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Giurisprudenza Civile

TFR e divorzio: niente quota se versato in un fondo
Con la sentenza n. 20132/2025, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di TFR e divorzio. Se un coniuge trasferisce il proprio TFR maturato in un fondo di previdenza complementare prima dell'inizio della causa di divorzio, l'altro coniuge non ha diritto alla quota del 40% prevista dalla legge. Questo atto è considerato una legittima disposizione del credito, non una percezione. Tuttavia, la rendita pensionistica derivante da tale conferimento deve essere considerata per la determinazione o la modifica dell'assegno di divorzio, come avvenuto nel caso di specie con l'aumento dell'assegno dal tribunale di merito.
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Addebito della separazione: quando si perde l’assegno
Una moglie ricorre in Cassazione contro l'addebito della separazione a suo carico, che le ha fatto perdere il diritto all'assegno di mantenimento. Sostiene che il suo tradimento sia avvenuto quando il matrimonio era già in crisi e che la norma sulla perdita del mantenimento sia incostituzionale. La Corte Suprema respinge il ricorso, affermando che un'infedeltà può essere la causa decisiva della rottura anche in un rapporto già deteriorato. Inoltre, la perdita dell'assegno come conseguenza dell'addebito è legittima e bilancia correttamente i doveri coniugali con la solidarietà.
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Verbale ispettivo: valore probatorio e difesa in giudizio
Una società cooperativa ha impugnato un'ordinanza ingiunzione per violazioni in materia di lavoro, basata su un verbale ispettivo. La Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che eventuali vizi procedurali della fase amministrativa, come il negato accesso agli atti, sono superati dal giudizio di opposizione, che riesamina l'intero rapporto. La Corte ha inoltre ribadito che le dichiarazioni dei lavoratori raccolte dagli ispettori, pur non avendo fede privilegiata, costituiscono materiale probatorio liberamente apprezzabile dal giudice, che può fondare su di esse la propria decisione in assenza di prove contrarie concrete.
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Distrazione delle spese: errore materiale se omessa
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito che la mancata pronuncia sulla richiesta di distrazione delle spese a favore del difensore antistatario costituisce un errore materiale. Di conseguenza, tale omissione può essere sanata attraverso la più snella procedura di correzione, senza necessità di impugnare il provvedimento. Nel caso specifico, un avvocato aveva ottenuto la condanna della controparte al pagamento delle spese legali, ma il dispositivo della sentenza non includeva la distrazione a suo favore. La Corte ha accolto l'istanza di correzione, modificando l'ordinanza originale per includere l'attribuzione diretta delle spese al legale.
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Legittimazione passiva banca: chi citare in giudizio?
Una società cooperativa in liquidazione coatta amministrativa ha citato in giudizio un istituto di credito per ottenere la restituzione di somme pagate a terzi dopo l'apertura della procedura. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, stabilendo il difetto di legittimazione passiva della banca. L'azione per l'inefficacia dei pagamenti deve essere diretta contro i beneficiari effettivi (accipiens) delle somme e non contro la banca, che ha agito come semplice delegata all'esecuzione dei pagamenti.
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Domicilio digitale: notifica PEC sempre valida?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso perché notificato oltre il termine di 60 giorni. La questione centrale riguarda il domicilio digitale: la notifica della sentenza all'indirizzo PEC del difensore è stata ritenuta valida, nonostante il legale avesse tentato di limitarne l'uso alle sole comunicazioni. La Corte ha stabilito che l'indicazione di un indirizzo PEC lo qualifica come domicilio digitale per tutte le notificazioni, senza possibilità di limitazioni unilaterali.
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Pagamento post insolvenza: inefficacia e onere prova
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società intermediaria che aveva ricevuto un pagamento da un'altra società lo stesso giorno in cui quest'ultima era stata dichiarata insolvente. La Corte ha stabilito che, in assenza di prove concrete del trasferimento della somma a una terza parte (in questo caso, una compagnia assicuratrice), il pagamento post insolvenza è da considerarsi inefficace nei confronti dei creditori. L'onere di provare la propria carenza di legittimazione passiva ricade interamente su chi riceve il pagamento, e il danno per la massa dei creditori è presunto in via assoluta.
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Pagamento debitor debitoris: chi citare in giudizio?
La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha stabilito che, in caso di fallimento del debitore, l'azione per dichiarare l'inefficacia di un pagamento debitor debitoris eseguito dopo l'apertura della procedura concorsuale deve essere intentata contro il creditore che ha ricevuto la somma (accipiens) e non contro il terzo debitore che ha materialmente effettuato il pagamento. Il ricorso della procedura è stato dichiarato inammissibile per aver citato in giudizio il soggetto sbagliato.
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Legittimazione passiva banca: chi citare in giudizio?
La Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale sulle azioni di recupero crediti in procedure concorsuali. In caso di pagamenti eseguiti dalla banca su ordine di una società dopo l'apertura della liquidazione, l'azione per dichiarare l'inefficacia di tali pagamenti deve essere rivolta contro i terzi creditori che hanno ricevuto le somme, non contro l'istituto di credito. La Corte ha stabilito che la banca, agendo come mera delegata, non ha la legittimazione passiva per questo tipo di azione, che spetta unicamente al beneficiario effettivo del pagamento (accipiens).
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Valutazione delle prove: il limite della Cassazione
Un assicurato ricorre in Cassazione dopo che la sua richiesta di indennizzo per tentato furto è stata respinta in due gradi di giudizio. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, sottolineando che non può riesaminare la valutazione delle prove (come la tardività di una querela o l'attendibilità di un teste), compito esclusivo del giudice di merito.
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Elezione di domicilio: quando è valida la notifica?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a un contenzioso per lavori edili e una richiesta di risarcimento per ingiuria. La questione centrale riguardava la validità della notifica dell'atto di citazione, effettuata presso la residenza anagrafica anziché al domicilio eletto nel contratto. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'elezione di domicilio in un contratto non ha carattere esclusivo, salvo espressa pattuizione. Pertanto, la notifica alla residenza anagrafica resta valida, soprattutto se la parte non ha adempiuto all'onere di comunicare il cambio di residenza.
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Danno da diffamazione: quando la critica è illecita
La Corte di Cassazione conferma la condanna per danno da diffamazione a carico di un privato che aveva presentato un esposto contro i legali della controparte. Secondo la Corte, le accuse, superando i limiti del diritto di critica e del requisito della continenza, hanno leso la reputazione professionale degli avvocati, giustificando il risarcimento del danno, il quale non è 'in re ipsa' ma deve essere provato anche tramite presunzioni.
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Ripartizione debito fideiussorio: come si decide?
La sentenza analizza un caso di opposizione a decreto ingiuntivo relativo a un'azione di regresso tra co-fideiussori. Un garante sosteneva che il debito dovesse essere diviso in parti uguali tra tutti i firmatari. Il Tribunale ha respinto l'opposizione, stabilendo che la ripartizione del debito fideiussorio deve basarsi sull'"interesse comune" dei garanti, che nel caso specifico corrispondeva alle quote di partecipazione nella società beneficiaria del finanziamento, superando così la presunzione legale di uguaglianza delle quote.
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Cessazione materia del contendere: accordo e spese
Un condominio si opponeva a un decreto ingiuntivo ottenuto da un'impresa, lamentando l'inadempimento di un contratto d'appalto. In corso di causa, le parti hanno raggiunto un accordo, portando il giudice a dichiarare la cessazione materia del contendere, a revocare il decreto e a compensare integralmente le spese legali.
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Accettazione tacita eredità: il caso del Tribunale
Un condominio ha agito legalmente contro gli eredi di un condomino defunto per recuperare spese non pagate. Una delle eredi, pur non avendo formalmente accettato l'eredità, viveva nell'immobile ereditario, partecipava alle assemblee e pagava le rate condominiali. Il Tribunale ha stabilito che tali comportamenti costituiscono un'accettazione tacita eredità, rendendo la figlia erede a tutti gli effetti, anche per i debiti.
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Improcedibilità del ricorso: l’onere della prova
Un garante, dopo aver saldato un'esposizione debitoria per conto del debitore principale, ha agito per il regresso. Quest'ultimo si è opposto, vantando un controcredito di gran lunga superiore. Soccombente nei primi due gradi di giudizio, il garante ha proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso, non per questioni di merito, ma per un vizio formale: il ricorrente, pur avendo dichiarato di aver ricevuto la notifica della sentenza d'appello, non ha depositato la copia autentica del provvedimento con la relativa relata di notifica, violando un onere perentorio previsto dal codice di procedura civile.
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Surrogazione legale: come recuperare un pagamento?
A seguito del crollo di un'opera pubblica, un ente governativo, condannato in primo grado come responsabile civile, paga un risarcimento. Successivamente, la sua responsabilità viene meno in appello. La Cassazione conferma il diritto dell'ente di agire in surrogazione legale contro gli altri professionisti condannati per recuperare la somma, poiché l'obbligo di pagare esisteva al momento del versamento.
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Obblighi banca fideiussione: buona fede e doveri
La Corte di Cassazione ha stabilito che la banca viola i suoi obblighi nella fideiussione se concede ulteriore credito a un debitore in difficoltà finanziarie senza informare il garante. Questo comportamento, contrario al principio di buona fede, rende la garanzia inefficace. La Corte ha precisato che la violazione dell'art. 1956 c.c. può essere rilevata anche d'ufficio e non è strettamente legata a una tempestiva eccezione di parte, cassando la sentenza d'appello e rinviando per un nuovo esame.
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Integrazione contraddittorio: notifica agli eredi
Un'ordinanza sulla necessità di integrazione del contraddittorio. La Cassazione rileva la mancata notifica del ricorso a due coeredi, parti nel giudizio d'appello, e ordina al ricorrente di provvedere entro 60 giorni, rinviando la causa.
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Lite temeraria: condanna per abuso del processo
Un lavoratore impugna il licenziamento per giusta causa basato su presunte irregolarità nei rimborsi spesa. Durante il processo, rinuncia all'azione. Il Tribunale, oltre a dichiarare cessata la materia del contendere, accoglie la domanda dell'azienda e condanna l'ex dipendente per lite temeraria, ravvisando un abuso del processo data l'evidente infondatezza delle sue pretese, smentite da prove documentali.
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