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Giurisprudenza Civile

Sospensione sentenza appello: il caso del sepolcro

La Corte d’Appello di Lecce ha concesso la sospensione di una sentenza di primo grado che condannava diverse persone al pagamento di 60.000 euro per la violazione di un sepolcro familiare e al ripristino dello stato dei luoghi. La decisione di accogliere la richiesta di sospensione della sentenza in appello si fonda sulla valutazione del ‘periculum’, ovvero il rischio di un pregiudizio grave e irreparabile per gli appellanti. In particolare, la Corte ha rilevato la mancanza di motivazione nella sentenza impugnata riguardo alla quantificazione del danno e la natura delle prestazioni imposte, difficilmente reversibili.

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Ricusazione giudice: la denuncia ad altri non basta

La Corte di Appello ha respinto un’istanza di ricusazione del giudice, chiarendo che la presentazione di una denuncia-querela contro altri magistrati dello stesso collegio non costituisce un motivo valido. La decisione sottolinea la tassatività e la stretta interpretazione dei casi di astensione obbligatoria previsti dalla legge, evidenziando che non si configura una causa pendente diretta con il giudice ricusato. La parte ricorrente è stata condannata al pagamento di una sanzione pecuniaria di € 250,00.

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Legittimazione attiva: Chi può agire in giudizio?

Una consumatrice ha citato in giudizio una stazione di servizio dopo che il figlio ha fatto rifornimento alla sua auto con carburante ritenuto contaminato, causando gravi danni al motore. Il Tribunale ha dichiarato la domanda inammissibile, stabilendo che la madre non possedeva la legittimazione attiva per agire, poiché il contratto di acquisto del carburante era stato stipulato esclusivamente dal figlio. La sentenza chiarisce che solo la parte contraente può esercitare le azioni legali derivanti da un inadempimento contrattuale.

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Onere probatorio: contratto disconosciuto, che fare?

Una società ottiene un decreto ingiuntivo per una fornitura non pagata. Il presunto debitore si oppone, negando di aver mai ordinato la merce e disconoscendo la firma sul contratto. La società creditrice non chiede la verificazione della firma. Il Tribunale accoglie l’opposizione, revocando il decreto ingiuntivo perché la società non ha assolto al proprio onere probatorio di dimostrare l’autenticità del contratto, fondamento della sua pretesa.

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Actio Interrogatoria: Termine per Accettare Eredità

Un’Amministrazione dello Stato ha richiesto una proroga del termine per accettare un’eredità, fissato tramite actio interrogatoria, lamentando la nullità della notifica. Il Tribunale di Milano ha respinto il reclamo, chiarendo che tale procedimento rientra nella giurisdizione volontaria e non può decidere questioni contenziose, che devono essere trattate in una causa separata. La decisione sottolinea i limiti procedurali dell’actio interrogatoria, il cui unico scopo è fissare un termine per l’accettazione.

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Canone concessorio: nullo l'accordo che lo riduce

Una sentenza del Tribunale di Milano ha dichiarato la nullità di un accordo tra un Ente Locale e una società di distribuzione del gas che riduceva il canone concessorio dovuto dopo la scadenza del contratto. La decisione si fonda sulla natura imperativa delle norme che regolano il settore, le quali, anche con efficacia retroattiva, impongono il pagamento del canone originario per tutelare la finanza pubblica. La società è stata condannata a versare le differenze non pagate.

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Risarcimento danni indiretti: limiti e prova del nesso

Un’impresa richiede a un’assicurazione un ingente risarcimento per il proprio tracollo finanziario, attribuendolo al mancato indennizzo per un furto. Il Tribunale di Milano respinge la domanda: il diritto all’indennizzo diretto era prescritto, mentre per il risarcimento danni indiretti mancavano i requisiti di prevedibilità e del nesso causale tra il mancato pagamento e il dissesto aziendale.

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Transazione novativa: come annulla un contratto

Una società di leasing e un’impresa utilizzatrice, dopo la risoluzione di un contratto, stipulano una transazione novativa per la bonifica e vendita di un immobile. L’utilizzatrice cita in giudizio la società di leasing per inadempimento dell’accordo. Il Tribunale, riconoscendo l’effetto estintivo della transazione sul contratto originario, respinge tutte le doglianze relative al leasing. Basandosi su una perizia tecnica (CTU), il giudice calcola i costi che la società poteva legittimamente trattenere dal ricavato della vendita, condannandola a versare all’utilizzatrice la somma residua di € 881.927,85.

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Opposizione decreto ingiuntivo fornitura: il rigetto

Il Tribunale di Milano ha rigettato l’opposizione a un decreto ingiuntivo per una fornitura di energia elettrica non pagata. La società cliente aveva contestato la competenza territoriale, la validità del contratto firmato elettronicamente e l’eccessività dei consumi. Il giudice ha respinto tutte le eccezioni, ritenendo incompleta quella sulla competenza, pienamente valido il contratto con firma OTP, e generiche le contestazioni sui consumi, poiché l’onere di provare il malfunzionamento del contatore gravava sul cliente. Di conseguenza, il decreto ingiuntivo è stato confermato.

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Risoluzione contratto leasing: guida alla sentenza

Un’impresa si oppone alla restituzione di un bene in leasing dopo la risoluzione contratto leasing per mancato pagamento. Il Tribunale respinge l’opposizione, confermando che l’onere di provare il pagamento spetta al debitore e la risoluzione è legittima.

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Difetto di giurisdizione: opposizione a pignoramento

Un contribuente si oppone a un pignoramento di stipendio per un debito di oltre 500.000 euro, eccependo la prescrizione. Il Tribunale di Milano dichiara la propria carenza di giurisdizione, affermando che le questioni sull’esistenza del debito tributario sono di competenza del giudice tributario. La sentenza affronta anche la carenza di legittimazione passiva dell’agente di riscossione per crediti previdenziali e l’estinzione parziale del processo per un vizio di notifica.

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Indebito assistenziale: quando non va restituito?

Il Tribunale di Milano ha stabilito che un indebito assistenziale non deve essere restituito se il cittadino ha agito in buona fede, comunicando i propri redditi tramite dichiarazione fiscale. L’ente previdenziale, avendo l’onere di conoscere tali dati, non può richiedere la restituzione delle somme erogate per carenza dei requisiti reddituali se non prova il dolo del percipiente. La richiesta di rimborso è stata quindi respinta e l’ente condannato a restituire le somme trattenute e a pagare le spese legali.

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Autorizzazione Giudiziale Condomino: Soluzione allo Stallo

A fronte dell’inerzia totale degli altri condomini e dell’impossibilità per qualsiasi amministratore di operare, il Tribunale di Milano, tramite un’autorizzazione giudiziale condomino, ha conferito a un singolo proprietario il potere di eseguire direttamente i lavori urgenti sulle parti comuni, anticipandone le spese e con diritto di rivalsa sugli altri.

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Prova cessione del credito: Gazzetta non basta

In un caso di opposizione a decreto ingiuntivo, il Tribunale di Milano ha stabilito che la prova della cessione del credito non può basarsi unicamente sulla pubblicazione dell’avviso di cessione in blocco in Gazzetta Ufficiale. Il creditore cessionario ha l’onere di dimostrare la titolarità dello specifico credito attraverso il contratto di cessione. Mancando tale prova, il decreto ingiuntivo è stato revocato e la pretesa del creditore respinta.

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Assegno d'invalidità: prova e peggioramento sanitario

Un lavoratore si vede inizialmente negare l’assegno ordinario di invalidità. Durante il processo di appello, presenta nuove prove mediche che dimostrano un significativo peggioramento della sua salute. Il Tribunale, basandosi su una nuova Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), accoglie il ricorso, riconoscendo che la capacità lavorativa del ricorrente è scesa a meno di un terzo. La sentenza stabilisce che il diritto all’assegno decorre dalla data dell’evento clinico che ha causato il peggioramento, e non dalla domanda amministrativa iniziale.

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Inadempimento contratto leasing: furto e canoni dovuti

Un’impresa si è vista negare la copertura per il furto di un bene in leasing a causa di un canone non pagato alla data dell’evento. Il Tribunale ha confermato che l’inadempimento del contratto di leasing, anche minimo, può attivare clausole di esclusione della responsabilità, obbligando l’utilizzatore a pagare sia i canoni scaduti che un’indennità pari ai canoni futuri. La sentenza sottolinea l’importanza di rispettare puntualmente ogni scadenza contrattuale.

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Impossibilità sopravvenuta: quando non estingue il debito

Una società si oppone a un decreto ingiuntivo per una fornitura, sostenendo l’estinzione del contratto per impossibilità sopravvenuta, avendo perso la disponibilità del sito di consegna. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, chiarendo che la causa dell’impossibilità (la scadenza di un altro contratto) era imputabile alla sfera di controllo della società stessa e non un evento esterno e imprevedibile. Di conseguenza, il debito è stato confermato.

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Protezione internazionale: no urgenza senza vulnerabilità

Un cittadino straniero ha presentato un ricorso d’urgenza per obbligare la Questura a registrare immediatamente la sua domanda di protezione internazionale, lamentando un lungo ritardo. Il Tribunale ha rigettato la richiesta, pur riconoscendo il diritto del ricorrente. La decisione si basa sulla mancanza del requisito del ‘periculum in mora’ (pericolo di danno imminente), poiché era già stato fissato un appuntamento, seppur a distanza di mesi, e il richiedente non ha dimostrato una specifica e grave condizione di vulnerabilità che giustificasse di scavalcare la lista d’attesa degli altri richiedenti.

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Responsabilità precontrattuale esclusa se c'è obbligo

Una società che gestisce RAEE ha citato in giudizio un consorzio centrale per responsabilità precontrattuale, sostenendo di non essere stata informata di modifiche regolamentari onerose prima della sua adesione. Il Tribunale ha respinto la domanda, sottolineando che, per una parte dell’attività, l’adesione era un obbligo di legge, il che limita la negoziazione. Di conseguenza, la nozione di responsabilità precontrattuale non è pienamente applicabile. La corte ha inoltre evidenziato la mancanza di diligenza dell’attrice nel verificare le regole, che erano soggette a modifiche secondo lo statuto del consorzio. Le pretese della società sono state respinte.

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Risoluzione contratto scaduto: quando è inammissibile

Una società di logistica ottiene un’ingiunzione di pagamento per servizi non saldati. La società cliente si oppone, lamentando gravi inadempimenti e chiedendo in via riconvenzionale la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni. Il Tribunale di Milano dichiara inammissibile la domanda di risoluzione, poiché il contratto era già scaduto per decorso del termine. Accoglie invece la domanda di risarcimento danni e, operando una compensazione, condanna la cliente al pagamento di una somma inferiore a quella inizialmente richiesta.

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