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Giurisprudenza Civile

Prova Lavoro Agricolo: Onere a Carico del Lavoratore

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una lavoratrice cancellata dagli elenchi agricoli, confermando che la prova del lavoro agricolo spetta interamente a chi ne chiede il riconoscimento. Testimonianze generiche, prive di dettagli su mansioni, orari e retribuzione, sono state ritenute insufficienti. La Corte ha stabilito che l’onere della prova non si inverte a carico dell’ente previdenziale.

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Difetto di legittimazione passiva: a chi opporsi?

Un contribuente ha impugnato un’intimazione di pagamento per contributi previdenziali, citando in giudizio solo l’Agente della Riscossione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso improponibile per difetto di legittimazione passiva dell’Agente della Riscossione, chiarendo che, quando si contesta l’esistenza del credito (ad esempio per prescrizione), l’unica parte legittimata a difendersi è l’ente creditore originario, non chi si occupa solo della riscossione.

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Rinuncia al ricorso: effetti e spese legali

Una società in liquidazione, dopo aver impugnato una sentenza della Corte d’Appello relativa a contributi previdenziali omessi, effettua una rinuncia al ricorso in Cassazione. La Suprema Corte dichiara estinto il giudizio, specificando che la rinuncia è efficace anche senza l’accettazione della controparte. Di conseguenza, la società rinunciante viene condannata a rifondere le spese legali, che, in questo caso, vengono liquidate a favore dell’Erario poiché la controparte era ammessa al gratuito patrocinio.

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Controlli investigativi dipendente: quando sono leciti?

Un’azienda di trasporti licenzia un dipendente per assenteismo fraudolento, provato tramite un’agenzia investigativa. Il lavoratore contesta la legittimità del licenziamento. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che i controlli investigativi sul dipendente sono ammessi quando vi sia il sospetto di comportamenti illeciti che ledono il patrimonio aziendale e il rapporto di fiducia, come nel caso dei cosiddetti ‘furbetti del cartellino’, e non per un mero controllo sulla prestazione lavorativa.

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Rifiuto di giurisdizione: quando l'errore è inammissibile

Un dipendente pubblico ricorre contro la data della sua promozione. Il Consiglio di Stato dichiara inammissibile la domanda per mancata impugnazione degli atti. La Cassazione, sul tema del rifiuto di giurisdizione, stabilisce che qualificare erroneamente un diritto soggettivo come interesse legittimo è un errore di giudizio, non un diniego di giurisdizione, e quindi il ricorso è inammissibile.

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Risoluzione contratto appalto: niente collaudo finale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2574/2025, ha stabilito un principio chiave in materia di appalti pubblici. In caso di risoluzione del contratto di appalto per grave inadempimento dell’impresa esecutrice, la stazione appaltante non ha l’obbligo di procedere al collaudo finale dell’opera. La Corte ha chiarito che le norme prevedono, in tale scenario, solo la redazione dello stato di consistenza dei lavori eseguiti, escludendo la procedura di collaudo, la quale presuppone il completamento dell’opera. Di conseguenza, è stata respinta la richiesta di risarcimento danni avanzata dall’impresa per il presunto ritardo nel collaudo.

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Cancellazione Elenchi Agricoli: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una lavoratrice contro la sua cancellazione dagli elenchi agricoli. La Corte ha stabilito che non è possibile richiedere in sede di legittimità una nuova valutazione delle prove, specialmente in presenza di due decisioni conformi nei gradi di merito. La lavoratrice non aveva fornito prova sufficiente del rapporto di lavoro, confermando la legittimità del provvedimento dell’ente previdenziale.

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Contributo di solidarietà: Cassazione su pensioni

Un professionista ha contestato le detrazioni sulla propria pensione, tra cui un contributo di solidarietà, applicate dalla sua cassa previdenziale. La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità dell’imposizione di un tetto massimo alla pensione, in quanto viola il principio del pro rata. Tuttavia, ha annullato la decisione della corte d’appello per un vizio procedurale: non aver considerato la richiesta della cassa di ridurre l’importo da rimborsare a titolo di contributo di solidarietà, avendo già restituito una parte. Il caso è stato quindi rinviato al giudice d’appello per il corretto calcolo della somma dovuta.

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Decorrenza pensione Gestione separata: la data chiave

Una lavoratrice ha richiesto la pensione di vecchiaia a carico della Gestione Separata, sostenendo che la decorrenza dovesse partire dal momento in cui ha maturato i requisiti tramite il cumulo dei contributi. I tribunali di merito le avevano dato ragione. Tuttavia, l’ente previdenziale ha impugnato la decisione, e la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso. La Corte ha stabilito che la decorrenza pensione Gestione separata, in caso di cumulo, non coincide con la maturazione dei requisiti, ma con la data di presentazione della domanda di opzione, momento in cui i contributi esterni vengono effettivamente computati ai fini del calcolo.

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Contestazione disciplinare: quando è valida?

Un dipendente viene licenziato, ma la Corte d’Appello annulla il provvedimento perché la contestazione disciplinare è ritenuta generica. La Corte di Cassazione, tuttavia, ribalta la decisione, affermando che la validità della contestazione va valutata in concreto, verificando se il diritto di difesa del lavoratore sia stato effettivamente leso, al di là di mere imprecisioni formali. Il caso viene quindi rinviato per un nuovo esame.

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Rinuncia al ricorso: spese legali e conseguenze

Una società e una struttura sanitaria privata, dopo aver presentato ricorso in Cassazione, vi hanno rinunciato. La Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del giudizio, sottolineando che la rinuncia al ricorso comporta la condanna alle spese legali a favore della controparte, anche se quest’ultima non ha formalmente accettato la rinuncia. La decisione chiarisce inoltre che in caso di rinuncia non si applica il raddoppio del contributo unificato.

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Improcedibilità del ricorso: termini perentori in Cassazione

La Cassazione dichiara l’improcedibilità del ricorso di un lavoratore contro l’Ente Previdenziale per il recupero dell’indennità di disoccupazione. La decisione si fonda sul mancato rispetto del termine perentorio per il deposito dell’atto, evidenziando l’importanza cruciale della tempestività processuale.

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Decoro architettonico: quando un balcone è illegittimo

La Corte di Cassazione conferma la decisione di demolire un balcone costruito al primo piano di un condominio. La costruzione è stata giudicata lesiva del decoro architettonico e un’alterazione della sagoma e del volume dell’edificio. La Corte ha respinto i motivi di ricorso dei proprietari, che lamentavano una motivazione apparente da parte della Corte d’Appello e un’errata valutazione dei fatti. La sentenza ribadisce che il giudice di merito ha ampia discrezionalità nel valutare le prove e che non è compito della Cassazione riesaminare i fatti. Anche il motivo relativo alla compensazione delle spese legali è stato rigettato, confermando il principio della soccombenza.

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Calcolo pensione pro rata: la clausola di salvaguardia

La Corte di Cassazione interviene sul calcolo pensione pro rata per un dirigente transitato da un fondo speciale soppresso a quello generale. La Corte ha stabilito che la ‘clausola di salvaguardia’, che garantisce un trattamento non inferiore a quello dell’assicurazione generale, deve essere applicata. Tuttavia, ha corretto il criterio di calcolo della retribuzione pensionabile, indicando che si deve fare riferimento alle ultime 520 settimane di contribuzione e non alle 260, accogliendo parzialmente il ricorso dell’ente previdenziale.

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Assegno nucleo familiare: prova del reddito essenziale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un lavoratore straniero per il riconoscimento dell’assegno per il nucleo familiare, confermando che la mancata dimostrazione del reddito complessivo del nucleo, inclusi i familiari residenti all’estero, impedisce l’accesso al beneficio. La prova del requisito reddituale è un onere del richiedente e un elemento costitutivo del diritto stesso, non una mera condizione per l’erogazione.

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Interesse ad agire: quando si perde il diritto d'appello

Un’ordinanza della Cassazione affronta il tema dell’interesse ad agire in appello. Un uomo impugnava una sentenza relativa all’ampliamento di una servitù di passaggio su un fondo di cui, nel corso del giudizio, perdeva la comproprietà. La Corte ha dichiarato l’appello inammissibile, specificando che l’interesse ad agire richiede un’utilità giuridica concreta e attuale per chi impugna, utilità venuta meno con la perdita della titolarità del bene.

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Assegno familiare stranieri: prova reddito decisiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un lavoratore extracomunitario a cui era stato negato l’assegno per il nucleo familiare per i parenti residenti all’estero. La decisione si fonda sulla mancata presentazione della documentazione attestante il reddito complessivo dell’intero nucleo. La Suprema Corte ha confermato che la prova del reddito familiare non è un mero dato per il calcolo, ma un requisito costitutivo del diritto, applicabile a tutti i lavoratori senza discriminazioni, inclusi i casi di assegno familiare stranieri.

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Assegno nucleo familiare: onere prova reddito straniero

Un cittadino di un paese non-UE, con permesso di soggiorno di lungo periodo in Italia, ha richiesto l’assegno nucleo familiare per i suoi parenti residenti nel paese d’origine. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, confermando che il richiedente ha l’onere di provare il reddito complessivo di tutto il nucleo familiare, indipendentemente da dove risiedano i componenti. Questo requisito reddituale è una condizione essenziale per ottenere il beneficio, e i documenti presentati sono stati ritenuti insufficienti a soddisfare tale onere della prova.

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Tutela del possesso: valutazione delle prove e limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in materia di tutela del possesso, ribadendo che la valutazione delle prove e la qualificazione della situazione di fatto (possesso o detenzione) sono di competenza esclusiva del giudice di merito. Tentare di ottenere una nuova valutazione in Cassazione rende il ricorso inammissibile.

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Assegno familiare: prova reddito nucleo è obbligatoria

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un lavoratore extracomunitario contro il diniego dell’assegno familiare. L’ente di previdenza aveva negato il beneficio per mancata prova del reddito dell’intero nucleo familiare, residente all’estero. La Corte ha confermato che la dimostrazione del requisito reddituale familiare è un onere imprescindibile per tutti i richiedenti, senza discriminazioni, e non solo una base di calcolo.

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