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Giurisprudenza Civile

Prescrizione contributi: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'agenzia di riscossione in un caso di prescrizione contributi previdenziali. Ha inoltre rigettato il ricorso dell'ente impositore, chiarendo che la prescrizione quinquennale in materia previdenziale è un principio di ordine pubblico e non può essere rinunciata, neanche con una richiesta di rateizzazione successiva alla sua maturazione.
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Assegno di divorzio: quando la convivenza lo annulla?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6111/2024, ha rigettato il ricorso di un ex marito che chiedeva la revoca dell'assegno di divorzio. La Corte ha ribadito che la nuova convivenza dell'ex coniuge beneficiario non comporta l'automatica estinzione dell'assegno. È onere di chi richiede la revoca dimostrare un effettivo e stabile miglioramento economico derivante dalla nuova unione.
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Patrocinio a spese dello Stato: correzione dell’ordine
La Corte di Cassazione interviene per correggere un errore materiale in una sua precedente ordinanza. Il caso riguarda il patrocinio a spese dello Stato: quando la parte vittoriosa beneficia di tale istituto, la parte soccombente deve versare le spese legali direttamente allo Stato e non alla controparte. L'omissione di questa specifica disposizione nel provvedimento originale è stata sanata, ribadendo un principio fondamentale a tutela dell'erario.
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Errore revocatorio: quando un ricorso è inammissibile?
Una società in liquidazione ha impugnato per errore revocatorio un'ordinanza della Cassazione, lamentando l'omesso esame di una memoria sulla nullità della procura di una controparte. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per due motivi principali: la carenza di interesse ad agire, poiché la decisione impugnata sarebbe rimasta valida grazie a un'altra parte processuale con procura valida; e l'insussistenza dell'errore, in quanto l'eccezione era stata implicitamente rigettata dalla Corte decidendo nel merito della questione principale.
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Riassunzione processo soci: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6135/2024, ha stabilito che la riassunzione del processo, a seguito della cancellazione di una società dal registro imprese, è valida anche se l'atto è notificato ai soci 'quali soci della cancellata società'. La Corte ha rigettato il ricorso degli ex soci di una ditta di autotrasporti, condannati a pagare differenze retributive a un ex dipendente. Secondo la Suprema Corte, la cancellazione estingue la società ma trasferisce la legittimazione processuale ai soci, quali successori universali, rendendo sufficiente la loro identificazione in tale veste per la valida prosecuzione del giudizio.
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Arbitrato irrituale e lodo nullo: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6140/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di arbitrato. Se le parti hanno concordato un arbitrato irrituale, volto a una composizione negoziale della lite, ma gli arbitri emettono un lodo con le forme e gli effetti di un arbitrato rituale, tale lodo è nullo. La volontà delle parti prevale sulla forma data alla decisione, in quanto gli arbitri hanno agito al di fuori dei limiti del mandato conferito. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva erroneamente ritenuto valido il lodo, rinviando per un nuovo esame.
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Concorrenza sleale professionisti: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6127/2024, ha respinto il ricorso di uno studio professionale che accusava una ex associata di concorrenza sleale per aver sottratto clienti dopo il suo recesso. La Corte ha confermato che la disciplina sulla concorrenza sleale si applica solo tra imprenditori, e non ai liberi professionisti, a meno che la loro attività non sia organizzata in forma d'impresa, circostanza non provata nel caso di specie. L'accento è stato posto sul rapporto basato sull' 'intuitus personae' che lega il cliente al singolo professionista.
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Nullità del lodo arbitrale: la decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione ha annullato un lodo arbitrale che negava la restituzione di una caparra. La Corte ha riscontrato una contraddizione insanabile nella motivazione dell'arbitro, il quale prima dubitava della capacità di intendere di una parte e poi ipotizzava una simulazione del contratto, due concetti logicamente incompatibili. Questa sentenza stabilisce un importante principio sulla nullità del lodo arbitrale quando la sua motivazione è irriconoscibile.
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Disconoscimento fotocopie: appello inammissibile
Un professionista si oppone a un decreto ingiuntivo basato su scritture private, sostenendo di aver già pagato una somma maggiore tramite accordi "in nero" e operando il disconoscimento delle fotocopie prodotte. La Corte di Cassazione dichiara il suo ricorso inammissibile. La Corte stabilisce che è inutile contestare l'uso di fotocopie disconosciute se non si impugnano le vere ragioni della decisione, ovvero la mancata prova del pagamento. L'appello risulta quindi privo di interesse concreto.
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Errore revocatorio: limiti e inammissibilità del ricorso
Un ente pubblico per l'edilizia ha proposto ricorso per revocazione contro un'ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore revocatorio. L'ordinanza impugnata aveva dichiarato inammissibile il suo precedente ricorso per difetto di autosufficienza. L'ente affermava che le informazioni mancanti erano presenti in un altro atto depositato. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile anche il ricorso per revocazione, chiarendo che la valutazione dell'autosufficienza di un atto processuale costituisce un'attività di giudizio e non un mero errore di fatto, escludendo così la possibilità di revocazione.
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Riserve appalti pubblici: la Cassazione decide
Una società di costruzioni ha perso il diritto a contestare il saldo di un appalto pubblico perché non ha iscritto le dovute riserve nei documenti contabili finali. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha confermato che la firma del conto finale senza l'apposizione di specifiche riserve appalti pubblici equivale a un'accettazione definitiva delle somme, precludendo qualsiasi successiva pretesa economica da parte dell'impresa.
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Tempestività riserve appalti: quando è obbligatoria?
Una società di costruzioni ha citato in giudizio un ente pubblico per danni derivanti dalla sospensione dei lavori. La Corte di Cassazione ha confermato che le richieste dell'impresa (riserve) erano invalide perché non presentate tempestivamente. L'obbligo di tempestività delle riserve negli appalti sussiste anche in assenza di contabilità ufficiale, se l'impresa è consapevole del potenziale danno. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.
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Liquidazione equitativa: quando il danno va provato
In un caso di appalto pubblico per la ristrutturazione di una scuola, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sulla liquidazione equitativa del danno. Non è sufficiente che vi sia un inadempimento contrattuale da parte dell'appaltatore per ottenere un risarcimento. Il committente deve prima dimostrare l'esistenza effettiva di un pregiudizio economico ('an debeatur'). Solo dopo aver assolto a tale onere probatorio, il giudice può procedere alla quantificazione del danno in via equitativa, qualora il suo preciso ammontare sia di difficile determinazione. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva 'semplicemente supposto' il danno, ribadendo che il potere equitativo del giudice non può surrogare la prova dell'esistenza del danno stesso.
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Esclusione socio cooperativa: obbligo di motivazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6120/2024, ha stabilito che l'esclusione di un socio da una cooperativa deve essere sempre motivata. La mancanza di motivazione rende la delibera illegittima. Di conseguenza, l'annullamento della delibera di esclusione socio cooperativa comporta la ricostituzione automatica di tutti i rapporti preesistenti, incluso quello di lavoro, senza necessità di un'azione separata.
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Regolamento di giurisdizione: inammissibile in ATP
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per regolamento di giurisdizione proposto durante un accertamento tecnico preventivo. La natura provvisoria e strumentale di tale procedimento non consente una decisione preventiva sulla giurisdizione, che potrà essere discussa solo nel successivo giudizio di merito.
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Onere della prova vandalismo: la Cassazione decide
Una carrozzeria, agendo come cessionaria del credito di un automobilista, ha citato in giudizio una compagnia assicurativa per ottenere il risarcimento dei danni subiti da un veicolo a seguito di atti vandalici. Le corti di primo e secondo grado hanno respinto la domanda, ritenendo non adeguatamente assolto l'onere della prova. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando vizi procedurali nella formulazione dei motivi d'appello, in particolare riguardo alla contestazione di una sentenza motivata "per relationem", e ribadendo i principi sull'onere della prova vandalismo a carico di chi richiede l'indennizzo.
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Scientia decoctionis: prova e limiti in Cassazione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un curatore fallimentare contro un istituto di credito, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva respinto una domanda di revocatoria. La Suprema Corte ha stabilito che la valutazione della prova sulla conoscenza dello stato di insolvenza (scientia decoctionis) da parte della banca è una questione di merito, non sindacabile in sede di legittimità. Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché mirava a una nuova valutazione dei fatti, come la tempistica dei protesti, anziché contestare vizi di legittimità.
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Rinvio causa: la conciliazione prevale sul giudizio
La Corte di Cassazione ha concesso un rinvio causa in un procedimento relativo a una procedura di sovraindebitamento. La decisione scaturisce da un'istanza congiunta delle parti, motivata dal decesso di una di esse e dalla prospettiva di una soluzione transattiva che prevede l'acquisto di una quota immobiliare, la piena soddisfazione dei creditori e la cessazione della materia del contendere.
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Gestione di affari altrui: la prova del pagamento
Un Comune ha anticipato spese funerarie per due cittadini deceduti, agendo in base al principio della gestione di affari altrui. Successivamente, ha richiesto il rimborso all'unica erede, la quale ha accettato l'eredità ma si è opposta al pagamento. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'erede, confermando la sua obbligazione, poiché i motivi di ricorso miravano a una rivalutazione delle prove, non consentita in sede di legittimità.
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Concordato minore: no alla parità tra creditori
Un debitore ha proposto un piano di concordato minore offrendo un pagamento parziale identico sia ai creditori privilegiati che a quelli chirografari. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la proposta di concordato minore è inammissibile se non rispetta la graduazione legale dei crediti, violando la par condicio creditorum. Il giudice può rilevare tale inammissibilità fin dalla fase iniziale, senza attendere il giudizio di omologazione.
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