LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Giurisprudenza Civile

Aggravamento malattia: diritto alla rendita anche dopo anni

Un lavoratore, già beneficiario di un indennizzo per patologie professionali, ha ottenuto un aumento della prestazione a seguito di un aggravamento malattia. L’istituto assicuratore ha impugnato la decisione, sostenendo che il peggioramento fosse dovuto al normale invecchiamento e non al lavoro pregresso. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, affermando che la naturale evoluzione di una malattia professionale già riconosciuta costituisce causa legittima per l’aumento della rendita, anche a distanza di anni dalla cessazione dell’attività rischiosa, in base all’art. 137 del D.P.R. 1124/1965.

Continua »
Sospensione sentenza: quando è inammissibile?

Un’ordinanza della Corte d’Appello chiarisce quando un’istanza di sospensione sentenza è inammissibile. Nel caso specifico, la sentenza impugnata si limitava a revocare un decreto ingiuntivo, senza contenere alcuna statuizione di condanna. La Corte ha stabilito che, in assenza di un titolo esecutivo, non vi è alcuna efficacia da sospendere, rendendo la richiesta priva di fondamento. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale della procedura civile.

Continua »
Nullità clausole bancarie: l'onere della prova

Una società ha citato in giudizio la propria banca per far dichiarare la nullità di alcune clausole (anatocismo, “usi su piazza”) presenti nel contratto di conto corrente del 1982. La banca si è difesa sostenendo l’esistenza di un contratto successivo, senza però produrlo in giudizio. La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, ha stabilito che l’onere di provare l’esistenza del nuovo contratto spettava alla banca. Di conseguenza, ha dichiarato la nullità delle clausole bancarie contestate per indeterminatezza e violazione del divieto di anatocismo, ordinando il ricalcolo del saldo.

Continua »
Separazione personale dei coniugi, unico episodio di percosse

In tema di separazione personale dei coniugi, la pronuncia di addebito richiesta da un coniuge per le violenze perpetrate dall’altro non è esclusa qualora risulti provato un unico episodio di percosse, trattandosi di comportamento idoneo, comunque, a sconvolgere definitivamente l’equilibrio relazionale della coppia, poiché lesivo della pari dignità di ogni persona.

Continua »
Revoca contributo pubblico: quando è legittima?

Una società si vede negare il saldo di un finanziamento pubblico dopo aver già ricevuto un primo acconto (SAL). L’ente erogatore contesta la completezza della documentazione finale. La Corte d’Appello, pur non emettendo una decisione definitiva, chiarisce un principio fondamentale: l’approvazione di un acconto non impedisce all’ente di condurre una verifica completa e finale su tutte le spese al momento della richiesta di saldo. La potenziale revoca del contributo pubblico è legata alla capacità del beneficiario di provare la realtà e l’effettività di ogni costo sostenuto per l’intero progetto. Data l’analisi incompleta del primo giudice, la Corte ha disposto una consulenza tecnica per riesaminare tutta la documentazione.

Continua »
Responsabilità proprietario: trattore non a norma

Una sentenza della Corte d’Appello ha confermato la responsabilità del proprietario di un trattore agricolo per la morte di un suo dipendente, avvenuta a causa della mancanza di dispositivi di sicurezza obbligatori. La Corte ha stabilito che tale omissione configura una responsabilità da circolazione stradale ex art. 2054 c.c., coperta da assicurazione RCA. È stato inoltre chiarito che, in questo specifico contesto, il conducente-dipendente va considerato come ‘terzo’ avente diritto al risarcimento, rigettando l’appello della compagnia assicuratrice.

Continua »
Contributi gestione separata: obbligo per avvocati

La Corte d’Appello di Cagliari ha stabilito che un avvocato, pur versando il contributo integrativo alla propria cassa professionale, è tenuto a iscriversi e a versare i contributi alla Gestione Separata se non paga il contributo soggettivo. La decisione si fonda sul principio di universalizzazione della tutela previdenziale, poiché il contributo integrativo ha natura solidaristica e non crea una posizione pensionistica individuale. Di conseguenza, per i redditi non coperti da contribuzione soggettiva, scatta l’obbligo dei contributi gestione separata.

Continua »
Eccessiva durata del processo: risarcimento di 2.400€

La Corte di Appello di Cagliari ha condannato il Ministero a risarcire due creditori per l’eccessiva durata del processo fallimentare in cui erano coinvolti. La procedura, durata oltre 12 anni, ha superato di 6 anni il termine ragionevole. La Corte ha liquidato un indennizzo di €2.400 per ciascun ricorrente, basato su un importo di €400 per ogni anno di ritardo, oltre agli interessi e alle spese legali.

Continua »
Liquidazione giudiziale: impegno del socio insufficiente

Il Tribunale di Trento dichiara la liquidazione giudiziale di una società in stato di insolvenza, accertata da un C.T.U. per oltre 1,4 milioni di euro. La corte ha ritenuto irrilevante sia il trasferimento della sede legale avvenuto dopo la domanda, sia l’impegno del socio a finanziare la società, poiché non elimina lo stato di insolvenza e non rientra negli strumenti alternativi di soluzione della crisi previsti dalla legge.

Continua »
Responsabilità del custode per danni da neve dal tetto

Un’automobile viene danneggiata dalla caduta di neve dal tetto di un edificio pubblico. La Corte d’Appello riforma la sentenza di primo grado, affermando la piena responsabilità del custode ai sensi dell’art. 2051 c.c. Viene escluso sia il caso fortuito, dato che una forte nevicata in montagna è prevedibile, sia il concorso di colpa dell’automobilista. L’ente proprietario è condannato al risarcimento integrale del danno.

Continua »
Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?

Il Tribunale di Trento ha disposto l’apertura della liquidazione giudiziale nei confronti di una società, respingendo le sue eccezioni. La società debitrice sosteneva di non essere soggetta alla procedura in quanto ‘impresa minore’ e contestava la legittimità del credito. Il Tribunale ha affermato che la legittimazione del creditore era incontestabile, poiché basata su un decreto ingiuntivo definitivo. Inoltre, la società debitrice non ha fornito la prova di possedere congiuntamente tutti i requisiti per essere considerata ‘impresa minore’. Infine, lo stato di insolvenza è stato confermato da numerosi debiti non pagati verso il ricorrente, l’erario e altri fornitori, superando ampiamente la soglia di legge.

Continua »
Indebito oggettivo: che fare se ricevi un bonifico?

Un’agenzia di assicurazioni ha versato per errore una cospicua somma a un imprenditore agricolo, il quale, pur riconoscendo l’errore, ne ha restituito solo una parte. Il Tribunale ha condannato l’imprenditore a restituire la somma residua, applicando il principio dell’indebito oggettivo. La sentenza chiarisce che chi riceve un pagamento non dovuto è tenuto alla restituzione, e se agisce in mala fede, deve corrispondere anche gli interessi dal giorno del pagamento e non dalla domanda giudiziale.

Continua »
Obbligazione naturale: no rimborso per lavori ex

Un uomo ha richiesto il rimborso per i lavori di ristrutturazione eseguiti sulla casa di proprietà esclusiva dell’ex compagna. Il Tribunale di Trento ha respinto la domanda, qualificando le prestazioni come adempimento di un’obbligazione naturale. La decisione si fonda sul principio di proporzionalità, considerando la lunga durata della relazione e le condizioni economiche dell’uomo, che rendevano la spesa non eccessiva nel contesto del rapporto affettivo.

Continua »
Ordinanza 186 ter cpc: assorbita dalla sentenza finale

Una società si oppone a un decreto ingiuntivo per un importo errato. Il giudice, dopo aver emesso un’ordinanza 186 ter cpc per la somma non contestata, revoca entrambi i provvedimenti e condanna al pagamento del solo debito residuo, compensando le spese.

Continua »
Rinuncia agli atti: chi paga le spese legali?

Una società avvia un procedimento d’urgenza che dura un anno, con un’intensa attività istruttoria (6 udienze, 14 testimoni). Al termine di questa fase, la società ricorrente presenta una rinuncia agli atti. Il Tribunale di Trento dichiara estinto il giudizio ma, contrariamente alla richiesta di compensazione delle spese, condanna la parte rinunciante a rimborsare integralmente le spese legali delle controparti. La liquidazione dei compensi viene calcolata tenendo conto della durata, della complessità e dell’attività processuale svolta, dimostrando che la rinuncia tardiva non esonera dal pagamento dei costi del giudizio.

Continua »
Lavoro subordinato: quando il contratto è fittizio

Il Tribunale di Trento ha annullato una cartella di pagamento emessa da un ente previdenziale nei confronti di un’infermiera. Nonostante un contratto formale di lavoro autonomo, il giudice ha riconosciuto la natura di lavoro subordinato del rapporto, basandosi su indici concreti come orari fissi, direttive del datore e integrazione nell’organizzazione aziendale. Di conseguenza, è stata dichiarata l’insussistenza dell’obbligo contributivo verso la cassa professionale.

Continua »
Azione di regolamento di confini: i criteri del giudice

Una sentenza del Tribunale di Trento chiarisce la gerarchia delle prove nell’azione di regolamento di confini. In un caso di incertezza su confini montani, il giudice ha privilegiato i cippi storici ritenuti affidabili, ricorrendo alle mappe catastali solo come criterio sussidiario per un punto controverso la cui marcatura fisica era inaffidabile. La decisione sottolinea che, sebbene ogni prova sia ammessa, i segni fisici certi prevalgono sulle risultanze catastali, utilizzate solo in loro assenza.

Continua »
Detentore qualificato: tutela anche a contratto scaduto

Un locatore, dopo la scadenza del contratto di locazione, installava un cancello impedendo l’accesso all’inquilino. Il Tribunale ha confermato l’ordine di reintegrazione, stabilendo che l’inquilino è un detentore qualificato e ha diritto alla tutela possessoria fino alla riconsegna dell’immobile. Bloccare l’accesso principale costituisce spoglio, anche in presenza di altri ingressi.

Continua »
Socio infedele e responsabilità della società S.n.c.

La Corte d’Appello ha stabilito la responsabilità di una società di persone (S.n.c.) per le somme illecitamente raccolte da un socio amministratore a danno di investitori terzi. Sebbene la Corte abbia escluso la sussistenza di una ‘rappresentanza apparente’ a causa di evidenti anomalie nelle transazioni che avrebbero dovuto insospettire gli investitori, ha tuttavia fondato la condanna sul principio dell’ingiustificato arricchimento. È stato provato, infatti, che le somme frutto della truffa sono confluite sui conti correnti della società, la quale ne ha tratto un vantaggio economico diretto, ad esempio utilizzando i fondi per estinguere propri debiti. Di conseguenza, la società e gli altri soci sono stati condannati in solido a restituire le somme agli investitori.

Continua »
Comodato familiare: può essere revocato da un genitore?

Un padre agisce in giudizio per ottenere il rilascio di un immobile occupato dal figlio senza un titolo valido. Durante la causa, la madre, comproprietaria del bene, stipula un contratto di comodato familiare a favore del figlio per regolarizzarne la posizione. La Corte di Appello di Firenze conferma la decisione di primo grado, stabilendo che il contratto di comodato, stipulato da un solo coniuge dopo l’inizio dell’azione legale e contro la volontà dell’altro, non è opponibile a quest’ultimo. L’occupazione del figlio rimane quindi priva di titolo, legittimando l’ordine di rilascio.

Continua »