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Giurisprudenza Civile

Autotutela PA: i limiti del giudicato amministrativo
Un'autorità regionale ha emesso una seconda ordinanza di pagamento dopo che la prima era stata annullata da una sentenza definitiva. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che il potere di autotutela della PA non può superare il limite invalicabile di un giudicato di merito, che consuma il potere sanzionatorio dell'ente.
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Testamento olografo non vedente: quando è valido?
La Cassazione ha stabilito che un testamento olografo non vedente resta valido anche se un'altra persona aiuta il testatore a posizionare la mano all'inizio di ogni rigo. Tale assistenza non compromette il requisito dell'autografia, a condizione che il gesto grafico non venga guidato o coartato. Il caso riguardava l'impugnazione di un testamento da parte dei figli della defunta, la quale, affetta da cecità progressiva, aveva lasciato parte dei suoi beni alla nipote.
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Servitù di passaggio: pedonale vs carrabile
Un proprietario ha contestato la natura della sua servitù di passaggio, rivendicandola come carrabile anziché solo pedonale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che il diritto era limitato al transito a piedi. La decisione chiarisce che la larghezza fisica di un sentiero non modifica la natura della servitù definita dal titolo legale e che la titolarità del bene, se acquisita durante il processo, è sufficiente per la validità dell'azione legale.
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Principio di prevenzione e distanze: il ruolo dell’usucapione
Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce che il principio di prevenzione in materia di distanze tra edifici non si applica se uno dei proprietari ha acquisito per usucapione il diritto di mantenere il proprio immobile a una distanza inferiore a quella legale. In questo caso, chi costruisce successivamente non può avvalersi della prevenzione ma deve arretrare la propria costruzione per rispettare la distanza complessiva tra i fabbricati.
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Ricorso inammissibile: le ragioni della Cassazione
Un professionista, assolto in sede penale, chiedeva al proprio Ordine professionale il rimborso delle spese legali sulla base di alcune delibere. La Corte d'Appello respingeva la domanda. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché il ricorrente non ha impugnato tutte le autonome ragioni giuridiche (rationes decidendi) su cui si fondava la sentenza d'appello, rendendo la sua censura inefficace.
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Patto Fiduciario: la dichiarazione unilaterale è prova
In una controversia tra ex coniugi su immobili intestati fiduciariamente, la Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1424/2024, ha stabilito che una dichiarazione scritta e unilaterale, con cui il fiduciario riconosce l'altrui diritto e si impegna a ritrasferire il bene, costituisce prova sufficiente dell'esistenza del patto fiduciario. Tale atto non crea un nuovo obbligo, ma ha un effetto confermativo che inverte l'onere della prova, costringendo il fiduciario a dimostrare l'inesistenza del rapporto sottostante.
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Deposito telematico: quando si perfeziona il deposito
La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel processo civile telematico, il deposito di un atto si considera perfezionato al momento della generazione della ricevuta di avvenuta consegna (PEC) da parte del sistema ministeriale, e non alla successiva data di accettazione da parte della cancelleria. La Corte ha accolto il ricorso di un cittadino il cui appello era stato erroneamente dichiarato improcedibile per tardiva iscrizione a ruolo, annullando la decisione e rinviando la causa al Tribunale per un nuovo esame nel merito. Il caso ha anche chiarito i limiti del mandato del difensore in caso di decesso della parte assistita.
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Impugnazione progetto divisionale: i termini per agire
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1422/2024, ha stabilito che l'impugnazione del progetto divisionale deve avvenire prima che questo venga approvato e reso esecutivo dal giudice. Nel caso di una divisione ereditaria, un erede aveva sollevato contestazioni sulla perizia del consulente solo dopo l'approvazione concorde del progetto. La Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che le contestazioni tardive sono inammissibili, poiché il procedimento è scandito da fasi con precise preclusioni.
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Infiltrazioni da terrazzo: chi paga i danni?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1421/2024, ha stabilito che per i danni da infiltrazioni da terrazzo di proprietà esclusiva, la responsabilità ricade unicamente sul proprietario e non sul condominio. Il caso riguardava infiltrazioni provenienti da un giardino e terrazzo privato che avevano danneggiato il box sottostante. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del proprietario del terrazzo, confermando che la responsabilità per i danni da cose in custodia (art. 2051 c.c.) non si estende al condominio se la fonte del danno non è una parte comune.
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Uso parti comuni condominio: limiti e sentenze
Un condomino ha esteso il portone del proprio box auto sull'area di manovra comune. La Corte di Cassazione ha confermato la sua condanna alla rimozione, chiarendo che qualsiasi modifica che riduca in modo apprezzabile la fruibilità dell'area per gli altri condomini costituisce un uso illegittimo delle parti comuni, a prescindere dall'entità dell'occupazione o dalla buona fede del condomino.
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Improcedibilità ricorso fallimento: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso presentato da due istituti di credito contro l'omologazione di un concordato preventivo. La decisione si basa sul fallimento definitivo della società debitrice, evento che ha determinato la cessazione della materia del contendere per sopravvenuta carenza di interesse. Tale principio di improcedibilità del ricorso per fallimento ha portato anche alla compensazione delle spese legali.
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Errore di fatto revocazione: quando è inammissibile
Una condomina, dopo aver perso in tutti i gradi di giudizio una causa relativa all'impugnazione di delibere condominiali, ha richiesto la revocazione della sentenza della Cassazione per un presunto errore di fatto revocazione. Sosteneva che la Corte avesse erroneamente percepito la natura temporanea, anziché permanente, di un criterio di ripartizione delle spese. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che un disaccordo sull'interpretazione di un punto già controverso e deciso nel merito non costituisce un errore di fatto, ma un tentativo di riesame della valutazione del giudice, escluso dall'ambito della revocazione.
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Istanze istruttorie appello: come riproporle?
In una causa possessoria per un diritto di passaggio, la Corte di Cassazione chiarisce un importante principio processuale. Quando le istanze istruttorie in appello vengono respinte in primo grado senza una specifica motivazione, è sufficiente riproporle nell'atto di appello senza una dettagliata e nuova articolazione. La Corte d'Appello non può dichiararle inammissibili per genericità, ma deve valutarne la rilevanza rispetto ai motivi di gravame. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio.
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Usucapione Immobile Familiare: No a Detenzione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva l'usucapione di un immobile familiare in cui viveva da decenni. La decisione si fonda sulla distinzione tra detenzione e possesso: l'originario rapporto con il bene era di detenzione qualificata, e non sono stati provati atti di interversione del possesso. L'uso prolungato è stato interpretato come tolleranza dovuta a vincoli familiari, e un acquisto congiunto del terreno da parte di tutti i coeredi ha ulteriormente negato l'esistenza di un possesso esclusivo. Il ricorso sull'usucapione immobile familiare è stato quindi respinto.
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Muro di cinta: quando il vicino deve pagare?
Una società costruttrice ha perso in Cassazione la causa per ottenere un'indennità per la costruzione di un muro di cinta. La Corte ha stabilito che, se il muro non raggiunge l'altezza minima prevista dalla legge o dai regolamenti locali, il vicino non è obbligato a contribuire alle spese, anche se l'altezza rispetta il limite massimo consentito.
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Nullità accordo transattivo: rilevabilità d’ufficio
Una controversia tra un'Azienda Sanitaria e un Poliambulatorio, originata da un lodo arbitrale e poi definita con un accordo, giunge in Cassazione. La Corte Suprema stabilisce che il giudice d'appello ha il dovere di valutare d'ufficio la potenziale nullità dell'accordo transattivo, anche se non oggetto di una domanda specifica, qualora la sua validità sia il presupposto per una domanda riconvenzionale. La sentenza d'appello viene cassata con rinvio.
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Accreditamento istituzionale: non serve per l’affitto
La Corte di Cassazione chiarisce che un accordo tra una struttura sanitaria privata e un ente pubblico, qualificabile come affitto di azienda, non richiede l'accreditamento istituzionale per la sua validità. Nel caso specifico, la clinica privata metteva a disposizione solo la struttura e il personale non medico, mentre l'ente pubblico forniva i medici. La Corte ha annullato la sentenza di secondo grado che aveva dichiarato nullo il contratto, affermando che la mancanza di accreditamento istituzionale non inficia un contratto di affitto di azienda.
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Ricorso in Cassazione improcedibile: onere di deposito
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso in Cassazione improcedibile a causa del mancato deposito della copia notificata della sentenza impugnata, un onere fondamentale per dimostrare la tempestività. Il ricorrente, un'agenzia pubblica, non solo ha perso l'appello ma è stato anche condannato per lite temeraria, sottolineando come le regole procedurali non siano mere formalità ma requisiti essenziali la cui violazione comporta gravi conseguenze economiche.
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Revocatoria fallimentare garanzia: no se contestuale
Una società, poi fallita, ottenne un finanziamento fornendo in pegno dei titoli come garanzia. Il Fallimento chiese di invalidare il pegno con una revocatoria fallimentare garanzia. La Corte d'Appello accolse la richiesta, rilevando un divario temporale tra il prestito e la garanzia. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che se finanziamento e garanzia fanno parte di un'unica operazione commerciale, un ritardo tecnico nella formalizzazione della garanzia non la rende non contestuale e quindi non revocabile. La Corte ha anche ribadito che i fatti alla base della causa non possono essere modificati in appello.
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Condotta imprudente: quando esclude la responsabilità
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un motociclista e della sua società, confermando che la sua condotta imprudente è stata la causa esclusiva di un grave incidente. Nonostante la presenza di un ostacolo (una ceppaia) a bordo strada, la Corte ha stabilito che la guida a velocità eccessiva e su una ruota sola del motociclista ha interrotto il nesso causale, escludendo la responsabilità del custode della strada e del terreno adiacente.
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