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Giurisprudenza Civile

Appello non manifestamente fondato: no alla sospensione

La Corte d’Appello di Firenze ha rigettato un’istanza di sospensione di una sentenza di primo grado. La decisione si fonda sulla valutazione che l’appello non fosse ‘manifestamente fondato’, ovvero privo di errori giuridici immediatamente evidenti. Inoltre, la parte appellante non ha fornito alcuna prova del grave e irreparabile pregiudizio che sarebbe derivato dall’esecuzione della sentenza, confermando l’importanza di soddisfare i rigidi criteri introdotti dalla Riforma Cartabia.

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Cancellazione della società e fallimento

La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine annuale per la dichiarazione di fallimento decorre dalla cancellazione della società dal Registro delle Imprese e che il decreto della Corte d’Appello deve intervenire entro tale termine.

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Operatore qualificato: obblighi banca ridotti

Un investitore, anche promotore finanziario, ha citato in giudizio la sua banca per presunti illeciti in operazioni di investimento, tra cui conflitto di interessi e inadeguatezza. La Corte d’Appello ha respinto gran parte delle sue richieste, affermando che il suo status di operatore qualificato riduce gli obblighi informativi a carico dell’intermediario. La Corte ha ritenuto le azioni del cliente prescritte per le operazioni più datate e ha confermato che il suo elevato profilo di rischio e la sua esperienza rendevano gli investimenti adeguati. L’appello è stato accolto solo sulla misura degli interessi legali dovuti su una somma precedentemente liquidata.

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Equa riparazione: risarcimento per processo lungo

Una società, creditrice in una procedura fallimentare pendente da quasi trent’anni, ha richiesto un’equa riparazione per l’irragionevole durata del processo. La Corte d’Appello di Firenze ha accolto la domanda, stabilendo che la durata ragionevole per una procedura concorsuale è di sei anni e che il ritardo eccedente, pari a 23 anni nel caso di specie, deve essere risarcito. La Corte ha liquidato un indennizzo di € 13.800,00, oltre interessi e spese legali, calcolando € 600,00 per ogni anno di ritardo ingiustificato.

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Lesione di legittima e calcolo della quota di riserva

In una causa di successione, gli eredi contestavano una presunta lesione di legittima dovuta a donazioni effettuate in vita dal defunto. La Corte d’Appello ha rigettato l’impugnazione, confermando che il calcolo della massa ereditaria e della quota di riserva era corretto e che non vi era stata alcuna lesione dei diritti dei legittimari. La sentenza chiarisce inoltre che i premi delle polizze vita costituiscono donazioni indirette da considerare nel calcolo.

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Onere della prova affidamento: la decisione in appello

Un correntista ha citato in giudizio una banca per addebiti ritenuti illegittimi, come anatocismo e commissione di massimo scoperto. In primo grado, la domanda è stata respinta per prescrizione, non avendo il cliente prodotto il contratto di fido. La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, stabilendo che l’onere della prova dell’affidamento può essere soddisfatto tramite gli estratti conto, che nel caso di specie ne dimostravano l’esistenza e l’ammontare. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato nulla la clausola sulla commissione di massimo scoperto e illegittimo l’anatocismo per un determinato periodo, ordinando una nuova valutazione tecnica per ricalcolare le somme dovute.

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Concausa di lesione: indennizzo totale per infortunio

Una docente, a seguito di un infortunio sul lavoro, riportava una lesione alla spalla. L’istituto assicuratore e il Tribunale di primo grado negavano l’indennizzo per i postumi permanenti, attribuendoli a una patologia preesistente. La Corte d’Appello ha riformato la decisione, stabilendo che quando l’infortunio agisce come concausa di lesione su una condizione preesistente, generando un danno indivisibile, l’indennizzo deve coprire l’intera invalidità risultante (8% nel caso di specie) e non solo una parte.

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Fondo patrimoniale: quando è revocabile dal creditore?

Una società creditrice ha ottenuto la revoca di un fondo patrimoniale costituito dai debitori. Il Tribunale ha confermato che la delega del recupero crediti a un sub-servicer non iscritto all’albo ex art. 106 TUB non inficia l’azione. Ha inoltre stabilito che la costituzione del fondo, avvenuta dopo la nascita del debito e in prossimità delle azioni di recupero, integra i requisiti del pregiudizio (eventus damni) e della consapevolezza del debitore (consilium fraudis), rendendo l’atto inefficace nei confronti del creditore.

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Foro del consumatore: incompetenza e revoca decreto

Un consumatore si oppone a un decreto ingiuntivo per un contratto d’opera, eccependo l’incompetenza territoriale del Tribunale adito in favore del foro del consumatore. La società creditrice aderisce all’eccezione. Il Tribunale di Sondrio accoglie l’eccezione, dichiara la propria incompetenza territoriale in favore del Tribunale di Lecco, revoca il decreto ingiuntivo e condanna la società a rimborsare le spese legali al consumatore, applicando il principio del foro del consumatore come inderogabile.

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Azione revocatoria e ipoteca: chi ha la priorità?

Un condominio, forte di una sentenza di accoglimento di un’azione revocatoria, si oppone alla distribuzione del ricavato di un’esecuzione immobiliare a favore di una banca creditrice. Il Tribunale rigetta l’opposizione, stabilendo che l’ipoteca, essendo un diritto reale di garanzia iscritto anteriormente alla trascrizione della domanda revocatoria, conferisce al creditore ipotecario un diritto di prelazione che prevale sulle pretese del creditore chirografario.

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Promessa di pagamento: onere della prova e assegno

Una società si oppone a un decreto ingiuntivo basato su un assegno, negando l’esistenza del prestito sottostante e sostenendo anzi un proprio credito verso l’ex amministratore. Il Tribunale ha accolto l’opposizione, chiarendo che quando il debitore contesta specificamente il titolo del debito (il “perché” della dazione di denaro), l’onere di provare il contratto di mutuo torna in capo al creditore. La sola promessa di pagamento derivante dall’assegno non è sufficiente se il creditore non dimostra il fondamento della sua pretesa.

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Notifica al socio: vale per la società e interrompe

Un’ordinanza chiarisce che la notifica al socio illimitatamente responsabile di un atto di pignoramento è valida anche per la società, interrompendo la prescrizione. La corte ha inoltre confermato che la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è prova sufficiente per la cessione di crediti in blocco, respingendo l’opposizione dei debitori.

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Vendita immobile minore: l'autorizzazione del Giudice

Un genitore ha richiesto l’autorizzazione per vendere un immobile di proprietà del figlio minore. Il Tribunale di Sondrio ha concesso l’autorizzazione, valutando l’operazione vantaggiosa per il minore, data l’offerta congrua e la gravosità della gestione. Il provvedimento stabilisce che i proventi della vendita immobile minore siano investiti in titoli sicuri con vincolo pupillare, a garanzia del suo patrimonio.

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Vendita immobile minore: l'autorizzazione del Tribunale

Il Tribunale di Sondrio autorizza i genitori di un minore alla vendita di un immobile ereditato dal nonno, accettato con beneficio di inventario. La decisione, basata sulla necessità di tutelare il patrimonio del minore, stabilisce che il ricavato della vendita immobile minore sia vincolato e reimpiegato in forme sicure, come conti correnti dedicati o titoli di Stato, con obbligo di rendicontazione al Giudice Tutelare.

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Omesso versamento contributi: la sanzione è dovuta

Una società si è opposta a un’ordinanza-ingiunzione per una sanzione amministrativa derivante dall’omesso versamento di contributi previdenziali. La società sosteneva che, avendo saldato il debito contributivo in un secondo momento tramite una definizione agevolata, la sanzione non fosse più dovuta. Il Tribunale ha respinto il ricorso, chiarendo che la legge prevede un termine perentorio di tre mesi dalla notifica dell’accertamento per versare i contributi e così evitare la sanzione. Poiché il pagamento è avvenuto ben oltre tale termine, l’illecito amministrativo si era già perfezionato e la sanzione rimaneva pienamente valida, indipendentemente dall’estinzione successiva del debito principale.

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Accessio possessionis: come provare il possesso

Un’azienda, dopo aver acquistato un albergo tramite asta giudiziaria, ha citato in giudizio i precedenti proprietari per ottenere la reintegrazione nel possesso di un’area adibita a parcheggio. Il Tribunale ha respinto il ricorso, stabilendo che il nuovo proprietario non ha fornito la prova di un possesso effettivo e concreto sull’area nel periodo tra l’acquisto e la presunta turbativa. La sentenza chiarisce che il principio dell’accessio possessionis non è sufficiente per le azioni possessorie se non è accompagnato dalla prova dell’effettiva immissione in possesso.

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Fondo di Garanzia TFR: rivalsa sull'azienda

Un’azienda non paga il TFR a un ex dipendente. L’Ente Previdenziale, tramite il Fondo di Garanzia TFR, salda il debito e successivamente agisce in giudizio contro l’azienda insolvente. Il Tribunale accoglie la domanda, condannando l’azienda a rimborsare l’ente sulla base della surroga legale prevista dalla normativa.

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Inadempimento transattivo: condanna ad adempiere

La sentenza analizza un caso di inadempimento transattivo. Una parte non aveva rispettato un accordo che prevedeva la copertura di un vano accessorio per impedirne l’uso come terrazzo. Il Tribunale, accertato l’inadempimento sulla base di prove testimoniali e della mancata contestazione dell’accordo, ha condannato la parte inadempiente a eseguire le opere pattuite e a rifondere le spese legali, respingendo però la richiesta di condanna per responsabilità aggravata.

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Infortunio sul lavoro e obbligo di fornire adeguata formazione

L’obbligo di fornire adeguata formazione ai lavoratori è uno dei principali gravanti sul datore di lavoro, ed in generale sui soggetti preposti alla sicurezza del lavoro. Il datore di lavoro risponde dell’infortunio occorso al lavoratore, in caso di violazione degli obblighi, di portata generale, relativi alla valutazione dei rischi presenti nei luoghi di lavoro nei quali siano chiamati ad operare i dipendenti, e della formazione dei lavoratori in ordine ai rischi connessi alle mansioni, anche in correlazione al luogo in cui devono essere svolte. Ove egli non adempia a tale fondamentale obbligo, sarà chiamato a rispondere dell’infortunio occorso al lavoratore, laddove l’omessa formazione possa dirsi causalmente legata alla verificazione dell’evento, ovvero laddove sia accertato che, ipotizzandosi come avvenuta l’azione che sarebbe stata doverosa ed esclusa l’interferenza di decorsi causali alternativi, l’evento, con elevato grado di credibilità razionale, non avrebbe avuto.

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Opposizione ATP: il ricorso generico è inammissibile

Il Tribunale di Milano ha rigettato l’opposizione a un Accertamento Tecnico Preventivo (ATP) per il riconoscimento dell’invalidità civile. Il ricorso è stato giudicato generico perché non specificava i vizi tecnico-giuridici della consulenza tecnica (CTU), limitandosi a contestarne le conclusioni. La sentenza sottolinea che, in una opposizione ATP, è necessario argomentare in modo dettagliato le ragioni della contestazione, non potendosi limitare a chiedere un rinnovo della perizia.

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