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Giurisprudenza Civile

Incarichi dirigenziali sanità: non sono automatici
Una dirigente medico ha richiesto l'assegnazione automatica di un incarico di alta specializzazione dopo cinque anni di servizio. Sebbene i tribunali di merito le avessero dato ragione, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Con l'ordinanza n. 26270/2024, ha stabilito che gli incarichi dirigenziali sanità non costituiscono un diritto automatico, ma sono subordinati alla discrezionalità della Pubblica Amministrazione, che deve tenere conto della disponibilità di posti, delle risorse finanziarie e delle procedure di selezione.
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Rinnovo contratto a termine: nessun diritto automatico
Una dottoressa con contratto a termine ha citato in giudizio un'azienda sanitaria pubblica per non aver rinnovato il suo contratto per la stessa durata dei suoi colleghi. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, chiarendo che non esiste un diritto automatico al rinnovo del contratto a termine nel pubblico impiego. La decisione di rinnovare è un potere discrezionale dell'amministrazione e la lavoratrice non poteva chiedere un risarcimento per perdita di chance in quanto priva di un'aspettativa giuridicamente tutelata.
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Posizioni Organizzative: Obbligo di valutazione comparativa
Un dipendente pubblico si opponeva alla mancata valutazione della sua candidatura per diverse posizioni organizzative. La Cassazione ha stabilito che la Pubblica Amministrazione ha sempre l'obbligo di effettuare una valutazione comparativa tra i candidati, basandosi sui principi di buona fede e correttezza, anche in assenza di una procedura formale con avviso pubblico. La sentenza d'appello è stata annullata con rinvio.
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Onere della prova prescrizione: la Cassazione decide
Un professionista richiede il pagamento di un credito a una società fallita, ma il curatore eccepisce la prescrizione. La Corte di Cassazione conferma che l'onere della prova prescrizione grava sul creditore per quanto riguarda i fatti interruttivi. Il debitore deve solo allegare l'inerzia del titolare del diritto. Poiché il professionista non ha provato una data successiva di conclusione della prestazione che interrompesse i termini, il suo ricorso è stato respinto.
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Incarico dirigenziale medico: non è automatico
Una dirigente medica ha citato in giudizio un'azienda sanitaria per il ritardato conferimento di un incarico di alta specializzazione. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni precedenti, ha stabilito che l'incarico dirigenziale medico non costituisce un diritto automatico maturato con l'anzianità di servizio. La sua attribuzione è un atto discrezionale dell'amministrazione, condizionato dalla disponibilità di posizioni in organico e dalle risorse finanziarie.
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Leasing immobiliare: nullità se l’immobile è vago
La Corte di Cassazione ha stabilito che un contratto di leasing immobiliare per un bene da costruire è nullo se l'immobile non è identificabile con certezza fin dall'inizio. Analizzando un caso in cui una società contestava la validità di un contratto per la descrizione generica dell'immobile, la Corte ha cassato la decisione d'appello. I giudici hanno sottolineato che la funzione di finanziamento non può prevalere sul requisito della determinatezza dell'oggetto, essenziale per la validità del patto di opzione di acquisto.
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Indennità di sostituzione: no a differenze retributive
Un dirigente medico svolgeva di fatto mansioni superiori. La Cassazione nega il diritto alle differenze retributive, confermando che spetta solo l'indennità di sostituzione prevista dal CCNL Sanità, poiché la sostituzione avviene nel ruolo unico della dirigenza.
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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo rigetta
Una professionista sanitaria ha citato in giudizio l'azienda sanitaria per ottenere differenze retributive, avendo svolto per anni mansioni superiori senza un formale incarico. Dopo un parziale accoglimento in appello, ha proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per mancanza di specificità dei motivi. L'ordinanza sottolinea che non è possibile chiedere alla Cassazione una nuova valutazione delle prove e che i motivi di ricorso devono essere autosufficienti, indicando con precisione gli atti e i documenti a sostegno delle proprie tesi.
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Mansioni superiori sanità: guida alla sentenza
Due psicologhe ottengono il riconoscimento delle differenze retributive per mansioni superiori sanità. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'azienda ospedaliera, confermando la decisione della Corte d'Appello. Quest'ultima aveva stabilito che, nonostante un riassetto aziendale e un diverso inquadramento formale, le lavoratrici avevano di fatto continuato a svolgere le medesime mansioni superiori, basando la decisione su un accertamento autonomo dei fatti e non sulla mera estensione di un precedente giudicato.
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Mansioni superiori: no paga extra senza posto formale
Un dirigente sanitario ha svolto per anni mansioni superiori a quelle della sua qualifica, richiedendo le differenze retributive. I tribunali di merito gli hanno dato ragione, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Con l'ordinanza n. 26259/2024, la Suprema Corte ha stabilito che per il riconoscimento economico delle mansioni superiori nel settore sanitario pubblico, non è sufficiente lo svolgimento di fatto dei compiti, ma è indispensabile che la posizione dirigenziale sia formalmente prevista nell'atto aziendale e l'incarico ufficialmente conferito. Di conseguenza, nessuna retribuzione di posizione aggiuntiva è dovuta.
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Clausola penale leasing: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26258/2024, si è pronunciata sulla validità della clausola penale leasing in un contratto risolto per inadempimento prima dell'entrata in vigore della Legge 124/2017. Il caso riguardava la richiesta di una curatela fallimentare di ridurre la penale. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che se il contratto prevede un meccanismo di 'patto di deduzione', che sconta dal credito del concedente il valore del bene recuperato, non si verifica un ingiustificato arricchimento. Di conseguenza, la clausola è valida e non necessita di riduzione giudiziale, poiché già riequilibra le posizioni delle parti.
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Buoni fruttiferi postali: tassi e decreto ministeriale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26256/2024, ha stabilito che per i buoni fruttiferi postali della serie 'Q/P' i tassi di interesse applicabili sono quelli previsti dal decreto ministeriale di emissione, anche per il periodo non coperto dal timbro modificativo. La Corte ha escluso la tutela dell'affidamento del risparmiatore, affermando la prevalenza della norma di legge (fonte cogente) sulle indicazioni stampate sul titolo, che integrano e sostituiscono automaticamente le clausole contrattuali difformi.
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Mansioni superiori sanità: onere della prova
Una dirigente medica ha richiesto differenze retributive per mansioni superiori sanità, sostenendo di aver diretto una struttura complessa. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, confermando la decisione d'appello. La Corte ha sottolineato che la lavoratrice non ha fornito la prova concreta delle mansioni svolte, un onere indispensabile per superare la classificazione formale dell'ente.
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Ricorso inammissibile: Cassazione e motivi confusi
La Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro un istituto di credito per un debito su conto corrente. I motivi, relativi a fideiussione antitrust e usura, sono stati giudicati generici, cumulativi e privi di autosufficienza. La Corte ha confermato la decisione di merito, sottolineando l'importanza di formulare censure chiare e specifiche e l'impossibilità di introdurre nuove indagini di fatto in sede di legittimità. Questo caso evidenzia come il mancato rispetto dei requisiti formali porti al rigetto del ricorso inammissibile.
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Buoni postali cointestati: rimborso senza eredi
Un cointestatario di un buono fruttifero postale con clausola di pari facoltà di rimborso ha richiesto il pagamento dell'intera somma dopo la morte di un altro cointestatario. L'emittente ha negato il pagamento, richiedendo la quietanza degli eredi. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in presenza di tale clausola, il cointestatario superstite ha diritto al rimborso totale dei buoni postali cointestati senza necessità del consenso degli eredi, differenziando nettamente la disciplina dei buoni da quella dei libretti di risparmio.
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Responsabilità scarico abusivo: chi paga il conto?
Una società che gestisce il servizio idrico e il suo direttore sono stati sanzionati per lo scarico di un impianto di depurazione non a norma e con autorizzazione scaduta. Nonostante avessero affidato la gestione operativa a un'altra ditta, la Corte di Cassazione ha confermato la loro colpevolezza. La sentenza stabilisce che la titolarità dell'autorizzazione allo scarico comporta una responsabilità diretta e personale, che non può essere eliminata da una semplice delega. La Corte ha inoltre respinto la tesi dello stato di necessità, ribadendo che la responsabilità per scarico abusivo ricade sul gestore autorizzato.
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Responsabilità degli eredi per calunnia: il caso
La Corte di Cassazione interviene su un complesso caso di calunnia, chiarendo i limiti della responsabilità degli eredi. La vicenda nasce dalle accuse, poi rivelatesi infondate, mosse da una donna (poi deceduta) insieme alla figlia e alla nipote. La Corte d'Appello aveva condannato le due superstiti solo in qualità di eredi, escludendo una loro responsabilità personale. La Cassazione ha annullato tale decisione, accogliendo il ricorso delle parti offese. Secondo i giudici supremi, la corte di merito ha erroneamente ignorato prove decisive, come dichiarazioni confessorie, che indicavano un coinvolgimento diretto delle due donne. Viene così riaffermato il principio che la qualità di successore non esclude una responsabilità personale, se provata. La questione sulla responsabilità degli eredi viene quindi rinviata a un nuovo esame.
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Difformità urbanistica: la garanzia del venditore
Un'impresa edile acquista un immobile con difformità urbanistica, garantito come regolare dal venditore. La Corte di Cassazione conferma la decisione d'appello che accordava all'acquirente una riduzione del prezzo, rigettando il ricorso del venditore. La Corte ha stabilito che la garanzia contrattuale prevale e la conoscenza effettiva della difformità da parte dell'acquirente non era stata provata, rendendo irrilevante la clausola 'visto e piaciuto'.
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Concessione abusiva di credito e nullità del mutuo
Un istituto di credito ha richiesto l'ammissione al passivo fallimentare di una società per un credito derivante da un mutuo garantito dallo Stato. Il Tribunale ha rigettato la richiesta, dichiarando nullo il contratto per concessione abusiva di credito, ravvisando un concorso della banca nel reato di bancarotta semplice. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, specificando che per dichiarare la nullità non basta ipotizzare il reato, ma è necessaria una motivazione rigorosa che dimostri gli elementi oggettivi e soggettivi del concorso della banca, quale soggetto esterno, nel reato. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello.
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Istanza di prelievo: obbligatoria per l’equo indennizzo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 26247/2024, ha rigettato il ricorso di alcuni dipendenti pubblici che chiedevano un equo indennizzo per l'eccessiva durata di un processo amministrativo. La Corte ha confermato che la mancata presentazione dell'istanza di prelievo, quale rimedio preventivo, rende la domanda di indennizzo inammissibile, allineandosi a precedenti pronunce della Corte Costituzionale.
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