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Giurisprudenza Civile

Onere della prova: Cassazione chiarisce il credito

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito un importante principio in materia di onere della prova nei rapporti bancari. Un istituto di credito aveva richiesto l’ammissione al passivo fallimentare di un credito derivante da un saldo negativo di conto corrente. Il Tribunale aveva respinto la domanda perché la banca non aveva prodotto il contratto di apertura di credito collegato al conto. La Cassazione ha cassato questa decisione, chiarendo che la mancanza di un contratto accessorio non determina il rigetto dell’intera pretesa creditoria. Invece, impone al giudice di ricalcolare il saldo, escludendo solo le poste debitorie non supportate da una valida pattuizione scritta, sulla base della documentazione prodotta (come gli estratti conto).

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Competenza territoriale risarcimento: il Foro di Roma

La Corte di Cassazione ha risolto un conflitto di competenza tra i Tribunali di Napoli e Roma, stabilendo la competenza territoriale esclusiva del Foro di Roma per le cause di risarcimento danni contro lo Stato italiano per i crimini di guerra subiti durante la Seconda Guerra Mondiale. La decisione si fonda su una normativa speciale che ha istituito un fondo per il ristoro dei danni presso il Ministero dell’Economia, centralizzando i pagamenti a Roma e identificando così il luogo di adempimento dell’obbligazione.

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Compenso del professionista: quando è dovuto?

Un professionista viene incaricato da una cooperativa di stimare i danni di un incendio per un indennizzo assicurativo. Il suo compenso è fissato al 5% dell’indennizzo corrisposto. L’assicurazione paga l’indennizzo direttamente al proprietario dell’immobile, non alla cooperativa. La Corte di Cassazione ha stabilito che il compenso del professionista è comunque dovuto, chiarendo che la clausola contrattuale serviva solo a quantificare l’onorario e non a subordinarne il pagamento all’effettiva ricezione della somma da parte del cliente.

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Inammissibilità ricorso Cassazione: il caso analizzato

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da alcuni garanti contro una banca. L’ordinanza sottolinea come i motivi di ricorso fossero viziati da difetti procedurali, in particolare la mancanza di autosufficienza, che impedisce alla Corte di esaminare il merito delle questioni sollevate, tra cui la cessione del credito, la violazione delle norme sulla fideiussione e l’usura. Questa decisione ribadisce il rigore formale necessario per l’accesso al giudizio di legittimità.

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Compensazione spese di lite: la Cassazione decide

Un automobilista, dopo aver perso una causa per danni da buca stradale contro un Comune e una Provincia, ricorre in Cassazione contestando la condanna al pagamento delle spese legali. La Corte Suprema rigetta il ricorso, chiarendo le regole sulla compensazione spese di lite, sul giudicato interno e sugli oneri di specificità del ricorso, confermando la condanna per il soccombente.

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Rinuncia agli atti: i requisiti formali in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso relativo a una controversa rinuncia agli atti. La decisione si fonda sulla violazione del principio di specificità, poiché il ricorrente non ha allegato né trascritto l’atto di rinuncia contestato, impedendo alla Corte di valutare la fondatezza della censura. Il provvedimento ribadisce l’importanza degli oneri formali nel processo civile.

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Prededuzione crediti professionali: no alla priorità

La Corte di Cassazione ha stabilito che i crediti di un professionista per la consulenza su un piano di risanamento ex art. 67 l.fall. non godono di prededuzione, poiché non si tratta di una procedura concorsuale. Anche per l’attività legata a un concordato preventivo, la prededuzione è esclusa se non viene dimostrata la sua funzionalità ex ante per la massa dei creditori. La richiesta del professionista di ottenere il pagamento prioritario è stata quindi respinta confermando la decisione del Tribunale.

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Privilegio garanzia pubblica: vale anche per inadempimento

La Corte di Cassazione ha stabilito che il credito di un ente che ha prestato una garanzia pubblica a un’impresa poi fallita gode di privilegio anche in caso di semplice inadempimento nel rimborso del finanziamento. Il privilegio sorge per legge al momento della concessione e la revoca del beneficio, anche se successiva al fallimento, ha solo valore ricognitivo. Questa decisione rafforza la tutela del credito derivante da aiuti di stato, confermando l’ampia applicabilità del privilegio garanzia pubblica.

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Uso esclusivo immobile: quando scatta il risarcimento

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito i criteri per il risarcimento in caso di uso esclusivo di un immobile in comproprietà. L’indennità di occupazione non è automatica, ma decorre dal momento in cui gli altri comproprietari manifestano in modo inequivocabile la volontà di godere del bene. La Corte ha chiarito che il calcolo dell’indennità si basa sul valore locativo totale, dal quale viene detratta la quota del comproprietario utilizzatore, e il residuo viene ripartito tra gli altri in base alle loro quote di proprietà.

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Principio del contraddittorio: diritto di difesa

Una banca si opponeva all’esclusione del suo credito ipotecario dallo stato passivo di un fallimento. La curatela sollevava una nuova eccezione di nullità del mutuo. La Cassazione ha cassato la decisione di merito che non aveva concesso alla banca un termine per difendersi, violando il principio del contraddittorio.

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Inammissibilità ricorso cassazione: il caso assemblaggio

Una controversia nata da un contratto di affiliazione commerciale giunge in Cassazione. La Corte Suprema dichiara l’inammissibilità del ricorso cassazione perché redatto con la tecnica dell'”assemblaggio”, ovvero tramite la copia integrale di atti precedenti invece di una sintesi dei fatti. Tale modalità viola l’art. 366 c.p.c., che impone un’esposizione sommaria. La parte ricorrente è stata anche condannata per abuso del diritto processuale.

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Arricchimento senza causa: limiti della prova in appello

Un uomo ha citato in giudizio la sua ex convivente per ottenere la restituzione di un immobile o, in subordine, un indennizzo per arricchimento senza causa per le spese sostenute. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la valutazione delle prove, come i messaggi WhatsApp, spetta al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità. Inoltre, ha confermato che non è possibile modificare la qualificazione giuridica della domanda in corso di causa.

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Compenso medici: quando la riduzione è legittima?

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di alcuni medici di assistenza primaria a cui era stato ridotto il compenso forfettario per la medicina di gruppo. La riduzione, da 7 a 5 euro per assistito, era scattata per il superamento del plafond di spesa regionale del 12% previsto dall’Accordo Collettivo Nazionale. La Corte ha ritenuto legittima la riduzione automatica al superamento del tetto, respingendo la tesi dei medici secondo cui il controllo dovesse avvenire solo al momento dell’entrata in vigore dell’accordo. Tuttavia, ha accolto il motivo di ricorso relativo alla mancata valutazione, da parte della Corte d’Appello, del meccanismo di compensazione tra diverse voci di spesa, cassando la sentenza con rinvio su questo specifico punto.

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Giudicato esterno: quali sono i suoi limiti?

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’accertamento sulla titolarità di un immobile, avvenuto in un precedente giudizio per il pagamento di canoni di locazione, non costituisce giudicato esterno e non può precludere una successiva e autonoma domanda di scioglimento della comunione. La Corte ha chiarito che, affinché un accertamento incidentale abbia efficacia di giudicato, deve essere stato oggetto di una specifica domanda di parte o previsto dalla legge, condizioni non verificate nel caso di specie. Di conseguenza, la sentenza d’appello che aveva dichiarato inammissibile la domanda di divisione è stata cassata con rinvio.

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Riclassificazione aziendale: INPS senza retroattività

La Corte di Cassazione ha stabilito che la riclassificazione aziendale operata d’ufficio da un ente previdenziale, da settore agricolo a industriale, non ha efficacia retroattiva. La decisione conferma che gli effetti di tale variazione decorrono dal periodo di paga in corso alla data di notifica del provvedimento, anche se la modifica è dovuta a un’omessa comunicazione da parte del datore di lavoro. Il ricorso dell’ente è stato quindi respinto, consolidando un importante principio a tutela della stabilità delle posizioni previdenziali dei lavoratori.

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Specificità dell'appello: la Cassazione chiarisce

Un cliente si opponeva a un decreto ingiuntivo per onorari legali. La Corte d’Appello dichiarava inammissibile il suo gravame per genericità. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che i requisiti di specificità dell’appello erano stati rispettati. La Suprema Corte ha chiarito che non è necessario un progetto alternativo di sentenza, ma una chiara individuazione delle questioni contestate e delle relative argomentazioni, ribadendo che l’onere della prova sulla congruità della parcella spetta al professionista.

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Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza

Un progettista, condannato a risarcire i danni per vizi costruttivi, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha respinto la maggior parte dei motivi, ma ha accolto quello relativo alla motivazione apparente della sentenza di secondo grado. I giudici d’appello non avevano spiegato adeguatamente come avessero calcolato i danni, omettendo di considerare i costi che i committenti avrebbero comunque dovuto sostenere. Per questo vizio di motivazione, la sentenza è stata annullata con rinvio.

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Promessa di pagamento: cambiale prescritta vale ancora

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 419/2025, ha stabilito che una serie di cambiali, sebbene prescritte per l’azione cambiaria diretta, conservano la loro validità come promessa di pagamento. Questa qualificazione dispensa il creditore dall’onere di provare il rapporto sottostante e sposta sul debitore il compito di dimostrare l’inesistenza del debito. La Corte ha rigettato il ricorso del debitore, il quale contestava l’irregolarità fiscale dei titoli e invocava una prescrizione più breve, confermando che l’azione basata sulla promessa di pagamento si prescrive nel termine ordinario di dieci anni.

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Responsabilità professionale commercialista: il caso

Un’ordinanza della Cassazione analizza la responsabilità professionale commercialista per l’omessa presentazione di una dichiarazione fiscale. Lo studio professionale, che ha causato al cliente la perdita di un credito IVA, è stato condannato al risarcimento. Il suo successivo ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile per vizi procedurali, in particolare per non aver contestato la ratio decidendi della sentenza d’appello e per non aver prodotto tempestivamente i documenti necessari, come la polizza assicurativa pertinente.

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Servitù di passaggio: come definirne l'estensione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 992/2025, chiarisce come determinare l’estensione di una servitù di passaggio quando il titolo originario è impreciso. La Corte stabilisce che non si deve fare riferimento al solo uso pregresso, ma è necessario applicare i criteri legali dell’utilità per il fondo dominante e del minor aggravio per il fondo servente. Il caso riguardava una disputa sulla larghezza di un passaggio, che la Corte d’Appello aveva fissato in 1,40 metri basandosi sull’uso passato. La Cassazione ha cassato la sentenza, rinviando la decisione per una nuova valutazione basata sui corretti principi codicistici.

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