valutare se la penale sia eccessiva e vada ridotta.
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Atti di straordinaria amministrazione: quando serve l’ok
La Corte di Cassazione conferma la dichiarazione di fallimento di una società per aver compiuto atti di straordinaria amministrazione senza l'autorizzazione del tribunale durante la procedura di concordato preventivo. La modifica di un contratto di affitto d'azienda, che ha ridotto le garanzie per i creditori, è stata considerata un atto pregiudizievole che ha reso inammissibile la proposta di concordato. La decisione sottolinea che ogni operazione che incide negativamente sul patrimonio destinato a soddisfare i creditori richiede un preventivo vaglio giudiziale.
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