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Giurisprudenza Civile

Convocazione assemblea: il Tribunale ordina la riunione

Un socio di minoranza ha richiesto la convocazione di un’assemblea per deliberare sull’esclusione del socio di maggioranza per presunti atti di concorrenza sleale. Di fronte al rifiuto del consiglio di gestione, che ha sollevato dubbi sulla validità della clausola statutaria e sull’opportunità della richiesta, il socio si è rivolto al Tribunale. Quest’ultimo, ai sensi dell’art. 2367 c.c., ha accolto il ricorso, ordinando la convocazione assemblea. La decisione si fonda sul principio che il controllo degli amministratori sulla richiesta dei soci è limitato alla legittimità formale e non può estendersi al merito della questione, che è di esclusiva competenza dell’assemblea stessa.

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Amministratore di fatto: responsabilità e danni

Un socio cita in giudizio l’altro socio, nominatosi amministratore a seguito di un’assemblea irregolare, per aver venduto l’unico immobile sociale a un prezzo irrisorio. Il Tribunale di Milano dichiara nulla la delibera di nomina per vizio di convocazione, ma rigetta la richiesta di annullare gli atti successivi. Riconosce però la piena responsabilità dell’amministratore di fatto per i danni cagionati alla società, condannandolo a risarcire la differenza tra il valore di mercato dell’immobile e il prezzo di vendita.

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Giudicato e fideiussione: l'azione di nullità è preclusa

Il Tribunale di Milano ha dichiarato inammissibile la domanda di alcuni fideiussori volta a far dichiarare la nullità di un contratto di garanzia. La decisione si fonda sul principio del giudicato, poiché una precedente sentenza, non appellata, aveva già confermato un decreto ingiuntivo basato sulla stessa fideiussione. Il Tribunale ha chiarito che il giudicato copre non solo le questioni effettivamente sollevate nel primo processo (il dedotto), ma anche tutte quelle che si sarebbero potute sollevare (il deducibile), inclusa la presunta nullità del contratto.

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Abuso strumento monitorio: quando è lite temeraria

Il Tribunale di Roma revoca un decreto ingiuntivo definendolo un’ipotesi di abuso strumento monitorio. Un creditore, già in possesso di un titolo esecutivo definitivo per il suo credito, aveva richiesto un nuovo decreto basandosi su titoli ormai revocati. Il giudice ha accolto l’opposizione, annullando il decreto e condannando il creditore per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c., sanzionando la superflua duplicazione processuale.

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Pagamenti revocatoria fallimentare: la sentenza

Una sentenza del Tribunale di Roma affronta il tema dei pagamenti in revocatoria fallimentare, distinguendo tra pagamenti anteriori e successivi alla domanda di concordato preventivo. Il tribunale ha dichiarato inefficace un pagamento di 12.500 euro, effettuato durante la procedura di concordato, qualificandolo come atto di straordinaria amministrazione non autorizzato perché superiore al compenso pattuito e versato in anticipo. Al contrario, ha ritenuto legittimo un precedente pagamento di circa 4.800 euro, in quanto rientrante nelle esenzioni previste per le prestazioni professionali funzionali all’attività d’impresa.

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Impugnazione delibera condominiale: guida al caso

Un condomino ottiene l’annullamento di una delibera assembleare a seguito di una impugnazione. Il Tribunale ha riscontrato vizi insanabili, tra cui la mancanza del quorum deliberativo e gravi irregolarità nei bilanci consuntivo e preventivo, ritenuti non conformi ai principi di chiarezza e veridicità imposti dalla legge. La sentenza sottolinea l’importanza del rispetto delle procedure formali e della corretta redazione dei documenti contabili per la validità delle decisioni condominiali.

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Vizi del posto auto: a chi spetta il risarcimento?

Una proprietaria cita in giudizio il condominio per la presenza di due manufatti che ostacolano il suo posto auto, sostenendo che siano stati installati dopo l’acquisto. Il Tribunale rigetta la domanda basandosi su una CTU che, tramite immagini satellitari, dimostra che i manufatti erano preesistenti alla compravendita. La sentenza chiarisce che l’azione corretta per vizi del posto auto andava intentata contro la società venditrice e non contro il condominio.

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Riserve appalto pubblico: quando è valido il reclamo?

Una società di costruzioni ha citato in giudizio una stazione appaltante per il mancato pagamento di somme iscritte come riserve appalto pubblico per maggiori oneri e detrazioni illegittime. Il Tribunale ha accolto parzialmente la domanda, riconoscendo solo la parte della pretesa supportata da prove documentali e dalla consulenza tecnica. La sentenza sottolinea che, oltre alla tempestività, per il successo delle riserve è fondamentale l’onere della prova a carico dell’impresa.

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Manutenzione ascensore: obblighi e responsabilità

Un condominio si è opposto a un decreto ingiuntivo di una società di manutenzione ascensore, lamentando un grave inadempimento contrattuale. Il Tribunale ha revocato il decreto, stabilendo che la società ha violato l’obbligo di segnalare per iscritto la necessità di interventi straordinari. La richiesta di risarcimento danni del condominio è stata però respinta, poiché la vetustà dell’impianto rendeva comunque necessari interventi radicali. Il caso sottolinea l’importanza della comunicazione formale nei contratti di manutenzione ascensore.

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Azione revocatoria: inefficacia cessione immobiliare

Una banca ha promosso un’azione revocatoria contro un garante e il beneficiario di un trasferimento immobiliare. Il Tribunale di Roma ha accolto la domanda, dichiarando l’atto di cessione inefficace nei confronti della banca. La decisione si fonda sulla prova che la cessione pregiudicava la garanzia patrimoniale del creditore (eventus damni) e che sia il debitore sia il terzo acquirente erano consapevoli di tale pregiudizio (scientia damni), desunta dal loro stretto e pregresso rapporto d’affari.

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Usucapione bene ereditario: la guida completa

La sentenza analizza un caso di usucapione di beni immobiliari la cui eredità era stata devoluta allo Stato. I ricorrenti hanno dimostrato un possesso pubblico, pacifico e ininterrotto per oltre vent’anni, a partire dal 1988. Il Tribunale ha accolto la domanda, riconoscendo l’avvenuta usucapione, poiché i ricorrenti hanno fornito prova del possesso materiale (corpus possessionis), mentre lo Stato non è riuscito a superare la presunzione legale dell’intenzione di possedere come proprietari (animus possidendi). La decisione sottolinea come il decorso del tempo e la prova testimoniale siano stati decisivi per l’accertamento del diritto di proprietà.

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Accettazione tacita eredità: notifica a erede defunto

Una società creditrice ha agito in giudizio per ottenere l’accertamento dell’accettazione tacita di eredità da parte degli eredi di un suo debitore. Il Tribunale ha dichiarato la nullità del ricorso notificato a un’erede già deceduta, poiché un giudizio non può essere instaurato contro un soggetto inesistente. Per gli altri eredi, che nel corso della causa hanno accettato l’eredità, il giudice ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, condannandoli però al pagamento delle spese legali in base al principio della soccombenza virtuale, a causa della loro iniziale inerzia che aveva reso necessario l’avvio del contenzioso.

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Azione diretta sanità: inammissibile se pre-decreto

Una recente sentenza del Tribunale di Roma dichiara inammissibile l’azione diretta sanità promossa da un paziente contro l’assicurazione di una struttura sanitaria. La causa, intentata prima dell’entrata in vigore del decreto attuativo della Legge Gelli-Bianco (16 marzo 2024), è stata respinta poiché il diritto stesso non era ancora sorto al momento della notifica dell’atto di citazione, senza possibilità di sanatoria retroattiva.

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Immissioni acustiche: chi paga per il rumore del bar?

A seguito della denuncia di alcuni residenti per le eccessive immissioni acustiche provenienti da un cocktail bar, il Tribunale di Roma ha analizzato il caso. Basandosi su una perizia tecnica (CTU), ha accertato il superamento dei limiti di tollerabilità solo in uno degli appartamenti. Di conseguenza, ha condannato il gestore del locale a eseguire opere di insonorizzazione, ma ha rigettato le richieste di risarcimento danni per mancanza di prove. Il proprietario dell’immobile è stato esonerato da ogni responsabilità.

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Onere della prova incarico: chi lo deve dimostrare?

Una sentenza del Tribunale di Roma chiarisce che in un incarico professionale, l’onere della prova dell’adempimento spetta al professionista che richiede il compenso. Nel caso esaminato, un consulente ha perso la causa perché non è riuscito a dimostrare di aver svolto alcuna attività in un mandato congiunto con un avvocato, il quale aveva gestito l’intera pratica. Il Tribunale ha riformato la decisione di primo grado, rigettando la richiesta di pagamento del consulente.

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Querela di falso: quando è inammissibile? Analisi

Un contribuente ha presentato una querela di falso contro numerose cartelle esattoriali, contestando l’autenticità di firme su avvisi di ricevimento, relate di notifica e la validità di notifiche via PEC. Il Tribunale di Roma ha dichiarato la domanda inammissibile, chiarendo che la querela di falso è uno strumento utilizzabile solo contro atti dotati di fede pubblica privilegiata. Secondo la corte, una firma illeggibile, una relata senza identificazione del ricevente o una ricevuta di consegna PEC non rientrano in questa categoria, rendendo l’azione improcedibile.

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Onere della prova: chi deve dimostrare il credito?

Una società cessionaria di crediti ha citato in giudizio un ente pubblico per il pagamento di fatture insolute. Il Tribunale ha respinto la domanda, applicando il principio dell’onere della prova. L’ente convenuto ha dimostrato di aver pagato o estinto la maggior parte dei debiti. Per la restante parte, la società attrice non ha fornito prove sufficienti a dimostrare né l’esistenza del credito né la colpa dell’ente nel ritardo dei pagamenti, vedendosi così rigettare anche le richieste per interessi.

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Contratto preliminare: valido senza agibilità?

Una parte acquirente ha citato in giudizio la venditrice per ottenere la nullità o la risoluzione di un contratto preliminare, lamentando difformità urbanistiche e la mancata consegna del certificato di agibilità al momento della firma. Il Tribunale di Roma ha respinto le domande, stabilendo che la sanzione della nullità non si applica ai contratti preliminari, ma solo a quelli definitivi. Inoltre, ha escluso un grave inadempimento, poiché il termine per il rogito non era essenziale e le irregolarità sono state sanate successivamente con l’ottenimento dell’agibilità, confermando la validità del contratto.

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Preavviso di iscrizione ipotecaria: termini opposizione

Una società si opponeva a un preavviso di iscrizione ipotecaria, lamentando la mancata notifica delle cartelle di pagamento sottostanti e l’intervenuta prescrizione del credito. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, dichiarandola inammissibile. Secondo i giudici, i vizi di notifica delle cartelle andavano contestati con un’opposizione agli atti esecutivi entro il termine perentorio di 20 giorni dalla ricezione del preavviso, che costituisce l’atto con cui il debitore ne è venuto a conoscenza. La sentenza ha inoltre confermato che per il canone COSAP si applica la prescrizione ordinaria decennale.

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Cessione del credito: quando è valida nonostante i divieti

Un’azienda si oppone a un decreto ingiuntivo eccependo un divieto di cessione del credito. Il Tribunale di Roma rigetta l’opposizione, affermando che il conferimento del credito a una società controllata quasi al 100% non viola la ratio del divieto, poiché il controllo economico resta invariato. La sentenza analizza la validità della cessione del credito infragruppo.

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