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Giurisprudenza Civile

Licenziamento disciplinare: controlli e proporzionalità
Un dipendente con ruolo apicale è stato licenziato per pause prolungate e sistematiche. La Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare, ritenendo validi i controlli investigativi esterni e proporzionata la sanzione data la gravità della condotta e il danno all'immagine aziendale.
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Riliquidazione pensione: conta la contribuzione versata
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27609/2024, ha stabilito un principio cruciale in materia di riliquidazione pensione per i liberi professionisti. Sebbene la rivalutazione dei redditi debba decorrere dal 1980, la pensione non può essere ricalcolata in misura piena se non sono stati versati i corrispondenti maggiori contributi. La prestazione pensionistica deve essere commisurata alla sola contribuzione effettivamente versata, escludendo ogni automatismo presente invece nel lavoro dipendente.
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Ricorso inammissibile: la Cassazione e la specificità
Un lavoratore si rivolge alla Corte di Cassazione dopo che la sua richiesta di nullità di alcuni contratti di lavoro è stata respinta a causa di un precedente accordo di conciliazione. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano generici e non conformi al principio di specificità richiesto dalla legge, ribadendo che un appello deve contenere critiche chiare e dettagliate per essere esaminato nel merito.
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Cambio appalto: quando è trasferimento d’azienda?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27607/2024, ha stabilito che un cambio appalto si configura come trasferimento di ramo d'azienda se l'impresa subentrante non introduce significativi elementi di discontinuità organizzativa. La semplice adozione di nuove divise non è sufficiente a escludere le tutele dell'art. 2112 c.c. per i lavoratori trasferiti, invertendo l'onere della prova a carico dell'azienda.
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Onere testamentario: quando invalida il legato?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso complesso riguardante un legato gravato da un onere testamentario perpetuo. Gli eredi sostenevano la nullità del lascito, poiché l'onere (destinare un immobile a casa di riposo) era il motivo determinante. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che, in presenza di una pluralità di motivi, l'onere illecito si considera non apposto se non è l'unico motivo che ha spinto il testatore a disporre del bene. Nel caso di specie, la volontà di onorare la memoria dei genitori costituiva un motivo autonomo e sufficiente a salvare la validità del legato.
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Contrattazione collettiva pubblico impiego: la Cassazione
Un lavoratore di un consorzio pubblico per le autostrade ha richiesto aumenti salariali basati su un CCNL del settore privato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, riaffermando che i rapporti di lavoro con enti pubblici sono regolati esclusivamente dalla contrattazione collettiva pubblico impiego. L'applicazione di fatto di un contratto privato da parte della P.A. è stata considerata illegittima e non idonea a creare diritti acquisiti.
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CCNL Pubblico Impiego: No a contratti privati
La Cassazione ha stabilito che per il personale di un ente pubblico non economico non è applicabile un CCNL del settore privato, anche se applicato in passato. La disciplina del rapporto di lavoro, inclusa la retribuzione, è regolata esclusivamente dal CCNL Pubblico Impiego di comparto e dalle leggi specifiche, come il D.Lgs. 165/2001 e le leggi regionali. L'applicazione di fatto di un contratto diverso non genera diritti acquisiti.
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CCNL Pubblico Impiego: no a contratti privati
La Corte di Cassazione ha stabilito che il rapporto di lavoro con un ente pubblico è regolato esclusivamente dal CCNL Pubblico Impiego di riferimento. È stata respinta la richiesta di alcuni dipendenti di un consorzio pubblico di ottenere aumenti salariali previsti da un contratto del settore privato, nonostante l'ente lo avesse parzialmente applicato in passato. La Corte ha chiarito che il 'comportamento concludente' di un ente pubblico non può prevalere sulla normativa specifica del pubblico impiego.
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Divisione ereditaria: i poteri discrezionali del Giudice
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 27602/2024, ha rigettato il ricorso di alcuni eredi che contestavano le modalità di una divisione ereditaria. La Corte ha ribadito l'ampio potere discrezionale del giudice nel formare le porzioni, potendo derogare al principio di omogeneità dei lotti se ciò consente di soddisfare al meglio gli interessi dei condividenti. È stato confermato che non è necessario frazionare ogni singolo bene, ma si possono assegnare interi immobili a un erede e altri a un altro, compensando con conguagli, per evitare soluzioni antieconomiche o pregiudizievoli.
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Contrattazione collettiva pubblico impiego: no al CCNL
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di alcuni dipendenti di un consorzio autostradale, ente pubblico non economico, che chiedevano l'applicazione di aumenti retributivi previsti da un CCNL del settore privato. La Corte ha stabilito che la contrattazione collettiva pubblico impiego è disciplinata da norme specifiche (in questo caso, una legge regionale e il D.Lgs. 165/2001), che escludono l'applicazione di contratti collettivi privati. La precedente applicazione di fatto del CCNL privato da parte dell'ente non crea un diritto acquisito per i lavoratori, poiché la legge successiva impone un regime giuridico inderogabile.
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Compensi avvocato: come si calcolano le consulenze
In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha stabilito importanti principi sui compensi avvocato. Il caso riguardava la richiesta di un legale per il pagamento di onorari e diritti da parte di un ente comunale. La Corte ha chiarito che le plurime "consultazioni con il cliente" e i pareri resi in corso di causa costituiscono un'attività unitaria e non possono essere liquidati separatamente come singole prestazioni. L'ordinanza sottolinea inoltre l'importanza della specificità dei motivi di appello, rigettando le richieste del professionista per carenza di dettaglio nelle sue doglianze.
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Onere della prova pagamento: la Cassazione chiarisce
Un avvocato ha citato in giudizio i suoi ex clienti per il mancato pagamento di una parcella. I clienti hanno eccepito di aver già pagato, producendo prove di versamenti. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27597/2024, ha chiarito i principi sull'onere della prova pagamento. Se il debitore prova di aver effettuato dei versamenti, ma questi non sono specificamente riferiti al debito in questione, non ha assolto il proprio onere. Il pagamento deve essere certo e determinato. La Corte ha cassato la decisione precedente che aveva erroneamente attribuito tutti i pagamenti al debito oggetto di causa, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Estinzione del giudizio: rinuncia e conseguenze
La Corte di Cassazione dichiara l'estinzione del giudizio in un caso riguardante i compensi di un avvocato. A seguito della rinuncia al ricorso da parte del legale e dell'adesione della controparte, la Corte ha applicato l'art. 391 c.p.c., chiarendo che non vi è condanna alle spese né obbligo di versare il doppio del contributo unificato. La decisione si fonda sul rispetto dei requisiti formali della rinuncia e sulla sua accettazione.
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Errore di fatto revocatorio: quando non si applica
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione basato su un presunto errore di fatto revocatorio. Il caso riguarda un lavoratore licenziato che, dopo la sentenza, ha prodotto nuove prove (intercettazioni) per dimostrare l'intento ritorsivo del datore di lavoro. La Corte ha stabilito che non sussiste un errore di fatto, ma un tentativo di far rivalutare il merito della causa, attività preclusa in sede di legittimità. Le nuove prove sono state ritenute irrilevanti poiché il licenziamento era fondato anche su altre motivazioni accertate, come assenze ingiustificate.
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Rimborso spese comunione: onere della prova in Cassazione
In una causa di divisione immobiliare, la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un comproprietario che chiedeva un maggior rimborso spese comunione. La Corte ha chiarito che il ricorso non può mirare a una rivalutazione dei fatti, ma deve denunciare specifiche violazioni di legge, come un'errata attribuzione dell'onere della prova, cosa non avvenuta nel caso di specie.
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Rendiconto del coerede: obblighi e contestazioni
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27591/2024, ha rigettato il ricorso di una coerede condannata a restituire ingenti somme prelevate dal conto del defunto padre. La Corte ha stabilito che l'obbligo di rendiconto del coerede non può essere soddisfatto da un elenco generico di spese e che l'onere di contestazione specifica a carico dell'altra parte sorge solo di fronte ad allegazioni puntuali e dettagliate. È stata confermata la condanna basata sulla gestione non giustificata del patrimonio ereditario.
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Compensazione crediti: quando è inefficace?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di azione revocatoria su una cessione di credito. Una società debitrice si opponeva sostenendo l'estinzione del debito per compensazione crediti. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso principale, confermando la decisione di merito che riteneva l'accordo di compensazione inopponibile alla procedura fallimentare per mancanza di data certa, rendendo quindi il credito esistente al momento della cessione e, di conseguenza, l'azione revocatoria ammissibile.
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Responsabilità disciplinare notaio: il caso dei mutui
Un notaio è stato sospeso per tre mesi per aver sistematicamente redatto contratti di compravendita con prezzi 'gonfiati' per consentire agli acquirenti di ottenere mutui di importo superiore ai limiti di legge. Questa condotta è stata considerata una grave violazione della responsabilità disciplinare del notaio. La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione, sottolineando la violazione del dovere di chiarezza, del decoro professionale e della leale concorrenza, ma ha annullato l'addebito del doppio contributo unificato.
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Estinzione del giudizio: la Cassazione fa chiarezza
Un'azienda pubblica di edilizia residenziale ha impugnato un avviso di accertamento IMU. Durante il ricorso in Cassazione, ha aderito alla "rottamazione quater", ma il giudizio è stato dichiarato estinto per mancata richiesta di udienza dopo una proposta di rigetto. L'azienda ha chiesto la revocazione del decreto. La Corte di Cassazione, rilevando la complessità della questione sugli effetti della rottamazione sul processo, ha disposto la riunione dei procedimenti e il rinvio a pubblica udienza per una decisione di principio, senza pronunciarsi immediatamente sull'estinzione del giudizio.
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Competenza territoriale: domicilio del creditore decisivo
Una società creditrice ha ottenuto un decreto ingiuntivo contro una debitrice. La questione centrale, giunta in Cassazione, riguardava la competenza territoriale del giudice, poiché la società aveva cambiato domicilio dopo la scadenza del debito. La Suprema Corte ha stabilito che la competenza territoriale si determina in base al domicilio del creditore al momento della scadenza dell'obbligazione, rendendo irrilevante ogni successivo trasferimento. Di conseguenza, la sentenza impugnata è stata cassata con rinvio al giudice territorialmente competente.
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