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Giurisprudenza Civile

Inammissibilità ricorso Cassazione: il caso pratico
Un presunto socio in un'attività commerciale, dopo aver vinto in primo grado, si è visto negare il diritto dalla Corte d'Appello per mancanza di prove. La Corte di Cassazione ha poi dichiarato il suo ricorso inammissibile a causa di gravi errori procedurali, tra cui la mescolanza di motivi d'impugnazione e la violazione del principio di autosufficienza. La decisione finale ha confermato la sentenza d'appello, sottolineando il rigore formale necessario per adire la Suprema Corte.
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Altro vantaggio in locazione: quando è nullo?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di pagamento di un debito altrui come condizione per stipulare un contratto di sublocazione non costituisce un "altro vantaggio" vietato dall'art. 79 della L. 392/1978. Secondo la Corte, tale pattuizione è lecita se trova una giustificazione causale autonoma, come in un'operazione di espromissione, e non altera il sinallagma del contratto di locazione. La nullità si configurerebbe solo se fosse provato che tale giustificazione è meramente simulata per mascherare una "buona entrata" senza causa.
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Eccezione di compensazione: crediti in locazione
Un locatore ha avviato una procedura di sfratto per morosità contro il conduttore. Quest'ultimo, di professione avvocato, si è difeso sollevando un'eccezione di compensazione, sostenendo che il locatore gli doveva dei compensi professionali. La Corte d'Appello ha accolto tale difesa. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha confermato la decisione, chiarendo le regole procedurali e la natura dell'eccezione di compensazione quando utilizzata a scopo puramente difensivo per neutralizzare la pretesa avversaria, anche se il controcredito non è ancora liquido. Il ricorso del locatore è stato quindi respinto.
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Recesso socio: la durata della società è indefinita?
Un socio di una S.n.c. costituita per 50 anni ha tentato di esercitare il recesso, sostenendo che la durata fosse eccessiva e quindi assimilabile a un tempo indeterminato. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4978/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso. Ha stabilito che la valutazione sulla raggiungibilità della scadenza del contratto sociale, basata sull'età dei soci al momento della costituzione, è un'analisi di merito non sindacabile in sede di legittimità, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva negato il diritto di recesso socio in questo specifico caso.
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Crediti società cancellata: la guida della Cassazione
Una banca si opponeva a un precetto notificato dai soci di una società estinta per un credito della stessa. La Cassazione ha accolto il ricorso della banca, stabilendo che i crediti società cancellata non si trasferiscono automaticamente ai soci. È necessario verificare se il credito è certo, liquido e se era incluso nel bilancio di liquidazione, altrimenti si presume rinunciato.
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Licenziamento collettivo: limiti geografici e scelta
Una società ha effettuato un licenziamento collettivo considerando solo i dipendenti di una sede specifica. I tribunali hanno dichiarato il licenziamento illegittimo, poiché l'azienda non ha giustificato la mancata inclusione di personale con professionalità simili di altre sedi. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che nel licenziamento collettivo, la platea dei lavoratori non può essere limitata geograficamente senza valide e oggettive ragioni tecnico-produttive, confermando la reintegra del lavoratore.
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Licenziamento collettivo: illegittimo se limitato a 1 sede
La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittimo un licenziamento collettivo in cui la società aveva limitato la platea dei lavoratori da licenziare alla sola sede interessata dalla riorganizzazione. Secondo la Corte, in assenza di comprovate e oggettive ragioni tecnico-produttive che impediscano la comparazione, la scelta deve estendersi a tutti i dipendenti con profili professionali fungibili nell'intera azienda. La violazione di questo principio comporta la reintegrazione del lavoratore.
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Licenziamento collettivo: illegittima la scelta per sede
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4958/2024, ha confermato l'illegittimità di un licenziamento collettivo in cui l'azienda aveva limitato la platea dei lavoratori da licenziare a una sola sede geografica. Secondo la Corte, in presenza di professionalità fungibili in altre sedi, la comparazione deve avvenire a livello aziendale globale, a meno che non sussistano oggettive e comprovate esigenze tecnico-produttive che giustifichino una scelta diversa. La motivazione generica basata sulla sola dislocazione geografica è stata ritenuta insufficiente, portando alla reintegra del lavoratore.
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Improcedibilità del ricorso: copia incompleta sentenza
Un lavoratore ha presentato ricorso in Cassazione contro una decisione che negava il suo diritto a trattenere l'indennità di disoccupazione. Tuttavia, ha depositato una copia incompleta della sentenza d'appello. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso, sottolineando che l'omissione di pagine contenenti la motivazione centrale della decisione equivale alla mancata produzione del provvedimento, impedendo l'esame del merito.
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Carenza d’interesse ricorso: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso in una controversia locatizia. Sebbene la rinuncia presentata dal legale fosse inefficace per mancanza di mandato speciale, la Corte ha ritenuto che tale atto dimostrasse una chiara e sopravvenuta carenza d'interesse ricorso da parte dei ricorrenti, giustificando così la chiusura del procedimento per inammissibilità.
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Cessione ramo d’azienda: il doppio rapporto di lavoro
La Cassazione, in un caso di cessione ramo d'azienda illegittima, stabilisce che si creano due rapporti di lavoro distinti: uno 'de iure' con l'azienda cedente e uno 'de facto' con la cessionaria. Di conseguenza, l'accordo transattivo con la cessionaria non estingue il diritto del lavoratore a ricevere le retribuzioni dalla cedente.
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Querela di falso: Cassazione su firma dissimulata
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante una querela di falso su una firma ritenuta appositamente dissimulata. La Corte ha ribadito che non può riesaminare nel merito le valutazioni tecniche del CTU, se la sentenza d'appello ha fornito una motivazione logica e coerente, anche se per relationem, respingendo le critiche degli appellanti. Il caso conferma i rigidi limiti del giudizio di legittimità sulla valutazione delle prove.
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Licenziamento collettivo: illegittima la scelta locale
Una società avviava una procedura di licenziamento collettivo limitando la selezione dei dipendenti a una sola delle sue filiali. Un lavoratore licenziato ha impugnato la decisione, ottenendo ragione in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha confermato che il licenziamento è illegittimo, poiché la platea dei lavoratori da considerare per la scelta deve includere tutti i dipendenti con professionalità comparabili e fungibili presenti nell'intera azienda, non solo nella sede interessata dalla riduzione di personale. La Corte ha ribadito che la violazione di questo criterio di scelta comporta l'annullamento del licenziamento e la reintegrazione del lavoratore.
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Disoccupazione soci cooperative: esclusa prima del 2013
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4936/2024, ha stabilito che i soci lavoratori di specifiche cooperative, come quelle di pulizia, non avevano diritto all'indennità di disoccupazione prima del 1° gennaio 2013. La Corte ha chiarito che il tema della disoccupazione soci cooperative è stato disciplinato solo con la riforma del 2012, negando il diritto alla prestazione per un licenziamento avvenuto nel 2010 e ribaltando le precedenti decisioni di merito.
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Notifica fallita: come salvare l’impugnazione
Una società si oppone a un decreto ingiuntivo, ma la notifica dell'atto di opposizione non va a buon fine. I giudici di merito dichiarano tardiva l'opposizione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4931/2024, ribalta la decisione, chiarendo che in caso di notifica fallita per causa non imputabile, la parte deve riattivare il processo con immediatezza. La Corte ha ritenuto tempestiva l'azione della società, che aveva chiesto al giudice un nuovo termine, cassando la sentenza e rinviando il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Correzione errore materiale: quando il giudice sbaglia
Una cooperativa ha ottenuto la correzione di un'ordinanza per un errore materiale nella liquidazione delle spese legali. La Cassazione ha ridotto l'importo da €15.000 a €5.000, riconoscendo un 'errore di battitura' e distinguendo tale svista dall'errore di fatto revocatorio. La decisione si basa sulla manifesta volontà del giudice, alterata da un refuso.
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Risarcimento danni terzo: Giudice Ordinario competente
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4929/2024, ha stabilito che la giurisdizione per la richiesta di risarcimento danni avanzata da un terzo, danneggiato solo indirettamente da un provvedimento illegittimo della Pubblica Amministrazione, spetta al giudice ordinario e non a quello amministrativo. Il caso riguardava due architetti che, dopo aver risarcito i propri clienti a causa di sanzioni edilizie sproporzionate e poi annullate, hanno citato in giudizio il Comune per i danni subiti. La Corte ha chiarito che, non essendo i diretti destinatari del provvedimento, la loro azione legale per il risarcimento danni terzo si fonda su un illecito civile e non su un rapporto di diritto amministrativo.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato
Una società in liquidazione ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d'Appello. Successivamente, ha formalizzato una rinuncia al ricorso, prontamente accettata dalla controparte con compensazione delle spese legali. La Suprema Corte, preso atto dell'accordo, ha dichiarato l'estinzione del giudizio. La decisione sottolinea un principio fondamentale: in caso di estinzione per rinuncia, non si applica il raddoppio del contributo unificato, misura sanzionatoria riservata esclusivamente ai casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso.
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Decadenza benefici amianto: la Cassazione conferma
Un lavoratore ha richiesto il riconoscimento dei benefici contributivi per esposizione all'amianto. La sua domanda è stata respinta per intervenuta decadenza. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che il termine triennale di decadenza per i benefici amianto inizia a decorrere trascorsi 300 giorni dalla domanda amministrativa, anche in assenza di un provvedimento esplicito da parte dell'ente previdenziale. La Corte ha inoltre specificato che tale decadenza colpisce l'intero diritto alla rivalutazione e non i singoli ratei pensionistici.
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Progressione economica: diritto anche se cessati dal servizio
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 4960/2024, ha stabilito che i dipendenti pubblici hanno diritto alla progressione economica anche se cessano dal servizio prima della pubblicazione della graduatoria finale. Il caso riguardava alcuni lavoratori di un ente fiscale esclusi da una selezione perché andati in pensione. La Corte ha chiarito che la progressione economica non ha solo una funzione di incentivo per il futuro, ma anche una funzione premiale e corrispettiva per il lavoro già svolto. Pertanto, il diritto si consolida con il superamento della selezione e non può essere negato a causa di ritardi burocratici o della successiva cessazione del rapporto di lavoro.
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