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Giurisprudenza Civile

Responsabilità agente riscossione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che non sussiste la responsabilità dell'agente riscossione per i danni derivanti da un'esecuzione forzata basata su una notifica eseguita secondo le norme vigenti all'epoca dei fatti (2005), anche se tali norme sono state successivamente dichiarate incostituzionali. La Corte ha chiarito che la colpa non può essere attribuita retroattivamente a chi ha agito in conformità con l'ordinamento giuridico allora esistente. Di conseguenza, ha cassato la sentenza d'appello che aveva condannato l'agente al risarcimento, rinviando il caso per una nuova valutazione.
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Credito del socio: la Cassazione sui rapporti in coop
Una cooperativa in liquidazione ha impugnato una decisione che riconosceva a una socia il pieno diritto alla restituzione delle somme versate per un immobile, senza detrazioni per interessi o spese. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la distinzione tra il rapporto associativo e quello di scambio. Le somme versate per l'acquisto dell'immobile costituiscono il corrispettivo di una compravendita e non possono essere intaccate da oneri legati alla gestione sociale, tutelando così il credito del socio.
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Credito del socio cooperativa: la distinzione decisiva
Un socio di una cooperativa edilizia in liquidazione si è opposto all'ammissione parziale del suo credito, rivendicando somme versate per costi di finanziamento e costruzione. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della cooperativa, confermando che i versamenti per l'acquisto dell'immobile generano un credito del socio cooperativa separato dal rapporto sociale, da rimborsare integralmente.
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Responsabilità oggettiva banca: il caso del promotore
La Corte di Cassazione conferma la condanna di un istituto di credito per la truffa perpetrata da un suo promotore finanziario ai danni di alcuni clienti. La sentenza ribadisce il principio della responsabilità oggettiva della banca, che risponde per l'operato dei suoi preposti. Vengono inoltre chiariti i criteri per la validità delle prove calligrafiche e per la liquidazione del danno non patrimoniale, ritenuta corretta se motivata con riferimento al grave turbamento subito dalle vittime.
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Notifica al difensore: valida anche su PEC non eletta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 18534/2024, ha confermato un principio fondamentale del processo telematico: la notifica al difensore di una sentenza è sempre valida se eseguita all'indirizzo PEC risultante dai pubblici registri, anche se la parte aveva eletto un diverso domicilio digitale o la notifica era stata indirizzata a uno solo dei codifensori. La Corte ha rigettato il ricorso di una società, il cui appello era stato dichiarato tardivo, stabilendo la prevalenza del domicilio digitale ufficiale sull'elezione di domicilio fatta negli atti processuali.
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Prova del credito: la data certa è decisiva
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un professionista che chiedeva l'ammissione al passivo fallimentare di un credito maggiore rispetto a quello riconosciuto dal curatore. La decisione ribadisce che per la prova del credito, e in particolare dell'accordo sull'ammontare del compenso, è necessaria una scrittura con data certa anteriore al fallimento, non essendo sufficienti fatture o annotazioni contabili. La Corte ha inoltre escluso la prededucibilità del credito, in quanto le prestazioni non erano direttamente funzionali alla procedura concorsuale.
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Assunzione a tempo indeterminato: non è un diritto
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni lavoratori che, pur inseriti in una graduatoria definitiva, chiedevano l'assunzione a tempo indeterminato presso un'Azienda Sanitaria. La Corte ha stabilito che la stabilizzazione del personale precario non è un diritto soggettivo, ma una scelta discrezionale della Pubblica Amministrazione, soggetta a vincoli di bilancio e fabbisogno organico. Il ricorso è stato respinto anche per vizi procedurali, in quanto la domanda per il tempo indeterminato era stata proposta in via subordinata e i motivi di ricorso non affrontavano correttamente le ragioni della decisione d'appello.
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Responsabilità struttura sanitaria: quando è esclusa?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di richiesta di risarcimento danni da parte dei familiari di una paziente deceduta in una casa di riposo. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito, e ha escluso la responsabilità struttura sanitaria poiché non è stata provata la colpa della struttura. L'evento è stato ritenuto un gesto impulsivo, imprevedibile e non evitabile con le ordinarie misure di sorveglianza, data l'assenza di recenti segnali di allarme nel comportamento della paziente.
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Fattibilità piano concordatario: l’analisi della Corte
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società fallita, la cui proposta di concordato era stata respinta. La decisione si fonda sulla valutazione della concreta fattibilità del piano concordatario, giudicando inadeguata la relazione del professionista attestatore e carente la prova della copertura finanziaria. La Corte sottolinea che non basta riproporre le stesse argomentazioni dei gradi precedenti e che il giudice ha il dovere di verificare la reale sostenibilità economica della proposta, al di là degli aspetti puramente formali.
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Impugnazione licenziamento PEC: Word file è valido
Un lavoratore ha impugnato il proprio licenziamento tramite una PEC inviata dal suo avvocato, allegando un semplice file Word non firmato. La Corte d'Appello aveva dichiarato l'atto inefficace per vizi di forma. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che per l'impugnazione licenziamento PEC è sufficiente qualsiasi atto scritto idoneo a manifestare in modo certo la volontà del lavoratore, in linea con un principio di sostanza sulla forma. La modificabilità del file è irrilevante se la controparte non ne contesta l'autenticità.
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Domanda tardiva: termini e onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18527/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni investitori che avevano presentato una domanda tardiva di insinuazione al passivo di un istituto di credito in liquidazione coatta. La Corte ha confermato che, a seguito delle modifiche introdotte dal D.Lgs. 181/2015, il creditore ha l'onere di dimostrare che il ritardo nella presentazione della domanda è dipeso da causa a lui non imputabile, anche per il periodo successivo alla cessazione dell'impedimento. Un ritardo di dieci mesi dal passaggio in giudicato della sentenza che accertava il credito è stato ritenuto ingiustificato.
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Finanziamento soci: cessione di quote simulata
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un socio che chiedeva l'ammissione al passivo fallimentare di un credito derivante da una cessione di quote. L'operazione è stata qualificata come un finanziamento soci dissimulato, basandosi su prove presuntive come la qualifica data dallo stesso socio all'operazione e il lungo tempo trascorso prima della richiesta di pagamento. La Corte ha ribadito che la nozione di finanziamento soci è ampia e la valutazione delle prove è riservata al giudice di merito.
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Interpretazione contratto bancario: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un cliente contro un istituto di credito in un caso di mutuo. La Corte ribadisce che l'interpretazione del contratto bancario è compito del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se non per violazione dei canoni legali di ermeneutica. Viene inoltre confermato il potere discrezionale del giudice nel negare una consulenza tecnica d'ufficio (CTU) quando le questioni sono di natura prettamente giuridica.
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Domanda tardiva: l’opposizione è la chiave decisiva
La Corte di Cassazione respinge il ricorso di una società in fallimento la cui domanda tardiva di ammissione al passivo di una liquidazione coatta era stata rigettata. La decisione sottolinea che la mancata opposizione allo stato passivo, che escludeva il credito, ha creato una preclusione insuperabile, rendendo irrilevante la successiva presentazione di un'istanza tardiva.
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Domanda ultratardiva: negligenza del cedente ricade sul cessionario
Una società di gestione crediti presentava una domanda ultratardiva di ammissione al passivo fallimentare, sostenendo che il ritardo non fosse a lei imputabile. La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, stabilendo che il cessionario di un credito subentra nella stessa posizione del cedente, ereditandone anche la negligenza pregressa e le conseguenti preclusioni processuali. La domanda è stata quindi ritenuta inammissibile.
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Revoca testamento olografo: quando si estende a più atti
Il caso analizza una complessa vicenda ereditaria sulla revoca del testamento olografo. La Corte di Cassazione stabilisce che la revoca notarile di un testamento pubblico, che riproduce fedelmente un precedente testamento olografo, si estende anche a quest'ultimo, se emerge la chiara volontà del testatore di annullare quella specifica disposizione patrimoniale. La decisione si fonda sull'interpretazione della volontà del defunto, superando il dato letterale dell'atto di revoca.
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Estinzione del processo: la rinuncia al ricorso
Una complessa controversia ereditaria, giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, si conclude con una declaratoria di estinzione del processo. A seguito di un accordo transattivo, la parte ricorrente ha presentato una rinuncia al ricorso, prontamente accettata dalla controparte. La Corte, applicando il codice di procedura civile, ha formalizzato la fine del giudizio senza pronunciarsi nel merito della vicenda.
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Onere della prova mutuo: non basta la consegna del denaro
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18516/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di onere della prova mutuo. Un individuo aveva ricevuto una somma di denaro da un istituto finanziario, ma ne contestava la natura di prestito, sostenendo facesse parte di un accordo più complesso. Le corti di merito gli avevano dato torto. La Suprema Corte ha invece cassato la decisione, affermando che chi agisce per la restituzione di una somma deve provare non solo l'avvenuta consegna del denaro, ma anche il titolo giuridico che fonda l'obbligo di restituzione. La semplice ammissione di aver ricevuto la somma da parte del convenuto non è sufficiente a invertire l'onere della prova.
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Estratti conto mancanti: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18514/2024, ha stabilito un importante principio in materia di contenzioso bancario. In un caso in cui un correntista chiedeva la restituzione di somme indebitamente pagate, ma non era in grado di produrre tutti i documenti, la Corte ha chiarito che la presenza di estratti conto mancanti non comporta automaticamente il rigetto della domanda. Il giudice di merito deve invece procedere a una ricostruzione del saldo utilizzando la documentazione disponibile e applicando il principio dell'azzeramento del saldo per i periodi non documentati. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per non aver seguito questo criterio.
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Dichiarazione falsa: nullità del contratto immobiliare
La Corte di Cassazione conferma la nullità di una compravendita immobiliare a causa della dichiarazione falsa del venditore. Quest'ultimo aveva attestato che l'immobile fosse stato costruito prima del 1967, mentre in realtà si trattava di una costruzione radicalmente diversa e successiva, edificata senza permesso. La Corte ha stabilito che la veridicità di tale dichiarazione è un requisito essenziale per la validità del contratto, non sanabile da una successiva e peraltro respinta domanda di condono.
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