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Giurisprudenza Civile

Appello incidentale: perché impugnare è decisivo
In una disputa su due testamenti, il tribunale li dichiara entrambi falsi. In appello, una nuova perizia li ritiene autentici. Tuttavia, poiché solo una parte aveva impugnato la sentenza di primo grado, la falsità del secondo testamento è passata in giudicato. La Cassazione conferma che la mancata proposizione di un appello incidentale è stata fatale, rendendo irrilevante la nuova prova sull'autenticità e consolidando la decisione sulla falsità del secondo testamento per mancata impugnazione.
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Onere della prova mutuo: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2044/2024, ha respinto il ricorso di due suoceri che chiedevano la restituzione di una somma di denaro alla nuora. Il caso sottolinea il principio fondamentale dell'onere della prova mutuo: chi afferma di aver concesso un prestito deve fornire la prova non solo della consegna del denaro, ma anche del titolo che obbliga alla restituzione. La Corte ha confermato le decisioni dei giudici di merito, che avevano rigettato la domanda per insufficienza di prove, evidenziando anche l'inammissibilità di istanze istruttorie non correttamente coltivate in primo grado.
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Riassunzione del processo: il termine decorre dalla PEC
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2028/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla riassunzione del processo sospeso per una questione di legittimità costituzionale. Il caso riguardava l'impugnazione di sanzioni amministrative in cui il giudizio era stato sospeso. La Corte d'Appello aveva dichiarato estinto il processo per tardiva riassunzione, calcolando il termine dalla pubblicazione della decisione della Corte Costituzionale in Gazzetta Ufficiale. La Cassazione ha annullato tale decisione, riaffermando il principio consolidato secondo cui il termine per la riassunzione del processo decorre non dalla pubblicazione, ma dalla comunicazione formale dell'esito da parte della cancelleria del giudice alle parti, a tutela della certezza del diritto e del diritto di difesa.
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Conguagli regolatori acqua: la Cassazione decide
Un utente ha contestato una richiesta di pagamento per conguagli regolatori acqua relativi a consumi di anni precedenti. I giudici di merito gli hanno dato ragione, ritenendo illegittima l'applicazione retroattiva delle tariffe. La società fornitrice ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, la quale, data la complessità della questione e i contrasti giurisprudenziali, non ha deciso nel merito ma ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una pronuncia definitiva che chiarisca i limiti di tali conguagli.
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Conguagli regolatori: la Cassazione fa chiarezza
Un utente ha contestato una bolletta del servizio idrico contenente addebiti per consumi pregressi e conguagli regolatori. I giudici di primo e secondo grado hanno dato ragione all'utente, negando la legittimità di tali addebiti retroattivi. La società di fornitura ha fatto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, con un'ordinanza interlocutoria, ha riconosciuto la grande importanza della questione e la presenza di orientamenti giurisprudenziali contrastanti. Ha quindi rinviato la causa a una pubblica udienza per una decisione definitiva sul potere delle autorità di regolazione di imporre conguagli regolatori per consumi passati.
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Lucro cessante: prova e risarcimento del danno
A seguito di danni da infiltrazioni che hanno reso un appartamento inagibile, il proprietario ha richiesto il risarcimento per la mancata locazione. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito i principi per la prova del lucro cessante, specificando che è sufficiente dimostrare la potenziale redditività dell'immobile al momento del danno, senza necessità di provare una sua pregressa locazione. La sentenza di merito è stata annullata per aver erroneamente interpretato le prove e per vizi procedurali, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Contratto collettivo regionale: quando è inapplicabile?
Una dipendente pubblica, giornalista presso un comune, ha richiesto il pagamento di differenze retributive basate su un contratto collettivo regionale. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d'appello, ha respinto la richiesta. La ragione fondamentale risiede nell'inapplicabilità del contratto collettivo regionale in assenza di uno specifico accordo integrativo a livello locale, necessario per verificare la compatibilità finanziaria e definire gli aspetti funzionali del rapporto di lavoro nell'ente pubblico. Il ricorso della lavoratrice è stato dichiarato inammissibile.
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Lavoro nullo PA: No a preavviso e perdita di chance
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1997/2024, ha stabilito che in caso di rapporto di lavoro nullo con la Pubblica Amministrazione, al lavoratore non spetta l'indennità di mancato preavviso. La tutela, ai sensi dell'art. 2126 c.c., è limitata alla retribuzione per il lavoro effettivamente prestato. Inoltre, è stata rigettata la domanda di risarcimento per perdita di chance, poiché non sufficientemente provata dal lavoratore.
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Bonifico domiciliato: quando la banca non è colpevole
Una società assicuratrice disponeva un bonifico domiciliato a favore di una sua creditrice. Un impostore, presentatosi allo sportello con un documento d'identità (presumibilmente falso ma apparentemente valido), il codice fiscale e la password corretta, incassava la somma. La società disponente, costretta a pagare una seconda volta la vera creditrice, citava in giudizio l'istituto di pagamento per inadempimento. La Corte di Cassazione ha stabilito che, a differenza dell'assegno non trasferibile, il bonifico domiciliato è regolato dalle norme sul mandato. Di conseguenza, l'istituto di pagamento non è responsabile se dimostra di aver agito con la diligenza professionale richiesta, identificando chi si presenta all'incasso tramite la verifica del documento, del codice fiscale e della password fornita dal disponente, anche senza conservarne una copia.
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Scorrimento graduatoria: la giurisdizione del giudice
Una candidata idonea in una graduatoria pubblica ha agito in giudizio contro un'università per ottenere l'assunzione tramite scorrimento graduatoria. Tuttavia, l'ente aveva deciso di bandire un nuovo concorso. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito che la giurisdizione spetta al giudice amministrativo. La Corte ha chiarito che quando la richiesta di scorrimento si pone in contrasto con la decisione discrezionale dell'amministrazione di indire una nuova procedura selettiva, la controversia non riguarda un diritto soggettivo all'assunzione, ma un interesse legittimo avverso l'atto amministrativo.
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Onere della prova del datore: trasferimento o trasferta?
Un dipendente impugna un trasferimento, sostenendo che il suo precedente spostamento fosse solo una trasferta temporanea e non un cambio di sede definitivo. La Corte di Cassazione ha confermato che l'onere della prova del datore di lavoro include la dimostrazione non solo delle ragioni del trasferimento, ma anche di quale fosse la sede di lavoro effettiva del dipendente. In assenza di tale prova, il trasferimento basato sulla soppressione di una sede considerata solo temporanea è illegittimo.
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Comodato e successione: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di comodato e successione. Gli eredi del comodante che subentrano nel contratto non sono tenuti a dimostrare di aver materialmente consegnato il bene al comodatario se quest'ultimo ne aveva già la disponibilità. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che erroneamente richiedeva tale prova, affermando che il rapporto contrattuale prosegue automaticamente con gli eredi, i quali devono solo dimostrare la loro qualità di successori e l'esistenza del contratto originario.
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Trasferimento d’azienda: limiti alla deroga al 2112
La Corte di Cassazione ha stabilito che nel trasferimento d'azienda di un'impresa in amministrazione straordinaria che eroga servizi pubblici essenziali, non è possibile derogare al principio di continuità dei rapporti di lavoro (art. 2112 c.c.) escludendo alcuni dipendenti, se la procedura non ha finalità liquidatoria. La decisione si allinea alla direttiva UE 2001/23/CE, proteggendo i diritti dei lavoratori anche in contesti di crisi aziendale volti alla conservazione dell'attività.
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Danno da ritardo PA: il risarcimento per buona fede
Una recente ordinanza della Cassazione ha stabilito che la Pubblica Amministrazione è tenuta al risarcimento del danno quando la sua condotta, pur non integrando un errore "macroscopico", viola i principi di buona fede e correttezza. Il caso riguarda una dipendente pubblica che si è vista negare un incentivo all'esodo a causa di un diniego e di un ritardo ingiustificati da parte dell'ente. La Suprema Corte ha cassato la sentenza di merito, riconoscendo la possibilità di un risarcimento per il cosiddetto 'danno da ritardo PA', anche sotto forma di perdita di chance.
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Licenziamento collettivo: limiti scelta dipendenti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1972/2024, ha confermato l'illegittimità di un licenziamento collettivo in cui un'azienda aveva limitato la selezione dei dipendenti da licenziare a una sola sede. La Corte ha ribadito che la platea dei lavoratori deve estendersi all'intero complesso aziendale, a meno che non sussistano specifiche e comprovate ragioni tecnico-produttive. La violazione di questo principio non è un vizio formale ma sostanziale, comportando il diritto del lavoratore alla reintegrazione nel posto di lavoro.
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Compensi extra contratto: quando sono dovuti?
Un consulente ha richiesto compensi extra contratto per servizi che riteneva non coperti dall'accordo scritto. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La sentenza sottolinea che, per avere successo, un ricorso deve contestare tutte le ragioni autonome della decisione impugnata e non può limitarsi a proporre una diversa interpretazione del contratto. La mancata specifica delle attività extra ha inoltre reso impossibile una valutazione economica.
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Licenziamento collettivo: limiti geografici illegittimi
La Corte di Cassazione conferma l'illegittimità di un licenziamento collettivo in cui l'azienda aveva limitato la platea dei lavoratori da licenziare a una sola sede geografica, senza dimostrare l'infungibilità delle mansioni con il personale di altre sedi. La violazione dei criteri di scelta comporta il diritto alla reintegrazione del lavoratore.
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Azione revocatoria: ricorso inammissibile in Cassazione
Una banca creditrice ha avviato un'azione revocatoria contro due fideiussori che avevano donato le loro proprietà ai figli. I tribunali di merito hanno accolto la richiesta della banca, rendendo la donazione inefficace nei suoi confronti. I fideiussori hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione, la quale ha dichiarato il ricorso inammissibile a causa di gravi vizi procedurali. In particolare, i ricorrenti non hanno riprodotto adeguatamente nel loro atto i documenti e le prove contestate, trasformando il ricorso in un'inammissibile richiesta di riesame del merito, funzione preclusa alla Suprema Corte. La sentenza ribadisce i rigorosi requisiti formali per i ricorsi in Cassazione.
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Principio di precauzione: Cassazione annulla sentenza
Una società di navigazione ha impugnato l'approvazione di un progetto di potenziamento di un impianto di bonifica in un'area lagunare, temendo rischi ambientali. Dopo il rigetto in primo grado, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione. La Corte ha riaffermato la centralità del principio di precauzione, che impone di considerare anche i rischi solo potenziali, e ha stabilito che la semplice vicinanza a un'opera ('vicinitas') è sufficiente a giustificare l'interesse ad agire in giudizio, senza necessità di provare un danno concreto.
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Priorità della trascrizione: vince chi registra prima
Un acquirente all'asta perde la proprietà perché, a seguito della cancellazione del pignoramento, altri acquirenti hanno registrato il loro acquisto prima del suo decreto di trasferimento. La Cassazione applica la regola della priorità della trascrizione, affermando che la cancellazione interrompe la tutela del pignoramento.
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