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Giurisprudenza Civile

Modifica Contratto di Agenzia: la prova scritta decisiva
Una società mandante ha contestato delle commissioni dovute a un'agente, sostenendo che una "circolare sconti" avesse modificato il loro contratto. I tribunali, inclusa la Cassazione, hanno respinto le pretese della mandante, stabilendo che la modifica contratto di agenzia richiede una prova scritta e l'accettazione da parte di un legale rappresentante, elementi che in questo caso mancavano.
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Eccesso di potere giurisdizionale: limiti del giudice
Un proprietario immobiliare ricorre in Cassazione denunciando un eccesso di potere giurisdizionale da parte del Consiglio di Stato, reo di aver negato un condono edilizio. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo i confini tra il controllo di legittimità, proprio del giudice, e la valutazione di merito, riservata alla Pubblica Amministrazione. Il caso offre un'importante lezione sui limiti del sindacato giurisdizionale sugli atti amministrativi.
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Valutazione CTU: limiti al sindacato in Cassazione
La Cassazione ha respinto il ricorso di una società contro la condanna al pagamento di differenze retributive. La Corte ha stabilito che la critica alla valutazione CTU da parte del giudice di merito non è ammissibile in sede di legittimità se si traduce in una richiesta di riesame dei fatti. Il giudice può legittimamente basare la sua decisione sulle conclusioni del consulente tecnico d'ufficio.
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Danno comunitario: quando la stabilizzazione lo esclude?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18553/2024, ha stabilito principi cruciali in materia di risarcimento del danno comunitario per l'abuso di contratti a termine nel pubblico impiego. La Corte ha chiarito che il diritto al risarcimento non viene meno se il lavoratore viene assunto a tempo indeterminato da una Pubblica Amministrazione diversa da quella che ha commesso l'abuso. Inoltre, ha ribadito che la stabilizzazione, per avere efficacia 'sanante', deve essere una misura riparatoria diretta attuata dallo stesso datore di lavoro responsabile. Infine, fatti come la stabilizzazione avvenuti dopo la sentenza di appello non possono essere valutati nel giudizio di Cassazione.
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Licenziamento nullo: è possibile la rinnovazione?
Un lavoratore contesta un licenziamento orale seguito da uno scritto. La Cassazione, confermando la decisione di merito, stabilisce che un licenziamento nullo per vizio di forma può essere validamente rinnovato. Il risarcimento del danno per il lavoratore è limitato al solo periodo intercorrente tra i due atti. La Corte dichiara inoltre inammissibili i motivi di ricorso volti a una nuova valutazione dei fatti, come le richieste di differenze retributive e la contestazione di una compensazione con crediti vantati dall'azienda.
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Simulazione vendita: la prova e i limiti per l’erede
La Corte di Cassazione esamina un caso di presunta simulazione vendita a danno di un erede legittimario. Un nipote sosteneva che le vendite immobiliari tra il nonno e le cugine fossero donazioni mascherate. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. È stato stabilito che, nonostante le agevolazioni probatorie per l'erede, la prova della simulazione non era stata raggiunta. Al contrario, le acquirenti avevano dimostrato la loro capacità economica e l'effettivo pagamento del prezzo, giustificando la validità delle vendite.
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Modifica verbale contratto: vale l’accordo tacito?
In una controversia su un contratto d'appalto, la Cassazione ha stabilito che una modifica verbale del contratto è valida se provata da comportamenti concludenti, come l'emissione e il pagamento di fatture a un prezzo diverso da quello pattuito per un lungo periodo. La condotta delle parti può quindi prevalere sull'accordo scritto originario.
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Soccombenza: chi perde paga, anche se vince su un punto
Un avvocato ha perso una causa per danni e ha fatto ricorso in Cassazione contestando solo la condanna al pagamento delle spese legali. Sosteneva che, essendo state respinte alcune difese della controparte, le spese andavano compensate. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo il principio di soccombenza: chi perde nel merito della domanda paga integralmente le spese, indipendentemente dall'esito delle singole eccezioni. Il ricorrente è stato anche condannato per lite temeraria.
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Divisione ereditaria: vendita di beni e usucapione
In un complesso caso di divisione ereditaria, la Cassazione affronta due temi cruciali: l'ammissibilità dell'appello e la qualificazione della vendita di beni da parte di un coerede. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva erroneamente dichiarato inammissibile il gravame per difetto di specificità. Ha invece confermato che la vendita di beni che esauriscono la quota di un coerede va qualificata come cessione di quota ereditaria con effetti reali, e non come vendita di singoli beni con efficacia solo obbligatoria.
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Licenziamento ritorsivo dopo rifiuto part-time: è nullo
Un'azienda di supermercati licenzia un dipendente per giustificato motivo oggettivo, adducendo una crisi del reparto. La Corte di Cassazione conferma la decisione dei giudici di merito, qualificando il recesso come un licenziamento ritorsivo, poiché avvenuto subito dopo il rifiuto del lavoratore di trasformare il suo contratto in part-time. La Corte ha ritenuto il licenziamento nullo, con diritto alla reintegrazione.
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Esecuzione in forma specifica: identità del bene
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18545/2024, ha stabilito che l'esecuzione in forma specifica dell'obbligo di concludere un contratto non è ammissibile se il bene da trasferire è sostanzialmente diverso da quello oggetto del preliminare. Nel caso esaminato, un numero inferiore di appartamenti situati su un piano diverso da quello pattuito costituisce una difformità essenziale che incide sull'identità del bene, precludendo il ricorso all'art. 2932 c.c., anche in presenza di una clausola di varianza.
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Licenziamento collettivo: limiti e criteri di scelta
Un lavoratore impugna un licenziamento collettivo, sostenendo che i criteri di scelta avrebbero dovuto includere tutti gli stabilimenti aziendali. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, confermando la legittimità della decisione aziendale di limitare la platea dei lavoratori a una singola unità produttiva, a condizione che tale scelta sia sorretta da valide e comprovate motivazioni tecnico-organizzative comunicate in modo trasparente.
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Specificità appello: la Cassazione su art. 342 c.p.c.
Una promittente venditrice impugnava una sentenza che la condannava all'esecuzione specifica di un preliminare. La Corte d'Appello dichiarava il gravame inammissibile per mancanza di specificità dei motivi. La Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che il giudice d'appello deve compiere uno sforzo esigibile per comprendere le censure, anche se l'atto non è cristallino. La decisione sottolinea che un'eccessiva rigidità nell'applicazione del requisito della specificità dell'appello può ledere il diritto di difesa. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per un esame nel merito.
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Mutuo usurario: la Cassazione chiarisce i limiti
Due mutuatari hanno presentato ricorso alla Suprema Corte dopo che i tribunali di merito avevano rigettato le loro accuse di mutuo usurario e anatocismo contro un istituto di credito. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che il suo ruolo non è quello di riesaminare le valutazioni di fatto, come il calcolo dei tassi di interesse. Ha inoltre ribadito che la decisione di ammettere o meno una consulenza tecnica d'ufficio rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese legali.
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Responsabilità agente riscossione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che non sussiste la responsabilità dell'agente riscossione per i danni derivanti da un'esecuzione forzata basata su una notifica eseguita secondo le norme vigenti all'epoca dei fatti (2005), anche se tali norme sono state successivamente dichiarate incostituzionali. La Corte ha chiarito che la colpa non può essere attribuita retroattivamente a chi ha agito in conformità con l'ordinamento giuridico allora esistente. Di conseguenza, ha cassato la sentenza d'appello che aveva condannato l'agente al risarcimento, rinviando il caso per una nuova valutazione.
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Credito del socio: la Cassazione sui rapporti in coop
Una cooperativa in liquidazione ha impugnato una decisione che riconosceva a una socia il pieno diritto alla restituzione delle somme versate per un immobile, senza detrazioni per interessi o spese. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la distinzione tra il rapporto associativo e quello di scambio. Le somme versate per l'acquisto dell'immobile costituiscono il corrispettivo di una compravendita e non possono essere intaccate da oneri legati alla gestione sociale, tutelando così il credito del socio.
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Credito del socio cooperativa: la distinzione decisiva
Un socio di una cooperativa edilizia in liquidazione si è opposto all'ammissione parziale del suo credito, rivendicando somme versate per costi di finanziamento e costruzione. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della cooperativa, confermando che i versamenti per l'acquisto dell'immobile generano un credito del socio cooperativa separato dal rapporto sociale, da rimborsare integralmente.
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Responsabilità oggettiva banca: il caso del promotore
La Corte di Cassazione conferma la condanna di un istituto di credito per la truffa perpetrata da un suo promotore finanziario ai danni di alcuni clienti. La sentenza ribadisce il principio della responsabilità oggettiva della banca, che risponde per l'operato dei suoi preposti. Vengono inoltre chiariti i criteri per la validità delle prove calligrafiche e per la liquidazione del danno non patrimoniale, ritenuta corretta se motivata con riferimento al grave turbamento subito dalle vittime.
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Notifica al difensore: valida anche su PEC non eletta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 18534/2024, ha confermato un principio fondamentale del processo telematico: la notifica al difensore di una sentenza è sempre valida se eseguita all'indirizzo PEC risultante dai pubblici registri, anche se la parte aveva eletto un diverso domicilio digitale o la notifica era stata indirizzata a uno solo dei codifensori. La Corte ha rigettato il ricorso di una società, il cui appello era stato dichiarato tardivo, stabilendo la prevalenza del domicilio digitale ufficiale sull'elezione di domicilio fatta negli atti processuali.
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Prova del credito: la data certa è decisiva
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un professionista che chiedeva l'ammissione al passivo fallimentare di un credito maggiore rispetto a quello riconosciuto dal curatore. La decisione ribadisce che per la prova del credito, e in particolare dell'accordo sull'ammontare del compenso, è necessaria una scrittura con data certa anteriore al fallimento, non essendo sufficienti fatture o annotazioni contabili. La Corte ha inoltre escluso la prededucibilità del credito, in quanto le prestazioni non erano direttamente funzionali alla procedura concorsuale.
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