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Giurisprudenza Civile

Pagamento somma a saldo permuta immobiliare

In tema di obbligazioni alternative, la scelta della prestazione da eseguire spetta al debitore, salvo diversa pattuizione. Una volta effettuata la scelta, l’obbligazione diventa semplice e il debitore è tenuto ad eseguire la prestazione scelta. La parte che agisce per l’adempimento dell’obbligazione non può richiedere il pagamento di una somma di denaro se la scelta è caduta su una diversa prestazione.

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Responsabilità della banca per pagamento assegno non trasferibile

La sentenza afferma la responsabilità per il pagamento di un assegno non trasferibile ad un soggetto non legittimato, non avendo la banca adempiuto all’obbligo di diligenza nell’identificazione del presentatore. Tuttavia, la Corte riconosce anche un concorso di colpa del mittente che aveva spedito l’assegno tramite posta ordinaria, esponendosi ad un rischio maggiore di sottrazione del titolo.

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Fattura commerciale e contabilità redatta dal direttore dei lavori

La fattura commerciale, avuto riguardo alla sua formazione unilaterale ed alla funzione di far risultare documentalmente elementi relativi all’esecuzione di un contratto, si inquadra fra gli atti giuridici a contenuto partecipativo, consistendo nella dichiarazione, indirizzata all’altra parte, di fatti concernenti un rapporto già costituito, sicché, quando tale rapporto sia contestato (quantomeno in ordine alla quantificazione […]

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Natura fideiussoria della garanzia e interruzione della prescrizione

La Corte d’Appello ha qualificato la garanzia prestata come fideiussione e non come contratto autonomo di garanzia, con la conseguente applicazione della disciplina delle obbligazioni solidali in materia di prescrizione. Gli atti interruttivi posti in essere dal creditore nei confronti del debitore principale hanno prodotto effetti anche nei confronti dei fideiussori.

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Verbali ispettivi, distinzione tra lavoro autonomo e subordinato

La Corte d’Appello ha ribadito che i verbali ispettivi, pur facendo fede fino a querela di falso, non hanno valore probatorio assoluto in merito alla qualificazione del rapporto di lavoro. Spetta all’INPS fornire prove concrete della sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato, al di là della mera qualificazione formale del contratto. La Corte ha evidenziato l’importanza di valutare elementi concreti come l’eterodirezione, l’inserimento nell’organizzazione aziendale e l’obbligo di orario, al fine di distinguere tra lavoro autonomo e subordinato.

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Accertamento di servitù di passaggio

La sentenza chiarisce i requisiti per l’acquisizione di una servitù di passaggio sia per usucapione che per destinazione del padre di famiglia. In particolare, per l’usucapione, è necessaria la prova dell’esercizio continuo, ininterrotto e *uti dominus* del diritto per un periodo di venti anni. Per la destinazione del padre di famiglia, è necessario che i due fondi, servente e dominante, siano stati di proprietà dello stesso soggetto e che questi abbia posto in essere opere visibili e permanenti destinate al servizio del fondo dominante. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che non fossero stati provati i requisiti né per l’usucapione né per la destinazione del padre di famiglia.

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Inadempimento contrattuale del collaudatore

La sentenza in esame ribadisce l’importanza dell’adempimento degli obblighi contrattuali da parte del professionista incaricato di un collaudo. In particolare, il professionista è tenuto a rispettare i termini pattuiti per l’esecuzione dell’incarico e a svolgere tutte le attività previste dal contratto, pena la risoluzione del contratto stesso e la perdita del diritto al compenso. La diligenza del professionista deve essere valutata con particolare rigore, considerando la delicatezza dell’incarico affidatogli e le possibili conseguenze negative per la committenza in caso di inadempimento.

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Azione revocatoria, revoca atto di compravendita frode ai creditori

Il caso riguarda un’azione revocatoria promossa da un creditore nei confronti di un atto di compravendita di un immobile tra madre e figlia. La Corte d’Appello ha confermato la sentenza di primo grado, ritenendo che l’atto fosse stato posto in essere in frode ai creditori. La Corte ha evidenziato che l’azione revocatoria può essere esperita anche in presenza di un credito litigioso e che la consapevolezza del terzo acquirente del pregiudizio arrecato al creditore può essere desunta da presunzioni semplici, come i rapporti di convivenza tra il debitore e il terzo. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la figlia fosse a conoscenza della situazione debitoria della madre e che la vendita dell’immobile avesse aggravato il rischio di insolvenza della debitrice.

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Responsabilità medica per amputazione di arto

La Corte ha stabilito che, in tema di responsabilità medica, il paziente ha l’onere di provare il nesso di causalità tra l’aggravamento della patologia e l’azione o l’omissione dei sanitari. Nel caso specifico, tale nesso non è stato dimostrato, anche alla luce delle consulenze tecniche d’ufficio. La Corte ha inoltre ribadito che in caso di ischemia critica è prassi iniziare con una terapia conservativa prima di procedere a un intervento di rivascolarizzazione.

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Mancata contestazione della delega in assemblea condominiale

La sentenza ribadisce il principio di diritto secondo cui solo il delegante o chi si ritiene falsamente rappresentato può contestare la validità di una delega in assemblea condominiale.

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Subentro nel contratto di vigilanza, trasferimento d'azienda

La Corte d’Appello ha ribadito il principio secondo cui, in caso di trasferimento d’azienda, l’acquirente subentra automaticamente nei contratti stipulati per l’esercizio dell’azienda stessa, a meno che non vi sia una specifica pattuizione contraria. La dichiarazione del curatore fallimentare di voler procedere alla “voltura” del contratto implica la necessità di un accordo tra le parti per il subentro. Tuttavia, la Corte ha ritenuto che, nel caso specifico, la società cessionaria avesse implicitamente riconosciuto l’esistenza del contratto proseguito dopo la cessione, avendo comunicato la volontà di sospenderlo.

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Risoluzione del contratto di fornitura per vizi del bene venduto

La sentenza in esame affronta il tema della responsabilità del fornitore per i vizi del bene venduto e la conseguente risoluzione del contratto. Il Giudice, applicando i principi del Codice del Consumo e del Codice Civile, ha accertato l’inadempimento del fornitore e l’inutilizzabilità del bene a causa dei vizi riscontrati, sancendo la risoluzione del contratto e condannando il fornitore al pagamento delle spese processuali.

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Responsabilità del liquidatore mancato pagamento credito sociale

La sentenza ribadisce la responsabilità del liquidatore di una società per i debiti sociali non onorati, in particolare quando un credito, seppur non inserito nel bilancio finale di liquidazione, fosse esistente al momento della liquidazione stessa. La Corte ha sottolineato come il liquidatore abbia l’onere di dimostrare l’osservanza del principio della par condicio creditorum, garantendo che il pagamento dei debiti non avvenga in modo discriminatorio tra i creditori.

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Domanda di arricchimento senza causa tra ex conviventi

In tema di convivenza more uxorio, l’acquisto di un immobile con denaro proveniente da uno solo dei conviventi, in assenza di prova di un animus donandi, può configurare un arricchimento senza causa se l’entità dell’esborso eccede i limiti di proporzionalità e adeguatezza rispetto alle condizioni economico-patrimoniali delle parti.

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Restituzione di somme tra ex conviventi

La sentenza in esame affronta il tema della ripetibilità di somme tra ex conviventi more uxorio. La Corte d’Appello ha ribadito il principio per cui, in assenza di prova di un’espressa pattuizione, le reciproche dazioni in denaro o in lavoro durante la convivenza si presumono effettuate in adempimento di un’obbligazione naturale ex art. 2034 c.c., non suscettibile di ripetizione. La Corte ha inoltre escluso la configurabilità di un indebito arricchimento, non essendo emersa una sproporzione evidente tra le contribuzioni degli ex conviventi rispetto alle loro possibilità economiche.

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Donazione indiretta e convivenza more uxorio

In tema di liberalità, la convivenza more uxorio, pur di durata significativa, non è sufficiente a dimostrare l’intento donativo. L’animus donandi deve essere provato in concreto, anche tramite presunzioni gravi, precise e concordanti. In assenza, si applica il principio dell’equa ripartizione delle spese in base alle quote di comproprietà.

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Divisione contribuzione al mutuo dopo la convivenza more uxorio

La sentenza definisce i criteri di ripartizione dei beni e degli oneri finanziari al termine di una convivenza more uxorio. La Corte esamina la validità della domanda di restituzione di parte del corrispettivo della vendita di un immobile cointestato e analizza le eccezioni di donazione indiretta e adempimento di un’obbligazione naturale relative al pagamento di un mutuo da parte di uno solo dei conviventi.

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Arricchimento senza causa e convivenza more uxorio

In caso di convivenza more uxorio, la presunzione di gratuità delle prestazioni effettuate non si applica quando i contributi di uno dei conviventi eccedono i limiti di proporzionalità e adeguatezza. Nel caso di specie, la Corte d’Appello ha confermato la condanna alla restituzione di una somma di denaro versata da uno dei conviventi per l’acquisto di un immobile intestato solo all’altro convivente, in quanto tale somma è stata ritenuta sproporzionata rispetto alle condizioni economiche della coppia.

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Mancato riconoscimento di un prestito durante la convivenza

La sentenza conferma il principio secondo cui, in caso di prestiti tra ex conviventi, l’onere della prova circa l’esistenza e la natura del prestito grava sulla parte che ne richiede la restituzione. La mancata contestazione specifica da parte del debitore non è sufficiente a provare il credito, soprattutto se il contesto familiare suggerisce la possibilità di contribuzioni spontanee alle esigenze comuni.

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Restituzione somme e arricchimento senza causa tra ex conviventi

In tema di convivenza more uxorio, il convivente che abbia sostenuto spese per l’acquisto e la ristrutturazione di un immobile di proprietà esclusiva dell’altro convivente può agire per ottenere la restituzione delle somme erogate. In assenza di un contratto di mutuo, trova applicazione l’azione di arricchimento senza causa ex art. 2041 c.c.. Il divieto di nova in appello, ex art. 345 c.p.c., si applica anche alle mere contestazioni di fatto non sollevate in primo grado. La mancata indicazione della causale nei bonifici bancari non consente di imputare il pagamento ad un debito specifico, in presenza di altri rapporti debitori tra le parti (art. 1193 c.c.).

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