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Giurisprudenza Civile

Inadempimento obblighi assistenza: la prova è decisiva

Una donna cede la nuda proprietà di un immobile in cambio di assistenza. Successivamente, lamenta un inadempimento degli obblighi di assistenza e chiede la risoluzione del contratto. I tribunali, inclusa la Corte di Cassazione, respingono la sua richiesta. La decisione si fonda sulle prove testimoniali che hanno smentito l’inadempimento e hanno chiarito che una breve interruzione del servizio era dovuta a una scelta della stessa assistita. La sentenza sottolinea come la prova concreta dei fatti prevalga sulla mera allegazione dell’inadempimento.

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Errore di fatto revocatorio: quando è inammissibile

Una lavoratrice ha impugnato per revocazione un’ordinanza della Corte di Cassazione, lamentando un errore di fatto revocatorio, ovvero una falsa percezione della realtà processuale. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l’errata interpretazione di norme o la valutazione di atti processuali costituisce un errore di giudizio, non un errore di fatto. Quest’ultimo, per essere rilevante, deve consistere in una svista palese e decisiva su un fatto non controverso, risultante direttamente dagli atti, e non in un’analisi critica del ragionamento del giudice.

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Indennità di trasferta TFR: quando va calcolata?

Una società ha contestato l’inclusione di un’indennità di trasferta, corrisposta con regolarità a un dipendente, nella base di calcolo del suo TFR. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. L’elemento chiave è la natura non occasionale ma strutturale dell’emolumento, che lo rende parte integrante della retribuzione utile al calcolo dell’indennità di trasferta TFR. Sono state respinte anche le eccezioni procedurali sulla validità dell’atto di precetto.

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Giurisdizione giudice ordinario per crediti sanitari

Una fondazione sanitaria ha contestato le delibere di una Regione e di un’Azienda Sanitaria Locale che impattavano i suoi crediti. La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario, chiarendo che la controversia, pur derivando da atti amministrativi, riguarda pretese patrimoniali di natura contrattuale e non l’esercizio di un potere autoritativo della Pubblica Amministrazione sul rapporto di concessione.

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Limiti del sindacato della Cassazione: caso portuale

Le Sezioni Unite della Cassazione dichiarano inammissibile un ricorso contro una decisione del Consiglio di Stato per presunta assenza di motivazione. La Corte ribadisce che i limiti del sindacato della Cassazione sono confinati alle sole questioni di giurisdizione, escludendo gli errori procedurali come la motivazione carente, che rappresenta un ‘cattivo esercizio’ e non un diniego della giurisdizione stessa.

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Acque pubbliche: quando un fosso è demanio idrico?

Una proprietaria di un immobile contesta un ordine di demolizione, sostenendo che il terreno su cui ha costruito è privato poiché il fosso sottostante è una fognatura e non un corso d’acqua demaniale. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, confermando la decisione del tribunale specializzato. La Corte chiarisce che la distinzione fattuale tra un corso d’acqua e una fognatura spetta al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità. Viene ribadito che le acque pubbliche fanno parte del demanio inalienabile dello Stato.

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Rinuncia al ricorso: quando si estingue il giudizio

Una società e alcuni privati, dopo aver presentato ricorso in Cassazione, vi hanno rinunciato. La controparte ha accettato la rinuncia. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio, chiarendo che in caso di rinuncia al ricorso accettata non si applica né la condanna alle spese, né il raddoppio del contributo unificato, in quanto quest’ultima è una misura sanzionatoria prevista solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

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Indennità di trasferta: quando è un trasferimento?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’azienda che aveva erogato l’indennità di trasferta a dipendenti di fatto trasferiti stabilmente. L’ordinanza ribadisce che spetta al datore di lavoro l’onere di provare i presupposti per l’esenzione contributiva, distinguendo nettamente la trasferta temporanea dal trasferimento definitivo della sede di lavoro.

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Usucapione immobile ereditario: la parola alla Cassazione

Un figlio impugna i testamenti della madre che favorivano la sorella e la nipote. Queste ultime propongono domanda di usucapione immobile ereditario. La Cassazione accoglie il loro ricorso, stabilendo che l’avvenuta usucapione dell’intero bene lo sottrae all’asse ereditario, rendendo inefficaci le pretese successorie su di esso.

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Trasferimento d'azienda: obblighi del nuovo titolare

Un lavoratore ha citato in giudizio il padre, suo ex datore di lavoro, e il fratello, a cui era stata ceduta l’attività, per ottenere il pagamento di differenze retributive. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna solidale di entrambi. L’ordinanza chiarisce che nel trasferimento d’azienda il nuovo titolare risponde dei debiti pregressi. Inoltre, ha stabilito che la prescrizione dei crediti da lavoro non decorre se il rapporto è stato mascherato da contratti a termine fittizi, considerandolo come un unico rapporto continuativo fino alla sua effettiva cessazione.

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Retribuzione parametro: calcolo e onere della prova

Un gruppo di dipendenti ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro, una compagnia aerea, per il non corretto calcolo della retribuzione. Un accordo sindacale garantiva loro una retribuzione non inferiore al 93% di quella precedentemente percepita, calcolata su una specifica “retribuzione parametro”. L’azienda non aveva incluso un’indennità di trasporto in tale parametro. La Corte di Cassazione ha confermato le sentenze dei gradi inferiori a favore dei lavoratori, respingendo il ricorso dell’azienda. La Corte ha chiarito che l’interpretazione della domanda iniziale dei lavoratori e la valutazione della mancata contestazione di fatti specifici da parte dell’azienda rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito.

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Notifica ricorso Cassazione: errore e rinnovazione

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha affrontato un caso di risarcimento danni per le vittime di un attentato. L’analisi si è concentrata su un vizio procedurale: l’errata notifica del ricorso Cassazione agli enti statali coinvolti, effettuata presso l’Avvocatura Distrettuale anziché quella Generale. Di conseguenza, la Corte ha ordinato la rinnovazione della notifica entro 60 giorni, rinviando la causa per la successiva trattazione nel merito.

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Giurisdizione pensione: la Cassazione sceglie il Giudice

Una ex dipendente di un ente pubblico chiedeva il ricalcolo della pensione. Dopo un conflitto tra Corti, la Cassazione ha stabilito che la giurisdizione pensione spetta al giudice ordinario. Il criterio decisivo non è la natura pubblica del datore di lavoro, ma il fatto che la pensione sia a carico del fondo generale INPS e non del bilancio dello Stato.

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Indennità di esclusività medica e tetti di spesa

Una fondazione di ricerca scientifica ha citato in giudizio una ASL e la Regione per il rimborso dell’indennità di esclusività medica pagata ai propri medici. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi inferiori. La Corte ha stabilito che tale indennità rientra nei tetti di spesa concordati e non può essere considerata una spesa “extra budget”. Inoltre, la fondazione non ha fornito la prova, a suo carico, che i finanziamenti statali specifici, condizione per il rimborso, fossero stati effettivamente erogati alla Regione.

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Proprietà condominiale: quando il cortile è privato?

Una società apriva finestre su un’area che riteneva comune, ma che i vicini utilizzavano come autorimessa privata. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’area è di proprietà esclusiva dei vicini. La motivazione si fonda sul fatto che, prima della costituzione del condominio, l’area era già stata chiusa e destinata permanentemente ad autorimessa, perdendo così la sua funzione di bene comune. Di conseguenza, la presunzione di proprietà condominiale non è applicabile.

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Mutuo solutorio: valido come titolo esecutivo

Un debitore ha contestato un’azione esecutiva immobiliare basata su un mutuo, sostenendo che si trattasse di un ‘mutuo solutorio’ nullo, destinato a coprire un debito pregresso illegittimo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso. Citando recenti sentenze delle Sezioni Unite, ha confermato che il mutuo solutorio è un contratto valido e costituisce un titolo esecutivo idoneo a fondare un’esecuzione forzata. La Corte ha chiarito che, per il perfezionamento del contratto, è sufficiente la disponibilità giuridica delle somme sul conto del mutuatario, anche se queste vengono immediatamente impiegate per estinguere il debito precedente, non essendo necessaria la consegna materiale del denaro.

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Notifica avvocato: quando è nulla e come sanarla

Una società ha presentato ricorso in Cassazione contro un Comune. La notifica dell’atto, eseguita direttamente dal legale della società, è stata dichiarata nulla perché priva della necessaria vidimazione preventiva del Consiglio dell’Ordine. Poiché il Comune non si è costituito in giudizio, la nullità non è stata sanata. La Corte ha quindi ordinato la rinnovazione della notifica avvocato, concedendo un termine per correggere l’errore procedurale e consentire al processo di proseguire.

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Onere della prova: ricorso inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un lavoratore in una causa per differenze retributive. La decisione evidenzia come il mancato rispetto dell’onere della prova, consistente nel non contestare specificamente le reali motivazioni della sentenza d’appello, porti al rigetto del ricorso. Il caso verteva sul calcolo delle ore di straordinario e sulla restituzione di una somma di denaro, ma l’appello in Cassazione è fallito per vizi procedurali legati all’aspecificità dei motivi presentati.

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Obbligazione risarcitoria: chi paga i danni in condominio?

La Corte di Cassazione stabilisce un principio fondamentale in materia di obbligazione risarcitoria condominiale. Un nuovo proprietario non è responsabile per i danni causati dalle parti comuni verificatisi prima del suo acquisto. La responsabilità è di natura extracontrattuale e personale, quindi rimane in capo a chi era proprietario al momento del fatto dannoso. Di conseguenza, la delibera condominiale che addebita tali costi al nuovo acquirente è illegittima. Il caso riguardava una società immobiliare a cui era stato chiesto di contribuire al risarcimento per allagamenti avvenuti nel 1993, ben prima che acquistasse l’immobile nel 2004.

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Ricorso inammissibile: requisiti di forma essenziali

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per violazione dell’art. 366 c.p.c. Il ricorrente non ha esposto chiaramente i fatti, i motivi di appello e il contenuto degli atti processuali, rendendo impossibile la valutazione della Corte. L’analisi sottolinea l’importanza della specificità e autosufficienza nel redigere un ricorso per cassazione.

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