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Giurisprudenza Civile

Licenziamento condotta extra-lavorativa: la Cassazione
Un dipendente di un'azienda automobilistica è stato licenziato per la detenzione di un ingente quantitativo di sostanze stupefacenti. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento per condotta extra-lavorativa, stabilendo che un comportamento così grave rompe irrimediabilmente il rapporto di fiducia con il datore di lavoro, a prescindere dall'impatto diretto sulle mansioni lavorative.
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Danno da occupazione: la prova del danno è essenziale
Un ente pubblico immobiliare ha citato in giudizio un ente locale per il risarcimento del danno da occupazione illegittima di un immobile. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, stabilendo che il danno da occupazione non è automatico ('in re ipsa'). Il proprietario ha l'onere di allegare e provare il concreto pregiudizio economico subito, dimostrando come avrebbe potuto utilizzare proficuamente il bene se ne avesse avuto la disponibilità.
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Cessazione materia del contendere: accordo tra parti
Una controversia legale iniziata per presunta condotta antisindacale da parte di un'azienda si conclude davanti alla Corte di Cassazione. Le parti raggiungono un accordo privato e presentano un'istanza congiunta. La Corte, prendendo atto della transazione, dichiara la cessazione della materia del contendere e compensa le spese legali, chiudendo definitivamente il caso senza una decisione di merito.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato
Un lavoratore ha fatto ricorso in Cassazione per una causa su differenze retributive. Durante il processo, ha presentato una rinuncia al ricorso. La Corte ha quindi dichiarato l'estinzione del procedimento, chiarendo un punto fondamentale: in caso di estinzione per rinuncia, non è dovuto il versamento del raddoppio del contributo unificato, sanzione prevista solo per i ricorsi rigettati o inammissibili.
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Rappresentatività sindacale: quando un sindacato può agire?
Un sindacato ha contestato la condotta antisindacale di un'azienda di trasporti, ma la sua azione è stata bloccata per mancanza di sufficiente diffusione nazionale. La Corte di Cassazione ha ritenuto la questione sulla rappresentatività sindacale così importante da rinviare la decisione a una pubblica udienza, alla luce di recenti sviluppi giurisprudenziali.
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Appalto genuino: la Cassazione chiarisce i criteri
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un lavoratore che chiedeva il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato con l'azienda committente, pur essendo dipendente di una cooperativa di facchinaggio. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che si trattava di un appalto genuino. La decisione si fonda sulla prova che la cooperativa esercitava un effettivo potere direttivo e organizzativo sui propri dipendenti (gestione turni, ferie, potere disciplinare) e forniva gli strumenti di lavoro, elementi sufficienti a qualificare il contratto come un legittimo appalto di servizi e non come una mera fornitura di manodopera.
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Ricorso in Cassazione: i requisiti di specificità
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda di trasporti contro la sentenza che la condannava a pagare un'indennità per riposi non goduti a un dipendente. La decisione si fonda su un vizio procedurale: la mancata produzione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) su cui si basava il ricorso. La Suprema Corte ha ribadito che il ricorso in Cassazione deve essere autosufficiente, contenendo tutti gli elementi necessari per la decisione, senza che i giudici debbano reperire atti esterni.
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Revoca elezioni RSU: quando è condotta antisindacale?
Una società della grande distribuzione è stata accusata di condotta antisindacale per aver assecondato la decisione di un sindacato di revocare le elezioni RSU già indette, negando a un'altra sigla sindacale la documentazione necessaria per proseguire. La Corte d'Appello ha confermato l'antisindacalità del comportamento. La Corte di Cassazione, riconoscendo la complessità e l'importanza della questione sulla revoca elezioni RSU, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una decisione di principio.
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Onere della prova: buste paga non bastano a dimostrare
Una società ha impugnato una sentenza che la condannava al pagamento di differenze retributive a un ex dipendente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che l'onere della prova del pagamento spetta al datore di lavoro. La Corte ha specificato che buste paga con firme fotocopiate e illeggibili non sono sufficienti a dimostrare l'avvenuto pagamento, ribadendo l'inammissibilità di censure che mirano a una rivalutazione dei fatti in sede di legittimità.
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Riposo settimanale: ricorso inammissibile per forma
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda condannata a risarcire un dipendente per il mancato godimento del riposo settimanale. La decisione non è entrata nel merito della questione, ma si è basata su un vizio procedurale: la mancata produzione del testo integrale del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di riferimento, violando il principio di autosufficienza del ricorso.
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Valore probatorio verbale ispettivo: la Cassazione
La richiesta di differenze retributive di un lavoratore viene respinta per mancanza di prove. La Cassazione conferma, chiarendo il limitato valore probatorio del verbale ispettivo per le dichiarazioni di terzi o della parte, che sono liberamente valutabili dal giudice. L'appello è stato ritenuto inammissibile anche per la regola della "doppia conforme".
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Indennità sostitutiva preavviso: inclusione bonus
Un dirigente di un'importante azienda automobilistica impugna il licenziamento. Due procedimenti paralleli portano a sentenze d'appello contrastanti sul calcolo delle sue spettanze. La Corte di Cassazione, riunendo i ricorsi, stabilisce che nel calcolo dell'indennità sostitutiva preavviso devono essere inclusi anche i bonus variabili erogati negli ultimi tre anni. La Corte risolve anche una questione di giudicato esterno su differenze retributive, cassando senza rinvio la sentenza sfavorevole al lavoratore.
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Condotta antisindacale: quando l’appello è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda condannata per condotta antisindacale durante le elezioni delle RSU. La decisione si fonda su principi procedurali chiave, come l'irrilevanza del rigetto di un'istanza di ricusazione senza prova di un'ingiustizia sostanziale della sentenza e l'applicazione della regola della "doppia conforme", che limita il riesame dei fatti già accertati da due corti di merito.
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Lavoro subordinato: quando il rapporto è dipendente
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che qualificava un rapporto di collaborazione come lavoro subordinato. La sentenza sottolinea che, per distinguere tra lavoro autonomo e subordinato, prevalgono gli elementi di fatto, come l'assoggettamento del lavoratore alle direttive del datore (eterodirezione) e il suo stabile inserimento nell'organizzazione aziendale, rispetto alla qualificazione formale data dalle parti al contratto. Il ricorso dell'azienda è stato respinto poiché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.
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Condotta antisindacale: responsabilità del datore
La Corte di Cassazione ha stabilito che un'azienda è responsabile per condotta antisindacale se impedisce a un sindacato di assistere i propri iscritti durante le procedure di conciliazione. Tale responsabilità sussiste anche se l'esclusione del sindacato è stata decisa dall'associazione di categoria a cui l'azienda aderisce. Secondo la Corte, ciò che rileva è l'oggettiva lesione della libertà e dell'attività sindacale, a prescindere dall'intenzione del datore di lavoro.
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Responsabilità civile P.A.: rumore e inquinamento
Un gruppo di cittadini ha citato in giudizio un Comune per le immissioni intollerabili di rumore e polveri sottili provenienti dal traffico veicolare. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna dell'ente non solo al risarcimento del danno, ma anche all'adozione di misure concrete come l'installazione di barriere fonoassorbenti e l'imposizione di un limite di velocità. La sentenza ribadisce che il giudice ordinario può ordinare alla Pubblica Amministrazione un 'facere' per porre fine a un illecito, in applicazione del principio generale del 'neminem laedere', senza che ciò costituisca un'indebita ingerenza nei poteri amministrativi. Questo consolida il principio della Responsabilità civile P.A. per i danni ambientali subiti dai cittadini.
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Cessione crediti: come provare la titolarità del credito
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 29807/2025, si è pronunciata sulla prova della titolarità in una cessione crediti in blocco. Nel caso esaminato, un debitore e il suo garante contestavano l'esistenza stessa del contratto di cessione. La Corte ha stabilito che, in tale ipotesi, la sola pubblicazione in Gazzetta Ufficiale non è sufficiente, ma può costituire un valido elemento di prova se unita ad altri documenti, come una dichiarazione scritta dalla banca cedente. La valutazione di tali prove spetta al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile e i ricorrenti sono stati condannati per abuso del processo.
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Azione revocatoria: effetti e limiti secondo la Cassazione
La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, chiarendo i limiti dell'azione revocatoria. La sentenza sottolinea che la dichiarazione di inefficacia di un atto giova esclusivamente al creditore che ha intrapreso l'azione, senza invalidare l'atto stesso né estendere i suoi benefici ad altri creditori, come l'ente di riscossione nel caso di specie. Il ricorso è stato respinto anche per vizi procedurali.
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Inammissibilità ricorso cassazione: requisiti formali
La Corte di Cassazione dichiara l'inammissibilità di un ricorso in materia di fideiussione bancaria. Sebbene l'appello fosse stato presentato tempestivamente, a causa della nullità della notifica all'avvocato sospeso, è stato respinto per un vizio di forma: la mancata esposizione sommaria dei fatti. La sentenza sottolinea come questo requisito non sia mero formalismo, ma essenziale per consentire alla Corte di decidere. Viene quindi confermata l'inammissibilità del ricorso cassazione.
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Fideiussioni specifiche e nullità: la Cassazione decide
Una garante ha contestato la validità di due fideiussioni specifiche sostenendo che replicassero uno schema ABI anticoncorrenziale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo un principio fondamentale: la presunzione di nullità derivante dal provvedimento della Banca d'Italia del 2005 si applica esclusivamente alle fideiussioni omnibus. Per le fideiussioni specifiche, spetta al garante fornire la prova completa della violazione antitrust, senza poter beneficiare di alcuna prova privilegiata.
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