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Giurisprudenza Civile

Sanzioni antiriciclaggio: favor rei e nuovo calcolo
Analisi di un'ordinanza della Cassazione sul tema delle sanzioni antiriciclaggio. Una cittadina, sanzionata per un ingente trasferimento di contanti, ottiene l'annullamento parziale della sanzione per l'applicazione del principio del *favor rei*, ovvero la legge successiva più favorevole. La Corte rinvia al giudice d'appello per un nuovo calcolo della pena, basato su una valutazione complessiva della normativa più vantaggiosa.
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Actio confessoria servitutis: parcheggio e servitù
La Corte di Cassazione chiarisce che parcheggiare stabilmente delle auto su una strada privata, ostacolando il passaggio, legittima l'uso dell'actio confessoria servitutis. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che tale azione non richiede una contestazione formale del diritto di servitù, ma solo un impedimento al suo esercizio. Sono stati ritenuti responsabili sia il proprietario del fondo, come autore morale, sia i proprietari delle auto, come autori materiali dell'illecito.
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Regolamento di competenza: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza sul regolamento di competenza, ha confermato la giurisdizione del Tribunale di Firenze in una causa condominiale. La Corte ha stabilito che la valutazione di un accordo di conciliazione giudiziale, che ha annullato una clausola di foro esclusivo, è un accertamento di fatto del giudice di merito, non sindacabile in sede di regolamento se non per vizi logici o di diritto nell'interpretazione.
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Spese di lite: la Cassazione chiarisce i criteri
Un proprietario, dopo aver perso una causa per violazione delle distanze legali, ha impugnato la condanna al pagamento delle spese di lite. La Corte di Cassazione ha corretto la decisione precedente, stabilendo principi chiari sulla ripartizione dei costi. In particolare, ha chiarito che le spese di lite non sono dovute alla parte contumace (assente dal giudizio) e che in caso di più parti difese dallo stesso avvocato, il compenso è unico, seppur maggiorato.
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Licenziamento per giusta causa: minacce e ricatto
La Corte di Cassazione ha confermato un licenziamento per giusta causa nei confronti di una dipendente di un'azienda di moda. La lavoratrice aveva minacciato la sua responsabile, affermando di aver fotografato capi non appartenenti al marchio all'interno del negozio per usarli come leva ricattatoria. I giudici hanno ritenuto tale condotta, caratterizzata da insubordinazione e minaccia grave, talmente seria da rompere irrimediabilmente il rapporto di fiducia, legittimando il licenziamento immediato. È stata respinta anche la doglianza sulla presunta tardività della contestazione disciplinare.
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Servitù di passaggio: interpretazione del contratto
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un proprietario contro una sentenza che riconosceva una servitù di passaggio sul suo fondo. La Corte ha stabilito che l'interpretazione del contratto che ha dato origine alla servitù, effettuata dai giudici di merito, non è sindacabile in sede di legittimità se non presenta vizi logici o errori di diritto. Proporre una semplice interpretazione alternativa non è sufficiente per l'accoglimento del ricorso.
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Superiore inquadramento: l’appello è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un'azienda del settore automotive contro la sentenza che riconosceva a un dipendente il diritto al superiore inquadramento. Il motivo è che l'appello si limitava a chiedere un riesame delle prove, compito non spettante alla Corte di legittimità, confermando così la decisione della Corte d'Appello a favore del lavoratore.
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Appalto illecito: onere della prova e limiti del ricorso
Un gruppo di lavoratori, dipendenti di una società di contact center, ha agito in giudizio contro un'importante azienda di trasporti, sostenendo l'esistenza di un appalto illecito e chiedendo il riconoscimento di un rapporto di lavoro diretto. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso, sottolineando che l'onere di provare l'interposizione illecita grava sui lavoratori. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili le nuove argomentazioni introdotte in appello, evidenziando come l'uso di software e la formazione forniti dalla committente non siano di per sé sufficienti a dimostrare un appalto illecito, ma rientrino nelle normali dinamiche di un appalto endoaziendale genuino.
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Avviso di ricevimento: inammissibile il ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall'Agenzia delle Entrate contro un contribuente attivo nel commercio di opere d'arte. La decisione non è entrata nel merito della questione fiscale, ma si è basata su un vizio procedurale insuperabile: la mancata produzione in giudizio dell'avviso di ricevimento della notifica del ricorso, documento ritenuto essenziale per provare il perfezionamento della notificazione e garantire il contraddittorio.
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Negozio di accertamento: consenso verbale non basta
La Corte di Cassazione ha stabilito che il semplice consenso verbale del vicino alla costruzione di un muro non costituisce un negozio di accertamento sui confini. Tale accordo, se implica l'occupazione di suolo altrui, configurerebbe un diritto di servitù, che richiede la forma scritta. La Corte ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso basato sulla figura del negozio di accertamento, poiché sollevato per la prima volta in sede di legittimità, confermando la condanna alla riduzione in pristino e al risarcimento del danno.
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Scorrimento graduatoria: no al diritto senza autorizzazione
Un lavoratore, idoneo in un concorso interno, ha chiesto l'assunzione tramite scorrimento graduatoria per posti mai ufficialmente autorizzati. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che senza la necessaria autorizzazione amministrativa per i posti ulteriori, non sorge alcun diritto soggettivo all'assunzione. L'intervento di una nuova legge (ius superveniens) ha ulteriormente precluso tale possibilità, non essendosi consolidato alcun diritto quesito prima della riforma.
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Notifica pignoramento: il vizio è sanabile
Un contribuente ha impugnato un pignoramento presso terzi, lamentando vizi nella notifica, come l'invio via PEC da parte di un funzionario non qualificato. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1687/2024, ha respinto il ricorso. Ha stabilito che tali difetti non rendono la notifica pignoramento inesistente, ma semplicemente nulla. La nullità è stata sanata dal momento che il contribuente ha ricevuto l'atto e ha potuto esercitare il suo diritto di difesa proponendo opposizione, dimostrando così il raggiungimento dello scopo della comunicazione.
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Estinzione del processo: rinuncia e conseguenze legali
Una lavoratrice ha impugnato in Cassazione la sentenza che rigettava la sua richiesta di superiore inquadramento. In pendenza del giudizio, le parti hanno raggiunto un accordo. La lavoratrice ha quindi rinunciato al ricorso con l'accettazione della società. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del processo, specificando che, in caso di rinuncia accettata, non vi è condanna alle spese e non è dovuto il raddoppio del contributo unificato, poiché l'estinzione non equivale a un rigetto.
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Accordo conciliativo: la rinuncia vale sui diritti pregressi
La Corte di Cassazione ha stabilito che un lavoratore non può far valere una sentenza favorevole, ottenuta contro il precedente datore di lavoro, nei confronti della nuova società datrice di lavoro se ha firmato un accordo conciliativo. In tale accordo, il lavoratore aveva accettato un nuovo inquadramento e rinunciato a ogni pretesa pregressa, interrompendo così ogni legame con la precedente situazione lavorativa. La Corte ha ritenuto che l'accordo conciliativo fosse valido e che si fosse instaurato un rapporto di lavoro completamente nuovo, rendendo inopponibile la vecchia sentenza.
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Demansionamento PA: limiti allo ius variandi
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1669/2024, ha chiarito i contorni del demansionamento PA. Ha stabilito che non sussiste demansionamento se a un dipendente pubblico vengono assegnate mansioni che, pur appartenendo anche a un profilo inferiore, sono ricomprese nella medesima Area contrattuale del suo inquadramento. La Corte ha valorizzato il criterio dell'equivalenza formale, confermando l'ampia flessibilità gestionale (ius variandi) del datore di lavoro pubblico all'interno della stessa Area di classificazione.
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Improcedibilità ricorso Cassazione: errore fatale
Una società di autonoleggio ha visto il suo ricorso dichiarato inammissibile dalla Cassazione. L'improcedibilità del ricorso in Cassazione è stata causata dal mancato deposito della copia della sentenza impugnata con la prova della sua notifica, un onere processuale scaturito dalla stessa dichiarazione del ricorrente. La Corte ha ribadito la rigidità di questo requisito.
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Scorrimento graduatoria: quando nasce il diritto?
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una lavoratrice pubblica che chiedeva la progressione di carriera basandosi sulla sua idoneità in una graduatoria. La Corte ha stabilito che lo scorrimento graduatoria non è un diritto automatico. Il diritto all'assunzione sorge solo se i posti sono stati preventivamente autorizzati e se l'amministrazione decide di coprirli. Una legge successiva (ius superveniens) può legittimamente impedire l'assunzione se, al momento della sua entrata in vigore, il diritto del candidato non si è ancora consolidato per mancanza dell'autorizzazione governativa.
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Demansionamento pubblico impiego: quando è legittimo?
Due dipendenti di un museo lamentavano un demansionamento pubblico impiego per essere state adibite prevalentemente a compiti di vigilanza, inferiori alla loro qualifica di 'assistenti'. La Corte di Cassazione ha ribaltato le decisioni precedenti, stabilendo che non sussiste demansionamento se le mansioni assegnate, sebbene meno qualificanti, rientrano nel profilo professionale e nell'Area di inquadramento del lavoratore. La scelta rientra nel legittimo potere organizzativo (ius variandi) del datore di lavoro pubblico.
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Responsabilità del liquidatore: il caso in Cassazione
Un'ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione rinvia la decisione su un caso cruciale riguardante la responsabilità del liquidatore di una società a responsabilità limitata. Il contendere nasce da un accertamento fiscale per ricavi non dichiarati e costi fittizi. La Commissione Tributaria Regionale aveva ritenuto il liquidatore responsabile sulla base di presunzioni, ma il contribuente ha sollevato in Cassazione diverse questioni di legittimità, tra cui l'errata applicazione delle norme sulla responsabilità del liquidatore e dei soci. La Corte ha rinviato la causa per garantire il diritto di difesa a seguito del decesso del legale del ricorrente.
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Scorrimento graduatorie PA: no diritto senza autorizzazione
Una lavoratrice del settore pubblico, risultata idonea in un concorso interno ma non vincitrice per i posti autorizzati, ha citato in giudizio l'amministrazione per ottenere l'assunzione tramite lo scorrimento della graduatoria. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che in assenza di una specifica autorizzazione governativa per la copertura dei posti aggiuntivi e a causa di una nuova legge (ius superveniens) che ha modificato le regole di assunzione, non sorge alcun diritto soggettivo allo scorrimento graduatorie PA. Il diritto all'assunzione non era ancora maturato al momento dell'entrata in vigore della nuova normativa.
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