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Giurisprudenza Civile

Giudicato interno: appello implicito e contratto
Due acquirenti, dopo aver pagato un immobile, non ottengono il rogito a causa di ipoteche non cancellate dal venditore. Il Tribunale, pur condannando il venditore al risarcimento, dichiara risolto il contratto preliminare. La Corte d'Appello rigetta la richiesta di trasferimento dell'immobile, ritenendo che la statuizione sulla risoluzione fosse passata in giudicato interno perché non specificamente impugnata. La Cassazione ribalta la decisione, stabilendo che la domanda di adempimento del contratto è intrinsecamente incompatibile con la sua risoluzione e costituisce, pertanto, un'impugnazione implicita, impedendo la formazione del giudicato interno.
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Responsabilità autorità di vigilanza: onere della prova
Un gruppo di investitori ha citato in giudizio l'autorità di vigilanza finanziaria per i danni subiti a seguito del fallimento di una società di intermediazione mobiliare (SIM). La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso degli investitori, sottolineando che non è stata fornita la prova decisiva del nesso causale. In particolare, è mancata la dimostrazione di quando fossero stati effettuati gli investimenti, se prima o dopo l'autorizzazione concessa dall'autorità alla SIM. Questa lacuna probatoria ha reso impossibile accertare la responsabilità dell'autorità di vigilanza.
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Conciliazione lavorativa: blocca la continuità del rapporto?
La Corte di Cassazione ha stabilito che una conciliazione lavorativa, con cui un lavoratore riconosce la natura autonoma di un rapporto e rinuncia a diritti pregressi, se non impugnata entro sei mesi, preclude la possibilità di rivendicare in futuro la continuità di un unico rapporto di lavoro subordinato. Il caso riguardava un informatore scientifico licenziato che sosteneva la natura subordinata del suo rapporto sin dall'inizio, ma i giudici hanno dato peso alle precedenti conciliazioni non contestate, limitando l'analisi solo all'ultimo periodo contrattuale.
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Buoni Postali Fruttiferi: estinzione del giudizio
Una controversia sui tassi di interesse dei Buoni Postali Fruttiferi serie Q/P si conclude in Cassazione con l'estinzione del giudizio. La risparmiatrice, dopo una sentenza d'appello sfavorevole, ha rinunciato al ricorso a seguito di un consolidamento giurisprudenziale contrario alla sua tesi. La Corte ha dichiarato estinto il procedimento, compensando le spese legali tra le parti.
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Cessazione materia del contendere: l’accordo in giudizio
Una recente sentenza analizza un caso di successione ereditaria in cui la moglie, esclusa dal testamento del marito, agisce in giudizio. Le parti raggiungono un accordo economico durante la causa, portando il Tribunale a dichiarare la cessazione materia del contendere. La decisione chiarisce che l'accordo transattivo, se non diversamente specificato, risolve l'intera controversia, comprese le pretese su beni non menzionati nel testamento.
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Sanzione disciplinare: il rifiuto porta a nuove sanzioni
Un lavoratore si è ripetutamente rifiutato di eseguire una sanzione disciplinare di sospensione, presentandosi al lavoro. L'azienda ha irrogato due nuove e più gravi sanzioni per questa insubordinazione. Il Tribunale del Lavoro ha parzialmente ridotto la prima nuova sanzione per il principio di proporzionalità, ma ha confermato integralmente la seconda, ritenendo il comportamento del dipendente una grave violazione dei doveri di subordinazione. Il caso chiarisce che ignorare una sanzione disciplinare costituisce un'autonoma e grave infrazione.
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Malattia professionale OSS: riconosciuta la discopatia
Una Operatrice Socio Sanitaria (OSS) ha ottenuto il riconoscimento della discopatia lombare come malattia professionale. Il Tribunale del Lavoro ha accolto il ricorso, basandosi sulle testimonianze che descrivevano le pesanti mansioni di movimentazione manuale dei pazienti e sulla consulenza tecnica d'ufficio (CTU) che ha confermato il nesso causale tra l'attività lavorativa e la patologia. All'operatrice è stata riconosciuta un'invalidità dell'8%, con condanna dell'ente al pagamento delle relative prestazioni e delle spese legali.
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Occupazione abusiva demanio: no a sanatorie e sconti
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un privato al pagamento di un ingente indennizzo per l'occupazione abusiva del demanio marittimo, derivante dalla trasformazione di una cabina balneare in abitazione. La Corte ha stabilito che tali opere non sono sanabili e ha legittimato l'applicazione retroattiva di sanzioni più severe, basate sui valori di mercato, introdotte dalla legge finanziaria del 2007.
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Litisconsorzio necessario processuale tra eredi
La Corte di Cassazione annulla una sentenza d'appello per un vizio procedurale. A seguito del decesso di una parte nel corso del giudizio di primo grado, la società creditrice non notificava l'atto di appello a tutti i suoi eredi. La Corte ha stabilito che tale circostanza crea un'ipotesi di litisconsorzio necessario processuale, imponendo l'integrazione del contraddittorio nei confronti di tutti gli eredi. La mancata notifica a anche uno solo degli eredi ha quindi comportato la nullità dell'intero giudizio d'appello.
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Ritenzione illegittima immobile: il risarcimento danni
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26828/2024, ha confermato il diritto del committente al risarcimento del danno per la ritenzione illegittima immobile da parte dell'appaltatore. Il caso riguardava un contratto d'appalto per la ristrutturazione di una villa, al termine del quale l'appaltatore si era rifiutato di consegnare le chiavi per oltre quattro anni. La Corte ha ribadito che l'appaltatore non ha diritto di ritenzione e che il danno per il mancato godimento del bene può essere liquidato in base al suo valore locativo di mercato.
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Buoni fruttiferi postali: tassi variabili e decreto
La Cassazione ha stabilito che per i buoni fruttiferi postali, la modifica dei tassi di interesse disposta con decreto ministeriale successivo alla sottoscrizione è legittima e prevale sulle condizioni stampate sul titolo. La pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale è considerata comunicazione sufficiente, escludendo il principio di affidamento del risparmiatore.
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Estinzione del giudizio: l’errore che costa caro
L'appello di un garante in Corte di Cassazione è stato respinto a causa di un vizio di procedura. La Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio perché il ricorrente non ha presentato la necessaria istanza di decisione prevista dall'art. 380-bis c.p.c. Questo caso sottolinea l'importanza cruciale delle norme procedurali, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese legali.
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Buoni postali fruttiferi: tassi variabili legittimi
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26608/2024, ha respinto il ricorso di un risparmiatore riguardo la variazione peggiorativa dei tassi di interesse sui buoni postali fruttiferi sottoscritti nel 1984. La Corte ha stabilito che la normativa nazionale dell'epoca (d.P.R. 156/1973 e successive modifiche) consentiva legittimamente alla società emittente di modificare i tassi di rendimento, anche in senso sfavorevole al sottoscrittore, sulla base di decreti ministeriali. È stato inoltre chiarito che le direttive UE sulla tutela dei consumatori non sono applicabili retroattivamente a tali titoli.
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Fideiussione art 1956: oneri prova e ricorso
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un fideiussore che invocava la liberazione dalla garanzia ai sensi dell'art. 1956 c.c. La Corte ha stabilito che le allegazioni del ricorrente sulla presunta conoscenza da parte della banca del peggioramento delle condizioni economiche della società debitrice erano generiche e non supportate da prove decisive. Il caso di fideiussione art 1956 si conclude con la condanna del ricorrente per abuso del processo.
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Nullità fideiussione antitrust: l’onere della prova
La Cassazione ha respinto il ricorso di due fideiussori che lamentavano la nullità della fideiussione per violazione della normativa antitrust. La Corte ha ribadito che la nullità non può essere rilevata d'ufficio se la parte non allega e prova i presupposti di fatto, come la conformità del contratto allo schema ABI illecito. Confermato anche l'onere della prova a carico del garante. I ricorrenti sono stati condannati per abuso del processo.
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Giurisdizione giudice ordinario: il caso dei crediti
Una società, al termine di un contratto di concessione per l'illuminazione cimiteriale, non riceve il pagamento del prezzo di riscatto degli impianti da parte del Comune. Dopo un complesso iter giudiziario, la Corte di Cassazione a Sezioni Unite interviene per risolvere un conflitto di giurisdizione. La Corte stabilisce la giurisdizione del giudice ordinario per tutte le domande di natura patrimoniale, come quella per il pagamento del prezzo e per l'arricchimento senza causa, poiché riguardano diritti soggettivi e non l'esercizio di poteri pubblici.
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Omesso esame fatto decisivo: quando la CTU non basta
Un garante ha impugnato una sentenza in Cassazione contro un istituto di credito, lamentando l'omesso esame di una consulenza tecnica contabile (CTU). La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che il vizio di omesso esame di un fatto decisivo riguarda fatti storici e non atti processuali come la CTU. Le vere doglianze del ricorrente, relative a nullità contrattuali, non erano state correttamente formulate o erano già state decise nei gradi precedenti.
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Regolamento preventivo di giurisdizione: l’inammissibilità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un regolamento preventivo di giurisdizione in un complesso caso di arbitrato internazionale e contenzioso nazionale. I venditori di partecipazioni societarie, dopo aver citato in giudizio l'acquirente in Italia, si sono visti opporre una domanda riconvenzionale. Invece di contestare la giurisdizione del giudice italiano, hanno adito direttamente la Cassazione. La Corte ha stabilito che, non essendoci stata una contestazione della giurisdizione del giudice nazionale sulla domanda riconvenzionale, il ricorso è inammissibile in quanto mira impropriamente a ottenere una pronuncia sulla competenza del collegio arbitrale estero, esulando dai limiti dello strumento processuale.
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COSAP su suolo pubblico: quando si paga il canone?
Un'associazione sportiva occupava un'area aeroportuale di proprietà di un Ente Locale. Anche dopo la scadenza della concessione, l'occupazione è proseguita, portando l'Ente a richiedere il pagamento del COSAP su suolo pubblico. L'associazione ha contestato la richiesta, adducendo varie motivazioni tra cui la presenza di usi civici sull'area e l'utilizzo parziale da parte della Protezione Civile. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il canone è dovuto per qualsiasi occupazione di suolo pubblico, a prescindere dall'esistenza di un titolo, e che la presenza di usi civici non esenta dal pagamento.
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Usi civici: gestione comunale e successione dell’ASUC
Una separata amministrazione per usi civici (ASUC) ha citato in giudizio un Comune e un'associazione sportiva per terreni gravati da "usi civici" sui quali era stato costruito un centro sportivo. L'ASUC contestava la legittimità della gestione passata del Comune e la validità della convenzione con l'associazione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il Comune aveva amministrato legittimamente i beni prima della costituzione dell'ASUC. Con la sua creazione, l'ASUC subentra in tutti i rapporti giuridici preesistenti, inclusa la convenzione, che rimane quindi valida e opponibile alla nuova amministrazione.
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