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Giurisprudenza Civile

Brevetto europeo: validità e traduzione inesatta

Una società produttrice di pannelli per l’edilizia ha impugnato una sentenza di primo grado che l’aveva condannata per contraffazione di un brevetto europeo. I motivi di appello si basavano sulla presunta scadenza del brevetto, qualificato come modello di utilità, e sulla nullità derivante da una traduzione italiana inesatta che ne ampliava la portata. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, confermando la validità del brevetto europeo. Ha chiarito che la legge permette la correzione di una traduzione errata e che il testo di riferimento resta quello originale. La Corte ha inoltre precisato che, sebbene il brevetto avesse caratteristiche simili a un modello di utilità, si trattava di un valido brevetto d’uso, non soggetto alla scadenza decennale dei modelli.

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Impugnazione cartella fallito: chi agisce se il curatore è inerte?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5173/2025, affronta il tema della legittimazione degli ex rappresentanti legali di una società fallita a contestare una cartella di pagamento in caso di inerzia del curatore. La Corte conferma che l’ex amministratore può procedere con l’impugnazione cartella fallito, sulla scia di un precedente intervento delle Sezioni Unite. Tuttavia, chiarisce che la mancata notifica dell’avviso di irregolarità all’ex amministratore non determina la nullità della cartella, ma la sua inopponibilità alla società una volta tornata in bonis. La Corte ha quindi accolto parzialmente il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza di secondo grado e rinviando la causa per un nuovo esame.

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Rimborso IVA fallimento: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società fallita per un rimborso IVA. La Corte ha chiarito che l’erronea percezione di un fatto processuale, come il mancato invio di una dichiarazione, costituisce un errore di fatto da contestare con il rimedio della revocazione e non un errore procedurale. Inoltre, il ricorso è stato bloccato dalla regola della “doppia conforme”, essendo le decisioni di primo e secondo grado basate sulle stesse ragioni. La sentenza sottolinea l’importanza di scegliere il corretto strumento di impugnazione in materia di rimborso IVA fallimento.

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Autosufficienza del ricorso: Cassazione inammissibile

Una società costruttrice fallita ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello che aveva respinto le sue richieste di pagamento per diverse riserve in un contratto di appalto pubblico. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando la violazione del principio di autosufficienza del ricorso. La ricorrente non ha dimostrato di aver sollevato specifiche questioni, relative all’indipendenza di alcune riserve, nei gradi di giudizio precedenti, rendendo impossibile per la Corte esaminare il merito della censura.

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Garanzia a prima richiesta: effetti della nullità ABI

La Cassazione chiarisce che, in presenza di una garanzia a prima richiesta, la nullità parziale delle clausole anticoncorrenziali (schema ABI) non travolge l’intero contratto. Per interrompere la decadenza prevista dall’art. 1957 c.c., è sufficiente una richiesta stragiudiziale del creditore, senza necessità di un’azione in giudizio. La Corte ha respinto il ricorso dei garanti, sottolineando che la natura autonoma della garanzia rende irrilevante la cessazione del loro interesse soggettivo (come la vendita delle quote della società debitrice).

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Notifica PEC e appello tardivo: la Cassazione decide

Una società proponeva appello avverso una sentenza, ma la controparte ne eccepiva la tardività, provando l’avvenuta notifica PEC della decisione di primo grado tramite copie cartacee delle ricevute. La Cassazione ha rigettato il ricorso della società appellante, confermando che la prova della notifica PEC può essere fornita con copie analogiche e che il disconoscimento della loro conformità all’originale digitale deve avvenire nella prima occasione utile, pena l’inefficacia. La tardiva contestazione ha quindi reso l’appello inammissibile.

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Garanzia vizi cosa venduta: il fatto non basta

Un ente comunale vende un terreno su cui insiste un condotto fognario non dichiarato. L’acquirente chiede la risoluzione del contratto. La Corte di Cassazione, riformando le decisioni precedenti, stabilisce che la garanzia per vizi della cosa venduta, ai sensi dell’art. 1489 c.c., si applica solo in presenza di un effettivo diritto legale di un terzo sul bene, e non per una mera situazione di fatto, per quanto gravosa. La sentenza di appello viene quindi annullata con rinvio.

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Contributi minimi professionisti: obbligo anche senza reddito

Un ente previdenziale di categoria ha impugnato una sentenza che esonerava un professionista dal versamento dei contributi minimi a causa della sua attività sporadica. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la semplice iscrizione all’albo professionale è sufficiente a generare l’obbligo di versare i contributi minimi professionisti, a prescindere dalla continuità dell’attività o dalla produzione di un reddito.

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Prova testimoniale pagamento: quando il giudice dice no

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un committente che cercava di dimostrare un pagamento in contanti di 22.000 euro tramite testimoni. La decisione conferma che la prova testimoniale pagamento oltre certi limiti di valore è una deroga eccezionale a discrezione del giudice, il quale può negarla in assenza di un principio di prova scritta, data la natura delle parti e l’importo. L’ordinanza sottolinea anche l’inammissibilità dei motivi di ricorso generici che non dimostrano la decisività degli errori processuali denunciati.

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Transazione parziale: riduzione debito dei garanti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5185/2025, ha chiarito gli effetti di una transazione parziale sul debito dei garanti solidali. Se un garante salda la sua posizione per una somma inferiore alla sua quota ideale, il debito residuo degli altri garanti deve essere ridotto non dell’importo pagato, ma dell’intera quota ideale del garante che ha transatto. Questa decisione protegge i coobbligati non transigenti da un ingiusto aggravamento della loro posizione debitoria, applicando un principio consolidato delle Sezioni Unite.

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Cessione in blocco: onere della prova del cessionario

Una società che acquista crediti in blocco e subentra in una causa deve dimostrare con prove documentali di essere l’effettiva titolare dello specifico credito conteso. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società cessionaria proprio per la mancata prova della sua titolarità, un onere che non può essere eluso. La decisione ribadisce che la semplice affermazione di essere successore del creditore originario non è sufficiente, specialmente se la controparte contesta tale qualità.

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Onere della prova mutuo: non basta la dazione di denaro

Una madre ha citato in giudizio l’ex genero per la restituzione di una somma di denaro, sostenendo si trattasse di un prestito. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ribadendo che in un contratto di mutuo, l’onere della prova incombe su chi agisce. Non è sufficiente dimostrare la consegna del denaro, ma è necessario provare anche il titolo che obbliga alla restituzione. In questo caso, il contesto familiare e le testimonianze contraddittorie hanno fatto propendere i giudici per l’ipotesi di una liberalità, ovvero un regalo fatto per solidarietà.

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Azione revocatoria: vendita al figlio e presunzioni

Una sorella agisce in revocatoria contro il fratello che vende i propri immobili a una società del figlio, pregiudicando il suo credito. La Cassazione, con ordinanza 5193/2025, dichiara inammissibile il ricorso del fratello. Si afferma che il legame familiare costituisce una forte presunzione sulla conoscenza del danno da parte del terzo acquirente e che la trasformazione del patrimonio da immobiliare a liquido aumenta il rischio per il creditore, legittimando l’azione revocatoria.

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Rinuncia ricorso Cassazione: niente spese e doppio CU

Una committente, dopo aver perso in appello in una causa per un contratto di appalto, ha presentato ricorso in Cassazione. Successivamente, ha formalizzato una rinuncia al ricorso in Cassazione, accettata dalla controparte. La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, stabilendo che, data l’accettazione, non si procede alla liquidazione delle spese legali e non sorge l’obbligo di versare il doppio del contributo unificato.

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Querela di falso fotocopia: vale senza originale?

Un imprenditore contesta la validità di una quietanza di pagamento presentata in fotocopia da una società committente. La Corte di Cassazione stabilisce che la querela di falso fotocopia è ammissibile anche senza la produzione dell’originale, a condizione che la copia sia di qualità tale da permettere una perizia grafologica. Se l’analisi tecnica conferma l’autenticità della firma, il documento è valido, respingendo così il ricorso dell’imprenditore.

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Obbligo contributivo professionisti: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’iscrizione a un albo professionale è sufficiente a generare l’obbligo contributivo verso la cassa di previdenza di categoria. La Corte ha accolto il ricorso di un ente previdenziale contro un professionista che si opponeva al pagamento dei contributi minimi, sostenendo che la sua attività fosse solo occasionale. Secondo la Suprema Corte, l’obbligo contributivo dei professionisti sussiste a prescindere dalla continuità e dalla redditività dell’attività, in virtù del potere regolamentare della cassa.

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Simulazione assoluta: prova con presunzioni

Un creditore contesta la vendita di un immobile tra madre e figlio, sostenendo si tratti di una simulazione assoluta per sottrarre il bene alla garanzia del debito. La Corte di Cassazione conferma la decisione dei giudici di merito, ribadendo che la simulazione può essere provata tramite presunzioni gravi, precise e concordanti, come lo stretto legame di parentela, la mancata prova del pagamento del prezzo e l’assenza di un effettivo trasferimento del possesso del bene.

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Clausola compromissoria: valida anche con organo nullo

Un acquirente ha contestato la validità di una clausola compromissoria contenuta in un contratto preliminare, poiché indicava un organo per la nomina dell’arbitro (il Giudice Conciliatore) soppresso da anni. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la clausola compromissoria resta valida. La volontà delle parti di devolvere la controversia ad arbitri prevale e, in questi casi, si applica per analogia il meccanismo suppletivo che affida la nomina al Presidente del Tribunale, salvaguardando l’efficacia del patto arbitrale.

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Aliud pro alio: macchinari non conformi e vendita

Un’azienda agricola acquista un impianto oleario che si rivela non conforme alle normative di sicurezza alimentare, in quanto non realizzato con i materiali prescritti (acciaio inox). La Corte di Cassazione ha stabilito che tale difformità non costituisce un semplice vizio, ma può integrare la fattispecie di vendita di ‘aliud pro alio’, ovvero la consegna di un bene completamente diverso da quello pattuito. Questa qualificazione è cruciale perché il bene è risultato del tutto inidoneo ad assolvere alla sua funzione economico-sociale, legittimando così la richiesta di risoluzione del contratto senza sottostare ai brevi termini di prescrizione previsti per la garanzia per vizi.

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Caparra e risarcimento per occupazione illegittima

Un promittente venditore cita in giudizio i promissari acquirenti per la risoluzione di un contratto preliminare, dopo il loro rifiuto di stipulare il definitivo a causa di un vincolo minore e facilmente sanabile. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, stabilisce un principio fondamentale: il venditore che recede legittimamente dal contratto ha diritto sia a trattenere la caparra confirmatoria, sia a ottenere un risarcimento per l’illegittima occupazione dell’immobile da parte degli acquirenti inadempienti. Questi due rimedi, infatti, tutelano da pregiudizi diversi e sono quindi cumulabili.

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