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Giurisprudenza Civile

Prestito tra coniugi: i messaggi WhatsApp valgono?

Un marito si opponeva a un decreto ingiuntivo per la restituzione di 20.000 euro alla moglie, sostenendo che si trattasse di un contributo per i bisogni familiari. Il Tribunale di Roma ha respinto l’opposizione, confermando che si trattava di un prestito tra coniugi. La decisione si è basata principalmente su messaggi WhatsApp in cui l’uomo ammetteva la natura del prestito e prometteva la restituzione, dimostrando il valore probatorio delle comunicazioni digitali.

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Ipoteca su quota indivisa: no all'accantonamento

Un creditore, titolare di un’ipoteca su quota indivisa di un immobile, ha chiesto l’accantonamento della somma ricavata dalla vendita forzata e spettante all’erede del comproprietario non esecutato. Il Tribunale di Roma ha respinto la richiesta, chiarendo che la garanzia ipotecaria, sebbene valida, non è sufficiente. Per ottenere le somme, il creditore deve promuovere un’autonoma azione esecutiva contro il proprietario della quota ipotecata, non potendo avvalersi del semplice meccanismo dell’accantonamento previsto per i creditori intervenuti senza titolo contro il debitore esecutato.

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Franchising non esclusivo e obblighi del franchisor

Un affiliato (franchisee) ha contestato un decreto ingiuntivo per canoni non pagati, accusando il franchisor di non essere intervenuto contro la concorrenza sleale di un altro affiliato. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, stabilendo che in un contratto di franchising non esclusivo, il franchisor non ha alcun obbligo contrattuale di proteggere un affiliato dalla concorrenza degli altri, a meno che non sia esplicitamente previsto. La clausola di buona fede non può creare obblighi non pattuiti.

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Impianti audiovisivi e controllo a distanza dell'attività dei lavoratori

La Corte di Appello di Messina, in riforma della pronuncia di primo grado, aveva dichiarato la legittimità del licenziamento irrogato da XXX Spa a YYY con lettera del 2 novembre 2017. Anche nel vigore della nuova normativa è stata ritenuta rilevante “la contestazione, al lavoratore, di un fatto reato incidente sul patrimonio del datore di lavoro, mediante esame di informazioni raccolte da un impianto in precedenza autorizzato” (Cass.

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Cessione del credito PA: rifiuto e conseguenze

Una società, cessionaria di crediti per oltre 1,8 milioni di euro nei confronti di un ente pubblico, ha visto la sua richiesta quasi interamente respinta dal Tribunale. La decisione si fonda sul legittimo rifiuto della cessione del credito opposto dall’ente debitore entro i termini di legge, rendendo la cessione inefficace nei suoi confronti. La causa si è conclusa con la condanna dell’ente al pagamento di una somma residua irrisoria di circa 100 euro, la compensazione delle spese legali e l’addebito di gran parte dei costi di consulenza tecnica alla società attrice, a dimostrazione dei rischi di una mancata verifica della validità delle cessioni.

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Risoluzione contratto locazione per inadempimento

Il Tribunale di Roma ha respinto la richiesta di risoluzione del contratto di locazione avanzata da un locatore per il mancato pagamento di un canone e di una fideiussione decennale. La decisione si fonda sulla valutazione della ‘scarsa importanza’ dell’inadempimento del conduttore, il quale aveva agito nella convinzione di poter compensare un credito derivante da un distinto preliminare di vendita. Anche la domanda riconvenzionale del conduttore di sospendere i pagamenti è stata respinta, poiché aveva già agito giudizialmente per recuperare lo stesso credito.

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Pagamento debito scaduto: no alla revocatoria fallimentare

Un curatore fallimentare ha agito in giudizio contro un istituto di credito per ottenere la restituzione di pagamenti per oltre 3,7 milioni di euro, sostenendo che fossero rimborsi anticipati di un mutuo non ancora dovuto. La banca si è difesa affermando che i versamenti rientravano in un più ampio accordo transattivo per sanare una complessa esposizione debitoria. Il Tribunale ha respinto la domanda, accertando che al momento dei versamenti, la società (poi fallita) aveva debiti già esigibili per un importo superiore a quello pagato. Di conseguenza, l’operazione è stata qualificata come pagamento di un debito scaduto, che per legge non è soggetto ad azione revocatoria.

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Responsabilità vettore intermedio: la sentenza chiarisce

Una società di telecomunicazioni ha citato in giudizio un’altra per il mancato pagamento di servizi di trasferimento voce VoIP. La convenuta si difendeva sostenendo che le chiamate non erano giunte al destinatario finale. Il Tribunale ha accolto la domanda dell’attrice, stabilendo che la responsabilità del vettore intermedio si esaurisce con il corretto trasferimento del traffico dati all’operatore successivo nella catena, in assenza di una specifica obbligazione contrattuale di garanzia sul risultato finale. Di conseguenza, il vettore intermedio ha diritto al pagamento per il servizio prestato.

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Disconoscimento firma: quando la CTU è decisiva

Un cliente si oppone a un decreto ingiuntivo per un debito derivante da due finanziamenti, eccependo la prescrizione e il disconoscimento della propria firma sui contratti. Il Tribunale di Roma ha respinto l’opposizione, confermando il debito. La decisione si fonda sulla corretta applicazione della prescrizione decennale, che decorre dalla scadenza dell’ultima rata, e sull’esito di una perizia grafologica (CTU) che ha confermato l’autenticità delle firme, rendendo il disconoscimento firma inefficace.

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Decadenza compenso CTU: la guida completa

Una recente sentenza del Tribunale di Roma ha confermato la decadenza compenso CTU in caso di richiesta presentata oltre il termine di 100 giorni. Il caso riguardava l’opposizione di un ente pubblico al decreto di liquidazione emesso in favore di un consulente tecnico che aveva depositato l’istanza di pagamento ben oltre il termine perentorio previsto dall’art. 71 del D.P.R. 115/2002. Il Tribunale ha accolto l’opposizione, revocando il decreto e chiarendo che l’ignoranza della legge non costituisce errore scusabile, ribadendo la perentorietà del termine.

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Azione revocatoria: onere della prova del creditore

Il Tribunale di Roma ha rigettato un’azione revocatoria promossa dall’amministrazione straordinaria di una società contro un suo fornitore. La richiesta mirava a recuperare pagamenti per circa 78.000 euro effettuati nel ‘periodo sospetto’ prima della dichiarazione di insolvenza. La decisione si fonda sulla mancata dimostrazione, da parte dell’attore, della ‘scientia decoctionis’, ovvero della conoscenza effettiva dello stato di insolvenza da parte del creditore. Il giudice ha ritenuto che i ritardi nei pagamenti e gli accordi di rateizzazione rientrassero nella normale prassi commerciale e non costituissero prova sufficiente a fondare la domanda di revoca.

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Accesso Dati GDPR: quando un ritardo è violazione minore

Un cittadino ha impugnato una decisione del Garante Privacy, ritenendo troppo blanda la sanzione (un ammonimento) inflitta a un istituto sanitario per un ritardo nella fornitura dei suoi dati. Il Tribunale di Roma ha rigettato il ricorso, confermando che il ritardo, pur essendo una violazione, può essere classificato come ‘minore’ quando si tratta di un caso isolato, non vengono lamentati danni specifici e il titolare del trattamento coopera. La sentenza chiarisce l’importanza del principio di proporzionalità nell’applicazione delle sanzioni GDPR e la distinzione tra diritto di accesso dati GDPR e accesso ai documenti amministrativi.

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Estinzione anticipata finanziamento: rimborso costi

Un consumatore ha richiesto il rimborso parziale dei costi di un finanziamento dopo averlo estinto in anticipo. Il Tribunale di Roma ha accolto la domanda, condannando l’istituto finanziario a restituire una quota di tutti i costi sostenuti, inclusi quelli iniziali e non ricorrenti. La decisione si fonda sul principio europeo, recepito dalla Cassazione, secondo cui l’estinzione anticipata finanziamento dà diritto a una riduzione del ‘costo totale del credito’, senza esclusioni.

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Simulazione vendita immobiliare: nullità e donazione

Due sorelle hanno impugnato con successo una vendita immobiliare conclusa decenni prima dal loro padre a favore del cognato. Il Tribunale di Roma ha accertato la simulazione vendita immobiliare, dichiarando nullo sia l’atto di compravendita sia la donazione dissimulata per vizio di forma. Di conseguenza, l’immobile è stato considerato come mai uscito dal patrimonio del defunto, rientrando nell’asse ereditario. La sproporzione del prezzo e le dichiarazioni nel testamento del padre sono state prove decisive.

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Risoluzione contratto affitto azienda: il caso giudiziario

Una società affittuaria di un’azienda non paga i canoni e le utenze, portando alla risoluzione contratto affitto azienda. Il Tribunale, in virtù di una clausola risolutiva espressa, ha confermato la cessazione del rapporto e condannato l’affittuaria al pagamento di ingenti somme a titolo di risarcimento del danno per mancata occupazione e utenze non corrisposte.

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Lavori condominiali difettosi: chi paga i danni?

Un condomino ha eseguito a proprie spese lavori di riparazione sul terrazzo di sua proprietà, chiedendo poi il rimborso al condominio. Il Tribunale di Roma, in grado d’appello, ha stabilito che in caso di lavori condominiali difettosi, il singolo condomino non può chiedere il rimborso al condominio, ma deve agire direttamente contro l’impresa appaltatrice. La sentenza ha inoltre confermato la condanna del condomino a risarcire i danni causati alle parti comuni dall’eccessivo innaffiamento delle piante sul suo terrazzo.

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Interessi moratori appalti: la data del contratto è clou

Una società appaltatrice ha richiesto il pagamento di interessi moratori a una Pubblica Amministrazione, basandosi su una normativa successiva alla stipula dei contratti. Il Tribunale ha respinto la richiesta, revocando il decreto ingiuntivo ottenuto dall’impresa. La decisione chiarisce che le disposizioni più favorevoli in materia di interessi moratori per appalti, introdotte dal D.Lgs. 192/2012, si applicano esclusivamente ai contratti conclusi dopo il 1° gennaio 2013, e che la successiva legge di interpretazione autentica non ne modifica la decorrenza.

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Ripetizione di indebito: onere della prova del pagamento

Un ex inquilino ha richiesto la restituzione di somme per utenze elettriche successive alla fine della locazione. Il Tribunale ha respinto l’appello, confermando la decisione di primo grado. La motivazione centrale è che l’attore non ha adempiuto all’onere della prova richiesto per l’azione di ripetizione di indebito, non dimostrando l’effettivo pagamento delle somme richieste, ma solo la ricezione delle fatture.

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Onere della prova multa: multa annullata senza prove

Un automobilista fa appello contro una multa per infrazione stradale, contestata non immediatamente ma dopo un’indagine su un sinistro. Il Tribunale, dopo aver dichiarato nulla la sentenza di primo grado per un errore procedurale, annulla la multa. La motivazione è che la Pubblica Amministrazione non ha fornito prove sufficienti a sostegno dell’infrazione (onere della prova multa non assolto), come video o verbali dettagliati.

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Accertamento comproprietà: la quota post divisione

Una comproprietaria ha promosso un’azione di accertamento comproprietà per definire le esatte quote di un’autorimessa a seguito di una divisione avvenuta nel 1968. Alcuni convenuti ritenevano erroneamente che la loro quota si riferisse alla consistenza originaria del bene, e non a quella ridotta post-divisione. Il Tribunale ha accolto la domanda, basandosi su una CTU che ha confermato come la divisione storica prevalga sull’aggiornamento catastale successivo, chiarendo definitivamente l’estensione dei diritti di ciascun comproprietario.

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