LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Giurisprudenza Civile

Notifica PEC non istituzionale: quando è valida

Un contribuente ha contestato un pignoramento, sostenendo la nullità della notifica in quanto proveniente da un indirizzo PEC non ufficiale dell’Agente della Riscossione. Il Tribunale di Trento ha rigettato l’opposizione, stabilendo che la notifica PEC non istituzionale è comunque valida se consente al destinatario di comprendere l’atto e di esercitare il proprio diritto di difesa, raggiungendo così il suo scopo legale. La sentenza ha inoltre confermato la competenza del giudice ordinario per le questioni formali degli atti esecutivi.

Continua »
Decadenza NASpI: no se si è amministratori

Una lavoratrice in NASpI si è vista richiedere la restituzione dei sussidi a causa del suo ruolo di amministratore in un’azienda pubblica, non comunicato all’ente previdenziale. Il Tribunale di Trento ha stabilito che la carica di amministratore non costituisce attività di lavoro autonomo ai fini della normativa NASpI, annullando la richiesta di rimborso e la Decadenza NASpI. La decisione si basa sul principio di immedesimazione organica tra amministratore ed ente, escludendo l’obbligo di comunicazione.

Continua »
Contributi previdenziali: quando sono dovuti?

Una società ha impugnato un verbale di accertamento relativo a contributi previdenziali non versati su alcune somme erogate ai dipendenti. Il Tribunale ha stabilito che il “contributo di trasporto” forfettario, non essendo un mero rimborso spese, ha natura retributiva e deve essere soggetto a contribuzione. La Corte ha inoltre differenziato le sanzioni per evasione e omissione, applicando la prima al mancato versamento sul contributo di trasporto e la seconda al recupero di sgravi contributivi indebitamente fruiti. È stata anche dichiarata la prescrizione parziale dei crediti più datati.

Continua »
Prescrizione contributi: l'opposizione tardiva è nulla

Un’impresa si è opposta a un’intimazione di pagamento per contributi previdenziali, lamentando la mancata notifica delle cartelle originarie e l’avvenuta prescrizione contributi. Il Tribunale di Trento ha respinto il ricorso, stabilendo che le notifiche erano regolari e, soprattutto, che l’eccezione di prescrizione doveva essere sollevata entro 40 giorni dalla notifica delle cartelle. Non avendolo fatto, il ricorrente è decaduto dal diritto di farla valere. La Corte ha inoltre rilevato plurimi atti interruttivi della prescrizione successivi alle notifiche.

Continua »
Usucapione speciale: il decreto non è sentenza

Una sentenza chiarisce la natura del decreto di riconoscimento della proprietà per usucapione speciale. Il Tribunale ha stabilito che tale decreto crea solo una presunzione di proprietà, superabile in un giudizio ordinario. La curatela fallimentare dell’ex proprietario ha agito per rivendicare un fondo rustico, ma la domanda è stata respinta. È stato chiarito che atti come l’iscrizione di un’ipoteca non sono idonei a interrompere il possesso continuato, necessario per l’usucapione speciale.

Continua »
Obbligo contributivo liquidatore: quando non è dovuto

Un liquidatore ha impugnato un avviso di addebito per contributi previdenziali. Il Tribunale ha stabilito che l’obbligo contributivo del liquidatore non sorge se l’attività si limita alla vendita di beni strumentali e al recupero crediti sporadico, poiché manca il requisito dell’abitualità e prevalenza tipico dell’attività commerciale. Di conseguenza, l’avviso di addebito è stato annullato.

Continua »
Mansioni superiori: quando la qualifica non spetta

Un lavoratore ha richiesto il riconoscimento di mansioni superiori e il relativo adeguamento retributivo, sostenendo di svolgere compiti di un livello più alto. La Corte d’Appello ha respinto la richiesta, confermando la decisione di primo grado. La sentenza chiarisce che, per ottenere la qualifica superiore, non è sufficiente l’esperienza o lo svolgimento di attività complesse. È indispensabile dimostrare di possedere autonomia decisionale, responsabilità diretta e potere di gestione, elementi che nel caso specifico mancavano, poiché ogni atto del lavoratore necessitava dell’approvazione finale di un superiore.

Continua »
Licenziamento malattia: attività extra lavorativa

La Corte d’Appello di Trieste ha confermato la legittimità di un licenziamento per giusta causa inflitto a una lavoratrice in malattia. La dipendente, assente per lombosciatalgia, è stata sorpresa da un investigatore privato a compiere attività (come fare la spesa e sollevare pesi) ritenute incompatibili con il suo stato di salute e potenzialmente idonee a ritardarne la guarigione. La Corte ha qualificato tale condotta come una violazione degli obblighi di correttezza e buona fede, a prescindere dalla violazione delle fasce di reperibilità. La decisione sottolinea come il lavoratore in malattia debba astenersi da qualsiasi comportamento che possa pregiudicare un rapido recupero, giustificando altrimenti la sanzione espulsiva.

Continua »
Assegno sociale e residenza: quando si perde il diritto

Una cittadina perde il suo assegno sociale a causa di prolungati soggiorni all’estero. La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, ha stabilito che il requisito della residenza effettiva e continuativa in Italia era venuto meno. Di conseguenza, ha confermato il diritto dell’ente previdenziale a richiedere la restituzione delle somme indebitamente percepite, quantificando il debito e chiarendo i presupposti per la perdita del beneficio.

Continua »
Rapporto di lavoro subordinato: prova e requisiti

Un collaboratore, la cui attività era intrecciata con una relazione personale con l’amministratrice, ha perso l’appello per il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La Corte ha stabilito che, nonostante l’ampio coinvolgimento, mancava la prova fondamentale dell’assoggettamento al potere direttivo e di controllo del datore di lavoro, elemento indispensabile per qualificare il rapporto come subordinato.

Continua »
Contratto franchising: oneri e validità del know-how

Un affiliato (franchisee) ha perso un appello con cui cercava di invalidare un contratto franchising. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, stabilendo che il know-how fornito dall’affiliante (franchisor) era adeguato e che gli obblighi informativi precontrattuali erano stati rispettati. La risoluzione del contratto per inadempimento del franchisee, che non pagava le royalties e utilizzava fornitori non autorizzati, è stata quindi ritenuta legittima.

Continua »
Estinzione processo: se le parti non si presentano

Un ente pubblico appellava una sentenza di primo grado che lo condannava a risarcire alcuni dipendenti per illegittimità nella graduatoria delle progressioni economiche. Durante il processo d’appello, le parti, dopo aver avviato trattative per un accordo, non si sono più presentate in udienza. La Corte d’Appello, constatata la duplice assenza ingiustificata, ha dichiarato l’estinzione del processo per inattività delle parti, senza decidere nel merito della controversia.

Continua »
Termine lungo appello: quando decorre nel rito lavoro

La Corte d’Appello di Trieste ha dichiarato inammissibile un appello in materia di previdenza perché depositato oltre il termine lungo semestrale. La sentenza chiarisce che, nel rito del lavoro, se il giudice legge la sentenza completa di motivazioni in udienza, il termine lungo appello di sei mesi decorre da quella data, non da una successiva comunicazione della cancelleria. La presenza o meno degli avvocati alla lettura è irrilevante se vi hanno rinunciato.

Continua »
Sede legale fittizia: la competenza non si sposta

La Corte d’Appello ha respinto il reclamo dell’amministratore di una società in liquidazione giudiziale. La Corte ha stabilito che l’eccezione di incompetenza territoriale, basata su una sede legale fittizia, era tardiva e infondata. La competenza è stata confermata nel luogo del ‘centro degli interessi principali’ effettivo dell’azienda, e non presso la sede formale. È stato inoltre confermato il grave stato di insolvenza della società.

Continua »
Decadenza pensione: i limiti al diritto agli arretrati

Un pensionato ha richiesto la riliquidazione della sua pensione, originariamente gestita da un fondo speciale. La questione centrale è stata l’applicazione della decadenza pensione triennale agli arretrati. La Corte di Cassazione ha stabilito che la decadenza si applica, ma solo per i ratei maturati oltre tre anni prima della domanda giudiziale. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, ha confermato il diritto del pensionato alla riliquidazione, limitando però la corresponsione degli arretrati secondo il principio della decadenza, e ha compensato le spese legali tra le parti.

Continua »
Rimesse solutorie: la prescrizione nel conto corrente

Una società ha contestato addebiti illegittimi sul proprio conto corrente. La Corte d’Appello, riformando parzialmente la decisione di primo grado, ha accolto l’eccezione di prescrizione della banca per alcune rimesse solutorie. La sentenza chiarisce che, per calcolare la prescrizione, è necessario prima depurare il saldo dagli addebiti illegittimi e poi individuare le rimesse che superano il fido, le quali sono soggette al termine decennale. Di conseguenza, il credito del cliente è stato ridotto, ma la responsabilità della banca per gli addebiti illeciti è stata confermata.

Continua »
Responsabilità amministratore per danni alla società

In tema di responsabilità dell’amministratore per i danni cagionati alla società amministrata, il principio della insindacabilità del merito delle scelte di gestione (cd. business judgement rule, non si applica in presenza di irragionevolezza, imprudenza o arbitrarietà palese dell’iniziativa economica.

Continua »
Compensazione spese legali: il caso del lavoro irregolare

Una Corte d’Appello ha stabilito la totale compensazione delle spese legali in un caso di lavoro irregolare, nonostante la conferma della violazione. La decisione si fonda sulle particolari circostanze umanitarie del rapporto di lavoro, che vedeva un dipendente con permesso di soggiorno scaduto continuare a lavorare per mere esigenze di sussistenza. La Corte ha ritenuto che, sebbene le violazioni fossero state accertate, la specificità della vicenda giustificasse una deroga al principio della soccombenza, portando alla riforma della sentenza di primo grado che aveva previsto solo una compensazione parziale.

Continua »
Sospensiva sentenza inammissibile: il caso pratico

Un utente ha chiesto la sospensiva della sentenza che confermava un debito per bollette del gas. La Corte d’Appello ha dichiarato la richiesta inammissibile, chiarendo che la sospensiva di una sentenza di rigetto di opposizione a decreto ingiuntivo non è possibile per il debito principale, ma solo per le spese legali.

Continua »
Affidamento condiviso: la stabilità del minore prevale

In un caso di affidamento condiviso di un figlio minore, una madre ha impugnato la sentenza di primo grado chiedendo una riduzione dei tempi di permanenza con il padre e un aumento dell’assegno di mantenimento. La Corte d’Appello di Trieste, in sede di valutazione dell’istanza di sospensiva urgente, ha respinto la richiesta di modifica del calendario ordinario, ritenendo le variazioni minime e le motivazioni non sufficientemente provate. Ha invece ratificato l’accordo raggiunto tra le parti per la gestione delle vacanze estive, rinviando le altre questioni alla trattazione di merito.

Continua »