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Giurisprudenza Civile

Opposizione tardiva decreto ingiuntivo: i limiti

Un consumatore ha presentato un’opposizione tardiva a un decreto ingiuntivo ottenuto da una società finanziaria, lamentando la presenza di clausole abusive nel contratto di finanziamento. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, chiarendo che, secondo i principi della Cassazione (sent. 9479/2023), tale strumento è strettamente limitato alla valutazione dell’abusività delle clausole. Il giudice ha ritenuto che il consumatore non avesse adeguatamente dimostrato come le clausole contestate incidessero concretamente sulla pretesa creditoria, giudicando le sue allegazioni troppo generiche. Di conseguenza, l’opposizione è stata rigettata e il consumatore condannato al pagamento delle spese legali.

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Sospensione servizi condominiali: quando è lecita?

Un condominio ha richiesto e ottenuto dal Tribunale un provvedimento d’urgenza per la sospensione dei servizi condominiali (riscaldamento e acqua) a un condomino moroso da oltre sei mesi. Data l’irreperibilità del proprietario e il fatto che l’immobile fosse disabitato, il giudice ha autorizzato l’amministratore ad accedere all’appartamento, con l’ausilio di un ufficiale giudiziario, per procedere materialmente al distacco delle forniture e impedire l’ulteriore aggravamento del debito a danno degli altri condomini.

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Contratto di appalto: onere della prova e varianti

Una sentenza del Tribunale di Torino chiarisce aspetti cruciali del contratto di appalto. Un subappaltatore ha richiesto il saldo per lavori di impiantistica, ma la committente si è opposta lamentando vizi, opere incomplete e contestando il prezzo. Il Tribunale, basandosi su una CTU, ha ridotto l’importo dovuto, sottolineando che la parte che lamenta difetti o richiede pagamenti per lavori extra ha l’onere della prova. La mancanza di documentazione scritta, come ordini di servizio o contestazioni tempestive, si è rivelata fatale per le pretese della committente.

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Cessione non autorizzata del contratto e risoluzione

Il Tribunale di Torino ha dichiarato la risoluzione di un contratto di locazione commerciale a causa di una cessione non autorizzata del contratto e della conseguente morosità del conduttore. La sentenza ha stabilito la responsabilità solidale tra il conduttore originario e quello subentrato, condannandoli al pagamento dei canoni arretrati e al rilascio dell’immobile. È stata inoltre respinta la domanda riconvenzionale del conduttore per mancata prova della richiesta formale di manutenzione.

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Relazione del debitore: i requisiti del Tribunale

Il Tribunale di Torino, in un’ordinanza relativa a una procedura di sovraindebitamento, ha concesso a un ricorrente un termine di 20 giorni per integrare la documentazione. Il giudice ha ritenuto la relazione del debitore carente su punti fondamentali: mancata indicazione di tutti i rapporti bancari e degli estratti conto, assenza di un’analisi sulle cause originarie del debito e sulla diligenza del debitore, e un’attestazione immotivata riguardo le spese di mantenimento e la valutazione di un immobile in comproprietà. Il provvedimento sottolinea la necessità di una relazione completa e trasparente per poter accedere ai benefici di legge.

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Risoluzione anticipata: quando la penale è dovuta

Una società si è opposta a un decreto ingiuntivo relativo a fatture insolute e a una penale per la risoluzione anticipata di un contratto di fornitura, lamentando l’inadempimento della controparte. Il Tribunale di Torino ha respinto l’opposizione, ritenendo le contestazioni del debitore troppo generiche e non provate. Ha inoltre confermato la legittimità della clausola di risoluzione anticipata e della relativa penale, condannando la società opponente al pagamento delle somme dovute e delle spese legali.

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Esonero contributivo: esteso a docenti precarie

Una docente con contratto a tempo determinato e madre di tre figli si è vista negare l’esonero contributivo previsto dalla L. 213/2023, riservato per legge ai soli lavoratori a tempo indeterminato. Il Tribunale di Torino ha accolto il suo ricorso, stabilendo che tale esclusione costituisce una discriminazione vietata dal diritto dell’Unione Europea. Di conseguenza, il giudice ha disapplicato la norma nazionale, riconoscendo il diritto della lavoratrice a beneficiare dell’esonero e condannando l’amministrazione alla restituzione delle somme trattenute.

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Algoritmo supplenze: illegittimo escludere docenti

Una docente con punteggio elevato è stata esclusa dalle nomine per le supplenze perché l’algoritmo supplenze ha interpretato la sua mancata assegnazione al primo turno come una rinuncia totale. Il Tribunale di Torino ha dichiarato illegittima questa interpretazione, affermando che la rinuncia vale solo per le sedi non indicate come preferenza. La Corte ha quindi riconosciuto il diritto della docente all’incarico e al relativo risarcimento del danno.

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Divieto di destinare unità immobiliari a bed and breakfast B&B

Le restrizioni alle facoltà inerenti al godimento della proprietà esclusiva contenute nel regolamento di condominio, volte a vietare lo svolgimento di determinate attività all’interno delle unità immobiliari esclusive, poiché costituiscono servitù reciproche, devono essere approvate o modificate mediante espressione di una volontà contrattuale, e quindi con il consenso di tutti i condomini, mentre la loro opponibilità ai terzi acquirenti, che non vi abbiano espressamente e consapevolmente aderito, rimane subordinata all’adempimento dell’onere di trascrizione del relativo peso.

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Prelazione statutaria: sequestro quote per violazione

Un socio di maggioranza ha ottenuto il sequestro giudiziario di una quota societaria venduta da un altro socio a un terzo, in presunta violazione del diritto di prelazione statutaria. Il Tribunale ha concesso la misura cautelare, ritenendo che la comunicazione di vendita (denuntiatio) fosse incompleta e che il venditore non avesse agito in buona fede. La decisione sottolinea l’efficacia reale della prelazione statutaria, che la rende opponibile anche all’acquirente terzo, giustificando il sequestro per tutelare i diritti del socio pretermesso in attesa della decisione di merito.

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Pagamento creditore apparente: quando è valido?

Un’azienda si oppone a un decreto ingiuntivo, sostenendo di aver saldato il debito a un soggetto terzo che si era presentato come nuovo creditore (cessionario). Il Tribunale analizza il caso alla luce del principio del pagamento al creditore apparente (art. 1189 c.c.). La decisione distingue due periodi: i pagamenti effettuati prima di una diffida formale da parte del creditore originario sono considerati validi e liberatori, poiché basati su circostanze univoche che giustificavano la buona fede del debitore. Tuttavia, i pagamenti eseguiti dopo aver ricevuto la diffida, che allertava su possibili irregolarità, sono ritenuti inefficaci, poiché il debitore ha agito con colpa grave, omettendo la dovuta diligenza. Di conseguenza, il decreto ingiuntivo viene revocato e l’importo dovuto ricalcolato, escludendo solo i pagamenti effettuati in buona fede.

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Valore probatorio modulo CAI: la guida completa

Una recente sentenza del Tribunale di Torino ribalta una decisione di primo grado, attribuendo pieno valore probatorio al modulo CAI firmato da entrambi i conducenti in un sinistro stradale. Il Tribunale ha interpretato la dichiarazione di uno dei conducenti di aver “urtato” l’altro veicolo come un’implicita assunzione di responsabilità, invertendo così l’onere della prova a carico dell’assicurazione. La sentenza ha quindi condannato la compagnia assicurativa e il responsabile al risarcimento integrale del danno, comprensivo di interessi, rivalutazione e spese legali sostenute nelle varie fasi del lungo contenzioso, sottolineando che il modulo CAI, se non contestato con prove concrete, è un elemento decisivo per l’accertamento delle responsabilità.

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Riconoscimento di debito: quando annulla l'eccezione?

Un’impresa di giardinaggio ottiene un’ingiunzione di pagamento contro un condominio per fatture insolute. Il condominio si oppone, lamentando un servizio inadeguato. Il Tribunale respinge l’opposizione, stabilendo che una comunicazione via email dell’amministratore, in cui si ammettevano difficoltà finanziarie come causa del ritardo nei pagamenti, costituisce un riconoscimento di debito. Questo inverte l’onere della prova e rende l’eccezione di inadempimento, sollevata successivamente, un pretesto contrario a buona fede.

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Aspettativa pubblico impiego: si applica il vincolo 5 anni?

Un’ordinanza del Tribunale del Lavoro ha chiarito che il vincolo di permanenza quinquennale per i neoassunti nel pubblico impiego non si applica in caso di richiesta di aspettativa. Il giudice ha stabilito che la norma sulla permanenza mira a impedire trasferimenti definitivi, mentre l’aspettativa nel pubblico impiego comporta solo una sospensione temporanea del rapporto. Di conseguenza, la revoca dell’aspettativa concessa a una dipendente è stata giudicata illegittima.

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Lettera d'intenti: vincolante per terzi? Analisi

In una complessa vicenda su un progetto energetico, il Tribunale ha stabilito che una lettera d’intenti non è vincolante per una società creata appositamente per realizzare il progetto, ma che non l’ha mai sottoscritta. La sentenza ha inoltre dichiarato risolto un contratto di superficie collegato, applicando il principio di ‘presupposizione’, poiché lo scopo originario (il funzionamento dell’impianto) era venuto meno. Infine, ha regolato le pretese economiche incrociate tra le parti.

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Onere della prova: rigetto per mancanza di prove

Un lavoratore ha citato in giudizio un’impresa appaltatrice e una committente, chiedendo il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato e il pagamento di retribuzioni. Il Tribunale ha rigettato la domanda per totale mancanza di prove. La decisione sottolinea come l’onere della prova gravi su chi agisce in giudizio e come le contraddizioni nelle dichiarazioni del ricorrente, unite all’assenza di testimonianze a supporto, rendano impossibile accogliere la richiesta.

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Presegnalazione scout speed: obbligo anche in moto

Un automobilista ha impugnato con successo una multa per eccesso di velocità rilevata tramite un dispositivo “scout speed” in modalità dinamica. Il Tribunale di Torino ha annullato la sanzione, stabilendo che l’obbligo di presegnalazione preventiva della postazione di controllo, previsto dal Codice della Strada, è inderogabile e non può essere soddisfatto dal solo display luminoso presente sul veicolo della polizia. La sentenza ha ribadito la prevalenza della legge primaria sui decreti ministeriali, i quali non possono creare eccezioni non previste dal legislatore. La mancanza di un cartello di preavviso rende quindi illegittimo l’accertamento.

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Sanzione software senza licenza: la guida completa

Un’azienda è stata multata per oltre 28.000 euro per l’utilizzo di software non licenziato. Si è opposta alla sanzione, sostenendo che il calcolo per i programmi obsoleti fosse errato. Il tribunale ha respinto l’opposizione, confermando che la sanzione software senza licenza deve essere basata sul prezzo di mercato al momento dell’ispezione, anche per le versioni più vecchie. La precedente sentenza penale è stata un fattore determinante.

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Concorrenza sleale: no se l'azienda è inattiva

Un’impresa di onoranze funebri in liquidazione ha citato in giudizio una nuova ditta concorrente, gestita dal figlio di un socio, per concorrenza sleale. Il Tribunale di Torino ha respinto la domanda, stabilendo che non può esserci concorrenza sleale se l’impresa attrice è inattiva da tempo e la sua ripresa è improbabile, anche se formalmente ancora esistente. Inoltre, le condotte del convenuto, come l’uso del proprio cognome e la scelta di sedi vicine, sono state ritenute legittime e non idonee a creare confusione.

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Accordo verbale: WhatsApp prova il contratto

Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo per il pagamento di servizi di progettazione, negando l’esistenza di un incarico formale. Il Tribunale ha rigettato l’opposizione, confermando che un accordo verbale, provato tramite messaggi e note vocali su WhatsApp, è legalmente valido. La società opponente è stata inoltre condannata per lite temeraria, avendo avviato una causa pur conoscendo le prove a suo sfavore.

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