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Giurisprudenza Civile

Bene pertinenziale: il trasferimento senza menzione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21487/2024, ha chiarito che il trasferimento di un bene pertinenziale, come una corte a servizio di un'autorimessa, avviene congiuntamente al bene principale anche se non esplicitamente menzionato con i suoi dati catastali nell'atto. È sufficiente che la volontà delle parti di trasferire anche la pertinenza sia desumibile in modo inequivocabile, ad esempio tramite il richiamo (per relationem) ai precedenti titoli di acquisto. La Corte ha rigettato il ricorso di un soggetto che aveva ceduto a un Comune parte di una corte comune, ledendo i diritti di comproprietà e servitù di parcheggio di altri proprietari, confermando che tali diritti erano stati validamente trasferiti insieme all'unità immobiliare principale.
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Servitù padre di famiglia: il dovere del giudice
Una controversia su una servitù di passaggio di condutture. La Cassazione cassa la sentenza di merito che negava la servitù per mancata trascrizione. La Corte Suprema stabilisce che il giudice avrebbe dovuto verificare se si trattasse di una servitù per destinazione del padre di famiglia, che si costituisce in base allo stato di fatto visibile lasciato dall'originario unico proprietario, a prescindere dalla trascrizione.
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Responsabilità contrattuale: i rischi del fornitore
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla responsabilità contrattuale di più soggetti coinvolti nella fornitura di un impianto di cogenerazione risultato difettoso. La vicenda vedeva un consulente, una società venditrice e un installatore condannati a risarcire i danni agli acquirenti. La Corte ha confermato la decisione di merito, distinguendo le colpe: l'installatore per non aver rilasciato il certificato di conformità, il venditore per aver garantito l'uso di un combustibile che causava guasti, e il consulente per aver fornito pareri tecnici errati e un business plan inattendibile. La sentenza ribadisce l'autonomia delle singole obbligazioni e la piena responsabilità di ogni professionista.
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Diritto buoni pasto: quando spetta al lavoratore?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto ai buoni pasto per i dipendenti del settore Sanità matura per ogni turno lavorativo superiore alle sei ore, indipendentemente dalla fascia oraria. La sentenza chiarisce che tale diritto è intrinsecamente legato al diritto alla pausa, previsto dalla legge per il recupero psicofisico del lavoratore, e non alla possibilità materiale di pranzare fuori dall'ambiente di lavoro. L'azienda sanitaria è stata condannata a fornire i buoni pasto e a risarcire il danno alla dipendente.
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Calcolo TFR incarico dirigenziale: la Cassazione
Un funzionario comunale con incarico dirigenziale a tempo determinato ha chiesto il ricalcolo del TFR basato sullo stipendio più alto. La Cassazione ha negato, confermando che si tratta di rapporti di lavoro separati e che il calcolo TFR deve essere distinto per i due periodi, senza unificazione.
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Ricorso cassazione spese: quando è ammissibile?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21478/2024, chiarisce un importante principio processuale. Un provvedimento di giurisdizione volontaria, come la nomina di un amministratore per un bene in comunione, non è di per sé ricorribile in Cassazione perché privo di carattere decisorio e definitivo. Tuttavia, il ricorso per cassazione spese è ammissibile se volto a contestare esclusivamente la statuizione sulla condanna al pagamento delle spese legali, in quanto quest'ultima ha natura decisoria e definitiva, incidendo su un diritto soggettivo.
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Tollerabilità immissioni: i limiti del DPCM non bastano
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21479/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di tollerabilità immissioni rumorose tra privati. Il caso riguardava le lamentele di alcuni residenti per i rumori provenienti da un impianto sportivo. La Corte ha chiarito che il superamento dei limiti di decibel previsti dalla normativa amministrativa (DPCM) non è l'unico criterio da considerare. Nei rapporti tra vicini, il giudice deve applicare l'art. 844 del codice civile, valutando la 'normale tollerabilità' in base al contesto specifico, alla rumorosità di fondo e alle abitudini locali. La decisione della Corte d'Appello, che si era basata unicamente sui parametri amministrativi, è stata quindi annullata con rinvio.
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Calcolo TFS servizio non di ruolo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini del calcolo TFS servizio non di ruolo, il periodo lavorativo prestato da un infermiere in convenzione presso un policlinico universitario deve essere incluso nel computo totale, anche se precedente all'assunzione a tempo indeterminato presso la ASL. La decisione si fonda sul principio di automatismo delle prestazioni previdenziali, respingendo il ricorso dell'Ente Previdenziale.
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Lavoro subordinato: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un datore di lavoro contro una sanzione per l'impiego di un lavoratore irregolare. La decisione si fonda sull'applicazione della regola della "doppia conforme", che impedisce un nuovo esame dei fatti quando due sentenze di merito sono concordi, e sottolinea come la valutazione delle prove per qualificare un rapporto come lavoro subordinato spetti esclusivamente ai giudici di merito, senza possibilità di riesame in sede di legittimità se la motivazione è coerente.
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Canna fumaria condominio: il rifiuto è risarcibile?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21483/2024, ha stabilito che il condominio può essere tenuto a risarcire il danno se, oltre al diniego dell'assemblea, l'amministratore rifiuta di consegnare le chiavi per l'accesso a una parte comune, impedendo di fatto l'installazione di una canna fumaria. Se l'uso della parte comune è legittimo ai sensi dell'art. 1102 c.c., l'ostruzionismo attivo e non solo il voto contrario può configurare un illecito dannoso. La questione è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Impossibilità sopravvenuta: contratto risolto
Un dirigente amministrativo di un'azienda sanitaria ha visto il suo contratto risolto a seguito della soppressione dell'ente per cui lavorava, a causa di una riorganizzazione regionale. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della risoluzione, qualificandola come un caso di impossibilità sopravvenuta della prestazione, escludendo il diritto al risarcimento del danno.
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Distrazione spese legali: come correggere l’omissione
Una società, vittoriosa in un contenzioso contro l'Amministrazione Finanziaria, si è vista riconoscere le spese legali. Tuttavia, la sentenza della Corte di Cassazione aveva omesso di disporre la 'distrazione spese legali' in favore del difensore, nonostante la richiesta esplicita. L'avvocato ha quindi richiesto la correzione dell'errore materiale. La Suprema Corte ha accolto l'istanza, ribadendo che l'omissione della distrazione delle spese costituisce un errore materiale sanabile con l'apposita procedura di correzione, e non un motivo di impugnazione. Di conseguenza, ha ordinato l'integrazione della sentenza originale.
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Responsabilità del custode: parcheggio allagato
Un automobilista ha subito ingenti danni alla propria auto a causa dell'allagamento di un'autorimessa interrata, gestita da una società specializzata, in seguito all'esondazione di un fiume. Sia il Tribunale che la Corte d'Appello hanno riconosciuto la responsabilità del custode (la società di gestione) per i danni, condannandola al risarcimento. La compagnia assicurativa della società ha fatto ricorso in Cassazione, sostenendo che l'evento fosse un caso fortuito e che la motivazione della sentenza d'appello fosse apparente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la condanna e ribadendo i principi sulla responsabilità del custode ex art. 2051 c.c., chiarendo che la prevedibilità dell'evento esclude il caso fortuito e fonda la responsabilità oggettiva.
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Giudizio di rinvio: i poteri del giudice civile
Due dirigenti di una società, diffamati da un direttore televisivo, si vedevano liquidare il danno dalla Corte d'Appello civile. In Cassazione, lamentavano che la Corte fosse andata oltre la loro richiesta di condanna generica. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, chiarendo che nel giudizio di rinvio ex art. 622 c.p.p. il giudice civile ha piena cognizione per decidere sia sull'esistenza che sull'ammontare del danno, realizzandosi una piena 'translatio iudicii'.
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Inammissibilità del ricorso: requisiti di forma
La Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso di una società contro una banca in una disputa su conto corrente. La ragione principale è la mancata riproduzione nel ricorso degli atti essenziali a sostegno delle proprie tesi, violando i requisiti di specificità. La decisione sottolinea l'importanza di formulare correttamente gli atti processuali per evitare l'inammissibilità del ricorso.
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Buoni pasto: diritto per turni oltre le sei ore
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di una dipendente ospedaliera ai buoni pasto per ogni turno di lavoro superiore alle sei ore. La Corte ha rigettato il ricorso dell'azienda sanitaria, stabilendo che il diritto al pasto, o al buono sostitutivo, non dipende dall'impossibilità di mangiare a casa, ma è direttamente collegato al diritto alla pausa, che scatta obbligatoriamente al superamento delle sei ore di lavoro giornaliero, come previsto dalla normativa nazionale e dalla contrattazione collettiva.
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Fallimento Impresa Agricola: quando prevale il commerciale
La Corte di Cassazione ha confermato il fallimento di una società a responsabilità limitata che, pur operando nel settore agricolo, svolgeva in misura preponderante attività commerciale, come la trasformazione e vendita di prodotti acquistati da terzi. La Corte ha stabilito che per le società commerciali, come le s.r.l., la soggettività al fallimento è presunta e spetta alla società stessa dimostrare la prevalenza dell'attività agricola. Inoltre, un precedente decreto di inammissibilità di un concordato preventivo non costituisce giudicato sulla natura non fallibile dell'impresa.
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Credito tributario contestato: l’obbligo di inclusione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società fallita, confermando che il suo piano di concordato preventivo era a sua volta inammissibile. La ragione principale è la mancata adeguata rappresentazione di un ingente credito tributario contestato, un errore che ha compromesso la trasparenza e la fattibilità del piano, ledendo il diritto dei creditori a un'informazione completa e veritiera.
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Apertura di credito: onere della prova e prescrizione
Un'azienda ha citato in giudizio un istituto di credito per l'applicazione di interessi illegittimi su un conto corrente, sostenendo l'esistenza di un'apertura di credito non formalizzata. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'onere della prova sull'esistenza dell'affidamento grava sul correntista. Poiché tale prova non è stata fornita, la richiesta di far decorrere la prescrizione per la restituzione delle somme dalla chiusura del conto è stata respinta.
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Decreti anti-usura: valore normativo e jura novit curia
Una società ha citato in giudizio un istituto bancario per l'applicazione di interessi usurari su alcuni contratti di mutuo. La Corte d'Appello aveva respinto la domanda, sostenendo che la società non avesse prodotto in giudizio i decreti ministeriali che stabiliscono i tassi soglia, ritenendoli atti amministrativi. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha ribaltato tale decisione, affermando che i decreti anti-usura hanno natura normativa. Di conseguenza, il giudice è tenuto a conoscerli e applicarli d'ufficio in virtù del principio 'jura novit curia', senza che la parte debba provarne l'esistenza.
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