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Giurisprudenza Civile

Responsabilità precontrattuale esclusa se c'è obbligo

Una società che gestisce RAEE ha citato in giudizio un consorzio centrale per responsabilità precontrattuale, sostenendo di non essere stata informata di modifiche regolamentari onerose prima della sua adesione. Il Tribunale ha respinto la domanda, sottolineando che, per una parte dell’attività, l’adesione era un obbligo di legge, il che limita la negoziazione. Di conseguenza, la nozione di responsabilità precontrattuale non è pienamente applicabile. La corte ha inoltre evidenziato la mancanza di diligenza dell’attrice nel verificare le regole, che erano soggette a modifiche secondo lo statuto del consorzio. Le pretese della società sono state respinte.

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Risoluzione contratto scaduto: quando è inammissibile

Una società di logistica ottiene un’ingiunzione di pagamento per servizi non saldati. La società cliente si oppone, lamentando gravi inadempimenti e chiedendo in via riconvenzionale la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni. Il Tribunale di Milano dichiara inammissibile la domanda di risoluzione, poiché il contratto era già scaduto per decorso del termine. Accoglie invece la domanda di risarcimento danni e, operando una compensazione, condanna la cliente al pagamento di una somma inferiore a quella inizialmente richiesta.

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Responsabilità Sanitaria: nesso causale escluso

Un paziente cita in giudizio un centro di riabilitazione, sostenendo di aver subito un danno al legamento del ginocchio a causa di negligenza durante una seduta con un macchinario isocinetico. Il Tribunale di Milano, basandosi sulle conclusioni di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), ha rigettato la domanda. La CTU ha accertato che il danno non era riconducibile a un evento traumatico avvenuto presso il centro, bensì a fattori preesistenti: un posizionamento non corretto del neolegamento durante un precedente intervento chirurgico e un deficit muscolare mai recuperato dal paziente. La sentenza sottolinea l’importanza della prova del nesso causale per affermare la responsabilità sanitaria.

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Fideiussione omnibus: firma valida e obblighi garante

Un fideiussore si oppone a un decreto ingiuntivo di una banca, disconoscendo le proprie firme su una fideiussione omnibus e una specifica. Il Tribunale di Milano, basandosi su una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) grafologica che ha confermato l’autenticità delle sottoscrizioni, ha rigettato l’opposizione. La sentenza ha inoltre respinto le eccezioni del garante relative all’obbligo della banca di agire prima contro il debitore principale, alla presunta concessione abusiva di credito e alla decadenza dall’azione, confermando integralmente il decreto ingiuntivo e condannando l’opponente al pagamento e alle spese legali.

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Diritto di precedenza: prevale il CCNL sulla legge?

Il Tribunale di Milano ha respinto il ricorso di una lavoratrice che rivendicava il diritto di precedenza per nuove assunzioni. La sentenza stabilisce che, sebbene la legge preveda tale diritto dopo sei mesi, il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicato al rapporto può stabilire condizioni diverse e più restrittive, come una durata minima di 12 mesi. Poiché la lavoratrice aveva lavorato per poco più di sei mesi, il giudice ha ritenuto prevalente la disposizione del CCNL, rigettando la domanda di risarcimento.

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Decadenza Contributi: Procedurale o Sostanziale?

Una società si è opposta a un avviso di addebito per contributi non versati, invocando la prescrizione dei termini. Il Tribunale di Milano ha stabilito che la decadenza per i contributi previdenziali è di natura puramente procedurale e non sostanziale. Ciò significa che l’ente previdenziale, pur perdendo il diritto di utilizzare lo strumento rapido dell’iscrizione a ruolo, conserva la facoltà di agire in giudizio per ottenere l’accertamento e il pagamento del proprio credito. Di conseguenza, il tribunale ha confermato l’esistenza del debito e condannato la società.

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Clausola risolutiva: la guida completa

Una società di locazione ha citato in giudizio un’azienda cliente per il mancato pagamento dei canoni di un software. La società locatrice ha invocato la clausola risolutiva espressa presente nel contratto. Il Tribunale di Milano ha confermato la legittimità della risoluzione, condannando l’azienda cliente al pagamento di tutti i canoni residui, per un totale di €10.126,39, e alla restituzione del bene. La sentenza sottolinea come la clausola risolutiva bypassi la necessità per il giudice di valutare la gravità dell’inadempimento.

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Art. 696 bis c.p.c.: il CTU per la conciliazione

Il Tribunale di Milano, in una causa per danni da infiltrazioni, ha ammesso un ricorso ex art. 696 bis c.p.c., nominando un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) con finalità conciliative. Il giudice ha ritenuto ammissibile la procedura sottolineando la sua funzione di facilitare un accordo tra le parti, anche al di fuori dei rigidi presupposti di altre norme. È stata respinta la richiesta di estromissione di alcuni resistenti, poiché la questione sulla responsabilità attiene al merito della causa.

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Revoca patente autostrada: U-turn prima del casello

Un automobilista si è visto confermare la revoca della patente per aver effettuato un’inversione di marcia in prossimità di un casello autostradale. Il Tribunale di Milano ha rigettato l’appello, stabilendo che la revoca patente autostrada è una sanzione accessoria obbligatoria e non discrezionale in questi casi, anche se la manovra avviene in una zona apparentemente sicura e senza traffico. La decisione si allinea alla giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Cassazione, che considerano l’intera area adiacente al casello come parte integrante dell’autostrada, dove vige il massimo rigore sanzionatorio per manovre così pericolose.

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Inadempimento contratto di fornitura: no danni se è in corso

Un fornitore di bevande ha citato in giudizio un cliente per inadempimento di un contratto di fornitura, chiedendo un risarcimento danni per il mancato acquisto di una quantità minima di prodotti. Il Tribunale ha respinto la domanda, poiché il contratto era ancora in vigore e il termine per l’adempimento non era ancora scaduto. La richiesta di risarcimento è stata quindi considerata prematura, dato che il cliente aveva ancora tempo per onorare i suoi obblighi contrattuali.

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Indebito previdenziale: quando non va restituito

Una vedova riceve una pensione di reversibilità superiore al dovuto. L’ente previdenziale ne chiede la restituzione dopo anni. La Corte d’Appello stabilisce che l’ente perde il diritto al recupero per le somme relative agli anni per cui ha agito oltre i termini di decadenza previsti dalla legge. La sentenza chiarisce che il recupero dell’indebito previdenziale è possibile solo se l’ente agisce tempestivamente, altrimenti le somme non sono più ripetibili.

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Rivalutazione contributiva amianto: il dies a quo

Un lavoratore ha richiesto la rivalutazione contributiva per esposizione ad amianto. La Corte d’Appello ha respinto le eccezioni di decadenza e prescrizione, stabilendo che la prescrizione decennale decorre dalla consapevolezza del diritto (domanda all’INAIL) e non dalla fine del rapporto di lavoro. Tuttavia, ha rigettato la domanda nel merito, poiché la perizia tecnica (CTU) ha accertato un periodo di esposizione inferiore ai dieci anni richiesti dalla legge.

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Irrisorietà della pretesa: niente risarcimento

Un cittadino ha chiesto un’equa riparazione per l’eccessiva durata di un’azione di classe. La Corte d’Appello ha respinto la domanda, applicando il principio di irrisorietà della pretesa. Poiché il potenziale risarcimento era inferiore a 500 euro, la Corte ha ritenuto il pregiudizio insussistente, in linea con la giurisprudenza nazionale ed europea, condannando il ricorrente al pagamento delle spese legali.

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Aliud Pro Alio: immobile senza agibilità e danno

Una società acquista un immobile tramite leasing, scoprendo poi che difformità insanabili impediscono il rilascio del certificato di agibilità. La Corte d’Appello, pur riconoscendo la fattispecie di ‘aliud pro alio’ (consegna di una cosa per un’altra), ha respinto la richiesta di risarcimento. La motivazione risiede nella mancata prova da parte dell’acquirente di un danno economico concreto e direttamente collegato al difetto, dato che l’immobile era stato comunque utilizzato e il contratto di leasing si era risolto per morosità dell’utilizzatore.

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Malattia professionale: indennizzo per muratore

Un lavoratore, dopo oltre 25 anni di attività come muratore, ha citato in giudizio l’ente assicuratore per ottenere un indennizzo per malattia professionale legata a patologie delle spalle e dei gomiti. Inizialmente la domanda è stata respinta, ma la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione. Sulla base di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), i giudici hanno riconosciuto il nesso causale tra il lavoro usurante e le malattie, liquidando un indennizzo pari al 10% di danno biologico e correggendo il calcolo del perito sul punto dell’arrotondamento finale.

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Liquidazione spese legali: quando si esclude la fase?

Un lavoratore si è visto riconoscere un assegno di invalidità. Il tribunale ha condannato l’ente previdenziale a pagare le spese legali, escludendo però il compenso per la fase istruttoria. Il lavoratore ha proposto appello, ma la Corte d’Appello ha confermato la decisione. La sentenza chiarisce che per la liquidazione spese legali della fase istruttoria è necessario lo svolgimento di attività di raccolta prove effettive, non essendo sufficiente il mero scambio di note scritte o la produzione di documenti in altre fasi.

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Prova della consegna: vittoria senza bolle di trasporto

Una sentenza della Corte d’Appello analizza il tema della prova della consegna in assenza di bolle o DDT. Il caso riguarda due società con stretti legami familiari e commerciali operanti nella stessa sede. La Corte ha stabilito che, in mancanza di documenti formali, la consegna può essere provata attraverso presunzioni, come la registrazione delle fatture nei registri IVA di entrambe le parti, testimonianze e la logica commerciale dei rapporti. La decisione riforma parzialmente la sentenza di primo grado, accogliendo in parte sia la domanda principale che quella riconvenzionale e compensando le spese legali per soccombenza reciproca.

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Blocco conto corrente OFAC: Illegittimo per il Giudice

Un risparmiatore si è visto bloccare il conto dopo l’inserimento del suo nome nella lista SDN dell’OFAC statunitense. Il Tribunale di Monza ha dichiarato illegittimo il blocco del conto corrente per sanzioni OFAC, ordinando alla banca l’immediato sblocco. La decisione si fonda sul principio che le sanzioni di un organismo estero come l’OFAC non hanno efficacia diretta nell’ordinamento italiano e che il blocco totale è una misura sproporzionata che viola i diritti fondamentali del cliente.

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Termine opposizione avviso addebito: le conseguenze

Un contribuente ha opposto un avviso di addebito per contributi previdenziali ben oltre il termine perentorio di 40 giorni. Il Tribunale aveva inizialmente accolto l’opposizione per prescrizione del credito. La Corte d’Appello ha riformato la decisione, dichiarando l’opposizione inammissibile. Il mancato rispetto del termine opposizione avviso addebito rende il credito definitivo e non più contestabile nel merito, neanche per prescrizione.

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Licenziamento tardivo per reato: quando è legittimo?

La Corte d’Appello ha confermato la legittimità di un licenziamento per giusta causa intimato a un lavoratore a seguito di una condanna penale definitiva per un reato commesso al di fuori dell’ambito lavorativo. Il punto centrale della controversia era il presunto licenziamento tardivo, poiché l’azienda aveva agito solo dopo la conclusione del processo penale, a distanza di anni dalla conoscenza iniziale dei fatti. La Corte ha stabilito che l’attesa della sentenza passata in giudicato non viola il principio di tempestività, ma rappresenta una scelta prudente e giustificata, soprattutto a fronte della condotta poco trasparente del dipendente, che aveva omesso di fornire informazioni complete sull’evoluzione della sua vicenda giudiziaria.

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