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Giurisprudenza Civile

Vittima del dovere: status imprescrittibile, ma...

La Corte d’Appello di Trieste affronta il caso di un Carabiniere che ha richiesto il riconoscimento dello status di vittima del dovere anni dopo l’evento lesivo. La sentenza stabilisce un principio fondamentale: lo status giuridico di vittima del dovere è imprescrittibile e non può essere negato per il solo passare del tempo. Tuttavia, i singoli benefici economici, come assegni e indennizzi, sono soggetti alla prescrizione decennale. Inoltre, l’accesso a determinate prestazioni, come gli assegni vitalizi, è subordinato al superamento di una soglia minima di invalidità (25%), che nel caso specifico non è stata raggiunta (17%). La Corte ha quindi riconosciuto lo status, ma ha negato la maggior parte dei benefici economici, ad eccezione dell’esenzione dalle spese sanitarie.

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Inquadramento superiore: quando spetta il livello AE2

Due lavoratrici, inquadrate al livello base AE1, hanno chiesto un inquadramento superiore per le mansioni svolte. La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, ha riconosciuto il loro diritto al livello AE2. Secondo la Corte, le attività di produzione, pur non richiedendo una specializzazione teorica, implicavano capacità tecnico-pratiche e conoscenze professionali specifiche, superiori a quelle di un operaio comune, giustificando così l’inquadramento superiore.

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Iscrizione a ruolo appello: errore e inammissibilità

Un contribuente appella una decisione relativa alla prescrizione di un debito tributario. Tuttavia, a causa del mancato pagamento del contributo unificato, il tentativo di iscrizione a ruolo appello fallisce. La Corte d’Appello dichiara l’impugnazione improcedibile, affermando che l’errore è imputabile esclusivamente all’appellante, nonostante la cancelleria abbia comunicato tardivamente il rifiuto.

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Cumulo giuridico rifiuti: sanzione ridotta da 200mila euro

Una società di trasporti, sanzionata con oltre 200.000 euro per 805 violazioni relative a formulari inesatti nel trasporto rifiuti, ha ottenuto una drastica riduzione della pena a circa 11.000 euro. La Corte di Cassazione ha stabilito l’applicazione del principio del cumulo giuridico rifiuti, confermato in sede di rinvio dalla Corte d’Appello, che ha ricalcolato la sanzione applicando la pena per la violazione più grave aumentata fino al doppio, anziché la somma matematica di tutte le sanzioni.

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Danno rapporto parentale: prova e liquidazione

La Corte d’Appello di Trieste ha confermato la condanna di un’azienda sanitaria al risarcimento per il danno da perdita del rapporto parentale subito dai familiari di una paziente deceduta a seguito di complicazioni mediche. La sentenza chiarisce che, sebbene per i familiari stretti il legame affettivo sia presunto, l’intensità di tale legame, necessaria per quantificare il danno, deve essere provata concretamente. La Corte ha ritenuto insufficiente la mera non contestazione da parte dell’azienda, basando la sua decisione sulle prove testimoniali che hanno dimostrato la profondità e la costanza dei rapporti tra la defunta e i suoi cari.

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Conclusione del contratto: l'ordine non firmato

Un negozio di abbigliamento ha citato in giudizio un fornitore per mancata consegna della merce. La Corte d’Appello ha stabilito che la conclusione del contratto non è mai avvenuta, poiché il modulo d’ordine inviato dal negozio, non essendo stato firmato per accettazione dal fornitore, costituiva una semplice proposta. Clausole come “salvo approvazione della casa” confermano la necessità di un’accettazione formale, escludendo che il silenzio potesse perfezionare l’accordo.

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Termine essenziale nel preliminare: le conseguenze

La Corte d’Appello riforma una sentenza di primo grado, stabilendo che il mancato rispetto del termine essenziale in un contratto preliminare di vendita immobiliare costituisce un inadempimento grave. La promissaria acquirente, costretta a trovare un’altra sistemazione, non ha rinunciato a far valere i suoi diritti. La Corte ha dichiarato la risoluzione del contratto per colpa della promittente venditrice, che non aveva ottenuto in tempo l’autorizzazione alla vendita per le quote dei figli minori, e dell’agenzia immobiliare, per non aver informato correttamente l’acquirente. Entrambe sono state condannate in solido a restituire caparra e provvigioni e a risarcire i danni.

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Premio per silicosi: onere della prova e restituzione

Una società ha citato in giudizio un ente previdenziale per ottenere il rimborso di un premio per silicosi versato per anni, sostenendo l’insussistenza del rischio. La Corte d’Appello ha stabilito che l’onere della prova del rischio effettivo grava sull’ente previdenziale. Poiché l’ente non è riuscito a dimostrare la persistenza del rischio dopo la formale richiesta di variazione del 2003 da parte dell’azienda, la Corte ha ordinato la restituzione dei premi versati dal 2007 al 2018. La sentenza sottolinea l’importanza della denuncia di variazione e le conseguenze della mancata prova da parte dell’ente.

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Azione revocatoria spese legali: quando sorge il credito

Un’analisi della sentenza della Corte d’Appello di Trieste sull’inammissibilità dell’azione revocatoria per spese legali prima della sentenza di condanna. Il caso chiarisce che il credito per le spese di lite sorge solo con la pronuncia del giudice, rendendo inefficace un’azione revocatoria su atti di disposizione anteriori a tale momento.

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Patrocinio vittime terrorismo: quando è inammissibile

La Corte d’Appello ha dichiarato inammissibile l’opposizione presentata contro il diniego del patrocinio per vittime di terrorismo. La decisione si fonda sulla distinzione tra il rigetto del beneficio all’interno della motivazione di una sentenza, impugnabile solo con i mezzi ordinari come il ricorso per cassazione, e il rigetto tramite un decreto di liquidazione, unico caso in cui è ammessa la procedura speciale di opposizione. Il ricorso è stato respinto per un errore procedurale, non essendo stato utilizzato il corretto strumento di impugnazione.

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Fideiussione omnibus nulla: l'onere della prova

Un fideiussore ha impugnato una sentenza sostenendo la nullità della propria garanzia, in quanto ricalcava uno schema ABI dichiarato anticoncorrenziale dalla Banca d’Italia nel 2005. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, stabilendo che per una fideiussione stipulata nel 2011, la sola esistenza del provvedimento del 2005 non è sufficiente a provare la nullità. Incombe sul garante l’onere di dimostrare la persistenza di un’intesa illecita al momento della firma. La Corte ha quindi confermato la piena validità della fideiussione omnibus e la condanna al pagamento.

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Donazione indiretta: quando il prestito è un regalo

Un padre ha citato in giudizio la figlia e l’ex genero per la restituzione di ingenti somme di denaro, sostenendo si trattasse di prestiti. L’ex genero si è difeso affermando che i versamenti costituissero una donazione indiretta, spinta da spirito di liberalità. La Corte d’Appello di Trieste ha confermato la decisione di primo grado, rigettando la richiesta del padre nei confronti dell’ex genero. La sentenza ha stabilito che, in assenza di prove concrete di un contratto di mutuo, le somme versate per sostenere la famiglia della figlia vanno considerate donazioni, soprattutto alla luce del lungo tempo trascorso senza richieste di restituzione e della coincidenza della richiesta con la separazione della coppia.

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Riduzione contributi pensionati: sì al sistema contributivo

Una recente sentenza della Corte d’Appello ha stabilito che la riduzione dei contributi al 50% per i lavoratori autonomi pensionati con più di 65 anni si applica anche a coloro la cui pensione è calcolata con il sistema contributivo puro. La Corte ha respinto la tesi dell’ente previdenziale, che voleva limitare il beneficio ai soli pensionati del sistema retributivo, chiarendo che la norma ha lo scopo di individuare una platea di beneficiari (pensionati autonomi over 65) e di regolare separatamente le conseguenze per i diversi sistemi di calcolo, senza escludere nessuno.

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Accordo transattivo: la sua efficacia estintiva

Una società immobiliare ha citato in giudizio un partner commerciale per la restituzione di acconti versati per operazioni non andate a buon fine. La Corte d’Appello ha respinto la richiesta, stabilendo che un precedente accordo transattivo tra le parti aveva già risolto la questione. La sentenza chiarisce che una rinuncia generica alle pretese contenuta in un accordo transattivo è sufficiente a coprire tutte le questioni sollevate in quel procedimento, impedendo che vengano riproposte in una nuova causa.

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Contributo di solidarietà: illegittimo per i fondi

La Corte d’Appello ha confermato l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto da un ente previdenziale privatizzato sulla pensione di un suo iscritto. Ribadendo un principio consolidato della Corte di Cassazione, i giudici hanno stabilito che tali enti non hanno il potere di introdurre prelievi forzosi su trattamenti pensionistici già liquidati. La decisione ha comportato la condanna dell’ente alla restituzione delle somme trattenute, con interessi decorrenti da ogni singolo prelievo, e ha confermato la prescrizione ordinaria decennale per il diritto al rimborso.

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Inadempimento contrattuale fornitore: guida pratica

Un fornitore non ha consegnato la documentazione essenziale per un’attrezzatura ludica e non ha corretto i vizi presenti. L’acquirente ha quindi sospeso i pagamenti. La Corte d’Appello ha confermato l’inadempimento contrattuale del fornitore, ricalcolando il danno a favore del cliente. Ha però negato il risarcimento per la maggiore IVA versata, ritenendola un costo neutro per l’impresa. La sospensione dei pagamenti da parte del cliente è stata giudicata legittima.

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Diritto di abitazione e divisione: la guida completa

In una causa di divisione ereditaria tra due fratelli e la loro matrigna, la Corte d’Appello ha stabilito principi cruciali. Il valore dell’immobile da dividere deve includere non solo il diritto di superficie ma anche il connesso diritto di riscatto per la piena proprietà. Viene confermato che il valore del diritto di abitazione del coniuge superstite va detratto dall’asse ereditario prima della divisione. Infine, l’immobile è stato assegnato alla vedova, derogando al criterio della quota maggioritaria per tutelare la sua esigenza abitativa.

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Licenziamento Medico: La Rilevanza della Documentazione

Il caso riguarda il licenziamento di un Medico Dirigente Responsabile del servizio di anestesia. La Struttura Sanitaria aveva contestato la compilazione incompleta della cartella clinica, omettendo dettagli su plurimi tentativi e difficoltà riscontrate durante una procedura anestesiologica. Il tribunale di primo grado aveva annullato il licenziamento, ritenendo la condotta insufficiente per giusta causa. La Corte d’Appello, invece, ha riformato parzialmente la sentenza, accertando l’illegittimità del licenziamento, ma lo ha qualificato come risoluzione del rapporto con indennità. La decisione si basa sulla particolare gravità della negligenza del Medico data la sua posizione apicale e la violazione degli obblighi di diligenza e completezza della documentazione. La parola chiave è licenziamento medico.

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Risarcimento danni in appalto: la prova dei costi

Una sentenza della Corte d’Appello analizza il tema del risarcimento danni in appalto. Il caso riguarda una controversia tra un’impresa edile e una committente per il pagamento di opere extracontratto e per i costi di sanatoria di alcuni vizi. La Corte ha stabilito che, per ottenere il risarcimento, non è sufficiente la stima di un perito (CTU), ma è necessaria la prova concreta della spesa effettivamente sostenuta. Di conseguenza, ha ridotto l’importo detratto dal credito dell’impresa, accogliendo parzialmente l’appello e modificando la ripartizione delle spese legali.

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Estinzione servitù coattiva: quando si può cancellare

La Corte d’Appello conferma che l’estinzione di una servitù coattiva di passaggio è legittima quando il fondo dominante cessa di essere intercluso, grazie a un nuovo e praticabile accesso alla via pubblica. La sentenza chiarisce che la natura coattiva della servitù prevale se la sua funzione originaria era risolvere un’interclusione, anche se costituita con contratto. Inoltre, una domanda di usucapione non ribadita nelle conclusioni del primo grado si considera rinunciata e non può essere esaminata in appello.

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