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Giurisprudenza Civile

Mansioni superiori: no paga extra senza posto in organico
Un operatore sanitario ha svolto per anni compiti dirigenziali, ma la Corte di Cassazione ha negato il suo diritto a una retribuzione maggiore per mansioni superiori. La ragione fondamentale è stata l'assenza di una corrispondente posizione dirigenziale nell'organigramma ufficiale dell'azienda ospedaliera. La Corte ha ribadito che, senza un posto formalmente istituito, non sorge alcun diritto a differenze retributive.
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Esclusione socio amministratore: la mala gestio basta?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16043/2024, ha stabilito che la grave inadempienza degli obblighi gestori da parte di un socio-amministratore, come l'omessa presentazione del rendiconto per anni, costituisce una causa legittima per la sua esclusione dalla società. La Corte ha chiarito che nelle società di persone non si può scindere la figura del socio da quella dell'amministratore, pertanto una cattiva gestione incide direttamente sul rapporto fiduciario (affectio societatis) e può giustificare l'esclusione socio amministratore.
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Mansioni superiori: non basta la specializzazione
Un dipendente di un'azienda sanitaria, inquadrato in categoria D, svolgeva mansioni di micologo e chiedeva il riconoscimento delle mansioni superiori corrispondenti al livello economico DS. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16042/2024, ha annullato la decisione di merito favorevole al lavoratore. Ha chiarito che per ottenere il livello DS non è sufficiente la specializzazione o l'assunzione di responsabilità, ma è necessario provare un 'quid pluris': ampie funzioni di direzione, coordinamento e gestione di risorse, che nel caso specifico non erano state verificate.
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Conoscenza del fallimento: prova a carico del curatore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16041/2024, ha accolto il ricorso di un istituto di credito la cui domanda di ammissione al passivo era stata dichiarata inammissibile per tardività. La Corte ha stabilito che la prova della conoscenza del fallimento da parte del creditore non può essere meramente presuntiva, ma deve essere fornita in modo certo e concreto dal curatore fallimentare. Il provvedimento del Tribunale, basato su una motivazione contraddittoria, è stato cassato con rinvio per un nuovo esame.
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Durata irragionevole processo: calcolo e limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16040/2024, ha chiarito i criteri per il calcolo della durata irragionevole processo ai fini dell'indennizzo ex legge Pinto. Sebbene il giudizio di merito e quello di ottemperanza vadano considerati come un 'unicum', dal computo totale vanno esclusi i tempi morti tra una fase e l'altra e il periodo per il passaggio in giudicato della sentenza. La Corte ha rigettato il ricorso di alcuni cittadini contro un Ministero, stabilendo che la durata complessiva del loro iter giudiziario non superava la soglia di ragionevolezza legale.
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Indennizzo durata irragionevole: l’erede non ha diritto
La Corte di Cassazione nega il diritto all'indennizzo per durata irragionevole del processo all'erede di una parte deceduta durante la causa. La decisione si basa su due principi: il defunto non aveva maturato il diritto prima di morire, e l'erede, in un successivo giudizio, non ha utilizzato i rimedi preventivi per accelerare i tempi, requisito essenziale per la richiesta di risarcimento.
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Inquadramento mobilità volontaria: il caso in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'amministrazione pubblica contro la sentenza che riconosceva a una dipendente, trasferita da un'università, il diritto a un corretto inquadramento nella mobilità volontaria. La decisione conferma che l'appello deve contestare specificamente la ratio decidendi della sentenza impugnata, in questo caso basata sulle tabelle di trasposizione dei CCNL, e non su principi generali di valutazione delle mansioni.
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Progressione verticale: quando il diritto è acquisito
Un lavoratore vince una selezione interna per una progressione verticale. L'Ente Pubblico si rifiuta di formalizzare il nuovo inquadramento, adducendo nuove normative e limiti finanziari. La Corte di Cassazione ha confermato il diritto del lavoratore, stabilendo che le leggi successive alla procedura non sono retroattive e che i presunti vincoli di bilancio devono essere concretamente provati dall'Amministrazione, non solo affermati.
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Contratto di solidarietà: quando è valido nel P.I.?
Un'amministrazione comunale, a fronte di difficoltà finanziarie, ha ridotto unilateralmente l'orario di lavoro dei propri dipendenti, stipulando in un secondo momento un contratto di solidarietà. La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima la procedura, stabilendo che l'eccedenza di personale deve essere individuata in specifiche posizioni lavorative e non in un generico monte ore. Inoltre, ha chiarito che il contratto di solidarietà non può sanare retroattivamente l'illegittimità della precedente riduzione unilaterale, potendo disporre solo per il futuro. La sentenza del giudice d'appello è stata quindi annullata con rinvio.
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Compravendita immobile inesistente: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 16034/2024, ha stabilito l'impossibilità di una compravendita di un immobile inesistente. Il caso riguardava una terrazza costruita dopo la stipula del contratto di vendita. Poiché il bene non esisteva al momento dell'accordo, non poteva essere oggetto del trasferimento di proprietà. La Corte ha rigettato il ricorso, condannando i ricorrenti per abuso del processo.
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Clausola penale: come si chiede in giudizio?
In un caso di ritardo nella consegna di un immobile, la Cassazione ha stabilito che la richiesta di pagamento della clausola penale è valida se chiaramente esposta nella parte narrativa dell'atto introduttivo, anche se non ripetuta formalmente nelle conclusioni. La Corte ha rigettato il ricorso di un'impresa costruttrice, confermando la condanna al pagamento della penale per il ritardo e chiarendo i principi sul cumulo tra penale e risarcimento del danno.
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Giurisdizione giudice ordinario su mandato di incasso
Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia tra un'Unione di comuni e una società privata incaricata, tramite contratto di mandato, di riscuotere sanzioni amministrative. La Corte ha chiarito che la giurisdizione si determina in base alla natura privatistica del rapporto (il mandato), e non sulla base della natura pubblica del denaro gestito. Pertanto, la richiesta di rendiconto derivante dal contratto spetta al giudice ordinario e non alla Corte dei Conti.
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Interessi legali: no al tasso maggiorato senza specifica
Una società ha pagato una somma richiesta tramite atto di precetto, la quale includeva interessi calcolati con un tasso maggiorato. Successivamente, ha intentato una causa per la restituzione della differenza, sostenendo che fossero dovuti solo gli interessi legali standard, dato che la sentenza originaria non specificava il tasso. Il Tribunale ha accolto la richiesta, basandosi su una recente pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione, e ha ordinato la restituzione dell'importo pagato in eccesso, stabilendo che un pagamento effettuato sotto la minaccia di un'azione esecutiva non può essere considerato spontaneo.
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Carta Docente precari: Sentenza riconosce il bonus
Il Tribunale di Monza ha riconosciuto il diritto di un insegnante con contratti a tempo determinato a ricevere il bonus della Carta Docente. La sentenza stabilisce che escludere i precari da questo beneficio costituisce una discriminazione vietata dalla normativa europea. L'amministrazione scolastica è stata condannata a erogare la somma di 1.500,00 euro per tre annualità scolastiche. La decisione si fonda sul principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, disapplicando la legge nazionale in contrasto con la direttiva UE.
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Carta del docente a precari: la guida completa
Una docente precaria ha citato in giudizio l'Amministrazione scolastica per ottenere la carta del docente, il bonus annuale di 500 euro per la formazione. Il Tribunale, richiamando i principi di non discriminazione dell'UE e le sentenze della Cassazione, ha riconosciuto il diritto della ricorrente. Tuttavia, ha accolto la domanda solo per due dei quattro anni scolastici richiesti, dichiarando prescritti i diritti per i primi due anni a causa del decorso del termine di cinque anni. La sentenza conferma quindi che la carta del docente spetta ai supplenti annuali, ma sottolinea l'importanza di agire tempestivamente per non perdere il diritto.
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Carta del docente: spetta anche ai precari, ecco perché
Una docente con contratti a tempo determinato si è vista negare la Carta del docente. Il Tribunale di Monza ha accolto il suo ricorso, stabilendo che l'esclusione dei precari dal beneficio di 500 euro annui per la formazione è discriminatoria e contraria al diritto dell'Unione Europea. Di conseguenza, ha condannato l'Amministrazione a erogare le somme dovute per gli anni scolastici contestati.
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Liquidazione Giudiziale: prova dell’insolvenza
Un creditore ha richiesto la liquidazione giudiziale di una società per un credito di lavoro non pagato. La società non si è presentata in giudizio né ha depositato i bilanci. Il Tribunale ha dichiarato aperta la liquidazione giudiziale basandosi su diversi indizi di insolvenza, tra cui il mancato pagamento del debito, un'ingente esposizione debitoria verso l'INPS e la totale inerzia della società, considerati sufficienti a provare l'incapacità di adempiere alle proprie obbligazioni.
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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura
Un creditore ha richiesto la liquidazione giudiziale di una società debitrice. Quest'ultima non si è costituita in giudizio né ha depositato la documentazione contabile. Il Tribunale, sulla base di prove acquisite d'ufficio, come ingenti debiti erariali e previdenziali, un protesto e il mancato deposito dei bilanci, ha dichiarato lo stato di insolvenza della società, aprendo la procedura di liquidazione giudiziale e nominando un curatore.
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Rinnovazione notificazione: ricorso inammissibile
La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso dell'agente della riscossione. La causa è la mancata e tempestiva rinnovazione notificazione al debitore, risultato irreperibile. La Corte sottolinea l'onere della parte di riattivare subito il processo notificatorio per non incorrere in decadenze processuali.
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Omessa pronuncia spese: la Cassazione decide
Un avvocato ricorre in Cassazione lamentando la mancata decisione sulle spese legali in un giudizio di revocazione. La Corte Suprema accoglie il ricorso, affermando che l'omessa pronuncia spese costituisce un vizio della sentenza da impugnare. Decide poi nel merito, compensando i costi del giudizio di appello e di legittimità a causa del comportamento processuale dello stesso ricorrente che aveva dato origine alla nullità del primo grado.
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