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Giurisprudenza Civile

Retribuzione ferie: indennità accessorie incluse

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un macchinista contro una società di trasporti, stabilendo che la retribuzione durante le ferie deve includere tutte le indennità accessorie intrinsecamente legate alla mansione, come quelle di condotta, disponibilità e assenza dalla residenza. La Corte ha ribaltato la decisione d’appello, affermando che escludere tali voci creerebbe un disincentivo economico alla fruizione delle ferie, violando i principi del diritto europeo. La sentenza si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato, sottolineando l’importanza della prevedibilità e uniformità del diritto.

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Agevolazioni fiscali assunzioni: onere della prova

Una società si è vista negare le agevolazioni fiscali per le assunzioni di tre dipendenti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che l’onere della prova sui requisiti per beneficiare degli sgravi grava interamente sul datore di lavoro. La Corte ha chiarito che spetta all’azienda dimostrare che i lavoratori non avessero avuto rapporti di lavoro a tempo indeterminato nel biennio precedente, un punto che la società non è riuscita a provare adeguatamente nei gradi di merito.

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Retribuzione ferie: sì alle indennità accessorie

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di alcuni macchinisti contro una grande società di trasporti, stabilendo un principio fondamentale sulla retribuzione ferie. La Corte ha chiarito che nel calcolo della paga durante le ferie devono essere incluse anche le indennità accessorie, come quella di conduzione e di assenza dalla residenza, se sono intrinsecamente collegate alla mansione svolta. La sentenza di secondo grado, che aveva escluso tali voci, è stata cassata con rinvio, riaffermando l’importanza di un’interpretazione conforme al diritto europeo, che mira a garantire al lavoratore una condizione economica durante le ferie paragonabile a quella del periodo lavorativo.

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Clausola penale: la Cassazione sulla qualificazione

In un caso di inadempimento di un preliminare di vendita, la Cassazione conferma che una clausola, sebbene denominata ‘caparra’, va qualificata come clausola penale se manca la bilateralità (poiché l’acquirente aveva già saldato l’intero prezzo). La Corte ha cassato la decisione d’appello per un errore nel calcolo, che aveva di fatto azzerato la penale anziché solo ridurla, stabilendo che la sanzione, seppur ridotta, è dovuta oltre alla restituzione del prezzo.

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Divieto di nova in appello: quando il ricorso è perso

Una cittadina è stata condannata a restituire l’indennità di disoccupazione perché avrebbe raggiunto i requisiti per la pensione anticipata. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, non entrando nel merito della questione, ma perché le contestazioni sui requisiti pensionistici sono state sollevate per la prima volta in appello, violando il principio processuale del divieto di nova in appello. La sentenza sottolinea che gli errori procedurali possono essere fatali, impedendo l’esame della sostanza di un caso.

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Ricorso straordinario: inammissibile se non decisorio

Due promissari acquirenti hanno presentato un ricorso straordinario contro un decreto che autorizzava un curatore fallimentare a registrare un trasferimento immobiliare. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’appello inammissibile, ribadendo che tale rimedio è valido solo contro atti decisori che incidono su diritti soggettivi, e non contro provvedimenti meramente ordinatori come quello in esame.

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Licenziamento disciplinare: controlli e giusta causa

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un licenziamento disciplinare inflitto a un dipendente che utilizzava il veicolo aziendale per scopi personali durante l’orario di lavoro. La Corte ha stabilito che i controlli investigativi disposti dal datore di lavoro sono leciti quando mirano a verificare condotte fraudolente e non a sorvegliare la prestazione lavorativa. Inoltre, ha dichiarato inammissibili i motivi di ricorso basati sulla valutazione dei fatti, applicando il principio della “doppia conforme”, dato che le decisioni del Tribunale e della Corte d’Appello erano concordi.

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Cessazione materia del contendere: il caso in Cassazione

Un lavoratore, dopo aver impugnato il proprio licenziamento fino in Corte di Cassazione, ha raggiunto un accordo di conciliazione con la società datrice di lavoro. A seguito di tale accordo, la Corte ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, ponendo fine al giudizio senza una pronuncia nel merito, poiché la lite era stata risolta privatamente dalle parti.

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Causa Concreta Swap: la decisione della Cassazione

Un cliente stipula un mutuo e un contratto di swap collegato con finalità di copertura. Successivamente estingue anticipatamente il mutuo ma non lo swap. La Corte di Cassazione ha confermato che, venendo meno il mutuo, il contratto di swap perde la sua causa concreta di copertura, rendendo non dovuti i pagamenti effettuati dopo l’estinzione del finanziamento.

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Revocazione sentenza Cassazione: i limiti del ricorso

Un’azienda ha richiesto la revocazione di una sentenza della Cassazione che confermava l’illegittimità di un licenziamento, sostenendo un errore di fatto nell’analisi dei documenti. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che l’interpretazione di atti processuali non costituisce un errore di fatto revocatorio, ma un’attività valutativa non sindacabile tramite questo rimedio straordinario. Il caso sottolinea i rigidi limiti della revocazione sentenza Cassazione.

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Appellabilità sentenza: il valore in primo grado conta

La Corte di Cassazione ha stabilito che per determinare l’appellabilità di una sentenza del Giudice di Pace, si deve considerare il valore della controversia in primo grado, non quello del solo appello. In un caso riguardante un inadempimento contrattuale per 2.000 euro e una domanda riconvenzionale di 600 euro, il Tribunale aveva erroneamente dichiarato l’appello inammissibile basandosi solo sul valore della domanda riconvenzionale. La Cassazione ha corretto tale errore, affermando che essendo il valore originario superiore al limite per il giudizio di equità, la sentenza era appellabile.

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Sanzioni tributarie concordato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che una società in concordato preventivo non può ottenere l’annullamento delle sanzioni per violazioni fiscali commesse prima dell’inizio della procedura. La Corte ha chiarito che l’impossibilità di pagare il debito per beneficiare delle sanzioni ridotte, a causa dei vincoli del concordato, non giustifica la cancellazione delle sanzioni piene. Il caso riguardava il mancato versamento di IVA e IRES. La decisione della Cassazione ribalta la precedente sentenza della Commissione Tributaria Regionale, affermando che il beneficio della riduzione delle sanzioni è strettamente legato al pagamento tempestivo, un presupposto che non viene meno a causa dello stato di insolvenza. La richiesta di estinzione del giudizio per definizione agevolata è stata respinta per mancato rispetto dei termini di pagamento.

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Improcedibilità ricorso: errore e revoca in Cassazione

La Corte di Cassazione ha revocato una propria precedente ordinanza a causa di un errore di fatto. La Corte aveva omesso di esaminare un’eccezione di improcedibilità del ricorso sollevata da un lavoratore contro una società pubblica. Il ricorso della società era viziato dal mancato deposito della copia autentica della sentenza impugnata. Riconosciuto l’errore, la Cassazione ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso originario, confermando la vittoria del lavoratore.

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Attestazione professionista: la guida della Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di una proposta di concordato preventivo a causa di una carente attestazione del professionista. La Corte ha stabilito che il professionista non può limitarsi a recepire acriticamente le perizie di stima di terzi, ma deve svolgere una verifica autonoma sui criteri di valutazione per garantire una corretta informazione ai creditori. La mancanza di tale rigorosa verifica rende la proposta inidonea e, di conseguenza, inammissibile.

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Valore probatorio scritture contabili: la Cassazione

Un dipendente ha richiesto il pagamento di anticipazioni basandosi su una nota contabile informale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che il documento non aveva sufficiente valore probatorio. La Corte ha specificato che una nota interna non firmata e non datata non può provare l’esistenza di un credito verso il datore di lavoro, ponendo l’onere della prova sul lavoratore. Anche il ricorso incidentale dell’azienda è stato respinto.

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Nullità del termine: onere della prova del datore

La Corte di Cassazione ha confermato la conversione di contratti di lavoro a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato per alcuni dipendenti di una compagnia aerea. La decisione si fonda sulla nullità del termine apposto ai contratti, in quanto la società non è riuscita a dimostrare di aver rispettato i limiti quantitativi (clausola di contingentamento) previsti dalla legge. L’ordinanza ribadisce che l’onere della prova in questi casi spetta esclusivamente al datore di lavoro.

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Nullità processuale: quando l'appello è inammissibile

Una società impugna la propria dichiarazione di fallimento lamentando una nullità processuale per violazione del diritto di difesa. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, chiarendo che i vizi procedurali devono essere eccepiti nel primo grado di appello utile, altrimenti si considerano sanati. Inoltre, il diniego di un rinvio d’udienza non costituisce, di per sé, una lesione del contraddittorio, specialmente se la parte non dimostra il concreto pregiudizio subito.

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Azione revocatoria terzo acquirente: la prova decisiva

Un creditore agisce in revocatoria contro la vendita di un immobile effettuata dal proprio debitore a un terzo. In primo grado la domanda viene accolta, ma la Corte d’Appello riforma la sentenza. La Corte stabilisce che, per l’azione revocatoria contro il terzo acquirente, il creditore ha l’onere di provare che l’acquirente fosse a conoscenza del pregiudizio arrecato alle ragioni creditorie, non essendo sufficiente dimostrare la conoscenza di una generica difficoltà economica del venditore. In assenza di tale prova, l’azione revocatoria viene respinta.

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Revocazione sentenza: quando i documenti non bastano

Un lavoratore, licenziato per esternalizzazione, ha richiesto la revocazione della sentenza a lui sfavorevole presentando nuovi documenti. La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità del ricorso, ribadendo che per la revocazione sentenza non basta trovare nuove prove, ma è necessario dimostrare che tali documenti siano decisivi e che la loro mancata produzione nel precedente giudizio sia dovuta a causa di forza maggiore o al comportamento dell’avversario. La Corte ha sottolineato il rigido onere probatorio a carico di chi agisce in revocazione.

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Responsabilità intermediario: la Cassazione conferma

L’ordinanza analizza la responsabilità dell’intermediario finanziario per gli illeciti del promotore. La Cassazione ha respinto il ricorso di una società di intermediazione, confermando la sua condanna al risarcimento danni a favore di alcuni risparmiatori. La Corte ha stabilito che la responsabilità è di natura contrattuale, con prescrizione decennale, e sussiste anche se il cliente rifiuta di fornire informazioni sulla propria situazione finanziaria, non esonerando il promotore dai suoi doveri informativi.

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