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Giurisprudenza Civile

Vizi della fornitura: onere della prova e revoca

Una società si oppone a un decreto ingiuntivo per una fornitura, lamentando vizi della merce e un aumento di prezzo non pattuito. Il Tribunale revoca il decreto ma condanna comunque la società opponente al pagamento di una somma ridotta, ritenendo provati i vizi solo per una parte della fornitura. A causa della soccombenza sostanziale, l’opponente viene anche condannato a pagare le spese legali della controparte. La decisione sottolinea l’importanza cruciale dell’onere della prova e della tempestività nella contestazione dei vizi della fornitura.

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Clausola risolutiva espressa: guida alla cessione

Una società debitrice non rispetta i termini di pagamento di una transazione. Il creditore, una società di cartolarizzazione che aveva acquisito il credito, invoca la clausola risolutiva espressa presente nell’accordo originario. Il Tribunale di Torino conferma la risoluzione di diritto del contratto, stabilendo che il diritto di avvalersi della clausola si trasferisce al nuovo creditore insieme al credito stesso, in quanto accessorio. La domanda del debitore viene respinta.

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Clausola risolutiva espressa: contratto risolto

Un’impresa committente risolve un contratto di subappalto invocando la clausola risolutiva espressa per la mancata presentazione, da parte del subappaltatore, di una polizza assicurativa conforme. Il Tribunale di Torino conferma la legittimità della risoluzione, sottolineando che la presenza di tale clausola rende irrilevante la valutazione della gravità dell’inadempimento. Di conseguenza, il subappaltatore viene condannato alla restituzione degli acconti ricevuti in eccedenza rispetto al valore dei lavori eseguiti.

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Responsabilità appaltatore: analisi di una sentenza

Una sentenza del Tribunale di Torino affronta il tema della responsabilità appaltatore in un caso di ristrutturazione con vizi. Un committente ha citato in giudizio l’impresa per difetti alla pavimentazione e all’impianto di condizionamento. Il Tribunale ha affermato la piena responsabilità dell’impresa, chiarendo che anche il semplice riconoscimento del vizio, senza ammissione di colpa, interrompe i termini di prescrizione e decadenza. La sentenza ha inoltre rigettato la difesa dell’impresa, che si qualificava come mero esecutore (“nudus minister”), condannandola al risarcimento del danno quantificato dal perito del tribunale.

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Responsabilità custode strada: Ente condannato

Un autista perdeva il controllo del proprio mezzo a causa di aquaplaning su una strada provinciale maltenuta durante un forte temporale. Il Tribunale ha riconosciuto la responsabilità del custode della strada (l’ente pubblico) nella misura dell’80%, a causa dell’asfalto vecchio e non drenante, fonte di un’oggettiva pericolosità. Tuttavia, ha attribuito un concorso di colpa del 20% all’autista per non aver adeguato la velocità alle pessime condizioni meteorologiche, pur viaggiando entro i limiti. Di conseguenza, l’ente è stato condannato a risarcire i danni, venendo poi manlevato dalla propria compagnia assicurativa nei limiti della polizza.

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Canone unico patrimoniale: stop ai canoni elevati

Una società di telecomunicazioni ha contestato avvisi di accertamento di un Comune per canoni di occupazione di suolo pubblico. Il Tribunale ha accolto l’opposizione, annullando gli atti. La decisione si fonda sull’applicazione del canone unico patrimoniale, che fissa un tetto massimo di 800 euro annui per ogni impianto. La sentenza chiarisce che tale limite legale si sostituisce automaticamente alle clausole contrattuali più onerose, anche per i contratti stipulati prima della sua entrata in vigore, a partire dalla sua efficacia.

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Cessione del credito: chi risponde del contratto?

Un cliente ha citato in giudizio una società finanziaria, cessionaria di un credito derivante da un contratto di finanziamento, per usura. Il Tribunale di Torino ha respinto la domanda, chiarendo che in caso di cessione del credito, il cessionario acquista solo il diritto a ricevere il pagamento e non risponde delle questioni relative alla validità del contratto originario. L’azione va proposta contro il cedente, ovvero la finanziaria che ha stipulato il contratto.

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Caduta scale condominiali: no risarcimento se si inciampa

Una recente sentenza del Tribunale di Torino ha negato il risarcimento agli eredi di una donna deceduta a seguito di una caduta sulle scale condominiali. Nonostante la denunciata assenza del corrimano, il giudice ha respinto la domanda perché le prove testimoniali hanno dimostrato che la vera causa dell’incidente è stata un inciampo della vittima nel proprio carrello della spesa. La decisione sottolinea che, per ottenere un risarcimento, la pericolosità della cosa (le scale) deve essere la causa diretta del danno, e non la semplice occasione in cui esso si è verificato. In questo caso, la caduta scale condominiali non era legata alla struttura, interrompendo così il nesso di causalità richiesto dall’art. 2051 c.c.

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Responsabilità esclusiva sinistro: manovra vietata

Il Tribunale di Torino ha attribuito la responsabilità esclusiva di un sinistro stradale all’automobilista che ha compiuto una manovra di inversione a U vietata e imprevedibile. La Corte ha stabilito che tale condotta colposa ha una valenza causativa talmente assorbente da superare la presunzione di concorso di colpa dell’altro conducente, la cui presunta velocità eccessiva è stata ritenuta irrilevante di fronte all’imprevedibilità della manovra altrui.

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Cancellazione Ipoteca per Prescrizione dei Crediti

Una proprietaria di un immobile ha citato in giudizio un agente di riscossione per ottenere la cancellazione di un’ipoteca, sostenendo la prescrizione del credito sottostante. L’agente ha eccepito l’interruzione della prescrizione tramite un’intimazione di pagamento. Il Tribunale ha dato ragione alla proprietaria, rilevando un vizio nella notifica dell’atto interruttivo. Di conseguenza, ha dichiarato estinto il credito per prescrizione e ha ordinato la cancellazione ipoteca.

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Azione revocatoria: pagamenti pre-fallimento revocati

Il Tribunale di Torino ha accolto un’azione revocatoria promossa da una società in amministrazione straordinaria. Ha dichiarato inefficaci due pagamenti per oltre 183.000 euro, effettuati a favore di un fornitore nei sei mesi antecedenti la dichiarazione di insolvenza. La decisione si basa sulla presunzione di conoscenza dello stato di crisi del debitore da parte del creditore, desunta dalla necessità di quest’ultimo di intraprendere ripetute azioni legali per ottenere il pagamento dei propri crediti.

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Responsabilità Condominio per danni da infiltrazioni

Il Condominio è responsabile per i danni causati agli appartamenti da infiltrazioni provenienti da parti comuni dell’edificio, a meno che non provi il caso fortuito. Il Condominio ha l’obbligo di intervenire per rimuovere le cause delle infiltrazioni anche se non si sono ancora verificati danni.

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Rimborso spese condominio: quando è dovuto?

Una recente sentenza del Tribunale di Torino chiarisce i criteri per il rimborso spese in un condominio minimo. Il caso riguarda la richiesta di rimborso avanzata dagli eredi di un comproprietario verso un altro per lavori urgenti di messa in sicurezza dell’edificio. Il Tribunale ha stabilito che si applica la normativa del condominio (art. 1134 c.c.) e non della comunione, data la presenza di più unità immobiliari distinte. Il diritto al rimborso è stato riconosciuto poiché le spese erano urgenti, come provato da un’ordinanza comunale. L’importo è stato calcolato sulla base delle quote di proprietà e ridotto per la mancata fruizione di agevolazioni fiscali.

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Retrocessione ramo d'azienda: quando è evasione

Il Tribunale di Torino ha stabilito che una simulata cessazione di attività, che nasconde una retrocessione ramo d’azienda alla società controllante, integra evasione contributiva. L’azienda aveva ottenuto la CIGS per cessazione, ma il giudice ha accertato la continuità aziendale, negando il beneficio e confermando l’avviso di addebito dell’ente previdenziale.

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Divisione endo-esecutiva: chi paga le spese legali?

Una sentenza del Tribunale di Torino chiarisce la ripartizione delle spese legali in una divisione endo-esecutiva, ovvero quando un creditore avvia la divisione di un immobile per pignorare la quota del suo debitore. La decisione stabilisce che il debitore esecutato deve sostenere integralmente i costi del creditore procedente, in base al principio di soccombenza. I comproprietari non debitori, pur non essendo responsabili del debito, sono tenuti a rimborsare una quota delle spese in solido con il debitore, poiché beneficiano dello scioglimento della comunione.

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Infortunio sportivo: quando l'associazione non risponde

Una praticante di arti marziali subisce un infortunio sportivo a causa della caduta di un’altra allieva. Il Tribunale esclude la responsabilità dell’associazione, qualificando l’evento come caso fortuito e rischio connaturato alla disciplina, nonostante la presenza degli istruttori. La domanda di risarcimento è stata respinta.

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Mancata iscrizione Albo 106 TUB: è valido il recupero?

Due garanti si sono opposti a un decreto ingiuntivo da 850.000 euro, sostenendo la carenza di legittimazione del servicer per la sua mancata iscrizione all’albo ex art. 106 TUB. Il Tribunale di Torino ha respinto l’opposizione, stabilendo che la mancata iscrizione albo 106 TUB costituisce una violazione di norme amministrative che non incide sulla validità civilistica dell’azione di recupero crediti. La sentenza ha inoltre confermato la validità della prova della cessione del credito e della garanzia prestata.

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Nullità mutuo ripianamento: quando è valido?

Un’azienda ha citato in giudizio una banca per addebiti illegittimi su un conto corrente, chiedendo anche la nullità di un mutuo successivo stipulato per ripianare l’esposizione. Il Tribunale di Torino ha accolto la domanda sul conto corrente, ricalcolando il saldo a favore del cliente a causa di anatocismo e commissioni non dovute. Tuttavia, ha respinto la richiesta di nullità del mutuo di ripianamento, chiarendo che la mera finalità di ristrutturazione del debito, se non integrata nella causa contrattuale con un interesse specifico anche per la banca, non è sufficiente a invalidare il contratto.

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Pagamento diretto subappaltatore: non è revocabile

Una società in amministrazione straordinaria ha citato in giudizio un proprio subappaltatore per revocare pagamenti per circa 234.000 euro ricevuti direttamente dalla stazione appaltante. Il Tribunale di Torino ha rigettato la domanda, stabilendo che il pagamento diretto al subappaltatore negli appalti pubblici è una modalità normale e prevista dalla legge, non un mezzo anormale di pagamento soggetto a revocatoria fallimentare. Inoltre, non è stata fornita la prova della conoscenza dello stato di insolvenza da parte del subappaltatore.

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Estinzione anticipata: rimborso costi up-front

Il Tribunale di Torino ha confermato il diritto del consumatore al rimborso proporzionale di tutti i costi, inclusi quelli ‘up-front’, in caso di estinzione anticipata del finanziamento. La decisione, in linea con la sentenza Lexitor della CGUE e la pronuncia della Corte Costituzionale, stabilisce che tale principio si applica anche ai contratti stipulati prima del 2021, rigettando l’appello della società finanziaria e confermando l’uso del criterio di calcolo pro-rata temporis.

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