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Giurisprudenza Civile

Prescrizione crediti retributivi: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18695/2024, ha stabilito che la prescrizione dei crediti retributivi nel pubblico impiego contrattualizzato è quinquennale e decorre in costanza di rapporto. Questa decisione, in linea con le Sezioni Unite, riforma una sentenza di merito che aveva applicato il termine decennale, accogliendo il ricorso di un'amministrazione pubblica. La Corte ha anche ribadito i principi sul risarcimento del danno da abuso di contratti a termine.
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Estinzione del processo: rinuncia e accordo transattivo
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del processo a seguito di un accordo transattivo tra le parti. La società ricorrente ha rinunciato al ricorso, e la controparte ha accettato. La Corte ha stabilito che, in caso di estinzione del processo per rinuncia, la parte che ha impugnato non è tenuta a versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, poiché la declaratoria di estinzione non equivale a una soccombenza.
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Diritto uso parcheggio: la Legge Ponte prevale
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18686/2024, ha riaffermato la prevalenza del diritto uso parcheggio per i condomini, stabilito dalla L. 765/1967 (Legge Ponte), sul diritto di prelazione vantato dal locatario di tali aree. La Corte ha stabilito che il vincolo pubblicistico di destinazione a parcheggio rende parzialmente nullo qualsiasi contratto, come una locazione, che sottragga tali spazi al loro uso pertinenziale, impedendo così la nascita di un valido diritto di prelazione in capo al conduttore.
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Compenso professionale avvocato: quando è negato?
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di negare il compenso professionale a un avvocato per l'assistenza fornita nella redazione di un piano di concordato. La Corte ha ritenuto che la prestazione del legale fosse viziata da negligenza e imperizia, avendo violato norme fondamentali della legge fallimentare. Tale inadempimento ha reso la sua attività del tutto inidonea a raggiungere lo scopo prefissato, giustificando il mancato pagamento sulla base dell'eccezione di inadempimento sollevata dalla curatela fallimentare.
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Marchio decettivo: priorità d’uso non giustifica l’uso
In una complessa vicenda sulla tutela di un marchio conteso tra un produttore americano e uno boemo, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: il diritto di priorità d'uso ("preuso") non legittima l'utilizzo di un marchio se questo è stato giudicato decettivo. L'uso di un marchio decettivo è un atto illecito che può costituire contraffazione dei marchi validamente registrati da terzi. La sentenza chiarisce che la protezione del consumatore dall'inganno prevale sul diritto di preuso, affermando che quest'ultimo non può essere esercitato in modo illecito.
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Sostituzione dirigente scolastico: la paga superiore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18682/2024, chiarisce le condizioni per il diritto alla retribuzione superiore in caso di sostituzione del dirigente scolastico. Viene stabilito che il compenso è dovuto solo se la sostituzione è piena e prevalente, ma è escluso per legge quando avviene per coprire le ferie del titolare. L'ordinanza distingue nettamente tra la collaborazione e la sostituzione effettiva, definendo i criteri per il riconoscimento dell'indennità di funzioni superiori.
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Esecuzione in forma specifica: la conformità in corso di causa
La Corte di Cassazione stabilisce che, per l'esecuzione in forma specifica di un contratto preliminare di compravendita immobiliare, le dichiarazioni di conformità urbanistica e catastale non devono necessariamente essere presenti nell'accordo iniziale. Tali documenti, infatti, costituiscono una condizione dell'azione e possono essere prodotti in corso di causa, anche in appello, prima della decisione finale. La sentenza chiarisce che l'elemento essenziale è la sufficiente determinazione del bene immobile nel contratto preliminare.
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Indennità di occupazione: il calcolo degli interessi
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18679/2024, si è pronunciata sul calcolo dell'indennità di espropriazione. Ha rigettato i motivi relativi alla stima del valore del bene, ritenendoli una valutazione di fatto non sindacabile in sede di legittimità. Ha però accolto il ricorso sul calcolo degli interessi relativi all'indennità di occupazione, stabilendo che questi decorrono dal decreto di occupazione fino al deposito effettivo della somma presso la Cassa Depositi e Prestiti.
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Indennità di esproprio: incostituzionalità vince
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18678/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di indennità di esproprio. Ha chiarito che una dichiarazione di incostituzionalità di una norma sul calcolo del risarcimento prevale su un precedente giudicato formatosi sulla base di quella stessa norma. Di conseguenza, l'indennità deve essere calcolata sul valore venale pieno del bene e rivalutata fino alla decisione finale, senza alcuna riduzione.
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Indennizzo esproprio: escluso il valore dell’opera pubblica
Un proprietario ha richiesto un maggior indennizzo per un'espropriazione, sostenendo che dovesse includere il valore di un impianto sportivo pubblico costruito sul suo terreno. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo che l'indennizzo esproprio per acquisizione sanante (art. 42 bis) si calcola solo sul valore del terreno, escludendo qualsiasi plusvalore derivante dall'opera pubblica per evitare un ingiusto arricchimento. La Corte ha inoltre confermato che la classificazione urbanistica legale prevale sulla cosiddetta "edificabilità di fatto".
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Immissioni rumorose: Comune paga per feste in piazza
La Corte di Cassazione conferma la condanna di un Comune per le immissioni rumorose prodotte da eventi estivi in una piazza. La sentenza chiarisce che l'interesse pubblico non può sacrificare il diritto alla quiete dei residenti oltre la soglia della normale tollerabilità, che va valutata caso per caso. Ai cittadini è stato riconosciuto un risarcimento per il danno subito, derivante dall'impossibilità di godere appieno della propria abitazione.
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Indennità di esproprio: l’ente può opporsi?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18674/2024, ha stabilito che anche l'ente pubblico espropriante ha il diritto di contestare l'importo dell'indennità di esproprio se lo ritiene eccessivo. La decisione si basa sul principio del 'giusto indennizzo' che tutela sia il privato che la pubblica amministrazione. La Corte ha inoltre ribadito che un giudice civile non può disapplicare un decreto di esproprio in una causa contro l'ente che lo ha emesso. Il ricorso dei proprietari è stato respinto.
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Estinzione processo Cassazione: no doppio contributo
Una professionista legale aveva impugnato in Cassazione il rigetto della sua richiesta di ammissione di un credito professionale al passivo di un fallimento. Prima della decisione, la ricorrente ha rinunciato al ricorso. La Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del processo Cassazione, chiarendo che in questo caso non si applica l'obbligo di versamento del cosiddetto 'doppio contributo unificato', previsto per le impugnazioni respinte o dichiarate inammissibili.
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Indennità di occupazione: fino a quando è dovuta?
Una società concessionaria autostradale ha impugnato in Cassazione il calcolo dell'indennità di esproprio e di occupazione. Il nodo centrale era la durata dell'indennità di occupazione. La Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che il calcolo della Corte d'Appello era corretto: l'indennità è dovuta fino al momento del deposito della somma di esproprio, e non fino alla data del successivo decreto. La Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile perché basato su un'errata comprensione della decisione precedente.
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Riscatto agrario: la CTU può acquisire documenti?
Una famiglia di agricoltori esercita il riscatto agrario nei confronti dell'acquirente di alcuni terreni. L'acquirente contesta la loro capacità lavorativa. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che il Consulente Tecnico d'Ufficio (CTU) può legittimamente acquisire d'ufficio documenti, come quelli dell'INPS sulla composizione del nucleo familiare, per rispondere ai quesiti posti dal giudice, senza che ciò costituisca una violazione delle preclusioni istruttorie. La Corte ha inoltre ribadito che la prova della capacità lavorativa non si limita a certificazioni, ma deriva da una valutazione complessiva del materiale probatorio.
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Acquisizione sanante: come si calcola l’indennizzo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18669/2024, ha respinto il ricorso di un privato contro un Comune in un caso di acquisizione sanante. La Corte ha stabilito che, per calcolare l'indennizzo, il valore del bene va determinato alla data del decreto di acquisizione e non al momento della precedente occupazione. Inoltre, ha confermato che l'uso dei Valori Agricoli Medi (VAM) è un parametro legittimo per determinare il valore venale di un terreno non edificabile, quando non esistono altre possibilità legali di utilizzo.
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Ricorso inammissibile: i limiti del riesame di merito
L'appello di un comune contro l'importo di un indennizzo per acquisizione sanante è stato dichiarato ricorso inammissibile dalla Corte di Cassazione. La Corte ha stabilito che contestare la valutazione fattuale di un perito (CTU) in sede di legittimità costituisce una richiesta impropria di riesame del merito, estranea alle sue funzioni.
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Domicilio Digitale: appello tardivo se notificato via PEC
Un istituto di credito ha visto il proprio ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile per tardività. La Corte ha stabilito che la notifica della sentenza d'appello via PEC al domicilio digitale dell'avvocato è pienamente valida per far decorrere il termine breve di 60 giorni per l'impugnazione. La vicenda originava da una truffa su polizze vita, in cui la banca era stata condannata a risarcire una compagnia assicurativa per aver erroneamente accreditato le somme liquidate su un conto non appartenente ai beneficiari.
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Bancarotta documentale: il dolo specifico va provato
Un liquidatore di una S.r.l. era stato condannato per bancarotta fraudolenta documentale per aver sottratto le scritture contabili. La Corte di Cassazione ha annullato la condanna con rinvio, stabilendo che la corte di merito non aveva adeguatamente provato il dolo specifico, ovvero l'intenzione mirata di recare pregiudizio ai creditori. La sola sparizione dei documenti e l'ammontare del passivo non sono sufficienti a dimostrare l'intento fraudolento, distinguendo così il reato dalla meno grave ipotesi di bancarotta semplice.
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Fondo di Garanzia TFR: il diritto al pagamento
Una lavoratrice, non pagata dal suo ex datore di lavoro insolvente, si rivolge al Fondo di Garanzia per ottenere il TFR. L'ente nega il pagamento eccependo la prescrizione del diritto. Il Tribunale di Torino accoglie il ricorso della lavoratrice, condannando il Fondo al pagamento. La decisione sottolinea come le azioni esecutive contro il datore di lavoro interrompano la prescrizione e come una documentazione completa sia cruciale per l'accoglimento della domanda per il Fondo di Garanzia TFR.
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