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Giurisprudenza Civile

Trattenimento migranti: domanda strumentale e detenzione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero contro la convalida del suo trattenimento. La domanda di protezione, presentata poco prima del rimpatrio, è stata ritenuta strumentale. La Corte ha chiarito che il trattenimento migranti è legittimo quando la richiesta appare finalizzata solo a eludere l'espulsione e sussiste un rischio di fuga, anche solo per la mancanza di documenti.
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Protezione internazionale: quando si è richiedente asilo?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un cittadino straniero acquisisce lo status di richiedente asilo dal momento in cui manifesta la volontà di chiedere protezione internazionale, anche tramite un atto informale come una PEC. Di conseguenza, un successivo provvedimento di trattenimento basato sul soggiorno irregolare è illegittimo, e la competenza per la convalida spetta al Tribunale specializzato, non al Giudice di Pace. La Corte ha quindi annullato il decreto di convalida del trattenimento.
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Opposizione agli atti esecutivi: conta la conoscenza
Una società ha presentato opposizione agli atti esecutivi per un pignoramento immobiliare, lamentando la mancata notifica del precetto. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la conoscenza di fatto della procedura esecutiva, provata da trattative in corso per la conversione del pignoramento, è sufficiente a far decorrere i termini per l'opposizione, rendendola tardiva. La conoscenza effettiva prevale sul vizio di notifica.
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Caparra confirmatoria: risoluzione vale come recesso?
In un caso di compravendita immobiliare, la Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale sulla caparra confirmatoria. Se la parte adempiente chiede la "risoluzione" del contratto ma anche il pagamento del doppio della caparra, l'azione va qualificata come "recesso". Il giudice non deve fermarsi al nome dato all'azione, ma guardare alla sostanza della richiesta. Pertanto, la parte ha diritto a ricevere il doppio della caparra versata come sanzione per l'inadempimento, senza dover provare ulteriori danni.
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Liquidazione spese legali: calcolo per cause riunite
Un cittadino ha contestato la liquidazione forfettaria delle spese legali dopo la riunione di due distinti ricorsi previdenziali. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la riunione di più cause non ne pregiudica l'autonomia. Pertanto, la liquidazione spese legali deve avvenire separatamente per ciascun procedimento, rispettando i minimi tabellari. La decisione del tribunale, che aveva liquidato un importo inferiore alla somma dei minimi, è stata annullata con rinvio.
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Notifica art. 140 c.p.c.: serve la ricevuta di ritorno
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha affrontato un caso originato da una disputa condominiale sulla modifica delle tabelle millesimali. Tuttavia, il punto cruciale della decisione non è il merito della questione, ma un vizio procedurale. La Corte ha rilevato che la notifica del ricorso a tre delle parti era incompleta. In particolare, per la notifica art. 140 c.p.c., eseguita a causa dell'irreperibilità temporanea dei destinatari, il ricorrente non aveva depositato la ricevuta di ritorno della raccomandata (CAD) che comunica l'avvenuto deposito dell'atto. La Corte ha ribadito che la sola spedizione non basta, serve la prova della ricezione. Di conseguenza, ha rinviato la causa, concedendo 60 giorni al ricorrente per sanare il vizio.
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Debiti ereditari: la Cassazione sulla solidarietà
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha rigettato il ricorso di un Agente della riscossione che pretendeva il pagamento solidale di un debito da parte di più eredi. Il caso riguardava delle cartelle di pagamento per un importo ingente. La Suprema Corte ha confermato le decisioni dei giudici di merito, ribadendo il principio secondo cui i debiti ereditari si dividono tra gli eredi 'pro quota', cioè in proporzione alla rispettiva quota ereditaria. La decisione sottolinea anche l'inammissibilità di produrre documenti in appello se già disponibili in primo grado e chiarisce che non sussiste litisconsorzio necessario tra l'ente creditore e l'agente della riscossione in queste controversie.
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Opposizione atti esecutivi: l’appello è inammissibile
La Corte di Cassazione interviene su un caso di opposizione atti esecutivi, stabilendo un principio fondamentale: la sentenza che decide su tale materia non è appellabile. Un avvocato aveva erroneamente proposto appello avverso la decisione del Tribunale, ma la Suprema Corte ha dichiarato l'impugnazione inammissibile, cassando la sentenza d'appello senza rinvio. La decisione ribadisce che l'unico rimedio esperibile è il ricorso straordinario per cassazione ai sensi dell'art. 111 della Costituzione.
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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione di un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso presentata dalla parte appellante. Il caso, originato da una controversia in materia di responsabilità professionale e copertura assicurativa, si è concluso con la compensazione integrale delle spese legali tra le parti, accogliendo la loro richiesta congiunta.
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Vendita immobile amministratore sostegno: autorizzazione
Il Tribunale di Monza ha autorizzato un amministratore di sostegno a vendere la quota di un immobile (1/6) di proprietà della sua beneficiaria. La decisione sottolinea che la vendita immobile amministratore di sostegno deve avvenire al prezzo di perizia e che il ricavato deve essere versato su un conto intestato alla beneficiaria per le sue spese. Il giudice ha però negato l'esonero dall'obbligo di rendicontazione, a tutela del patrimonio della persona fragile.
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Trascrizione domanda giudiziale: quando è essenziale
Una sentenza che ordina la modifica di un immobile per violazione delle distanze legali è stata ritenuta inefficace nei confronti dei nuovi proprietari. La Corte di Cassazione ha confermato che, in assenza di una tempestiva trascrizione della domanda giudiziale, la sentenza non è opponibile a chi ha acquistato l'immobile in pendenza di giudizio, anche se era a conoscenza della causa. La conoscenza di fatto non sostituisce la pubblicità legale.
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Prelazione beni culturali: quando si perfeziona?
Eredi di un debitore si oppongono all'esercizio della prelazione beni culturali da parte dello Stato su un immobile, lamentando il mancato pagamento del prezzo. La Cassazione rigetta il ricorso, confermando che la prelazione si perfeziona con la sola manifestazione di volontà dello Stato, essendo il pagamento un'obbligazione successiva. Accoglie invece il ricorso incidentale per l'inadeguatezza delle spese legali liquidate.
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Modifica unilaterale contratto: quando è illegittima?
Un'ordinanza cautelare del Tribunale delle Imprese ha bloccato la modifica unilaterale contratto di fornitura di gas. Una società fornitrice aveva imposto un drastico aumento del prezzo a una società rivenditrice, la quale ha ottenuto un provvedimento d'urgenza per mantenere le condizioni originarie. Il giudice ha ritenuto probabile l'illegittimità della variazione, ravvisando i presupposti dell'abuso di dipendenza economica e il rischio di un danno grave e irreparabile per l'azienda più piccola.
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Contratti a termine fondazioni liriche: la Cassazione
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di una lavoratrice assunta da un ente lirico con una serie di contratti a termine. La Corte ha stabilito che, anche nei periodi in cui la legge italiana non prevedeva un limite massimo di durata per i contratti a termine fondazioni liriche, questi devono comunque rispondere a esigenze effettivamente temporanee e provvisorie per non violare la normativa europea contro l'abuso. La sentenza della Corte d'Appello, che aveva considerato legittimi i contratti in quanto acausali e senza limiti di durata, è stata annullata con rinvio per una nuova valutazione basata su questo principio.
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Mansioni superiori: il diritto alla retribuzione nel pubblico
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un dipendente di un ente pubblico di ricerca che chiedeva il riconoscimento di mansioni superiori. La Corte ha stabilito che, per ottenere la relativa retribuzione, il lavoratore deve dimostrare di aver svolto in modo prevalente e continuativo la totalità dei compiti caratterizzanti la qualifica superiore, non solo una parte di essi. La prova fornita è stata ritenuta insufficiente e generica.
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Frazionamento del credito: quando è illegittimo
Un professionista, al termine di un lungo rapporto con un cliente, ha avviato numerose azioni legali separate per riscuotere i propri compensi. La Corte di Cassazione ha confermato che tale comportamento costituisce un abusivo frazionamento del credito, violando i principi di buona fede e correttezza processuale. La domanda è stata dichiarata improponibile perché, anche in assenza di un unico contratto formale, il rapporto tra le parti era sostanzialmente unitario e i crediti erano diventati esigibili contemporaneamente. Il creditore non ha dimostrato un interesse meritevole di tutela a giustificazione delle azioni separate.
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Azione di riduzione: ricorso inammissibile in Cassazione
Un erede impugna in Cassazione la sentenza che accoglieva l'azione di riduzione della sorella per lesione della quota di legittima. La Corte dichiara il ricorso inammissibile per difetto di specificità, carenza di interesse e infondatezza delle censure sulla collazione in assenza di un asse ereditario da dividere.
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Donazione indiretta: la prova è decisiva in appello
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un coerede che sosteneva la natura di donazione indiretta della rinuncia al diritto di opzione su quote sociali da parte del defunto. La decisione si fonda sulla mancata prova del maggior valore del patrimonio sociale rispetto al capitale e sull'applicazione del principio della "doppia conforme", che preclude il riesame dei fatti già uniformemente valutati nei primi due gradi di giudizio.
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Errore di fatto: la Cassazione revoca la sua decisione
La Corte di Cassazione ha revocato una propria precedente ordinanza a causa di un palese errore di fatto. La Corte aveva erroneamente ritenuto che un ricorrente non avesse specificato dove aveva riproposto una certa domanda in appello. Riconosciuto l'errore, ha accolto il ricorso per revocazione, ha cassato la sentenza d'appello per omessa pronuncia sulla richiesta di cumulo giuridico delle sanzioni e ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Terzo elemento salariale: no se mai percepito
Un gruppo di lavoratori del settore trasporti, assunti con contratto di formazione, ha rivendicato il diritto al "terzo elemento salariale", una voce retributiva soppressa da un accordo collettivo del 1997 ma mantenuta per i soli dipendenti già a tempo indeterminato. I lavoratori sostenevano che il loro periodo di formazione dovesse essere considerato ai fini dell'anzianità, garantendo loro il diritto a tale emolumento. Dopo due sentenze favorevoli nei primi gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Ha stabilito che, non avendo i lavoratori mai percepito tale somma prima della sua abolizione, non potevano vantare un diritto acquisito. Di conseguenza, la clausola del contratto collettivo che li escludeva dal beneficio è stata giudicata legittima, respingendo le loro domande.
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