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Giurisprudenza Civile

Estinzione del giudizio: rinuncia reciproca al ricorso
Una società ha impugnato una sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche relativa al pagamento di un canone. Gli enti pubblici resistenti hanno proposto ricorso incidentale. Tuttavia, prima della decisione nel merito, tutte le parti hanno reciprocamente rinunciato ai propri ricorsi, portando la Corte di Cassazione a Sezioni Unite a dichiarare l'estinzione del giudizio per cessata materia del contendere.
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Regolamento preventivo di giurisdizione inammissibile
La Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha dichiarato inammissibile il regolamento preventivo di giurisdizione proposto da uno Stato estero nell'ambito di un'opposizione a un pignoramento immobiliare. La Corte ha ribadito il principio consolidato secondo cui tale strumento è applicabile solo nei processi di cognizione e non in quelli esecutivi, né nei giudizi di opposizione all'esecuzione, poiché le questioni sollevate (come l'immunità dei beni) attengono alla legittimità dell'esecuzione stessa e non alla giurisdizione.
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Giurisdizione contributi previdenziali: decide il Lavoro
Una società si è opposta a delle cartelle di pagamento per contributi previdenziali. Ne è nato un conflitto tra il Giudice del Lavoro e quello Tributario. La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha risolto la questione, stabilendo che la giurisdizione per contributi previdenziali spetta al Giudice del Lavoro. La Corte ha chiarito che, per determinare la competenza, si deve guardare alla natura del credito (in questo caso previdenziale) e non allo strumento usato per la riscossione (la cartella esattoriale).
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Tutela acque pubbliche: legittimo il diniego transitorio
Un gruppo di società energetiche ha impugnato il diniego di autorizzazione per la costruzione di impianti idroelettrici su un fiume. Il diniego si basava su una misura transitoria provinciale per la protezione di corsi d'acqua sensibili, in attesa del nuovo piano generale (PGUAP). La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del diniego, riconoscendo il potere dell'ente provinciale di adottare misure protettive temporanee per salvaguardare l'ambiente. La Corte ha ritenuto che la tutela acque pubbliche e la prevenzione di danni ambientali giustificassero il regime transitorio, respingendo le censure dei ricorrenti.
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Tetti retributivi dirigenti: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato a una pubblica udienza la decisione sulla controversia riguardante l'applicazione dei tetti retributivi ai dirigenti di società a partecipazione pubblica. Il caso nasce dalla richiesta degli eredi di un dirigente defunto per il pagamento di emolumenti, contrastata dalla società datrice di lavoro che invocava il limite di 240.000 euro annui introdotto dal D.L. 66/2014. La Corte ha ritenuto la questione di tale novità e importanza nomofilattica da richiedere una trattazione approfondita, senza quindi decidere nel merito ma preparando il terreno per una sentenza di principio.
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Affidamento in house: requisiti e legittimità
Una società, precedente gestore del servizio idrico, ha impugnato la decisione di un Ente di Governo d'Ambito di procedere a un affidamento in house a una nuova società interamente pubblica. La Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità della scelta. La sentenza chiarisce che l'obbligo di motivazione è attenuato per il settore idrico, che il "controllo analogo" può essere esercitato congiuntamente anche in modo non paritario e che la partecipazione di tutti gli enti locali può avvenire progressivamente.
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Lavoro subordinato: la continuità di fatto lo prova
Una società ha contestato la natura di lavoro subordinato di una collaborazione pluriennale, formalizzata solo in un secondo momento. La Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la continuità sostanziale delle mansioni e l'inserimento nell'organizzazione aziendale sono prove sufficienti a qualificare l'intero periodo come rapporto di lavoro subordinato, anche in assenza di un contratto iniziale.
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Carenza di Interesse: Ricorso Inammissibile in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso a seguito di un accordo tra le parti. La decisione chiarisce che la sopravvenuta carenza di interesse estingue il giudizio, compensando le spese legali e senza applicare sanzioni per liti temerarie, poiché l'inammissibilità deriva da un evento successivo alla presentazione del ricorso.
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Sopravvenuta carenza di interesse: ricorso inamissibile
Un'azienda sanitaria regionale ricorreva in Cassazione contro una sentenza che l'aveva condannata a risarcire un'ex dipendente per l'illegittimo utilizzo di contratti a termine. Nelle more del giudizio, le parti hanno trovato un accordo, chiedendo congiuntamente la cessazione della materia del contendere. La Corte Suprema ha quindi dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, compensando le spese legali e chiarendo che in questi casi non si applica la sanzione del doppio contributo unificato.
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Stabilizzazione pubblico impiego: quando nasce il diritto?
Un'impiegata, inclusa in una graduatoria di stabilizzazione nel settore sanitario, si è vista negare l'assunzione a tempo indeterminato a causa della sospensione della procedura prima della firma del contratto. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, affermando che nella stabilizzazione pubblico impiego il diritto all'assunzione si perfeziona solo con la sottoscrizione del contratto individuale. L'amministrazione può legittimamente bloccare o revocare la procedura per valide ragioni, come la mancanza di copertura finanziaria, fino a quel momento.
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Tempo vestizione: quando va pagato? La Cassazione.
La Corte di Cassazione ha confermato che il tempo vestizione del personale sanitario deve essere retribuito, considerandolo orario di lavoro. La sentenza chiarisce che l'obbligo di indossare una divisa per motivi igienico-sanitari e di riconoscibilità costituisce una direttiva implicita del datore di lavoro (eterodirezione). Pertanto, il tempo impiegato per indossare e togliere la divisa, anche se avviene prima di timbrare l'inizio del turno e dopo la fine, rientra a pieno titolo nell'orario di lavoro e deve essere pagato.
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Estinzione del processo: rinuncia al ricorso e spese
Una lavoratrice del settore sanitario, dopo aver perso in appello una causa per la stabilizzazione del suo impiego, ha rinunciato al ricorso in Cassazione. La Corte Suprema, prendendo atto della rinuncia accettata dalla controparte, ha dichiarato l'estinzione del processo, senza pronunciarsi sulle spese e chiarendo che non è dovuto il raddoppio del contributo unificato in questi casi.
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Borderò non contestati: la prova del credito
Una società concessionaria di giochi otteneva un'ingiunzione di pagamento contro una ricevitoria basata su documenti contabili elettronici, i "borderò". La ricevitoria si opponeva, ma la sua contestazione veniva respinta in tutti i gradi di giudizio. La Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha confermato che i borderò non contestati tempestivamente, come previsto dal contratto, costituiscono piena prova del credito. L'onere di dimostrare l'impossibilità di visionare tali documenti, resi disponibili online, ricade sul debitore e non sul creditore. Le contestazioni tardive sono state ritenute inammissibili.
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Supplenze scolastiche: no al risarcimento danni
Un docente, dopo aver ottenuto un contratto a tempo indeterminato, ha richiesto il risarcimento per l'abuso di contratti a termine nel periodo delle supplenze scolastiche. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18614/2024, ha respinto il ricorso. Ha stabilito che, una volta stabilizzato, il lavoratore deve fornire la prova concreta di danni specifici per ottenere un risarcimento. Inoltre, ha dichiarato inammissibili le censure generiche e quelle che non contestavano tutte le autonome ragioni della decisione del giudice d'appello, confermando che il diritto al risarcimento non è automatico.
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Remunerazione medici specializzandi: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18607/2024, interviene sulla lunga controversia riguardante la remunerazione dei medici specializzandi iscritti prima del 1991. La Corte ha stabilito che l'importo corretto è di € 6.713,94 annui, come previsto dalla L. 370/1999, e non la cifra superiore liquidata in appello. Fondamentale anche la precisazione sulla decorrenza del diritto: la remunerazione è dovuta solo a partire dal 1° gennaio 1983, anche per chi ha iniziato il corso in anni precedenti. La sentenza è stata cassata con rinvio per un nuovo calcolo.
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Distrazione spese legali: correzione errore materiale
La Corte di Cassazione chiarisce che l'omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione spese legali costituisce un errore materiale. Pertanto, il rimedio corretto non è un nuovo ricorso, ma la procedura di correzione prevista dal codice. Nel caso specifico, un avvocato aveva richiesto la distrazione delle spese a proprio favore, ma l'ordinanza finale, pur condannando la controparte al pagamento, aveva omesso questa disposizione. La Corte ha accolto l'istanza, disponendo la correzione del provvedimento originale e confermando un principio di economia processuale.
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Contestazione tardiva: i termini processuali
La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di una società promissaria acquirente, confermando che la contestazione tardiva dei fatti allegati dalla controparte comporta la loro ammissione nel processo. La Corte ha ribadito che i fatti devono essere specificamente contestati nella prima difesa utile, identificata nella prima memoria ex art. 183 c.p.c., e non in quelle successive, pena la decadenza dal diritto di farlo.
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Compenso professionista: quando l’errore lo annulla
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di negare il compenso a una professionista incaricata di redigere la relazione per un concordato preventivo. A causa di gravi carenze, illogicità e incoerenze nel suo operato, la proposta di concordato è stata dichiarata inammissibile e la società è fallita. La Corte ha stabilito che il curatore fallimentare può legittimamente rifiutare il pagamento del compenso professionista sollevando l'eccezione di inadempimento, poiché la prestazione resa era del tutto inadeguata e inutile al raggiungimento dello scopo.
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Remunerazione medici: inammissibile il ricorso
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gruppo di medici specializzandi in medicina generale che chiedevano una remunerazione adeguata, equiparata ad altre specializzazioni. Il ricorso è stato respinto perché erroneamente diretto contro l'ordinanza di inammissibilità d'appello e non contro la sentenza di primo grado. La Corte ha inoltre sottolineato la netta distinzione normativa tra la formazione in medicina generale e le altre specializzazioni mediche, escludendo la possibilità di una comparazione retributiva.
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Responsabilità avvocato concordato: compenso negato
Un professionista ha richiesto il pagamento per l'assistenza fornita a una società in una procedura di concordato preventivo. La sua richiesta è stata respinta a tutti i livelli di giudizio, inclusa la Corte di Cassazione. La Corte ha confermato la grave negligenza del legale, il quale aveva redatto un piano di concordato non conforme alla legge, omettendo il calcolo degli interessi sui crediti privilegiati. Tale errore ha reso la sua prestazione professionalmente inutile, legittimando il curatore fallimentare a rifiutare il pagamento tramite l'eccezione di inadempimento. Il caso sottolinea la profonda responsabilità dell'avvocato nel concordato.
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