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Giurisprudenza Civile

Criteri di valutazione: legittima scelta del datore
Una dirigente del settore pubblico contesta i criteri di valutazione adottati dalla sua amministrazione durante una riorganizzazione, che hanno favorito un collega nell'assegnazione di un nuovo incarico. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la legittimità delle scelte aziendali. La Corte ha stabilito che i criteri di valutazione, sebbene non perfetti, non erano arbitrari ma giustificati da esigenze concrete, come l'indisponibilità di dati recenti. Inoltre, ha ribadito i rigorosi requisiti formali per presentare un ricorso, sanzionando la genericità delle censure sollevate.
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Inammissibilità ricorso Cassazione: forma e sostanza
Una società creditrice ha avviato un'azione revocatoria per rendere inefficaci delle vendite immobiliari effettuate dai garanti di una società debitrice. Dopo aver perso in primo e secondo grado, i garanti hanno presentato ricorso alla Corte Suprema. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché privo di una chiara e completa esposizione dei fatti, come richiesto dalla legge. Questo caso evidenzia l'importanza cruciale dei requisiti formali, portando alla conferma delle sentenze precedenti contro i ricorrenti senza un esame nel merito. L'inammissibilità del ricorso in cassazione è stata quindi dichiarata.
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Retribuzione ferie: indennità variabili incluse
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1496/2024, ha stabilito che le indennità variabili corrisposte in modo continuativo, come quelle per attività di scorta e di riserva, devono essere incluse nel calcolo della retribuzione ferie. La Corte ha rigettato il ricorso di una società di trasporti, confermando che escludere tali compensi potrebbe dissuadere i lavoratori dal godere del loro diritto alle ferie, in linea con i principi della direttiva europea 2003/88/CE. La decisione sottolinea la prevalenza del diritto europeo sulla contrattazione collettiva nazionale quando si tratta di tutelare diritti fondamentali del lavoratore.
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Mobilità volontaria: la qualifica non si trasferisce
Una dipendente pubblica, durante una procedura di mobilità volontaria, ha ottenuto una promozione dal suo ente di provenienza. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'ente di destinazione non è tenuto a riconoscere tale qualifica superiore. Il trasferimento, infatti, cristallizza il ruolo e le mansioni del dipendente al momento in cui la domanda viene accettata per una specifica posizione vacante, tutelando gli interessi pubblici e l'organizzazione dell'ente di destinazione.
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Risarcimento danni: ricorso inammissibile, le regole
Una professionista del settore medico ha richiesto un risarcimento danni per la mancata indizione di una procedura di selezione per un incarico dirigenziale, lamentando una perdita di chance e danni alla salute. Dopo la sconfitta in primo e secondo grado, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Suprema Corte ha sottolineato la necessità di specificare in modo dettagliato le prove non ammesse e le critiche alla consulenza tecnica (CTU), ribadendo che la genericità dei motivi di ricorso ne impedisce l'esame nel merito.
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Responsabilità amministratore: accordo inefficace
La Corte di Cassazione conferma la condanna di un ex amministratore per gravi inadempienze, chiarendo che un accordo transattivo è inefficace se non viene integralmente rispettato. La pronuncia sottolinea la piena responsabilità dell'amministratore per i danni causati al condominio, inclusa la perdita di contributi pubblici, anche in presenza di un tentativo di accordo fallito per parziale inadempimento.
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Blocco progressioni stipendiali: Cassazione su medici
La Corte di Cassazione ha stabilito che il blocco progressioni stipendiali introdotto dal D.L. 78/2010 si applica anche ai dirigenti medici del settore pubblico. La sola valutazione positiva dopo cinque anni di servizio non conferisce un diritto automatico all'attribuzione di un incarico superiore né a un conseguente aumento retributivo, poiché tale avanzamento non costituisce un "evento straordinario" idoneo a superare il congelamento degli stipendi imposto per il contenimento della spesa pubblica.
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Licenziamento collettivo: illegittima la scelta per residenza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1486/2024, ha dichiarato illegittimo un licenziamento collettivo in cui l'azienda aveva limitato la platea dei lavoratori da licenziare a una sola unità produttiva, usando come criterio la vicinanza della residenza dei dipendenti. La Corte ha stabilito che tale criterio non è oggettivo e che l'azienda deve considerare l'intero complesso aziendale se le professionalità sono fungibili, per minimizzare l'impatto sociale.
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Rinuncia diritti futuri: è nulla per la Cassazione
Un lavoratore, assunto da un'azienda sanitaria pubblica con contratti di collaborazione, ha ottenuto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che qualsiasi clausola contrattuale di rinuncia a diritti futuri è nulla. Tale rinuncia viola infatti il principio di indisponibilità dei diritti fondamentali del lavoratore, che non possono essere oggetto di pattuizioni preventive. L'appello dell'azienda sulla qualificazione del rapporto è stato giudicato inammissibile.
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Selezione dirigenti sanitari: obbligo di motivazione
Un medico ha contestato l'esito di una selezione per un ruolo direttivo in un ospedale. La Cassazione ha confermato la responsabilità dell'ente per perdita di chance, stabilendo che la procedura di selezione dirigenti sanitari, pur avendo natura fiduciaria, deve rispettare i principi di comparazione, trasparenza e motivazione, a tutela della buona fede e dell'imparzialità.
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Licenziamento per giustificato motivo: onere della prova
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha rigettato il ricorso di una società di servizi confermando l'illegittimità di un licenziamento per giustificato motivo oggettivo. La Corte ha ribadito che spetta al datore di lavoro dimostrare la concretezza ed effettività delle ragioni organizzative addotte a fondamento del recesso, non essendo sufficiente una mera allegazione.
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Scorrimento graduatoria: quando non è un diritto
Un dirigente biologo, già assunto a tempo determinato da una graduatoria, ha citato in giudizio l'Azienda Sanitaria per non aver continuato con lo scorrimento della graduatoria, preferendo indire un nuovo concorso. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che la pretesa del lavoratore non configura un diritto soggettivo all'assunzione, ma un interesse legittimo. La decisione della P.A. di bandire un nuovo concorso è un atto amministrativo che il giudice ordinario non può annullare, ma solo disapplicare se lede un diritto soggettivo, cosa che in questo caso non sussiste.
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Aliunde Perceptum: Ricorso Inammissibile, Danno Zero
Un dirigente pubblico, il cui incarico era stato revocato, ha chiesto un risarcimento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile. La decisione si fonda sul principio dell'aliunde perceptum: è stato provato che il dirigente, dopo la revoca, aveva guadagnato con un'altra attività una somma superiore a quella che avrebbe percepito mantenendo l'incarico. Di conseguenza, il danno patrimoniale è stato azzerato.
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Cessazione materia del contendere: accordo in Cassazione
Una controversia di lavoro, giunta in Cassazione dopo una sentenza d'appello favorevole alla lavoratrice, si conclude con una dichiarazione di cessazione della materia del contendere. Le parti hanno infatti raggiunto un accordo transattivo privato, comunicandolo alla Corte. Di conseguenza, la Cassazione ha terminato il giudizio senza pronunciarsi nel merito e senza statuire sulle spese, prendendo atto della volontà concorde delle parti.
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Indennità di esclusività: no automatismo per medici
Un dirigente medico ha richiesto il riconoscimento di un incarico superiore e l'aumento dell'indennità di esclusività dopo aver maturato 5 anni di servizio. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che non esiste alcun automatismo nell'attribuzione degli incarichi, i quali dipendono dalla disponibilità di posti e fondi. Inoltre, l'incremento dell'indennità è stato considerato una normale progressione di carriera, soggetta al blocco stipendiale previsto per il pubblico impiego e non un evento straordinario.
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Licenziamento collettivo: illegittimo senza confronto
La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità di un licenziamento collettivo in cui un'azienda aveva limitato la platea dei lavoratori da licenziare a una sola sede geografica, senza confrontare le loro professionalità con quelle dei colleghi di altre sedi. Secondo la Corte, in assenza di comprovate esigenze tecnico-produttive che giustifichino tale limitazione, la comparazione deve avvenire a livello aziendale complessivo per garantire una corretta applicazione dei criteri di scelta. Il ricorso dell'azienda è stato quindi respinto.
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Licenziamento per giusta causa: furto in azienda
Un cuoco è stato licenziato per aver sottratto ripetutamente generi alimentari dal suo luogo di lavoro. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento per giusta causa, stabilendo che il furto reiterato, anche di beni di modesto valore, costituisce una grave violazione del vincolo fiduciario che lede irreparabilmente il rapporto di lavoro. La Corte ha inoltre precisato che un certificato medico generico non è sufficiente a giustificare il rinvio di un'audizione disciplinare.
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Indennità di esclusività: no aumento con blocco stipendi
Un dirigente medico ha richiesto un incarico superiore e l'aumento dell'indennità di esclusività dopo cinque anni di servizio. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'assegnazione di incarichi non è automatica ma dipende da fondi e posti disponibili. Inoltre, ha confermato che l'incremento dell'indennità rientra nel blocco stipendiale del pubblico impiego, non essendo un "evento straordinario" della dinamica retributiva.
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Comando dipendente pubblico: chi è responsabile?
Un dipendente di un'agenzia pubblica, in comando dipendente pubblico presso una società privata, ha citato l'agenzia per demansionamento. La Cassazione ha ribaltato le decisioni precedenti, affermando che l'amministrazione di appartenenza mantiene la legittimazione passiva e la responsabilità sulla gestione del rapporto di lavoro, inclusi gli oneri economici derivanti da un eventuale demansionamento.
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Incarico dirigenziale: la retribuzione si adegua
Una dirigente medico ha ottenuto il riconoscimento di una retribuzione superiore per aver di fatto diretto una 'struttura semplice' all'interno di un'azienda sanitaria. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni di merito, dichiarando inammissibile il ricorso dell'azienda. La Corte ha stabilito che la qualificazione di un incarico dirigenziale si basa sulle concrete responsabilità e autonomie gestionali, una valutazione di fatto che non può essere riesaminata in sede di legittimità.
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