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Giurisprudenza Civile

Legittimazione del fallito: può impugnare l'avviso?

La Corte di Cassazione chiarisce i confini della legittimazione del fallito nell’impugnare atti tributari. L’ordinanza analizza il caso di una società che, nonostante il parere contrario del curatore, ha contestato un avviso di accertamento. La Corte ha stabilito che la legittimazione del fallito sussiste non solo in caso di inerzia del curatore, ma anche a fronte di una sua esplicita rinuncia. Vengono inoltre precisati gli oneri probatori del contribuente in caso di motivazione per relationem e violazione del contraddittorio.

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Provvedimento non decisorio: quando è inammissibile?

Una società creditrice si oppone a un decreto del tribunale che specificava i termini di pagamento di un concordato preventivo, ritenendolo una modifica illegittima. Dopo che la Corte d’Appello ha respinto il suo reclamo come tardivo, la società si rivolge alla Cassazione. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che il decreto impugnato era un semplice atto di chiarificazione, un provvedimento non decisorio, e come tale non suscettibile di impugnazione in quanto privo dei caratteri di decisorietà e definitività.

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Attestazione concordato preventivo: la Cassazione

La Corte di Cassazione conferma la dichiarazione di fallimento di una società, rigettando il ricorso contro la decisione di inammissibilità della proposta di concordato. Il cuore della decisione risiede nella carenza della attestazione concordato preventivo, che non aveva adeguatamente verificato la capacità finanziaria di un soggetto terzo, essenziale per l’apporto di finanza esterna e la fattibilità del piano. La Corte ribadisce che il controllo del tribunale non si limita alla convenienza economica, ma si estende alla reale fattibilità della proposta.

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Usucapione: la lunga durata esclude la tolleranza

La Corte di Cassazione conferma la decisione della Corte d’Appello che aveva riconosciuto l’acquisto di un terreno per usucapione. La Corte ha stabilito che un rapporto con il bene protratto per quasi trent’anni, unito ad atti di dominio come la locazione a terzi, è incompatibile con una situazione di mera tolleranza da parte del proprietario originario, consolidando così il possesso utile ai fini dell’usucapione.

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Ricorso straordinario: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso straordinario presentato da una società creditrice contro il decreto che autorizzava un’altra azienda in concordato preventivo a pagare solo alcuni fornitori ‘strategici’. La Suprema Corte ha chiarito che tale autorizzazione è un atto di natura puramente gestoria, privo dei caratteri di decisorietà e definitività necessari per l’impugnazione ai sensi dell’art. 111 della Costituzione, in quanto non incide in modo definitivo sui diritti soggettivi del creditore escluso.

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Verificazione scrittura privata: l'originale è tardivo?

Un fideiussore disconosce la firma su una garanzia prodotta in copia. La Cassazione chiarisce che il deposito dell’originale dopo i termini istruttori, ai fini della verificazione scrittura privata, non è una produzione tardiva ma una regolarizzazione formale, respingendo il ricorso.

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Obblighi informativi banca: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso degli eredi di un’investitrice che avevano citato in giudizio una banca per le perdite subite su obbligazioni rischiose. L’investitrice si era rifiutata di fornire informazioni sulla propria situazione finanziaria. La Corte d’Appello aveva respinto la domanda, ritenendo che la propensione al rischio fosse desumibile da investimenti passati. La Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che gli obblighi informativi della banca non vengono meno e che una generica propensione al rischio non è sufficiente a provare che l’investitore avrebbe comunque compiuto l’operazione se fosse stato adeguatamente informato. Si presume quindi un nesso di causalità tra la carenza informativa e il danno, con onere della prova a carico della banca.

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Contratto quadro investimento: nullità per ordine anticipato

Un’investitrice ha acquistato obbligazioni argentine tramite una banca, ma l’ordine di acquisto è stato emesso il giorno prima della firma del contratto quadro investimento. I giudici di primo e secondo grado hanno dichiarato nullo l’acquisto. La Corte di Cassazione, pur confermando la nullità dell’operazione per la scorretta sequenza temporale, ha accolto parzialmente il ricorso della banca. Ha stabilito che l’investitrice deve restituire tutte le cedole incassate fin dall’inizio, e non solo quelle percepite dopo la messa in mora, per evitare un ingiustificato arricchimento.

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Responsabilità intermediario: Cassazione su investimenti

La Corte di Cassazione conferma la condanna di un istituto di credito per aver violato i propri obblighi informativi nella vendita di prodotti finanziari derivati a un cliente. La sentenza chiarisce che la responsabilità dell’intermediario finanziario è di natura contrattuale, con prescrizione decennale, e non precontrattuale. Viene sottolineato che una semplice avvertenza scritta sull’inadeguatezza dell’investimento non è sufficiente a esonerare la banca dalla sua responsabilità, che deve invece fornire informazioni specifiche e concrete per tutelare l’investitore. Il ricorso della banca è stato dichiarato inammissibile.

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Restituzione frutti: Obblighi della banca e del cliente

Un istituto di credito è stato condannato a risarcire un investitore per la mancata adeguata informazione su obbligazioni ad alto rischio. L’appello della banca è stato respinto dalla Corte di Cassazione, che ha colto l’occasione per chiarire le regole sulla restituzione frutti (cedole e riparti). La Corte ha stabilito che, sebbene l’investitore debba restituire i guadagni percepiti, la banca deve corrispondere gli interessi sul capitale dal giorno del pagamento originario, per evitare ingiustificati arricchimenti. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile anche perché la banca non ha contestato una delle ragioni autonome della decisione, ovvero la mancata prova dell’importo esatto dei frutti percepiti dal cliente.

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Fideiussione omnibus: validità dopo la fusione

Una garante firma una fideiussione omnibus a favore della Banca A per i futuri debiti del fratello. Anni dopo, il fratello contrae un debito con la Banca B. Successivamente, la Banca B incorpora la Banca A. La Corte di Cassazione ha stabilito che la fideiussione omnibus è valida ed efficace anche per il debito preesistente con la Banca B, in virtù della successione universale che si realizza con la fusione per incorporazione.

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Fideiussione omnibus: limiti e requisiti di validità

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un garante che, avendo firmato tre distinte fideiussioni, sosteneva che queste costituissero un’unica fideiussione omnibus nulla per assenza di un importo massimo garantito. La Corte ha dichiarato i motivi di ricorso inammissibili, sottolineando che l’appello deve specificamente contestare la ratio decidendi della sentenza precedente e che la Suprema Corte non può riesaminare la valutazione dei fatti, ma solo la corretta applicazione della legge.

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Diniego di giurisdizione e legittimazione ad agire

Una società di ristorazione, che opera in subingresso all’interno di un impianto sportivo comunale, impugnava un’ordinanza di rimozione di opere abusive. Il TAR dichiarava il ricorso inammissibile per difetto di legittimazione attiva. Il Consiglio di Stato, pur riconoscendo la legittimazione della società, rigettava l’appello nel merito senza rinviare al primo grado. La società ricorreva in Cassazione lamentando un diniego di giurisdizione e un eccesso di potere. Le Sezioni Unite hanno dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che un errore sulla legittimazione ad agire è un vizio procedurale interno alla giurisdizione amministrativa e non costituisce un diniego di giurisdizione che giustifichi il ricorso in Cassazione. La decisione del Consiglio di Stato di non rinviare al TAR rientra nell’ambito della sua autonomia processuale.

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Cancellazione ipoteca concordato: no a vendite private

Una banca, titolare di un’ipoteca su un immobile, ha contestato la cancellazione della sua garanzia disposta dal giudice delegato nell’ambito di una procedura di concordato preventivo. La vendita dell’immobile non è avvenuta tramite asta competitiva, ma attraverso l’esecuzione di un contratto preliminare preesistente. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della banca, ha stabilito che il potere speciale del giudice di cancellare le ipoteche (cd. potere purgativo) si applica esclusivamente alle vendite forzate e competitive, finalizzate alla liquidazione dell’attivo per la massa dei creditori. Nel caso di vendite private, seppur autorizzate, l’ipoteca può essere cancellata solo con il consenso del creditore o con la sua piena soddisfazione, salvaguardandone così i diritti.

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Fattibilità piano concordatario: limiti del giudice

Una società controllante estera ha impugnato la dichiarazione di fallimento della sua controllata italiana, emessa dopo il rigetto di una proposta di concordato preventivo. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che il tribunale può e deve valutare non solo la fattibilità giuridica, ma anche la fattibilità economica del piano. L’analisi del giudice non si è spinta a una valutazione di mera convenienza, riservata ai creditori, ma ha legittimamente rilevato la manifesta inattendibilità e l’assenza di concrete possibilità di successo del piano proposto, a causa di mancanza di trasparenza, assenza di garanzie e genericità del progetto di continuità aziendale. Di conseguenza, il rigetto della proposta e la successiva dichiarazione di fallimento sono stati ritenuti corretti.

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Mutuo solutorio: la Cassazione attende le Sezioni Unite

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione su un caso riguardante la validità di un contratto di mutuo e delle relative fideiussioni. La questione centrale è quella del cosiddetto ‘mutuo solutorio’, ovvero un finanziamento concesso non con l’erogazione materiale di denaro, ma per estinguere un debito preesistente del mutuatario verso la stessa banca. In attesa che le Sezioni Unite si pronuncino su questo specifico tema, la Corte ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo, congelando il giudizio.

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Risoluzione concordato: quando è legittima?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3801/2025, ha confermato la legittimità della risoluzione di un concordato preventivo anche prima della scadenza dei termini previsti dal piano. Nel caso di specie, una società aveva accumulato scostamenti così gravi rispetto alle previsioni del piano omologato da rendere oggettivamente impossibile la soddisfazione dei creditori nella misura promessa. La Suprema Corte ha ritenuto irrilevante la pendenza di un credito non ancora certo e ha sottolineato che la risoluzione concordato si basa sulla perdita della sua funzione, a prescindere da profili di colpa del debitore.

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Transazione obbligazione solidale: effetti e limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3818/2025, ha chiarito i limiti di efficacia di una transazione stipulata con un condebitore in un’obbligazione solidale. Il caso riguardava un contratto d’appalto in cui il committente aveva transatto la lite per vizi dell’opera solo con il direttore dei lavori. La società appaltatrice, anch’essa responsabile in solido, aveva dichiarato di volerne profittare. La Corte ha stabilito che la transazione estingue solo l’obbligazione solidale (in questo caso, il risarcimento danni) ma non si estende ai rapporti di debito/credito distinti, come il saldo del corrispettivo d’appalto dovuto alla società. Viene inoltre accolto un ricorso incidentale per un errato calcolo dell’IVA nel determinare il saldo finale.

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Revocatoria mutuo ipotecario: la guida completa

La Corte di Cassazione affronta un caso di revocatoria di un mutuo ipotecario concesso da una banca per estinguere un debito preesistente e chirografario. L’operazione, pur non essendo una simulazione, viene ritenuta lesiva della parità di trattamento dei creditori (par condicio creditorum). La Corte stabilisce che, sebbene l’ipoteca possa essere revocata, il credito della banca non viene cancellato, ma può essere ammesso al passivo fallimentare come chirografario, ovvero senza alcuna prelazione. La decisione chiarisce i presupposti dell’azione revocatoria ordinaria in ambito fallimentare, focalizzandosi sulla necessità di provare la preesistenza dei crediti degli altri creditori al momento dell’atto pregiudizievole.

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Errore revocatorio: quando è inammissibile? Analisi

Una società tenta la via della revocazione contro una sentenza della Cassazione, lamentando un errore revocatorio. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo la netta distinzione tra un errore percettivo (di fatto), unico motivo valido per la revocazione, e un errore di valutazione giuridica (di giudizio), che non può essere fatto valere con questo strumento processuale. Il caso verteva sulla mancata assunzione di lavoratori disabili a fronte di un contributo pubblico.

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