LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Giurisprudenza Civile

Responsabilità medica: onere della prova e CTU

Una paziente cita in giudizio un medico e una struttura sanitaria per presunti danni derivanti da un intervento chirurgico al piede. Il Tribunale, basandosi sulle conclusioni di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), ha respinto la domanda. La perizia ha escluso un nesso di causalità tra l’operato dei sanitari e le complicazioni lamentate, attribuendole a fattori estranei e a rischi noti della procedura. La sentenza ribadisce il principio secondo cui l’onere di provare il nesso causale in un caso di responsabilità medica spetta al paziente.

Continua »
Contratto swap nullo: la decisione del Tribunale

Una società citava in giudizio una banca chiedendo la nullità di un contratto di mutuo e di un connesso contratto di Interest Rate Swap (IRS) per varie irregolarità, tra cui usura e anatocismo. Il Tribunale ha respinto le doglianze sul mutuo, ritenendolo valido, ma ha dichiarato il contratto swap nullo. La motivazione risiede nella mancata trasparenza da parte della banca sui rischi effettivi e sui costi impliciti dello strumento derivato. Tuttavia, poiché gli attori non avevano formulato una specifica domanda di restituzione delle somme versate per lo swap nullo, sono stati condannati a rimborsare integralmente il capitale residuo del mutuo.

Continua »
Commissione di massimo scoperto: quando è illegittima?

Una società ha contestato gli addebiti sul proprio conto corrente, inclusa la commissione di massimo scoperto (CMS). La Corte d’Appello ha stabilito che la CMS era illegittima perché il contratto, pur indicando l’aliquota, non specificava le modalità di calcolo. Questa indeterminatezza ha reso la clausola nulla. Di conseguenza, la Corte ha ordinato il ricalcolo del saldo del conto escludendo la CMS, trasformando un debito del cliente in un credito e condannando la banca alla restituzione delle somme e alla rettifica della segnalazione in Centrale Rischi.

Continua »
Titolo esecutivo: quando una sentenza non è liquida?

La Corte d’Appello di Firenze ha stabilito che una sentenza, per essere considerata un valido titolo esecutivo, deve contenere un’indicazione chiara e determinata dell’importo dovuto. Nel caso specifico, un istituto previdenziale aveva agito per recuperare una rendita basandosi su una precedente sentenza che, pur quantificando la ‘riserva matematica’, si limitava a menzionare una ‘relativa rendita’ senza specificarne il quantum. La Corte ha confermato la decisione di primo grado, respingendo l’appello e chiarendo che la genericità della dicitura non permetteva di considerare il credito ‘liquido’, ovvero determinato o facilmente determinabile con un calcolo aritmetico. Di conseguenza, il creditore non poteva procedere con l’esecuzione forzata per quella specifica voce di credito.

Continua »
Responsabilità caduta albero: prova e dinamica

Un automobilista chiede il risarcimento al Comune per i danni alla sua auto, sostenendo che un albero sia caduto su di essa. La Corte d’Appello, riformando la valutazione iniziale, analizza un dettagliato verbale della Polizia Municipale. Le prove oggettive (tracce di pneumatici, tipo di danni al veicolo, rottura del tronco) dimostrano che è stato l’automobilista a perdere il controllo, uscendo di strada e colpendo l’albero. La Corte rigetta quindi la richiesta di risarcimento, evidenziando che la prova dei fatti prevale sulla testimonianza e che la responsabilità per la caduta dell’albero, in questo caso, è da attribuire alla condotta del guidatore.

Continua »
Responsabilità del liquidatore: guida al caso pratico

La Corte d’Appello conferma la condanna per responsabilità del liquidatore di una società. Il caso esamina atti di mala gestio, inclusa la vendita di quote a un prezzo inferiore al valore effettivo, la mancata riscossione del corrispettivo tramite una compensazione illegittima e l’esecuzione di pagamenti preferenziali. La sentenza chiarisce i criteri per la quantificazione del danno, limitandolo alla differenza tra il valore reale delle quote e il prezzo pattuito, escludendo il danno da mancata riscossione poiché la curatela non aveva provato l’impossibilità di recuperare il credito dagli acquirenti.

Continua »
Danno da perdita parentale: guida alle tabelle 2022

La Corte d’Appello di Firenze, riformando una sentenza di primo grado, ha riconosciuto un risarcimento maggiore per il danno da perdita parentale a un fratello e ha concesso per la prima volta un risarcimento al nipote della vittima. La Corte ha applicato le più recenti tabelle milanesi ‘a punti’ del 2022, invece di quelle precedenti ‘a forcella’, sottolineando che la liquidazione deve basarsi sui criteri più attuali quando la decisione impugnata viene riformata.

Continua »
Saldo zero e onere della prova: la decisione chiave

La Corte di Appello di Firenze si pronuncia su un complesso caso di diritto bancario, stabilendo principi cruciali in materia di saldo zero e onere della prova. La sentenza analizza la situazione di un correntista che, opponendosi a un decreto ingiuntivo e lamentando la mancanza di estratti conto iniziali, chiedeva la restituzione di somme tramite domanda riconvenzionale. La Corte ha confermato che il principio del ‘saldo zero’ non si applica alla domanda del correntista, in quanto su di esso grava l’onere della prova del proprio credito. La decisione ha inoltre chiarito i limiti dell’azione di regresso del co-garante che ha pagato parte del debito, rideterminando la somma dovuta dagli altri fideiussori.

Continua »
Donazione indiretta immobile: quando è valida?

La Corte d’Appello di Firenze conferma che non si ha donazione indiretta immobile se il padre paga solo una parte del prezzo per l’acquisto della casa della figlia. La donazione riguarda solo il denaro e le attrici, madre e sorella della beneficiaria, non hanno provato l’intento liberale (animus donandi). La domanda di donazione di denaro è stata inoltre ritenuta inammissibile perché tardiva.

Continua »
Massa vestiario: è retribuzione o strumento di lavoro?

La Corte di Appello di Firenze, in sede di rinvio dalla Cassazione, ha stabilito che l’equivalente monetario della divisa aziendale, o massa vestiario, non costituisce retribuzione e non deve essere incluso nel calcolo del TFR. La sentenza chiarisce che la divisa, imposta per esigenze di riconoscibilità e immagine aziendale e il cui costo è interamente a carico del datore di lavoro, va qualificata come mero strumento di lavoro e non come un benefit per il dipendente, ribaltando le precedenti decisioni di merito.

Continua »
Simulazione di rapina: legittima la sanzione?

Un dipendente bancario viene sanzionato con la sospensione dopo una rapina in filiale. In appello emerge che si trattava di una simulazione di rapina orchestrata dal lavoratore stesso. La Corte d’Appello di Firenze ha respinto il ricorso, confermando la legittimità della sanzione disciplinare, ritenendola proporzionata alla gravità estrema della condotta che ha violato il rapporto di fiducia, superando le iniziali contestazioni di natura procedurale.

Continua »
Obbligo consegna documenti bancari: il limite decennale

Una società, agendo per conto di un fideiussore, ha richiesto a un istituto di credito la consegna di contratti e documentazione bancaria. La Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza di primo grado, ha confermato l’esistenza del diritto ma ha precisato un aspetto fondamentale: l’obbligo di consegna dei documenti bancari da parte della banca è limitato agli ultimi dieci anni. La Corte ha stabilito che la richiesta di documenti anteriori al decennio non può essere accolta, applicando i principi derivanti dall’art. 119 del Testo Unico Bancario e dall’art. 2220 del codice civile.

Continua »
Rimborso spese legali: no se violi il Codice Etico

Un dirigente, sebbene assolto in sede penale dall’accusa di ostacolo alla vigilanza, si è visto negare dalla Corte d’Appello il rimborso delle spese legali. La decisione si fonda sul fatto che la sua condotta, pur non costituendo reato, ha violato gravemente il Codice Etico aziendale e i doveri di correttezza e collaborazione, interrompendo così il patto di solidarietà con l’azienda e facendo decadere il diritto al rimborso previsto dal CCNL.

Continua »
Responsabilità solidale appalti: la guida completa

La Corte d’Appello conferma la condanna di un consorzio per la responsabilità solidale appalti riguardo ai contributi evasi da una cooperativa subappaltatrice. La sentenza chiarisce che la responsabilità del committente e dell’appaltatore sorge per legge, a prescindere dal loro controllo diretto sulla gestione del personale del subappaltatore. La violazione contributiva accertata a carico del datore di lavoro si estende automaticamente a tutta la filiera contrattuale.

Continua »
Inquadramento superiore: diritto alla qualifica corretta

Una lavoratrice ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro per ottenere un inquadramento superiore, sostenendo che le sue mansioni effettive corrispondessero a un livello professionale (B2) superiore a quello contrattuale (C1). La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado a favore della dipendente, stabilendo che le attività di coordinamento del personale, l’autonomia operativa e le relazioni esterne gestite giustificavano la qualifica superiore, nonostante le contestazioni dell’azienda. La decisione si è basata su prove documentali e testimoniali che hanno dimostrato la reale portata delle responsabilità della lavoratrice.

Continua »
Principio di non contestazione e caduta in casa

La Corte d’Appello di Firenze ha riformato una sentenza di primo grado, affermando la responsabilità del proprietario di un immobile per la caduta di un’anziana parente. La decisione si fonda sul principio di non contestazione, poiché il proprietario, pur costituendosi in giudizio, non aveva specificamente contestato la dinamica dell’incidente (caduta su scala bagnata) descritta dalla danneggiata, limitandosi a contestare l’ammontare del danno richiesto. Di conseguenza, i fatti si sono ritenuti provati. La Corte ha invece dichiarato inammissibile la domanda degli eredi contro la compagnia assicurativa del proprietario, non essendo prevista un’azione diretta.

Continua »
Pensione invalidità stranieri: basta un soggiorno stabile

Un cittadino straniero con permesso per cure mediche di 10 mesi ha richiesto la pensione di invalidità. L’ente previdenziale ha negato la prestazione per la durata del permesso inferiore all’anno. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, accordando la pensione. Ha stabilito che per la pensione invalidità stranieri non conta la durata formale del singolo permesso, ma la stabilità e non occasionalità del soggiorno, valutabile anche tramite i rinnovi successivi.

Continua »
Compenso avvocato forma scritta: la mail non basta

Una cliente ha impugnato una sentenza che la condannava a pagare le parcelle del proprio legale, sostenendo l’esistenza di un accordo verbale per un importo inferiore, provato da scambi di email. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, riaffermando il principio secondo cui per il compenso dell’avvocato la forma scritta è un requisito essenziale per la validità dell’accordo (ad substantiam), come previsto dall’art. 2233 c.c. Di conseguenza, le comunicazioni informali come le email non possono sostituire un contratto formale, e in sua assenza si applicano le tariffe professionali standard.

Continua »
Divisione giudiziale: prova e limiti delle domande

La Corte di Appello di Firenze si è pronunciata su un caso di divisione giudiziale di beni ereditari, rigettando sia l’appello principale che quello incidentale. La sentenza chiarisce che, in assenza di contestazioni iniziali, la prova della comproprietà può essere anche solo indiziaria, senza la necessità di produrre formalmente tutti gli atti di provenienza. Viene inoltre ribadito che le domande nuove, come quella per la demolizione di un’opera abusiva, sono inammissibili se proposte tardivamente nel corso del giudizio di primo grado. La Corte ha confermato la decisione del Tribunale, comprese le statuizioni sulla divisione dei beni e sulla condanna alle spese basata sul principio di soccombenza.

Continua »
Soccombenza reciproca: come si dividono le spese?

La Corte d’Appello di Firenze ha riformato una sentenza di primo grado che aveva addebitato tutte le spese legali ai debitori in un’opposizione all’esecuzione. Nonostante la loro opposizione fosse stata respinta, la Corte ha riconosciuto una soccombenza reciproca, poiché anche un’eccezione preliminare del creditore era stata rigettata. Di conseguenza, le spese sono state parzialmente compensate, stabilendo che i debitori dovessero rimborsare solo i 3/4 dei costi, in applicazione di un più corretto principio di ripartizione.

Continua »