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Giurisprudenza Civile

Ricorso inammissibile Cassazione: la guida completa
Una condomina ha presentato un secondo ricorso alla Corte di Cassazione riproponendo le stesse doglianze già respinte in una precedente ordinanza. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che le proprie decisioni non sono soggette a un ulteriore ricorso per cassazione, ma solo a rimedi straordinari come la revocazione. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese legali e a una sanzione economica per aver proposto un'impugnazione estranea al sistema processuale.
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Ricorso inammissibile: onere della prova e autosufficienza
Un'infermiera ha fatto ricorso per ottenere i buoni pasto per i turni notturni. La sua richiesta è stata respinta in appello per prescrizione del diritto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo successivo ricorso inammissibile perché non ha adeguatamente provato l'interruzione della prescrizione, violando il principio di autosufficienza del ricorso stesso. La sentenza sottolinea che chi fa valere un'eccezione deve fornirne prova specifica nell'atto di ricorso.
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Autosufficienza del ricorso: Cassazione inammissibile
Un operatore sanitario ha fatto ricorso per ottenere i buoni pasto per i turni notturni. La Corte d'Appello ha respinto la domanda per prescrizione. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando la violazione del principio di autosufficienza del ricorso: il ricorrente non aveva trascritto il contenuto essenziale dei documenti che provavano l'interruzione della prescrizione, impedendo alla Corte di valutare il motivo.
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Vendita verbale immobile: possesso o detenzione?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21304/2024, chiarisce un punto fondamentale in materia di usucapione. Nel caso di una vendita verbale immobile, sebbene il contratto sia nullo per vizio di forma, la consegna del bene all'acquirente genera una situazione di possesso e non di mera detenzione. Di conseguenza, l'acquirente non è tenuto a dimostrare un'interversione del possesso per poter usucapire il bene. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva erroneamente richiesto tale prova, rinviando il caso per un nuovo esame basato su questo principio.
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Interpretazione accordi aziendali: il limite in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un lavoratore che chiedeva l'assunzione sulla base di vecchi accordi aziendali. La Corte ha ribadito che l'interpretazione di tali accordi è di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d'Appello) e non può essere contestata in sede di legittimità, a differenza di quanto avviene per i contratti collettivi nazionali.
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Motivazione contraddittoria e usucapione: la Cassazione
Un soggetto ricorre in Cassazione dopo che la sua domanda di usucapione su un immobile è stata respinta. La Corte d'Appello aveva fornito una motivazione contraddittoria, non chiarendo se l'occupazione fosse basata su tolleranza, comodato o locazione. La Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza per vizio di motivazione e rinviando il caso a un nuovo esame, sottolineando l'importanza di una motivazione chiara e coerente.
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Spese di lite incompetenza: chi paga se c’è accordo?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21300/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di spese di lite per incompetenza territoriale. In un caso di opposizione a decreto ingiuntivo, dove le parti si sono accordate sulla competenza di un altro foro, la Corte ha chiarito che il giudice originariamente adito, nel dichiarare la propria incompetenza, non deve pronunciarsi sulle spese legali. Tale decisione spetta unicamente al giudice competente a cui la causa viene trasferita, il quale valuterà l'esito finale dell'intera lite.
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Licenziamento collettivo dirigenti: obblighi UE
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società, confermando che le procedure di informazione e consultazione sindacale previste per il licenziamento collettivo si applicano obbligatoriamente anche ai dirigenti. La sentenza sottolinea come questa estensione derivi dalla necessità di adeguare la normativa italiana alla direttiva europea 98/59/CE, a seguito di una precedente condanna da parte della Corte di Giustizia UE. La Corte ha chiarito che tale obbligo sussiste per tutte le tipologie di licenziamento collettivo, senza distinzioni.
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Risarcimento danno permanente: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione chiarisce i termini di prescrizione per il risarcimento danno permanente a un immobile. In un caso di infiltrazioni, ha stabilito che la richiesta di risarcimento economico si prescrive 'giorno per giorno' per i danni via via prodotti, a differenza della richiesta di eliminazione della causa del danno. Inoltre, ha ribadito che il giudice non può concedere un risarcimento per un tipo di danno (danno alla coltivazione) mai richiesto dalla parte attrice, cassando la sentenza precedente per violazione del principio del 'chiesto e pronunciato'.
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Riduzione retribuzione: quando l’accordo è illegittimo
La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima la riduzione retribuzione del 15% applicata da una fondazione musicale ai suoi dipendenti tramite un accordo aziendale. La decisione si fonda sulla mancanza di una contestuale e concreta riorganizzazione del lavoro, requisito essenziale previsto dalla legge per derogare ai contratti collettivi. Secondo i giudici, non è sufficiente prevedere una futura riorganizzazione; la modifica delle condizioni lavorative deve essere contestuale al taglio salariale. Anche il ricorso incidentale del lavoratore sulle spese legali è stato respinto.
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Leasing traslativo: la penale e l’art. 1526 c.c.
Una società di leasing termina tre contratti di leasing traslativo per inadempimento. Dopo il fallimento dell'utilizzatore, chiede l'ammissione al passivo basandosi su una clausola penale. La Corte di Cassazione chiarisce che per i contratti risolti prima della Legge 124/2017, si applica l'art. 1526 c.c. Tuttavia, il tribunale ha errato a ignorare la clausola penale. La decisione viene cassata con rinvio per valutare se la penale sia eccessiva e vada ridotta.
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Atti di straordinaria amministrazione: quando serve l’ok
La Corte di Cassazione conferma la dichiarazione di fallimento di una società per aver compiuto atti di straordinaria amministrazione senza l'autorizzazione del tribunale durante la procedura di concordato preventivo. La modifica di un contratto di affitto d'azienda, che ha ridotto le garanzie per i creditori, è stata considerata un atto pregiudizievole che ha reso inammissibile la proposta di concordato. La decisione sottolinea che ogni operazione che incide negativamente sul patrimonio destinato a soddisfare i creditori richiede un preventivo vaglio giudiziale.
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Litisconsorte necessario: la banca deve partecipare
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza in materia di opposizione all'esecuzione, poiché il terzo pignorato (un istituto di credito) non aveva partecipato al giudizio. La Corte ha ribadito il principio secondo cui il terzo pignorato è sempre un litisconsorte necessario in queste procedure, e la sua assenza causa una nullità insanabile che travolge l'intero processo, imponendo di ricominciare dal primo grado. Il caso riguardava un'opposizione sollevata da un Ente Comunale contro un pignoramento per un ingente credito risarcitorio.
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Licenziamento documento contraffatto: la Cassazione decide
Una dipendente pubblica viene licenziata per aver usato un documento contraffatto in un precedente procedimento disciplinare. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il licenziamento per il documento contraffatto è stato ritenuto proporzionato data la gravità del fatto e il ruolo dirigenziale della dipendente.
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Riduzione della penale: quando il giudice può agire
Una banca ricorre in Cassazione contro la decisione della Corte d'Appello che, pur confermando l'inadempimento di una ex dipendente a un patto di non concorrenza, aveva disposto una significativa riduzione della penale. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che il giudice ha il potere di ridurre una penale manifestamente eccessiva anche d'ufficio, basandosi sull'equilibrio contrattuale e sull'interesse del creditore, senza che sia necessaria la prova di un danno effettivo come lo sviamento della clientela.
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Rimessione in termini: il principio di immediatezza
Una società ha perso il diritto di appellare una sentenza di fallimento a causa di un ritardo nella richiesta di rimessione in termini. A seguito di un errore nel deposito telematico del reclamo, la società ha atteso oltre due mesi prima di presentare l'istanza. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, sottolineando che la richiesta di rimessione in termini deve essere immediata e non è sufficiente presentarla prima dell'udienza di discussione.
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Licenziamento timbratura fraudolenta: la Cassazione
Una lavoratrice è stata licenziata dopo che una collega ha timbrato il cartellino di uscita per lei, mentre si trovava già a casa. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento per timbratura fraudolenta, respingendo il ricorso della dipendente. La Corte ha ritenuto la condotta un grave inadempimento che lede irrimediabilmente il rapporto di fiducia con il datore di lavoro, rendendo inammissibile ogni tentativo di rivalutare i fatti in sede di legittimità.
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Cessione del credito: a chi spetta il risarcimento?
La Cassazione ha chiarito che in caso di cessione del credito, il diritto al risarcimento del danno da ritardo nel pagamento (lucro cessante) si trasferisce al cessionario. La Corte ha annullato una decisione che liquidava tale danno al creditore originario, un fallimento, senza considerare i diritti della banca a cui il credito era stato ceduto, rinviando il caso per una nuova valutazione.
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Compenso professionale: negato se c’è negligenza
La Corte di Cassazione ha negato il compenso professionale a un legale per l'attività svolta a favore di una società poi fallita. La decisione si fonda sulla grave negligenza del professionista sia nella predisposizione di una proposta di concordato preventivo, risultata inammissibile, sia nella gestione di contenziosi contro istituti di credito, avviati senza un'adeguata verifica preliminare. La Corte ha ritenuto che la prestazione, priva della necessaria diligenza, fosse inutilizzabile per il cliente, giustificando il mancato pagamento.
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Caducazione titolo esecutivo: guida alla decisione
La Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze della caducazione del titolo esecutivo nel corso di un giudizio di opposizione all'esecuzione. Se il titolo giudiziale provvisorio viene annullato, il giudice non deve accogliere l'opposizione, ma dichiarare la cessazione della materia del contendere. Le spese legali vengono poi liquidate secondo il principio della soccombenza virtuale, valutando la fondatezza dei motivi originari dell'opposizione. La Corte sottolinea che la validità del titolo è un presupposto che il giudice può verificare d'ufficio in ogni stato e grado del processo.
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