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Giurisprudenza Civile

Legittimazione del fallito: quando può agire in giudizio?
La Cassazione chiarisce i limiti della legittimazione del fallito. Se il curatore fallimentare, dopo una precisa valutazione, ritiene non conveniente proseguire una causa, il soggetto fallito non può agire autonomamente. L'inerzia del curatore, che fonda la legittimazione del fallito, deve consistere in un totale disinteresse e non in una valutazione negativa di convenienza. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.
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Contratto collettivo pubblico: la P.A. non sceglie
Un dipendente di un ente pubblico chiedeva differenze retributive per mansioni superiori basate su un contratto collettivo privato applicato di fatto. La Cassazione ha negato il diritto, stabilendo che nel pubblico impiego si applica inderogabilmente solo il contratto collettivo pubblico di comparto previsto per legge, e non quello scelto o applicato di fatto dall'amministrazione.
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Mansioni superiori CCNL: l’obbligo del giudice
Una dipendente di un ente pubblico ha richiesto differenze retributive per lo svolgimento di mansioni superiori. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione favorevole alla lavoratrice, stabilendo che i giudici di merito avevano errato nell'applicare un CCNL superato. La Corte ha ribadito che, in tema di mansioni superiori CCNL, il giudice ha l'obbligo di individuare e applicare d'ufficio il contratto collettivo vigente nel periodo di riferimento, anche se non indicato dalle parti, rinviando il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Ricorso inammissibile: quando l’appello è un abuso
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imprenditore contro un istituto di credito. La decisione si basa sulla manifesta infondatezza dei motivi, che miravano a una nuova valutazione dei fatti già decisi nei gradi precedenti. Il ricorrente viene sanzionato per abuso del processo, poiché i suoi motivi erano generici e privi di fondamento, in particolare riguardo la richiesta di chiamata in causa di un terzo e la domanda di risarcimento danni non provata.
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Onere della prova: appello inammissibile senza prova
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due investitori che chiedevano la nullità di contratti di investimento e la restituzione di somme. La decisione si fonda sulla mancata dimostrazione del danno economico, confermando che l'onere della prova è un requisito fondamentale. La Corte ha inoltre sanzionato i ricorrenti per abuso del processo, condannandoli al pagamento di ulteriori somme per aver intrapreso un'azione legale palesemente infondata.
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Buoni postali: la Cassazione sui tassi e i timbri
Un risparmiatore ha citato in giudizio l'istituto postale per il mancato riconoscimento dei tassi di interesse originari sui suoi buoni postali per l'ultimo decennio di validità. Sul retro dei titoli era apposto un timbro che modificava i tassi solo per i primi venti anni. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo il suo orientamento consolidato: in caso di indicazioni incomplete o ambigue, non si applicano i tassi originari, ma si procede a un'integrazione del contratto sulla base dei decreti ministeriali vigenti per quella specifica serie di buoni. La Corte ha escluso la violazione del principio di buona fede e ha condannato il ricorrente per abuso del processo.
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Anzianità di servizio: parità per i docenti precari
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 16144/2024, ha accolto il ricorso di una docente, cassando la decisione della Corte d'Appello che negava la piena ricostruzione della carriera basata sull'anzianità di servizio maturata con contratti a termine. La Suprema Corte ha ribadito il principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, imponendo la disapplicazione delle norme nazionali (art. 485 D.Lgs. 297/1994) e contrattuali (clausola di salvaguardia CCNL 2011) che creano disparità di trattamento, chiarendo l'errata interpretazione di una precedente sentenza della Corte di Giustizia UE.
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Buoni postali fruttiferi: tassi di interesse e legge
Un risparmiatore ha citato in giudizio l'ente emittente per aver ricevuto un importo inferiore alle aspettative al momento del rimborso dei suoi buoni postali fruttiferi. La differenza era dovuta a una modifica dei tassi di interesse stabilita da un decreto ministeriale successivo all'emissione dei titoli. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del risparmiatore, confermando che la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale è una condizione sufficiente per rendere efficaci i nuovi tassi, i quali si sostituiscono automaticamente alle condizioni originarie del contratto in virtù di una norma di legge.
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Mansioni dirigenziali: no a paga superiore se previste
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un ex funzionario di un ente previdenziale che rivendicava differenze retributive per lo svolgimento di presunte mansioni dirigenziali. La Corte ha stabilito che l'incarico di responsabile di un'area complessa rientrava nelle funzioni attribuibili alla sua qualifica apicale non dirigenziale, come previsto dalla legge e dalla contrattazione collettiva, la quale già riconosceva un trattamento economico aggiuntivo specifico, escludendo quindi il diritto a una retribuzione da dirigente.
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Interruzione del processo: la PEC è notifica formale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16141/2024, ha stabilito che la comunicazione via PEC della morte di una parte, inviata dal suo avvocato alle controparti, equivale a una notifica formale e fa scattare immediatamente l'interruzione del processo. Di conseguenza, il termine per la riassunzione decorre da tale data, e un deposito tardivo dell'atto di riassunzione comporta l'estinzione del giudizio. La Corte ha chiarito che l'assenza del certificato di morte o l'intenzione di formalizzare la dichiarazione in udienza non inficiano l'efficacia della comunicazione.
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Obblighi informativi banca: la firma non basta
Una coppia di risparmiatori ha acquistato dei titoli finanziari rischiosi. Pur essendo stati avvertiti dalla banca dell'inadeguatezza dell'operazione, hanno deciso di procedere firmando un ordine scritto. A seguito della perdita dell'investimento, hanno citato in giudizio l'istituto di credito. La Corte di Cassazione ha rigettato il loro ricorso, chiarendo che la firma del cliente, dopo aver ricevuto un'avvertenza, crea una forte presunzione che gli obblighi informativi della banca siano stati adempiuti. Il ricorso è stato giudicato inammissibile in quanto mirava a una nuova valutazione dei fatti, già accertati dalla Corte d'Appello.
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Posizione organizzativa: no al rinnovo automatico
Una dipendente pubblica si era vista negare il rinnovo di una posizione organizzativa. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 16139/2024, ha ribaltato la decisione di merito, stabilendo che la mancata riconferma di una posizione organizzativa rientra nella discrezionalità dell'ente pubblico e non costituisce demansionamento. La decisione si fonda sul principio del 'giudicato esterno', poiché una precedente sentenza tra le stesse parti aveva già definito la natura non permanente di tale incarico. La Corte ha invece confermato la condanna dell'ente per aver assegnato un'indennità di produttività inferiore in modo discriminatorio.
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Mansioni superiori: quando non spetta la retribuzione
Un funzionario pubblico ha richiesto una retribuzione superiore per aver svolto mansioni superiori di rappresentanza legale per la sua amministrazione. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, rigettando la richiesta. Il motivo è la mancata dimostrazione della prevalenza di tali mansioni superiori, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, rispetto ai compiti ordinari. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché mirava a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità.
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Mansioni superiori indennità: quando non spetta?
Un dipendente pubblico ha svolto mansioni superiori di tipo dirigenziale, ma la Corte di Cassazione ha negato il suo diritto all'indennità di risultato. La sentenza chiarisce che tale componente retributiva è legata al raggiungimento di obiettivi formali e predeterminati, assenti nello svolgimento di fatto. La Corte ha inoltre specificato che l'impugnazione sul diritto a una somma permette al giudice di riesaminare l'intero calcolo, confermando che la corretta quantificazione della retribuzione per mansioni superiori indennità spetta alla diretta determinazione giudiziale.
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Mansioni superiori: retribuzione per non dirigenti
Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce il diritto alla retribuzione per mansioni superiori nel pubblico impiego. Un dipendente non dirigente, che di fatto svolgeva compiti manageriali, ha visto riconosciuto il proprio diritto al trattamento economico superiore. La Corte ha stabilito che le norme restrittive previste per le sostituzioni tra dirigenti non si applicano quando è un funzionario non qualificato come tale a svolgere le funzioni più elevate, applicandosi invece l'art. 52 del D.Lgs. 165/2001.
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Supervalutazione servizio estero: blocco stipendi ok
Una docente ha richiesto la ricostruzione della propria carriera tenendo conto della supervalutazione del servizio estero. Il Ministero si è opposto per l'annualità 2013, invocando il blocco degli scatti stipendiali. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Ministero, stabilendo che il blocco normativo aveva effetti puramente economici e non poteva impedire la progressione giuridica della carriera, confermando così il diritto alla supervalutazione del servizio estero ai fini dell'anzianità.
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Sentenza Giudice di Pace: appello o ricorso?
Un istituto di credito proponeva ricorso per cassazione avverso una sentenza del giudice di pace che lo condannava al rimborso di un'imposta di registro di circa 200 euro. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che per una sentenza del giudice di pace di così modesto valore, decisa secondo equità, l'unico rimedio esperibile non è il ricorso diretto in Cassazione, ma l'appello a "critica vincolata" per specifici motivi di diritto.
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Vittime del dovere: la giurisdizione è del giudice ordinario
Un funzionario di polizia ha richiesto i benefici per le vittime del dovere, ma è sorto un conflitto di giurisdizione. La Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza spetta al giudice ordinario, trattandosi di un diritto soggettivo di natura assistenziale e non di un interesse legittimo.
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Buoni postali fruttiferi: tassi variabili e diritti
Un risparmiatore sottoscrive dei buoni postali fruttiferi nel 1985. Un successivo decreto del 1986 abbassa i tassi di interesse. La Corte di Cassazione ha confermato che i nuovi tassi, più bassi, sono applicabili, poiché la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale è sufficiente a rendere la modifica efficace, integrando il contratto originale. Di conseguenza, il rimborso calcolato dall'istituto finanziario è stato ritenuto corretto.
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Diniego di giurisdizione: i limiti del ricorso in Cassazione
Un funzionario pubblico, condannato dalla Corte dei Conti per danno erariale derivante da una transazione seguita a un lodo arbitrale sfavorevole, ha proposto ricorso in Cassazione per diniego di giurisdizione. Sosteneva che i giudici contabili si fossero rifiutati di esaminare la nullità del lodo. Le Sezioni Unite hanno dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che la valutazione della Corte dei Conti sulla questione del lodo rientrava nel merito della causa (error in iudicando) e non costituiva un rifiuto di esercitare la giurisdizione. La Corte ha quindi confermato che il suo sindacato è limitato alle sole questioni di giurisdizione e non può estendersi a presunti errori di valutazione del giudice speciale.
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