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Giurisprudenza Civile

Liquidazione spese processuali: come si calcola?

Un creditore, cessionario di un credito derivante da un decreto ingiuntivo, avviava un’esecuzione nonostante la sospensione del titolo. Il debitore si opponeva e, a seguito della revoca del decreto, il creditore veniva condannato a pagare le spese legali. In appello, la discussione verteva unicamente sulla quantificazione di tali spese. La Corte di Cassazione, accogliendo parzialmente il ricorso, ha stabilito che per la liquidazione spese processuali in appello, il valore della causa deve basarsi sull’importo delle spese contestate (principio del ‘disputatum’) e non sul valore originario del credito.

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Ricorso inammissibile: no appello per ordini interinali

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro un decreto della Corte d’Appello. Il decreto aveva bloccato il pagamento degli stipendi da parte di una società con beni sotto sequestro penale e in concordato preventivo. La Cassazione ha stabilito che il provvedimento non era definitivo né decisorio su diritti soggettivi, ma un atto interinale di gestione procedurale, e quindi non impugnabile.

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Competenza per territorio: dove si fa causa per IP?

La Corte di Cassazione stabilisce la competenza per territorio in un caso di violazione di proprietà intellettuale. Un’emittente nazionale ha citato in giudizio una piattaforma satellitare per la trasmissione non autorizzata dei suoi programmi. La Suprema Corte ha chiarito che il foro competente non è quello della sede del danneggiato, ma quello in cui è avvenuto il primo atto illecito, ovvero la prima immissione del segnale. Di conseguenza, la competenza è stata attribuita al tribunale della città in cui ha sede la piattaforma satellitare, consolidando un principio chiave per le cause di questo tipo.

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Errore di fatto revocazione: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile un ricorso per la revocazione di una sua precedente decisione. Il caso verteva su una complessa controversia legata alla cessione di un marchio. I ricorrenti sostenevano che la Corte avesse commesso un errore di fatto revocazione nel valutare la responsabilità precontrattuale e la concorrenza sleale. La Suprema Corte ha chiarito che le doglianze sollevate non configuravano un errore percettivo, bensì una richiesta di riesaminare il merito e l’apprezzamento delle prove, attività preclusa nel giudizio di revocazione. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto.

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Revocazione per errore di fatto: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione per errore di fatto. L’istanza, basata su un presunto errore di valutazione riguardo all’eventus damni in un’azione revocatoria, è stata respinta perché i motivi non scalfivano la reale ratio decidendi della pronuncia impugnata, fondata su una più ampia nozione di pregiudizio patrimoniale per i creditori.

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Prova del credito in appalto: oneri dell'impresa

Una società edile ha citato in giudizio un’azienda agricola per il mancato pagamento del saldo di un contratto di appalto. La Corte d’Appello aveva ridotto il credito dell’impresa, ritenendo non pienamente raggiunta la prova del credito riguardo le quantità di lavori eseguiti. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, rilevando che i giudici di merito avevano omesso di valutare prove decisive come la consulenza tecnica d’ufficio, le testimonianze e le varianti al progetto che giustificavano maggiori lavori. Inoltre, la Cassazione ha censurato la sentenza per aver negato un compenso sulla base di un presupposto errato ed estraneo alla domanda (il ‘nolo’ di un escavatore di proprietà dell’impresa), incorrendo nel vizio di ultrapetizione.

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Clausola compromissoria: quando non si applica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3004/2025, ha stabilito che una clausola compromissoria contenuta nello statuto di un consorzio, che devolve ad arbitri le ‘liti tra consorziati’, non si applica quando l’azione legale è intentata da un consorziato contro il consorzio stesso. Il caso riguardava l’impugnazione di una delibera consortile. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, affermando che la lite contro l’ente non equivale a una lite tra membri, e ha quindi dichiarato la competenza del tribunale ordinario, sottolineando la necessità di un’interpretazione letterale e non estensiva della clausola compromissoria.

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Reticenza assicurato: quando l'assicurazione non paga

A seguito di un incendio in un capannone, una compagnia assicurativa negava l’indennizzo agli eredi del contraente originario. La Corte di Cassazione conferma la decisione, stabilendo che la reticenza dell’assicurato su circostanze decisive (mancanza di dotazioni antincendio e diversa destinazione d’uso dell’immobile) con colpa grave, esonera l’assicuratore dal pagamento. La Corte chiarisce che stabilire se l’assicuratore fosse a conoscenza di tali fatti è una valutazione di merito, non sindacabile in sede di legittimità, e che la conoscenza dell’agente non implica automaticamente quella della compagnia.

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Errore revocatorio: Cassazione annulla la sua decisione

Un avvocato si è visto rigettare il ricorso in Cassazione a causa di una presunta nullità nella notifica dell’atto di appello. In seguito, lo stesso avvocato ha chiesto la revocazione della decisione, dimostrando che la Corte era incorsa in un errore revocatorio, avendo letto male l’avviso di ricevimento. La Cassazione ha riconosciuto la propria svista, ha revocato la precedente ordinanza e, decidendo nuovamente, ha accolto i motivi del ricorso originario, rinviando la causa alla Corte d’Appello.

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Vizi di costruzione: danni e tutele per l'acquirente

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3011/2025, ha chiarito importanti principi in materia di vizi di costruzione. La Corte ha stabilito che il giudice ha il potere di riqualificare la domanda dell’acquirente, trasformando una richiesta di riduzione del prezzo in una di risarcimento del danno, se i fatti dimostrano la presenza di gravi difetti ai sensi dell’art. 1669 c.c. È stato inoltre confermato che il singolo condomino può agire per i danni derivanti da vizi sulle parti comuni che incidono sulla sua proprietà esclusiva.

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Inadempimento preliminare: chi ha torto?

Un promissario acquirente ha citato in giudizio i promittenti venditori per la risoluzione di un contratto preliminare di compravendita, lamentando la mancanza del certificato di abitabilità. La Corte d’Appello ha ritenuto più grave l’inadempimento dell’acquirente, che non si era presentato al rogito, legittimando il recesso dei venditori e la ritenzione della caparra. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che in caso di reciproco inadempimento preliminare, il giudice deve effettuare una valutazione comparativa delle condotte per determinare quale sia stata la causa principale della mancata conclusione del contratto.

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Responsabilità del geometra per sanatoria impossibile

La Corte di Cassazione conferma la responsabilità del geometra per aver gestito una pratica di sanatoria edilizia oggettivamente impossibile da ottenere, a causa di un vincolo paesaggistico. La sentenza chiarisce che il professionista è tenuto a un dovere di diligenza che include la verifica preliminare sulla fattibilità dell’incarico. Viene inoltre ribadito che la garanzia di conformità urbanistica fornita dal venditore in un atto di compravendita è vincolante, anche se l’acquirente fosse a conoscenza delle irregolarità.

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Rinuncia al ricorso: chi paga le spese legali?

Un professionista, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza relativa alla condanna al pagamento delle spese legali a favore della propria assicurazione e di altre parti, effettua una rinuncia al ricorso. Mentre la compagnia assicurativa accetta la compensazione delle spese, le altre controparti insistono per il rimborso. La Suprema Corte, dichiarando estinto il giudizio, condanna il professionista a rifondere le spese legali solo alle parti che non avevano accettato la compensazione, chiarendo che la rinuncia obbliga al pagamento dei costi sostenuti dalle controparti per resistere in giudizio.

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Errore di fatto revocatorio: quando è inammissibile

Un collezionista chiede la revocazione di una sentenza d’appello per un presunto errore di fatto revocatorio. La Corte dichiara la domanda inammissibile, chiarendo che una errata valutazione delle prove costituisce un errore di giudizio, non un errore di fatto, e non può essere motivo di revocazione.

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Denuncia vizi immobile: il termine parte da certezza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3020/2025, affronta il tema della denuncia vizi immobile in una compravendita. La Corte ha stabilito che il termine di decadenza di otto giorni per la denuncia non decorre dal semplice sospetto, ma dal momento in cui l’acquirente acquisisce una ‘certezza obiettiva e completa’ del difetto, che in casi complessi può coincidere con il deposito di una perizia tecnica. La sentenza di merito è stata cassata con rinvio su un motivo procedurale relativo alla mancata ammissione di prove, mentre sono stati respinti i motivi sulla tempestività della denuncia.

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Principio di non contestazione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in un contratto di subappalto, se la parte committente contesta solo l’esecuzione di specifici lavori, ammette implicitamente che tutti gli altri siano stati eseguiti. L’ordinanza applica il principio di non contestazione, affermando che il giudice non può richiedere una prova separata per i lavori non contestati, e deve quantificare il compenso dovuto al subappaltatore sulla base di tale ammissione.

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Disconoscimento scrittura privata: le conseguenze

Una società costruttrice ha presentato ricorso in Cassazione in una disputa relativa a un contratto di fornitura, contestando la base contrattuale utilizzata dai giudici di merito. Il ricorso era incentrato sugli effetti legali del disconoscimento di una scrittura privata relativa a un ordine di acquisto. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ribadendo che se una parte disconosce una scrittura privata e la controparte non ne chiede la verificazione, il documento perde ogni efficacia probatoria. La Corte ha inoltre qualificato le censure relative all’omesso esame di documenti come un tentativo inammissibile di riesaminare il merito della causa.

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Onere della prova: Cassazione su debito non contestato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce l’onere della prova nelle cause di opposizione a decreto ingiuntivo. Il caso riguarda una fornitura agricola contestata. La Corte ha cassato la sentenza d’appello per non aver correttamente considerato un acconto versato e non contestato, riaffermando che spetta al creditore dimostrare l’esistenza del proprio diritto.

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Rinuncia al ricorso: come estingue il processo

Un gruppo di appellanti ha presentato una rinuncia al ricorso in Cassazione. La controparte ha accettato la rinuncia. Di conseguenza, la Corte di Cassazione, applicando l’art. 391 c.p.c., ha dichiarato estinto il processo senza decidere sulle spese legali, confermando l’effetto della rinuncia al ricorso.

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Rinuncia al ricorso: chi paga le spese legali?

Una società fa una rinuncia al ricorso in Cassazione basandosi su un accordo transattivo. Tuttavia, la Corte la condanna a pagare le spese legali perché l’accordo non è stato depositato e la controparte non ha formalmente accettato la rinuncia, applicando il principio di causalità.

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