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Giurisprudenza Civile

Compensazione spese di lite per mutamento giurisprudenza

Una lavoratrice ha vinto una causa contro un’azienda committente per il pagamento del TFR non corrisposto dalla ditta appaltatrice. Tuttavia, la Corte d’Appello ha compensato le spese legali a causa di un’evoluzione nell’interpretazione della legge. La lavoratrice ha impugnato tale decisione, ma la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che un significativo mutamento di giurisprudenza costituisce una valida ragione per la compensazione spese di lite tra le parti.

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Contratto collettivo operai forestali: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’agenzia regionale contro un proprio dipendente, un operaio forestale. La Corte ha confermato che al lavoratore, trasferito dalla Regione all’Agenzia, spetta l’indennità per il tragitto casa-lavoro prevista dal contratto collettivo operai forestali di settore. È stato stabilito che, nonostante la natura pubblica dell’ente, specifiche leggi nazionali e regionali legittimano l’applicazione della contrattazione collettiva privata per questi lavoratori, data la peculiarità storica del settore.

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Retribuzione dirigente scolastico: la Cassazione decide

Un dirigente scolastico in servizio all’estero ha citato in giudizio il Ministero dell’Istruzione per ottenere il pagamento della parte variabile della retribuzione di posizione. Mentre i tribunali di primo e secondo grado avevano accolto la richiesta, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Sulla base di uno specifico Contratto Collettivo Nazionale, la Corte ha stabilito che la retribuzione dirigente scolastico all’estero era limitata alla sola componente fissa, escludendo quella variabile per il periodo in questione.

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Qualificazione della domanda: l'errore del giudice

Due proprietari di imbarcazioni, sequestrate e successivamente danneggiate durante la custodia statale, hanno citato in giudizio diversi Ministeri per ottenere il risarcimento. I tribunali di merito hanno erroneamente interpretato la loro azione come una richiesta di indennizzo per ingiusto processo, rigettandola. La Corte di Cassazione ha corretto questa errata qualificazione della domanda, stabilendo che la richiesta era chiaramente finalizzata al risarcimento per negligente custodia dei beni. La Suprema Corte ha annullato la decisione precedente e ha rinviato il caso alla Corte d’Appello per un nuovo esame basato sulla corretta interpretazione della domanda.

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Notifica Rito Fornero: quando decorre il termine?

Una società ha presentato un ricorso tardivo secondo il Rito Fornero. La Corte di Cassazione ha confermato che il termine per l’impugnazione decorre dalla notifica rito fornero anche a uno solo dei difensori costituiti. La Corte ha inoltre ribadito il principio secondo cui l’appello deve seguire il rito del primo grado, anche se errato. Di conseguenza, il ricorso della società è stato respinto.

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Termine lungo impugnazione: ricorso tardivo è K.O.

Un datore di lavoro ricorre contro la sentenza d’appello che riconosceva maggiori diritti a una dipendente. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile perché notificato oltre il termine lungo impugnazione di sei mesi, decorrente dal deposito della sentenza.

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Patto di prova nullo se il lavoro era già svolto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha confermato la nullità di un patto di prova inserito in un contratto di lavoro, poiché la lavoratrice aveva già svolto le medesime mansioni per la stessa azienda nei mesi immediatamente precedenti l’assunzione formale. Secondo la Corte, la finalità del patto di prova, ovvero la sperimentazione reciproca tra le parti, era già stata soddisfatta. Di conseguenza, il licenziamento intimato durante tale periodo è stato dichiarato illegittimo, con condanna dell’azienda al risarcimento del danno.

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Contratto operai forestali: quale si applica?

La Corte di Cassazione ha stabilito che al rapporto di lavoro degli operai idraulico-forestali dipendenti da un ente pubblico regionale si applica il contratto collettivo nazionale (CCNL) di settore, di natura privatistica, per gli aspetti economici. La Corte ha rigettato il ricorso di un’agenzia regionale che si opponeva al pagamento di un’indennità di percorso a un dipendente, sostenendo che dovesse applicarsi la disciplina del pubblico impiego. Secondo la Suprema Corte, una normativa speciale, sia nazionale che regionale, prevale sulle regole generali, legittimando l’applicazione del contratto operai forestali per la determinazione del trattamento economico.

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Riconoscimento titolo: diploma valido se scuola paritaria?

Un lavoratore contesta l’esclusione da graduatorie scolastiche per un diploma ottenuto da un istituto la cui qualifica di ‘scuola paritaria’ è stata riconosciuta solo retroattivamente. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non decide nel merito ma rileva un vizio nella notifica del ricorso all’Avvocatura dello Stato. Dispone quindi la rinnovazione della notifica e rinvia la causa a pubblica udienza, sottolineando l’importanza della questione per l’uniforme interpretazione della legge (valenza nomofilattica).

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Demansionamento: quando il ricorso è inammissibile

Una dirigente pubblica, dopo la revoca del suo incarico di Segretario Generale e l’assegnazione a nuove mansioni, ha citato in giudizio l’ente per demansionamento. Le corti di merito hanno negato il demansionamento ma le hanno riconosciuto la retribuzione di risultato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso principale della dirigente inammissibile, poiché mirava a un riesame del merito della vicenda e non a denunciare vizi di legittimità. Di conseguenza, il ricorso incidentale dell’ente è stato dichiarato inefficace.

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Tardività appello: ricorso non autosufficiente

Un lavoratore si è visto dichiarare inammissibile il ricorso in Cassazione contro la sua esclusione da un progetto lavorativo. La Corte ha confermato la decisione di tardività dell’appello, sottolineando che il ricorrente non ha rispettato il principio di autosufficienza, non avendo fornito le prove documentali necessarie a dimostrare un presunto errore del sistema telematico di deposito atti.

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Sopravvenuta carenza di interesse: ricorso inammissibile

Una società propone ricorso in Cassazione contro avvisi di pagamento, sostenendo la mancata notifica delle cartelle esattoriali. Durante il giudizio, le cartelle sottostanti vengono annullate da altre sentenze. La Corte di Cassazione, pur rilevando la tardività della documentazione prodotta dalla società, interpreta la sua istanza come una manifestazione di sopravvenuta carenza di interesse e dichiara il ricorso inammissibile, compensando le spese.

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Contribuzione società dilettantistica: i limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6263/2025, affronta il tema della contribuzione per società dilettantistica. Viene respinto il ricorso di un’associazione sportiva sulla qualificazione di alcuni rapporti come subordinati, ma accolto quello dell’ente previdenziale. La Corte chiarisce che l’esenzione fiscale per i compensi sportivi non si applica automaticamente ai contributi se l’attività degli istruttori ha carattere professionale, richiedendo una valutazione nel merito che la Corte d’Appello aveva omesso.

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Demansionamento pubblico impiego: quando è legittimo?

Un dipendente pubblico, assunto come “Assistente”, ha citato in giudizio il Ministero per demansionamento, sostenendo di svolgere esclusivamente compiti di un “Operatore” di livello inferiore. La Corte di Cassazione ha ribaltato le decisioni dei gradi precedenti, stabilendo che non si configura demansionamento nel pubblico impiego se le mansioni assegnate, sebbene più semplici, rientrano nella stessa area funzionale definita dal contratto collettivo. Tale assegnazione rappresenta un legittimo esercizio dello ius variandi del datore di lavoro pubblico.

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Tempo vestizione: onere della prova e retribuzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’infermiera che chiedeva la retribuzione per il cosiddetto ‘tempo vestizione’. La decisione conferma che l’onere della prova spetta al lavoratore, il quale deve dimostrare che il tempo per indossare la divisa sia impiegato al di fuori dell’orario di lavoro per disposizioni aziendali. In questo caso, le prove documentali, come i cartellini marcatempo, non supportavano la tesi della lavoratrice, mostrando anzi una notevole flessibilità oraria.

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Giudicato interno e spese legali: la Cassazione rinvia

Un contribuente impugna un estratto di ruolo per prescrizione, vincendo in primo grado. Appella poi la sola decisione sulle spese legali. In Cassazione, emerge una questione cruciale: l’eventuale inammissibilità originaria dell’azione. La Corte si interroga sulla formazione del giudicato interno su tale punto, mai esaminato prima. Rilevando che la questione è già pendente dinanzi alle Sezioni Unite, la Corte sospende il procedimento in attesa della loro decisione, evidenziando la complessità del concetto di giudicato interno.

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Perdita di chance: quando è risarcibile? La Cassazione

Una pubblica amministrazione era stata condannata dalla Corte d’Appello a risarcire una dipendente per perdita di chance, avendola esclusa da una selezione per ruoli dirigenziali. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo due principi chiave: in primo luogo, non si può lamentare l’esclusione da una procedura per cui mancano i requisiti fondamentali di partecipazione (in questo caso, la qualifica dirigenziale); in secondo luogo, il diritto al risarcimento per perdita di chance sorge solo in presenza di una concreta ed elevata probabilità di successo, non di una mera possibilità.

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Rinnovazione ipoteca: chi paga se scade il termine?

Una società di servizi finanziari ha omesso di effettuare la rinnovazione di un’ipoteca per conto di una società immobiliare sua cliente, causando l’estinzione della garanzia. La Corte di Cassazione ha confermato la piena responsabilità della società mandataria, condannandola al risarcimento del danno, quantificato nell’intero valore del credito perso. È stato respinto l’argomento secondo cui l’Agenzia delle Entrate avesse un obbligo di procedere d’ufficio alla rinnovazione ipoteca.

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Comando dipendente pubblico: nessun risarcimento

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6279/2025, ha stabilito che la posizione di un dipendente pubblico in comando presso un’altra amministrazione costituisce un interesse legittimo e non un diritto soggettivo. Di conseguenza, la revoca anticipata dell’incarico da parte dell’ente di destinazione non dà diritto al lavoratore di ottenere un risarcimento del danno. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva invece riconosciuto tale diritto, riaffermando che l’interesse primario tutelato è quello dell’ente di destinazione al buon andamento della propria organizzazione.

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Provvigione mediatore non iscritto: diritto negato

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione che nega il diritto alla provvigione a un professionista per un’intermediazione immobiliare, in quanto non iscritto all’apposito albo. L’ordinanza chiarisce che l’obbligo di iscrizione non è in contrasto con il diritto europeo e non può essere aggirato definendo l’attività come un semplice mandato. La mancanza di tale requisito comporta la nullità del contratto e la perdita di qualsiasi diritto al compenso, confermando la solidità del principio di legalità per la professione di mediatore.

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