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Giurisprudenza Civile

Servitù di passaggio: non basta un piano regolatore
La Corte di Cassazione ha stabilito che una servitù di passaggio non può essere considerata estinta solo perché un nuovo piano urbanistico non la prevede più. Per eliminare un diritto reale privato è necessario dimostrare un interesse pubblico specifico e funzionale a tale eliminazione. In assenza di ciò, e senza che sia trascorso il termine di prescrizione di vent'anni per non uso, il diritto di passaggio rimane valido. Il ricorso di una società costruttrice, che sosteneva l'estinzione della servitù a seguito dell'urbanizzazione di un'area, è stato quindi respinto.
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Scorrimento graduatoria: chi decide il giudice?
Una candidata idonea in una graduatoria pubblica ha citato in giudizio l'ente per ottenere l'assunzione tramite scorrimento graduatoria. La Corte d'Appello le aveva dato ragione, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la giurisdizione spetta al giudice amministrativo. Il diritto all'assunzione per scorrimento, infatti, non è automatico ma sorge solo a seguito di una scelta esplicita dell'amministrazione. In assenza di tale decisione, il candidato vanta solo un interesse legittimo, non un diritto soggettivo.
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Licenziamento disciplinare: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un dipendente pubblico contro un licenziamento disciplinare. Il lavoratore, licenziato per essersi allontanato dal servizio senza timbrare, aveva contestato la valutazione delle prove e la procedura seguita. La Suprema Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di giudicare la legittimità della sentenza, soprattutto quando, come in questo caso, le decisioni dei due precedenti gradi di giudizio sono conformi ('doppia conforme').
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Regolamento di competenza: quando è inammissibile?
Un lavoratore ha proposto un ricorso per mobbing, ma il Tribunale lo ha dichiarato improcedibile, indicando la competenza della sezione fallimentare dello stesso ufficio. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il successivo regolamento di competenza, chiarendo che si trattava di una questione di rito e ripartizione interna degli affari, non di una vera questione di competenza tra uffici diversi. Secondo il principio dell'apparenza, il mezzo corretto sarebbe stato l'appello.
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Progressione economica dipendenti: no al pensionato
Un ex dipendente pubblico, in pensione dal 1° gennaio 2006, ha fatto ricorso per essere stato escluso da una procedura selettiva per la progressione economica dipendenti, indetta nel settembre 2006 per il personale in servizio al 31 dicembre 2005. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando l'esclusione. Ha chiarito che, sebbene la progressione abbia una finalità premiale, il beneficio è strettamente legato al contributo professionale fornito durante l'anno di riferimento (il 2006). Essendo il lavoratore già in pensione, non poteva aver maturato le competenze professionali per quell'anno e, di conseguenza, è stato legittimamente escluso.
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Mansioni superiori pubblico impiego: quando spetta?
Una dipendente del Ministero della Giustizia ha richiesto il pagamento di differenze retributive per aver svolto mansioni superiori. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d'Appello. È stato stabilito che le attività, pur complesse, rientravano nel ruolo di assistenza al magistrato e non possedevano l'autonomia e il contenuto specialistico necessari per qualificarle come mansioni superiori nel pubblico impiego, rendendo la richiesta infondata.
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Errore materiale nel contratto: calcolo del danno
Una società sanitaria acquista un immobile da una società immobiliare, ma a causa di un errore materiale nel contratto, l'atto di vendita include più terreno del previsto. L'acquirente si rifiuta di correggere l'atto. La Corte di Cassazione conferma la responsabilità dell'acquirente per il rifiuto, ma annulla la decisione dei giudici di merito sulla quantificazione del danno. La Corte chiarisce che il danno da perdita di chance non può essere liquidato in via equitativa se la parte danneggiata ha la possibilità di fornire prove concrete dell'opportunità economica persa, rinviando il caso alla Corte d'Appello per un nuovo calcolo.
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Prescrizione incentivo esodo: 5 o 10 anni? Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5188/2024, ha stabilito che la prescrizione per l'incentivo all'esodo è di cinque anni. Un ex dipendente aveva richiesto un ricalcolo dell'incentivo, ma la sua domanda è stata respinta perché presentata oltre il termine. La Corte ha chiarito che tale incentivo ha natura retributiva, assimilabile alle indennità di fine rapporto, e non deriva da un accordo novativo che giustificherebbe una prescrizione decennale.
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Mutamento del rito: la Cassazione tutela la difesa
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d'Appello in una causa di licenziamento. Il caso riguardava un Comune che aveva licenziato una dipendente. Il vizio processuale fatale è stato il mutamento del rito da parte del Tribunale, da speciale a ordinario, senza concedere alle parti un termine perentorio per integrare le proprie difese. La Cassazione ha stabilito che tale omissione costituisce una violazione del diritto di difesa e del contraddittorio, che determina la nullità della sentenza, a prescindere dalla dimostrazione di un pregiudizio concreto. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per un nuovo giudizio.
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Falsa dichiarazione: nullità del contratto di lavoro
Un dirigente pubblico, dopo una sospensione e riammissione con incarico inferiore, ha richiesto e ottenuto un decreto ingiuntivo per la differenza retributiva. La Pubblica Amministrazione, in appello, ha sollevato la questione della nullità del contratto per una falsa dichiarazione del dirigente riguardo al possesso della laurea, fatto emerso solo dopo la sentenza di primo grado. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice d'appello ha errato a non esaminare questa eccezione, cassando la sentenza e rinviando il caso per una nuova valutazione sulla validità del contratto.
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Contratto di Finanziamento: TAN e TAEG, la Cassazione
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato la validità di un contratto di finanziamento in cui mancava l'indicazione esplicita del Tasso Annuo Nominale (TAN), pur essendo presente l'Indicatore Sintetico di Costo (ISC/TAEG). La Corte ha respinto il ricorso di un'imprenditrice, stabilendo che il contratto non è nullo se il TAN, pur non essendo indicato, è ricavabile con un semplice calcolo matematico dagli altri dati presenti nel documento, soddisfacendo così il requisito di determinabilità. Sono state respinte anche le censure relative alla natura della clausola 'floor' e alla presunta novazione del rapporto.
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Frazionamento del credito: quando è legittimo?
Un lavoratore ha agito contro il suo datore di lavoro e la relativa azienda agricola per il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha affrontato il tema del frazionamento del credito, stabilendo che non costituisce abuso del processo agire prima con un procedimento monitorio per un credito liquido e documentato, e poi con una causa ordinaria per accertare un credito diverso, vantato verso due soggetti distinti. La Corte ha rigettato il ricorso dei datori di lavoro, confermando le decisioni dei giudici di merito.
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Progressioni economiche: diritto anche per i pensionati
La Corte di Cassazione ha chiarito che i dipendenti pubblici, che maturano i requisiti per le progressioni economiche durante il servizio, non possono essere esclusi dalle graduatorie solo perché sono andati in pensione prima della loro approvazione formale. La sentenza sottolinea la natura mista, premiale e incentivante, di tali progressioni, affermando che il diritto sorge al momento della maturazione dei requisiti e non è subordinato alla permanenza in servizio.
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Identità soggettiva associazione: la Cassazione decide
La Cassazione chiarisce l'onere della prova sull'identità soggettiva di un'associazione. Un'associazione si opponeva a una sentenza, sostenendo di essere un ente diverso da quello coinvolto in una causa sulla proprietà di immobili. Il ricorso è stato respinto perché non è stata provata l'esistenza di un'entità giuridica distinta al momento dell'acquisto dei beni.
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Cessione del credito: prova e legittimazione attiva
Una recente ordinanza della Cassazione ha chiuso, per rinuncia al ricorso, una causa su una cessione del credito. La controversia verteva sulla prova della titolarità del credito da parte di una banca in un'esecuzione immobiliare. La Corte d'Appello aveva ritenuto sufficiente un documento interno non pubblicato, contrariamente al Tribunale. La Suprema Corte, a causa dell'estinzione del giudizio, non si è pronunciata nel merito, lasciando aperti importanti interrogativi sulla prova della cessione.
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Impugnazione rito Fornero: quando è inammissibile
Un lavoratore ha impugnato un'ordinanza emessa nella fase sommaria del rito Fornero direttamente in Appello, ma il ricorso è stato respinto per due motivi distinti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il successivo ricorso inammissibile perché il lavoratore non ha contestato una delle ragioni autonome della decisione, rendendo inutile l'esame delle altre. Questo caso chiarisce le regole per una corretta impugnazione rito Fornero.
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Clausola esonero spese: quando è vessatoria?
La Corte di Cassazione interviene su una controversia relativa alla clausola di esonero spese condominiali a favore del costruttore per le unità invendute. L'ordinanza chiarisce due punti cruciali: primo, tale clausola, inserita nei contratti di compravendita tra costruttore-professionista e acquirente-consumatore, deve essere valutata per la sua potenziale vessatorietà, anche se stipulata prima del Codice del Consumo. Secondo, una delibera assembleare che ripartisce le spese in violazione di una convenzione è annullabile, non nulla. Di conseguenza, l'impugnazione deve avvenire tramite domanda riconvenzionale entro i termini di legge, non con una semplice eccezione in sede di opposizione a decreto ingiuntivo.
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Regolamento di confini: la Cassazione fa chiarezza
Una controversia su un regolamento di confini e l'asserita occupazione di una stradina privata arriva in Cassazione. La Corte rigetta il ricorso, chiarendo la differenza tra integrazione del contraddittorio in cause scindibili e inscindibili e ribadendo il proprio limite a riesaminare nel merito le prove, come la posizione di alcune piante usate per definire il confine.
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Responsabilità installatore AWP: la Cassazione decide
Una società installatrice di apparecchi da gioco (AWP) è stata multata per averli collocati in un bar che gestiva anche un corner per scommesse sportive non autorizzato. La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione, chiarendo la responsabilità dell'installatore AWP. Secondo i giudici, l'installatore ha un preciso dovere di controllare le licenze dell'esercizio commerciale e non può ignorare palesi irregolarità. La sentenza ribadisce il principio della presunzione di colpa nelle sanzioni amministrative, per cui spetta all'azienda dimostrare la propria buona fede, cosa che non è avvenuta. L'unico punto accolto del ricorso riguarda le spese legali del primo grado.
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Competenza polizia aeroporto: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza della polizia aeroporto per le sanzioni stradali non è limitata dai confini comunali. In aree complesse come gli aeroporti, che si estendono su più territori, l'autorità di regolamentazione (ENAC) può legittimamente conferire a tutte le polizie locali coinvolte il potere di accertare infrazioni sull'intera area. Questa decisione si basa su un principio di gestione unitaria e ragionevolezza, superando una rigida interpretazione della competenza territoriale.
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