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Giurisprudenza Civile

Equa riparazione: errore nel contraddittorio, che fare?
La Corte di Cassazione ha annullato una decisione di merito su un caso di equa riparazione per eccessiva durata di un processo. Il motivo è un vizio procedurale: non era stato citato in giudizio il corretto Ministero per la fase di ottemperanza del giudizio precedente. La sentenza sottolinea l'importanza di individuare correttamente la legittimazione passiva a seconda della fase processuale per la quale si chiede il risarcimento.
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Obbligo di segnalazione: quando scatta per il commercialista
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'obbligo di segnalazione per un commercialista sussiste anche quando solo una parte delle operazioni del cliente appare sospetta. Il caso riguardava un professionista che non aveva segnalato ingenti e sistematici prelievi in contanti (oltre 12 milioni di euro) da parte di una società sua cliente, operante nel settore dei rottami ferrosi. La Corte ha chiarito che la successiva vendita della merce con metodi tracciabili non elimina il sospetto generato dall'uso anomalo di contante per gli acquisti, configurando un forte 'indice di anomalia' che impone la segnalazione antiriciclaggio.
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Successione processuale dei soci: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2127/2024, ha affermato un principio fondamentale in tema di successione processuale dei soci. Nel caso esaminato, una società, dopo aver intentato una causa per vizi in un appalto, veniva cancellata dal registro delle imprese. I soci decidevano di proseguire personalmente il giudizio. La Corte d'Appello negava la loro legittimazione, ma la Cassazione ha ribaltato la decisione. È stato stabilito che la cancellazione della società determina un fenomeno successorio, per cui i diritti e le obbligazioni, inclusa la posizione processuale, si trasferiscono ai soci, i quali possono quindi continuare la causa pendente.
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Progressione verticale: stop senza autorizzazione
La Corte di Cassazione ha negato il diritto alla progressione verticale a due dipendenti pubblici. Nonostante fossero risultati idonei in una selezione per 920 posti, l'Amministrazione aveva ricevuto autorizzazione solo per 460. La Corte ha stabilito che la mancanza dell'autorizzazione per i posti successivi e l'entrata in vigore di una nuova normativa (d.lgs. 150/2009) hanno impedito il sorgere di un diritto soggettivo all'inquadramento superiore, trattandosi di una mera aspettativa.
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Scorrimento graduatoria: no al diritto senza autorizzazione
La Corte di Cassazione ha negato il diritto allo scorrimento graduatoria e all'assunzione di alcuni dipendenti pubblici. La mancanza dell'autorizzazione governativa per i posti aggiuntivi e l'entrata in vigore di una nuova legge hanno impedito la maturazione di un diritto quesito, rendendo legittimo il diniego dell'amministrazione.
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Progressioni verticali: stop senza autorizzazione
La Corte di Cassazione ha negato il diritto all'inquadramento superiore a un gruppo di dipendenti pubblici in un caso di progressioni verticali. L'amministrazione aveva bandito 920 posti, ma l'autorizzazione era stata concessa solo per 460. La Corte ha stabilito che, in assenza di un'autorizzazione completa e a causa di una nuova legge (ius superveniens) che ha modificato le regole, i candidati idonei oltre il 460° posto non avevano maturato un diritto quesito all'assunzione, respingendo così il loro ricorso.
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Termine lungo impugnazione: Cassazione e decreto
La Cassazione chiarisce l'applicazione del termine lungo impugnazione per l'opposizione a un decreto di liquidazione compensi. Anche in assenza di comunicazione formale, l'opposizione va proposta entro sei mesi dalla pubblicazione del provvedimento, pena l'inammissibilità per tardività. L'ordinanza sottolinea come il termine lungo garantisca la stabilità delle decisioni giudiziarie.
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Onere della prova appalto: la fattura non basta
In una controversia su un contratto di appalto, la Corte di Cassazione ha stabilito che l'onere della prova appalto spetta all'impresa costruttrice. Quest'ultima deve dimostrare il valore dei lavori, specialmente quelli extra, e la sola fattura non è considerata prova sufficiente. Se il committente paga una somma superiore al prezzo iniziale, si presume che tale importo copra anche i lavori aggiuntivi, a meno che l'impresa non dimostri il contrario con documentazione adeguata.
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Contributo ambientale imballaggi: la guida completa
La Corte di Cassazione chiarisce i confini di applicazione del contributo ambientale imballaggi. Con l'ordinanza n. 2145/2024, ha stabilito che i contenitori industriali durevoli, utilizzati all'interno di un ciclo produttivo per beni non ancora qualificabili come 'merce' destinata al mercato, non sono considerati 'imballaggi' e sono quindi esenti dal contributo. La Corte distingue tali beni dagli 'imballaggi riutilizzabili', caratterizzati da un numero minimo di rotazioni e un ciclo di vita più breve.
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Patto di manleva: limiti e varianti nell’appalto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2148/2024, ha definito i limiti di un patto di manleva in un contratto di appalto. Una società acquirente, che aveva commissionato lavori aggiuntivi, ha chiesto il rimborso dei costi alla società venditrice in virtù di una clausola di manleva. La Corte ha stabilito che la manleva copre solo le varianti rientranti nell'alea fisiologica del contratto originario e non le opere completamente nuove ed extracontrattuali, ordinate direttamente dall'acquirente. Di conseguenza, ha respinto il ricorso, confermando che i costi per tali opere aggiuntive restano a carico di chi le ha commissionate.
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Scorrimento graduatoria: no al diritto all’assunzione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2140/2024, ha rigettato il ricorso di alcuni dipendenti pubblici che chiedevano l'assunzione tramite lo scorrimento graduatoria. I giudici hanno stabilito che l'inserimento come 'idoneo' in una graduatoria non conferisce un diritto soggettivo all'assunzione, specialmente se manca l'autorizzazione preventiva per la copertura di tutti i posti e se interviene una nuova legge (ius superveniens) che modifica le regole di progressione di carriera prima dell'approvazione della graduatoria stessa.
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Progressione verticale: quando sorge il diritto?
Un dipendente pubblico, risultato idoneo in una procedura di progressione verticale, si è visto negare la promozione a causa di una nuova legge (ius superveniens) entrata in vigore prima del consolidamento del suo diritto. La Cassazione ha confermato che il diritto all'assunzione sorge solo con l'approvazione della graduatoria e la collocazione in posizione utile per un posto autorizzato, non con la mera idoneità.
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Associazione in partecipazione: onere della prova
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di associazione in partecipazione per la gestione di un'attività di ristorazione. La Corte ha cassato la sentenza di merito per vizio di motivazione, evidenziando che il giudice non può ignorare un credito vantato dagli associati senza una spiegazione logica e non può fondare l'esistenza di un ammanco di cassa sul principio di non contestazione quando è stata disposta una consulenza tecnica d'ufficio e sono state sollevate specifiche critiche alle sue conclusioni.
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Espulsione associato: limiti del controllo del giudice
Un membro di una associazione nazionale di ex appartenenti alle forze dell'ordine è stato espulso per comportamenti ritenuti lesivi dell'immagine dell'associazione e per la mancata restituzione di beni sociali. Il socio ha contestato l'espulsione associato, ritenendo i motivi non sufficientemente gravi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che il controllo del giudice sui 'gravi motivi' di espulsione, pur previsto, è limitato alla verifica della loro esistenza e non può estendersi a una valutazione di merito sull'opportunità della decisione. La Corte ha confermato che una condotta contraria ai principi dell'istituzione di riferimento, come delineati nello statuto associativo, costituisce una valida causa di espulsione.
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Bonifico domiciliato: quando la banca non è responsabile
Una società ordinava un bonifico domiciliato per pagare un creditore. L'istituto di pagamento erogava la somma a un truffatore che presentava un documento falso ma possedeva il codice fiscale e la password corretti. La Corte di Cassazione ha escluso la responsabilità dell'istituto, ritenendo che avesse agito con la dovuta diligenza professionale verificando gli elementi a sua disposizione, e ha chiarito che il bonifico domiciliato non è assimilabile a un assegno.
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Bonifico domiciliato: responsabilità per pagamento errato
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2112/2024, ha chiarito il regime di responsabilità dell'istituto di pagamento in caso di un bonifico domiciliato incassato da un truffatore. La Corte ha escluso l'applicazione analogica delle norme sull'assegno non trasferibile, inquadrando l'operazione come un mandato. La responsabilità dell'intermediario non è oggettiva, ma va valutata secondo il criterio della diligenza professionale (art. 1176 c.c.). Se l'istituto dimostra di aver verificato con diligenza il documento d'identità, il codice fiscale e la password forniti dal presentatore, non è tenuto al risarcimento, anche se il documento si rivela falso e il pagamento è stato effettuato alla persona sbagliata.
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Responsabilità avvocato: quando l’appello è inutile
Un lavoratore cita il suo legale per responsabilità professionale avvocato, accusandolo di aver omesso di presentare ricorso in Cassazione. La Corte Suprema conferma le decisioni di merito, rigettando la richiesta di risarcimento. La motivazione si basa sulla valutazione pronostica: il ricorso omesso non avrebbe avuto alcuna possibilità di successo, pertanto non vi è stato alcun danno risarcibile per il cliente.
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Responsabilità inquinamento: la Cassazione decide
Una grande azienda automobilistica è stata ritenuta definitivamente responsabile per i costi di bonifica di un terreno inquinato. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna, basandosi su una precedente sentenza passata in giudicato. Tale giudicato aveva stabilito la responsabilità inquinamento autonoma dell'azienda, non solo per aver depositato propri materiali ma anche per aver omesso di vigilare, non impedendo a terzi di scaricare rifiuti. Di conseguenza, è stata respinta la sua richiesta di rivalersi su altri soggetti, come i comuni e i precedenti proprietari, anch'essi presunti inquinatori.
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Responsabilità avvocato: omessa comunicazione e danno
La Corte di Cassazione conferma la condanna per responsabilità professionale avvocato a carico dell'erede di un legale. L'omessa comunicazione al cliente di una sentenza sfavorevole, impedendogli di appellare, ha causato un danno risarcibile per perdita di una concreta e significativa probabilità di successo nel successivo grado di giudizio.
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Lavoro extra dipendenti pubblici: Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni infermieri, dipendenti pubblici, sanzionati per aver svolto attività di volontariato extraziendale non autorizzata. L'attività era remunerata con un importo forfettario giornaliero. La Corte ha confermato la decisione di merito che qualificava tale importo come compenso, e non come rimborso spese, legittimando così le sanzioni disciplinari per la violazione del divieto di lavoro extra dipendenti pubblici. La decisione sottolinea che la semplice colpa, e non necessariamente il dolo, è sufficiente a giustificare la sanzione.
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