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Giurisprudenza Civile

Condizione sospensiva: quando il pagamento è legato a un evento
Un'ordinanza della Cassazione analizza la clausola di un contratto d'appalto che lega il pagamento alla 'ultimazione dei lavori'. La Corte stabilisce che si tratta di una condizione sospensiva e non di un termine, rendendo il credito inesigibile fino al verificarsi dell'evento. Il caso riguardava una controversia tra una società committente e una cooperativa appaltatrice per il saldo di lavori edili.
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Buoni fruttiferi postali: tassi di interesse cambiati
Un risparmiatore che nel 1983 aveva sottoscritto dei buoni fruttiferi postali, al momento della riscossione nel 2014 ha ricevuto un importo inferiore a quello originariamente pattuito a causa di una modifica retroattiva dei tassi d'interesse. Dopo un iter giudiziario nei gradi di merito sfavorevole, il caso è giunto in Cassazione. La Corte, con ordinanza interlocutoria, non ha deciso nel merito ma ha rinviato la questione alla Prima Sezione Civile, riconoscendola come competente per aver già trattato casi analoghi.
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Giudicato: limiti all’azione legale e abuso processo
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un candidato idoneo in una graduatoria del 1999, il quale lamentava la mancata assunzione da parte di un ente pubblico. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che la questione era già coperta da precedente giudicato, formatosi in seguito a numerosi contenziosi tra le stesse parti. Anche se il ricorrente ha tentato di basare la nuova azione su una delibera successiva, la Corte ha ritenuto che tale atto rientrasse nell'ambito di ciò che era già stato deciso o che si sarebbe potuto decidere nei precedenti giudizi. Infine, il ricorrente è stato condannato per abuso del processo a causa della sua insistenza nel riproporre la medesima lite.
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Errore di fatto: Cassazione revoca la sua sentenza
La Corte di Cassazione ha revocato una propria precedente sentenza a causa di un 'errore di fatto' nel calcolo del termine per l'impugnazione. La Corte aveva erroneamente ritenuto tardivo un ricorso, non considerando che la scadenza cadeva di domenica e andava prorogata. Riaperto il caso, la Cassazione ha accolto il ricorso originale, dichiarando inammissibile l'appello di un Comune per mancata prova della notifica, con conseguente passaggio in giudicato della sentenza di primo grado favorevole al contribuente.
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Ne bis in idem: Cassazione e archiviazione penale
Un investitore, sanzionato dall'Autorità di Vigilanza per abuso di informazioni privilegiate, invoca il principio del ne bis in idem davanti alla Cassazione. A seguito di un decreto di archiviazione penale per gli stessi fatti, la Corte emette un'ordinanza interlocutoria per approfondire la complessa questione giuridica, sospendendo la decisione finale per acquisire le osservazioni delle parti.
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Competenza territoriale lavoro: nullo il foro scelto
Un sindacato ha citato in giudizio un lavoratore basandosi su una clausola di foro esclusivo contenuta nell'accordo di adesione. La Corte di Cassazione ha dichiarato nulla tale clausola, riaffermando il principio della inderogabile competenza territoriale lavoro stabilita dall'art. 413 c.p.c. e assegnando il caso al tribunale del luogo di lavoro, residenza del lavoratore e sede dell'azienda.
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Sanzione amministrativa: no alla legge più favorevole
La Corte di Cassazione ha stabilito che una sanzione amministrativa, inflitta a un'attività commerciale per violazione degli orari di chiusura, resta valida anche se una legge successiva abroga l'obbligo. La Corte ha chiarito che nel diritto amministrativo vige il principio "tempus regit actum", per cui si applica la legge in vigore al momento della violazione, escludendo la retroattività della norma più favorevole, salvo casi eccezionali di sanzioni a carattere "punitivo".
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Inammissibilità appello: la Cassazione chiarisce i requisiti
La Corte di Cassazione ha annullato un'ordinanza di inammissibilità appello emessa dal Tribunale. La Corte ha ribadito che, ai sensi dell'art. 342 c.p.c., per un appello valido è sufficiente una chiara individuazione delle questioni contestate e una parte argomentativa che confuti le ragioni del primo giudice, senza la necessità di redigere un progetto di sentenza alternativo. Il caso riguardava un appello dell'Agenzia delle Entrate contro una sentenza che aveva dichiarato la prescrizione di alcuni crediti fiscali.
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Giudicato esterno: come provarlo in Cassazione
Un proprietario di un fondo ricorre in Cassazione in una disputa su una servitù di passaggio, invocando un separato e definitivo giudicato esterno a suo favore. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile perché, pur avendo prodotto la sentenza, il ricorrente non ha fornito la necessaria attestazione di cancelleria che ne comprovasse il passaggio in giudicato. Il caso sottolinea i rigidi oneri probatori per far valere un giudicato esterno.
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Confisca obbligatoria: quando è sempre legittima
Una società subisce la confisca obbligatoria di lingotti preziosi dopo aver pagato una sanzione pecuniaria in misura ridotta. La Cassazione chiarisce che questo tipo di confisca è legittima anche senza un'ordinanza-ingiunzione per la sanzione principale, poiché la natura della violazione la rendeva un atto dovuto.
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Licenziamento collettivo: l’intera azienda va inclusa
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1948/2024, ha confermato l'illegittimità di un licenziamento collettivo in cui un'azienda aveva limitato la platea dei lavoratori da selezionare a una sola sede. La Corte ha ribadito che, salvo specifiche e comprovate esigenze tecnico-produttive, la comparazione deve avvenire sull'intero complesso aziendale. La distanza geografica e i costi di trasferimento non sono, di per sé, ragioni sufficienti a derogare a questo principio, configurando una violazione sostanziale dei criteri di scelta che comporta la reintegrazione del lavoratore.
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Spese legali e discrezionalità del giudice
La Corte di Cassazione ha stabilito che la decisione di non compensare le spese legali, anche in caso di accoglimento solo parziale della domanda, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Un'azienda aveva contestato la condanna al pagamento integrale delle spese a fronte di una notevole riduzione della somma richiesta da un ex dipendente. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che tale decisione non è sindacabile in sede di legittimità, a meno che non violi il principio assoluto della soccombenza, cioè condannando la parte totalmente vittoriosa.
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Foro del consumatore: residenza effettiva prevale
La Cassazione ha stabilito che per determinare il foro del consumatore è decisiva la residenza effettiva e non quella anagrafica. Nel caso, l'irreperibilità di un consumatore all'indirizzo registrato è stata considerata prova della sua residenza di fatto altrove, giustificando la competenza del tribunale del luogo di dimora effettiva.
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Responsabilità solidale demansionamento: il giudicato
Una lavoratrice, illegittimamente trasferita e demansionata, ottiene la conferma della responsabilità solidale dell'azienda cedente e cessionaria per il danno subito. La Corte di Cassazione, basandosi su un precedente giudicato formatosi tra le stesse parti, stabilisce che l'inadempimento all'ordine di reintegro del cedente e la prosecuzione del demansionamento da parte del cessionario fondano la loro colpa concorrente, rendendo la questione non più riesaminabile.
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Estinzione sanzione amministrativa: morte del reo
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione di una sanzione amministrativa a seguito del decesso del soggetto sanzionato. Il caso riguardava un ex amministratore di un istituto di credito, multato dall'Autorità di Vigilanza, che è deceduto durante il ricorso. La Corte ha stabilito che, data la natura personale della responsabilità amministrativa, l'obbligazione pecuniaria non si trasmette agli eredi. Di conseguenza, è stata dichiarata la cessazione della materia del contendere, con compensazione delle spese legali tra le parti.
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Opposizione all’esecuzione: competenza del giudice
La Corte di Cassazione chiarisce che l'opposizione all'esecuzione per un credito tributario, basata su una prescrizione maturata dopo la notifica della cartella, rientra nella giurisdizione del giudice ordinario. Con l'ordinanza n. 1925/2024, la Corte ha respinto il ricorso di un ente di riscossione, correggendo la motivazione della decisione di secondo grado. Sebbene l'appello dell'ente fosse formalmente ammissibile per aver sollevato una questione di giurisdizione, nel merito era infondato, poiché la competenza del giudice ordinario era correttamente stabilita.
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Liquidazione compensi avvocato: l’ATP non è fase a sé
Un avvocato, in regime di patrocinio a spese dello Stato, ha richiesto la liquidazione separata dei compensi per la fase di Accertamento Tecnico Preventivo (ATP) e per il successivo giudizio di merito. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo che l'ATP non costituisce una fase autonoma ai fini della liquidazione compensi avvocato, ma la relativa attività deve essere considerata nella determinazione del compenso complessivo. Ha tuttavia accolto il motivo relativo all'errata compensazione delle spese nel giudizio di opposizione.
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Usucapione detenzione: la Cassazione chiarisce la prova
La Cassazione rigetta il ricorso per usucapione di un immobile, chiarendo la distinzione tra possesso e detenzione. La presenza di una promessa di vendita e di rapporti societari tra le parti ha qualificato il godimento del bene come detenzione, escludendo l'animus possidendi necessario per l'acquisto a titolo originario.
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Affidamento in house: i requisiti secondo la Cassazione
Una società di costruzioni ha impugnato la decisione di un Ente di Governo di affidare la gestione del servizio idrico integrato a una società pubblica tramite affidamento in house. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha riconosciuto la complessità e la novità delle questioni legali sollevate, in particolare riguardo i presupposti, l'obbligo di motivazione e i requisiti societari per questo tipo di affidamento. Pertanto, ha rinviato la trattazione del caso a una pubblica udienza delle Sezioni Unite per una decisione approfondita, senza risolvere il merito della controversia.
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Licenziamento disciplinare per fatti pre-assunzione
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un licenziamento disciplinare inflitto a una dipendente pubblica per aver alterato la procedura concorsuale per la sua assunzione. La Corte ha respinto le eccezioni della lavoratrice relative alla tardività della notifica, alla gestione del procedimento disciplinare e all'inapplicabilità della sanzione a fatti antecedenti la costituzione del rapporto di lavoro, chiarendo che la normativa sanziona specificamente le falsità commesse in occasione dell'instaurazione del rapporto.
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