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Giurisprudenza Civile

Poteri CTU: la Cassazione chiarisce l'onere della prova

In una controversia tra ex coniugi per il rendiconto dei frutti di immobili in comunione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello che aveva negato il diritto della ricorrente per mancanza di prove. La Suprema Corte ha chiarito i poteri del CTU, affermando che il consulente può acquisire documenti (come i contratti di locazione dall’Agenzia delle Entrate) per accertare i fatti, soprattutto se la parte ne aveva già richiesto l’esibizione. Questa acquisizione, unita alla valutazione della mancata comparizione della controparte all’interrogatorio formale, costituisce un quadro probatorio che il giudice di merito deve considerare.

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Integrazione contraddittorio: guida della Cassazione

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha sospeso un giudizio di responsabilità professionale a causa del decesso di una delle parti. Poiché gli eredi designati avevano rinunciato all’eredità, la Corte ha ordinato al ricorrente di effettuare una corretta integrazione del contraddittorio, notificando l’atto ai veri eredi o, in loro assenza, a un curatore dell’eredità giacente, stabilendo un termine di 120 giorni per adempiere.

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Domanda ultratardiva: quando il ritardo è colpevole?

Una società finanziaria ha presentato una domanda ultratardiva in una procedura fallimentare. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del tribunale. La Corte ha sottolineato che spetta al creditore l’onere di provare che il ritardo è dovuto a una causa insuperabile e non imputabile, onere che la società non è riuscita a soddisfare.

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Rettifica atto notarile: responsabilità del notaio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un notaio contro la sua condanna al risarcimento dei costi per la rettifica di un atto di compravendita. La Corte ha stabilito che, sebbene un errore sul codice fiscale non invalidi l’atto, la necessità di una rettifica atto notarile per consentire la successiva rivendita del bene fonda la responsabilità professionale del notaio per le spese sostenute dalla parte.

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Retribuzione P.O.: no a compensi extra per incarichi

Un dipendente di un ente locale, già titolare di Posizione Organizzativa (P.O.), richiedeva un compenso aggiuntivo per aver assunto la responsabilità di un’altra unità operativa. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la retribuzione P.O. è governata dal principio di onnicomprensività. Secondo la Corte, tale trattamento economico assorbe già ogni compenso per ulteriori incarichi, salvo espresse e specifiche deroghe previste dalla contrattazione collettiva, che nel caso di specie mancavano.

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Trasferimento dipendenti pubblici: quale contratto si applica?

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un trasferimento di dipendenti pubblici da un’amministrazione statale a una regionale. I lavoratori chiedevano l’applicazione di un contratto collettivo più favorevole, sostenendo che la data del loro trasferimento dovesse essere retrodatata all’entrata in vigore della legge di riorganizzazione. La Corte ha stabilito che la data effettiva del trasferimento coincide con quella degli atti formali di inquadramento e non con quella della norma, applicando quindi il contratto collettivo vigente al momento del passaggio formale. Questa ordinanza chiarisce un punto cruciale nel diritto del lavoro pubblico riguardo al trasferimento di dipendenti pubblici.

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Indennità posizioni organizzative: no al cumulo

Un dipendente pubblico si era visto riconoscere dai giudici di merito il diritto a una doppia indennità per essere stato titolare di due distinte posizioni organizzative. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che il principio di onnicomprensività della retribuzione per chi ricopre tali ruoli vieta il cumulo delle indennità posizioni organizzative, anche in caso di plurimi incarichi.

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Licenziamento per condotta extralavorativa: la guida

Un necroforo, dipendente di un’azienda sanitaria pubblica, è stato licenziato per giusta causa a seguito di una grave aggressione con arma da fuoco commessa al di fuori dell’orario di lavoro. La Corte d’Appello aveva annullato il licenziamento, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato tale decisione. La Suprema Corte ha stabilito che il licenziamento per condotta extralavorativa è legittimo quando il fatto, per la sua gravità, è tale da ledere irrimediabilmente il vincolo di fiducia, a prescindere da un impatto diretto sulla prestazione lavorativa, specialmente nel caso di dipendenti pubblici.

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Prova dell'usucapione: la Cassazione decide

Una società immobiliare ha citato in giudizio una signora per occupazione senza titolo di un appartamento. Quest’ultima ha risposto con una domanda riconvenzionale per usucapione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della signora, confermando la decisione della Corte d’Appello che aveva negato l’usucapione per mancanza di una adeguata prova dell’usucapione. La Corte ha chiarito che la valutazione dei testimoni spetta al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità, distinguendo tra l’omesso esame di un elemento di prova e quello di un fatto storico decisivo.

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Impugnazione inammissibile: ricorso Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di pubblico impiego relativo all’inquadramento e alle progressioni di carriera di alcuni dipendenti ministeriali. La Corte ha dichiarato sia il ricorso principale dei lavoratori che il ricorso incidentale del Ministero inammissibili per vizi procedurali. La sentenza evidenzia l’importanza critica di rispettare i requisiti formali per evitare una declaratoria di impugnazione inammissibile, che impedisce al giudice di esaminare il merito della controversia.

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Danno da perdita di chance: onere della prova

Un funzionario pubblico ha citato in giudizio la propria amministrazione per un danno da perdita di chance, sostenendo di essere stato illegittimamente escluso dall’assegnazione di una posizione organizzativa. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le sentenze precedenti. Ha stabilito che, per ottenere un risarcimento, il lavoratore deve fornire la prova concreta e specifica di una seria possibilità di successo, non bastando una semplice contestazione generica della procedura selettiva.

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Legittimazione amministratore condominio: il caso

Un condominio e alcuni condomini agivano in giudizio per far dichiarare l’estinzione per non uso ventennale di un diritto di passaggio pubblico su un’area comune. La Corte d’Appello negava la legittimazione sia all’amministratore che ai singoli condomini. La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza, affermando la piena legittimazione dell’amministratore per tali azioni, in quanto non costituiscono atti di disposizione ma sono volte a liberare il bene comune da un peso. La Corte ha inoltre rilevato la formazione di un giudicato interno sulla legittimazione dei singoli condomini, non essendo stata specificamente appellata la decisione di primo grado sul punto.

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Usucapione tra coniugi: impossibile in comunione legale

Un ex marito chiedeva l’usucapione tra coniugi della quota di un immobile, adibito a studio professionale, acquistato in comunione legale. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che l’usucapione è sospesa tra i coniugi finché dura il vincolo matrimoniale e la comunione legale, per tutelare l’armonia familiare. Solo con la separazione e un atto di interversione del possesso possono iniziare a decorrere i termini.

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Cessione volontaria: quando è trasferimento definitivo?

Un erede contestava la validità della vendita di alcuni terreni da parte di un Comune, sostenendo che l’originaria cessione volontaria del 1981 non fosse un trasferimento definitivo della proprietà. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la scrittura privata, per il suo tenore letterale inequivocabile, aveva un effetto immediatamente traslativo. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile il motivo di ricorso relativo all’omesso esame di un documento, applicando il principio della “doppia conforme”, dato che le decisioni di primo e secondo grado erano identiche nelle motivazioni.

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Usucapione immobile: quando è solo detenzione?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imprenditore che rivendicava l’usucapione di un immobile commerciale da lui stesso venduto anni prima. La Corte ha confermato la decisione d’appello, stabilendo che la sua permanenza sull’immobile non costituiva possesso utile per l’usucapione immobile, ma semplice detenzione a titolo di comodato, mancando la prova dell’ ‘animus possidendi’, ovvero l’intenzione di comportarsi come proprietario.

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Improcedibilità del ricorso: errore fatale in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso presentato da un gruppo di proprietari immobiliari in una causa per diritti di parcheggio. La decisione si fonda su un vizio procedurale: i ricorrenti, pur attestando di aver ricevuto la notifica della sentenza d’appello, non hanno depositato la relativa prova (relata di notifica). Questo adempimento è essenziale per consentire alla Corte di verificare la tempestività dell’impugnazione. La mancanza ha reso l’appello inammissibile, evidenziando la rigorosità delle norme processuali e il principio di autoresponsabilità della parte impugnante.

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Giuramento decisorio: quando il giudice può revocarlo?

In una complessa causa di proprietà immobiliare, la Corte di Cassazione conferma la decisione dei giudici di merito di revocare l’ammissione di un giuramento decisorio, anche se già prestato. La Corte ha stabilito che la prova documentale, che attestava un rapporto di locazione e la titolarità del bene, prevale sul giuramento, in quanto quest’ultimo era stato erroneamente ammesso su questioni giuridiche e non su fatti storici. Di conseguenza, il ricorso del detentore dell’immobile è stato rigettato.

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Liberazione fideiussore: il ruolo di amministratore

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un garante che era anche amministratore della società debitrice. La Corte ha stabilito che la liberazione fideiussore, ai sensi dell’art. 1956 c.c., non si applica in questo caso, poiché si presume che il garante-amministratore sia a conoscenza delle condizioni finanziarie precarie della società. Di conseguenza, il suo consenso a nuove operazioni di credito è considerato implicito. È stata inoltre respinta l’eccezione di nullità per presunte clausole anticoncorrenziali per mancanza di prova.

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Divieto di espulsione: il Giudice deve valutare tutto

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Giudice di Pace che confermava un decreto di espulsione. La Corte ha stabilito che il giudice di merito ha l’obbligo di valutare ogni potenziale divieto di espulsione, inclusa la pendenza di una domanda di protezione speciale e i nuovi fatti che dimostrano l’integrazione del cittadino straniero, come un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il Giudice non può dichiararsi incompetente sulla base di precedenti decisioni se sono intervenuti elementi nuovi.

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Ricorso per cassazione: i requisiti di ammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione per due vizi formali cruciali: la mancata dichiarazione della qualità di successore nel diritto controverso e l’assenza della sommaria esposizione dei fatti, come richiesto dalla legge. La decisione sottolinea l’importanza del rispetto dei requisiti procedurali per accedere al giudizio di legittimità.

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