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Giurisprudenza Civile

Interposizione di manodopera: quando è un illecito?

Una lavoratrice, formalmente dipendente di società appaltatrici, ha ottenuto dal Tribunale il riconoscimento di un rapporto di lavoro diretto con l’azienda utilizzatrice. La sentenza ha dichiarato l’illegittimità dell’interposizione di manodopera per la mancanza di validi contratti di appalto, instaurando il rapporto sin dall’origine. Tuttavia, la richiesta di un inquadramento superiore è stata respinta, poiché le prove documentali, come le email, hanno dimostrato che le mansioni svolte erano di tipo ausiliario e riconducibili a quelle di receptionist (II livello CCNL) e non di segreteria (III livello).

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Cessione del credito: prova e oneri del creditore

Un debitore si opponeva a un decreto ingiuntivo, contestando la legittimità del creditore subentrato tramite una cessione del credito. Il Tribunale ha rigettato l’opposizione, ritenendo che la società finanziaria avesse fornito prove adeguate della cessione, come il contratto e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La sentenza chiarisce anche che la prescrizione del finanziamento decorre dalla scadenza dell’ultima rata e che un TAEG errato non invalida il contratto.

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Azione revocatoria: inefficace la vendita al parente

Un promissario acquirente di un immobile, dopo aver visto la società venditrice cedere lo stesso bene alla figlia del legale rappresentante, agisce in giudizio. Nel frattempo, la società fallisce. Il Tribunale rigetta la domanda del primo acquirente, il cui diritto era già stato negato con sentenza passata in giudicato. Accoglie, invece, la domanda riconvenzionale del curatore fallimentare, esercitando l’azione revocatoria e dichiarando inefficace la vendita al parente in quanto lesiva dei diritti dei creditori.

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Compensazione spese processuali: quando è illegittima

Il Tribunale di Roma ha riformato una sentenza di primo grado che aveva disposto la compensazione spese processuali nonostante la totale vittoria di una parte. La Corte ha stabilito che la compensazione è un’eccezione che richiede motivazioni gravi ed eccezionali, assenti nel caso di specie, condannando la parte soccombente al pagamento di tutte le spese.

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Sfratto per morosità: quando il contratto è risolto

Una società di gestione di un fondo immobiliare ha ottenuto la risoluzione di un contratto di locazione per il mancato pagamento dei canoni da parte degli inquilini. Il Tribunale ha confermato che, nel caso di sfratto per morosità relativo a immobili ad uso abitativo, il ritardo nel pagamento costituisce automaticamente un inadempimento grave, legittimando la risoluzione. Gli inquilini sono stati condannati a saldare i canoni arretrati fino alla data di effettivo rilascio dell’immobile, oltre agli oneri accessori, al netto del deposito cauzionale.

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Responsabilità liquidatore: quando non risponde dei debiti

Un’analisi della sentenza del Tribunale di Roma che chiarisce i limiti della responsabilità del liquidatore di una società cancellata. Il Tribunale ha annullato le ingiunzioni di pagamento contro liquidatore e socio unico, stabilendo che la colpa del liquidatore deve essere provata dal creditore e non può essere presunta, specialmente in un contesto di liquidazione giudiziale con patrimonio negativo.

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Iscrizione gestione commercianti: quando non è dovuta

Il Tribunale di Roma ha annullato un avviso di addebito per contributi previdenziali, stabilendo che la semplice qualifica di socio accomandatario non basta a giustificare l’obbligatoria iscrizione gestione commercianti. È necessario dimostrare lo svolgimento effettivo, abituale e prevalente di un’attività lavorativa all’interno della società, cosa non avvenuta nel caso di due società la cui unica attività era la locazione di immobili di proprietà (mero godimento).

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Licenziamento per giusta causa: quando è illegittimo?

Una lavoratrice, oggetto di un licenziamento per giusta causa basato su diverse contestazioni disciplinari, si è rivolta al Tribunale. La corte ha respinto la sua richiesta di un inquadramento superiore a causa di un precedente verbale di conciliazione in cui aveva rinunciato a tale diritto. Tuttavia, il giudice ha dichiarato illegittimo il licenziamento, poiché il datore di lavoro non è riuscito a fornire prove concrete a sostegno delle accuse (fumare sul posto di lavoro, assenza ingiustificata). Di conseguenza, l’azienda è stata condannata al pagamento di un’indennità risarcitoria pari a quattro mensilità.

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Spese di lite: chi paga dopo una transazione?

Un caso di responsabilità medica si conclude con una transazione parziale tra l’attore e alcune strutture sanitarie. La causa prosegue contro l’unico convenuto non transigente al solo fine di regolare le spese di lite. Il Tribunale, applicando il principio della soccombenza virtuale, stabilisce che la domanda originaria contro tale convenuto sarebbe stata infondata. Di conseguenza, l’attore viene condannato a pagare le spese di lite alla parte con cui non ha raggiunto un accordo.

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Mancata notificazione: opposizione improcedibile

Una sentenza del Tribunale di Roma chiarisce le conseguenze della mancata notificazione del ricorso in opposizione a un decreto ingiuntivo. A causa di questo vizio procedurale e dell’assenza della parte opponente in udienza, il giudice ha dichiarato l’opposizione improcedibile, confermando la definitiva esecutività del decreto ingiuntivo originale.

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Danno non patrimoniale: risarcimento per odori molesti

Un proprietario di immobile ha citato in giudizio i vicini a causa di perdite da una condotta fognaria che provocavano miasmi e liquami. Il Tribunale ha respinto la richiesta di risarcimento per i danni materiali all’appartamento per mancanza di prova sul nesso di causalità. Tuttavia, ha accolto la domanda di risarcimento per danno non patrimoniale, quantificato in 5.000 euro, riconoscendo che le immissioni moleste e prolungate hanno leso il diritto del proprietario a godere del proprio immobile, un diritto costituzionalmente tutelato.

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Appalto, accettare o rifiutare l'adempimento parziale

Nel contratto di appalto, il committente può rifiutare l’adempimento parziale oppure accettarlo e, anche se la parziale esecuzione del contratto sia tale da giustificarne la risoluzione, può trattenere la parte di manufatto realizzata e provvedere direttamente al suo completamento, essendo, poi, legittimato a chiedere in via giudiziale che il prezzo sia proporzionalmente diminuito e, in caso di colpa dell’appaltatore, anche il risarcimento del danno.

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Rendita per malattia professionale: accolta al 21%

Un operatore ecologico ha citato in giudizio un ente previdenziale per ottenere il riconoscimento di una rendita per malattia professionale superiore a quella inizialmente liquidata (18%). L’ente non contestava l’origine professionale delle patologie ma solo la percentuale di invalidità. Il Tribunale, avvalendosi di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), ha accertato un’invalidità permanente del 21%. Di conseguenza, ha condannato l’ente al pagamento della rendita per malattia professionale, poiché la percentuale supera la soglia legale del 16% per tale prestazione.

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Licenziamento dirigente per giusta causa: la guida

Un dirigente è stato licenziato per aver dirottato un’importante opportunità commerciale verso una società concorrente di cui era socio, violando il dovere di fedeltà. Il Tribunale ha confermato la legittimità del licenziamento dirigente per giusta causa, respingendo la tesi del motivo ritorsivo. Il giudice ha rigettato quasi tutte le richieste economiche del lavoratore, inclusa quella per l’inquadramento superiore e il patto di non concorrenza, riconoscendogli solo una penale contrattualmente prevista per la mancata attuazione di un piano di incentivazione.

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Interesse ad agire: ricorso inammissibile, i dettagli

Una recente sentenza del Tribunale di Roma ha dichiarato inammissibile il ricorso della figlia di una vittima del dovere per il riconoscimento di benefici pensionistici. La decisione si fonda sulla mancata dimostrazione dell’ ‘interesse ad agire’, poiché la ricorrente non ha provato di essere occupata, condizione necessaria per usufruire concretamente dell’aumento contributivo richiesto.

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Iscrizione Gestione Commercianti: quando è illegittima

Un socio amministratore si è opposto a un avviso di addebito per contributi previdenziali, sostenendo di non partecipare attivamente all’attività d’impresa. Il Tribunale ha accolto il ricorso, annullando il debito. La decisione si fonda sul principio che l’iscrizione alla Gestione Commercianti richiede la prova, a carico dell’ente previdenziale, di una partecipazione personale, abituale e prevalente del socio. In questo caso, l’ente non ha fornito tale prova, mentre le testimonianze hanno confermato che l’attività era svolta esclusivamente da dipendenti.

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Rimborso spese coniuge: no se per la casa familiare

Un ex marito ha richiesto il rimborso delle spese sostenute per la ristrutturazione della casa familiare, di proprietà esclusiva della ex moglie. Il Tribunale ha respinto la domanda, stabilendo che tali esborsi rientrano nei doveri di contribuzione ai bisogni della famiglia e, in assenza di un accordo specifico, non sono rimborsabili dopo la separazione. La decisione si fonda sul principio di solidarietà che governa i rapporti matrimoniali.

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Rigetto ricorso su liquidazione compensi avvocato

Il Tribunale ha rigettato il ricorso avverso il decreto di liquidazione dei compensi dell’avvocato difensore di parte civile in un giudizio penale. Si è affermato il principio secondo cui l’importo che l’imputato è condannato a corrispondere allo Stato per il patrocinio a spese dello Stato in favore della parte civile deve coincidere con la somma liquidata al difensore, ma tale principio opera solo se la sentenza di condanna abbia disposto la rifusione delle spese processuali in favore dello Stato, il che nella specie non è avvenuto.

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Verbale polizia: valore di prova e multa per cintura

Un automobilista, multato per non aver indossato la cintura di sicurezza, ottiene l’annullamento del verbale dal Giudice di Pace. Il Tribunale, in appello, riforma la decisione, riaffermando un principio cruciale: il verbale della polizia ha valore di prova legale privilegiata. Può essere contestato solo con una querela di falso e non può essere annullato sulla base di un convincimento personale del giudice. La multa è stata quindi confermata, chiarendo che la cintura è obbligatoria in ogni fase della marcia.

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Comodato fondo rustico: la guida alla restituzione

Una proprietaria ha agito in giudizio contro un familiare per la restituzione di un terreno agricolo concesso in comodato d’uso gratuito. La parte convenuta ha sollevato diverse obiezioni procedurali, tra cui l’incompetenza del tribunale ordinario a favore della sezione specializzata agraria. Il Tribunale ha respinto tutte le eccezioni, affermando che il comodato fondo rustico non rientra tra i contratti agrari e ricade nella giurisdizione civile ordinaria. Di conseguenza, ha ordinato l’immediata restituzione del terreno, essendo il contratto scaduto.

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