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Giurisprudenza Civile

Assegno nucleo familiare: il reddito è un requisito
La richiesta di un lavoratore straniero per l'assegno al nucleo familiare (ANF) è stata respinta per non aver provato il reddito complessivo della sua famiglia. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che la dimostrazione del requisito reddituale è un presupposto fondamentale e non discriminatorio per l'accesso al beneficio, valido sia per i cittadini italiani che per quelli stranieri. Il reddito non è un mero fattore di calcolo, ma un elemento costitutivo del diritto stesso.
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Divisione beni mobili: la Cassazione annulla sentenza
In un caso di divisione beni mobili tra ex coniugi, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito che aveva presunto una divisione di fatto basata sul solo prelievo di alcuni oggetti da parte di un coniuge. La Corte ha stabilito che tale comportamento, da solo, non è sufficiente a provare un accordo tacito di divisione, rinviando il caso alla Corte d'Appello per un nuovo esame basato su prove concrete.
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Compenso avvocato: come si calcolano i diritti?
Un avvocato ha citato in giudizio un ex cliente per il mancato pagamento di onorari e diritti relativi a una causa di successione. Il tribunale di primo grado aveva liquidato solo una parte delle somme, escludendo i compensi per l'attività stragiudiziale e i 'diritti'. La Corte di Cassazione ha parzialmente riformato la decisione, stabilendo che per determinare il corretto compenso avvocato, il giudice deve esaminare tutti gli accordi scritti intercorsi tra le parti e non solo l'ultimo. Inoltre, ha chiarito che la maggiorazione del compenso per la difesa contro più parti deve essere valutata considerando la situazione iniziale della controversia.
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Onere della prova: chi deve dimostrare la prestazione?
La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di un professionista per il pagamento dei compensi, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il caso evidenzia come l'onere della prova gravi su chi agisce in giudizio. Il professionista, infatti, non è riuscito a dimostrare di aver effettivamente svolto le prestazioni di contabilità per le quali chiedeva il pagamento, rendendo irrilevanti le altre questioni legali sollevate. La Suprema Corte ribadisce che la valutazione delle prove testimoniali da parte del giudice di merito non è sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.
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Presunzione di condominialità: la Cassazione decide
In una disputa sulla proprietà di aree esterne in un condominio, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito che le aveva attribuite in via esclusiva a un solo condomino. La Suprema Corte ha ribadito che la presunzione di condominialità di tali aree, come cortili e parcheggi, può essere superata solo da un titolo contrario chiaro e inequivoco, presente nell'atto originario che ha dato vita al condominio, e non da interpretazioni deduttive basate sul silenzio o su clausole ambigue di atti di vendita successivi.
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Rinuncia all’azione: chi paga le spese legali?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27697/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di spese processuali. Nel caso di una rinuncia all'azione, che equivale a un rigetto nel merito della domanda, il giudice non ha il potere di compensare le spese. La parte che rinuncia è tenuta a rimborsare integralmente le spese legali alla controparte. Questa decisione chiarisce che la rinuncia all'azione ha conseguenze legali diverse e più nette rispetto alla semplice rinuncia agli atti del giudizio.
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Rimborso spese legali dipendente: negligenza lo esclude
Un ex dirigente pubblico, assolto in un processo penale, si è visto negare dalla Corte di Cassazione il rimborso delle spese legali da parte dell'ente di appartenenza. La Suprema Corte ha stabilito che il diritto al rimborso spese legali per un dipendente pubblico è escluso se, nonostante l'assoluzione penale, la sua condotta risulta negligente e in conflitto di interessi con l'amministrazione, la quale si era anche costituita parte civile nel processo.
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Concorso formale: no sospensione nel rito fallimentare
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in virtù del principio del concorso formale, non è possibile sospendere un giudizio di opposizione allo stato passivo in attesa della definizione di una causa ordinaria pregiudiziale. Tutte le questioni relative all'accertamento dei crediti, incluse le eccezioni di nullità o revoca delle garanzie, devono essere decise esclusivamente all'interno della procedura fallimentare, che ha carattere inderogabile ed esclusivo. La richiesta di sospensione è stata rigettata e la parte ricorrente sanzionata per abuso del processo.
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Errore di fatto: quando è inammissibile la revoca
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione, chiarendo la distinzione tra errore di fatto e errore di giudizio. Il caso riguardava il ricalcolo di una pensione e l'applicazione di una clausola di adeguamento. La Corte ha stabilito che un'errata valutazione delle prove o degli atti processuali non costituisce un errore di fatto, ma un errore di giudizio, non emendabile tramite revocazione.
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Assegno nucleo familiare: il reddito è un requisito
Un lavoratore ha richiesto l'assegno nucleo familiare, ma la sua domanda è stata respinta in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha confermato che il reddito complessivo del nucleo familiare è un requisito costitutivo del diritto e non un semplice fattore di calcolo. L'onere di dimostrare tale reddito spetta al richiedente, indipendentemente dalla sua nazionalità, senza che ciò costituisca discriminazione.
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Decadenza pensione: quando inizia a decorrere?
La Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale sulla decadenza pensione. In caso di ricalcolo di una prestazione previdenziale riconosciuta solo in parte, il termine triennale per agire in giudizio decorre dal momento del riconoscimento parziale e non da una successiva domanda amministrativa. La Corte ha stabilito il principio della "decadenza mobile triennale", secondo cui l'azione giudiziaria salva i ratei di pensione maturati nel triennio anteriore alla domanda, mentre quelli precedenti sono prescritti, rendendo irrilevante la procedura amministrativa intermedia ai fini del calcolo della decadenza.
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Decadenza triennale pensione: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27582/2025, ha stabilito che la decadenza triennale pensione, introdotta nel 2011, si applica anche ai diritti maturati in precedenza. Contrariamente a quanto deciso dalla Corte d'Appello, il termine decorre dall'entrata in vigore della norma. La decadenza non estingue il diritto, ma limita il recupero dei ratei a quelli dell'ultimo triennio precedente l'azione legale. La sentenza è stata cassata con rinvio.
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Responsabilità progettista: abusi e nesso causale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27688/2025, ha stabilito un principio fondamentale sulla responsabilità del progettista in caso di abusi edilizi. La Corte ha chiarito che la successiva vendita dell'immobile a terzi non interrompe il nesso di causalità tra la condotta illecita del professionista (l'abuso edilizio) e il danno subito dagli acquirenti finali. Questi ultimi, infatti, subiscono un pregiudizio diretto, come i costi per la sanatoria, che discende direttamente dall'irregolarità originaria. Pertanto, la responsabilità del progettista persiste anche nei confronti di chi acquista l'immobile in un secondo momento, configurandosi come una causa diretta e concorrente del danno.
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Danno da indisponibilità immobile: la Cassazione fa il punto
Una società costruttrice agisce per ottenere il risarcimento del danno da indisponibilità immobile, causato da pignoramenti ritenuti illegittimi su un bene che aveva già acquistato. La Corte d'Appello aveva negato il risarcimento. La Corte di Cassazione, prima di pronunciarsi nel merito su questioni cruciali come la natura del danno e la prova della cessione dei crediti, emette un'ordinanza interlocutoria. Rilevando un difetto nella notifica del ricorso ad alcune parti, ne ordina la rinnovazione, sospendendo di fatto la decisione sulle questioni sostanziali.
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Ricorso inammissibile: Cassazione e onere della prova
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un lavoratore che chiedeva il risarcimento per presunto mobbing. La decisione si fonda su vizi procedurali, in particolare sulla regola della 'doppia conforme', che impedisce un riesame dei fatti quando due tribunali di merito giungono alla stessa conclusione. La Corte ha sottolineato che il ricorrente non aveva allegato fatti sufficienti a dimostrare le condotte vessatorie, rendendo il suo ricorso un tentativo di ottenere una terza valutazione del merito, non consentita in sede di legittimità.
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Inquadramento superiore: la prova delle mansioni
Un lavoratore metalmeccanico ha richiesto un inquadramento superiore dal III al IV livello, sostenendo la complessità delle sue mansioni di saldatore. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d'Appello. È stato stabilito che, per ottenere un inquadramento superiore, non è sufficiente il titolo della mansione, ma è necessario dimostrare concretamente che le attività svolte richiedono le specifiche competenze complesse descritte dalla declaratoria contrattuale, come l'interpretazione di disegni tecnici, abilità che nel caso di specie non sono state provate.
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Impugnazione estratto di ruolo: l’onere della prova
Una società contesta un estratto di ruolo per vecchi contributi previdenziali. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, stabilendo un principio chiave: per una valida impugnazione estratto di ruolo, non basta l'iscrizione del debito, ma il debitore deve specificamente allegare e provare un pregiudizio concreto, come l'impossibilità di partecipare a gare d'appalto. La mancata allegazione di tale danno nelle fasi di merito rende l'azione inammissibile.
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Mansioni superiori: prova e testimonianze esterne
Una società di trasporti ricorre contro una sentenza che le imponeva di pagare differenze retributive per mansioni superiori svolte da un dipendente. La società contestava l'uso di una testimonianza proveniente da un altro processo, introdotta tardivamente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che se la decisione del giudice si fonda su prove principali solide e sufficienti, l'utilizzo di un'ulteriore prova, anche se proceduralmente discutibile, come argomento aggiuntivo non è decisivo e non invalida la sentenza.
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Carenza di interesse: ricorso inammissibile
Una società di gestione crediti ricorre in Cassazione contro un piano di riparto in un fallimento, sostenendo che la sua garanzia pignoratizia dovesse coprire l'intero importo. La Corte dichiara il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, poiché in un giudizio parallelo il privilegio pignoratizio della società era stato definitivamente escluso, rendendo la questione del riparto irrilevante per la sua posizione.
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Distanze vedute laterali: no al divieto assoluto
La Corte di Cassazione ha chiarito che la violazione delle distanze per vedute laterali e oblique (art. 906 c.c.) non giustifica un divieto assoluto di installare un parapetto su un terrazzo. Il caso riguardava un proprietario che aveva trasformato un tetto in un terrazzo calpestabile, installando una ringhiera a una distanza inferiore ai 75 cm dalla finestra del vicino. La Corte d'Appello aveva erroneamente imposto la rimozione della ringhiera e un divieto generale di apporne altre. La Cassazione ha annullato tale decisione, specificando che il rimedio corretto è la 'rimessione in pristino', che in questo contesto significa rimuovere la struttura non conforme, ma senza precludere al proprietario la possibilità di installarne una nuova che rispetti le distanze legali, qualora lo stato dei luoghi lo consenta.
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