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Giurisprudenza Civile

Contratti stagionali: limiti per gli enti pubblici
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26197/2024, ha stabilito principi fondamentali sui contratti stagionali nel settore pubblico. Un lavoratore agricolo aveva citato in giudizio un Ente di Sviluppo Agricolo per l'abusiva reiterazione di contratti a tempo determinato. La Corte ha chiarito che un ente pubblico non economico non può essere equiparato a un imprenditore agricolo privato. Di conseguenza, le deroghe previste per i contratti stagionali nel settore agricolo non si applicano automaticamente. La Corte ha sottolineato che la natura genuinamente stagionale dell'attività deve essere provata rigorosamente dal datore di lavoro e non può includere mansioni continuative come la manutenzione. La sentenza della Corte d'Appello è stata annullata con rinvio.
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Contratti stagionali: limiti all’abuso e oneri prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26196/2024, ha stabilito principi chiave sui contratti stagionali nel settore agricolo. Un ente pubblico non è un imprenditore agricolo e non può beneficiare delle deroghe previste per tale settore. La nozione di 'stagionalità' va interpretata in modo restrittivo e spetta al datore di lavoro provare che le mansioni del lavoratore erano esclusivamente legate a esigenze temporanee e non a necessità permanenti dell'azienda. La reiterazione di contratti per mansioni non strettamente stagionali è considerata abusiva.
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Responsabilità amministratori banca: la Cassazione conferma
Un ex amministratore di un istituto di credito ha impugnato una sanzione pecuniaria irrogata dall'Autorità di Vigilanza per carenze gestionali. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che le sanzioni amministrative bancarie non hanno natura penale e, pertanto, non è applicabile il principio della legge più favorevole (lex mitior). La sentenza ribadisce l'elevato standard di diligenza richiesto e la centrale importanza della responsabilità degli amministratori di banca nel dovere di agire informati.
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Revoca incarico: niente compenso se la legge lo abolisce
Un ex presidente di un ente pubblico ha visto respingere il suo ricorso per ottenere un indennizzo a seguito della revoca del suo incarico. La Corte di Cassazione ha stabilito che la cessazione del rapporto, dovuta all'abolizione della sua posizione per legge, costituisce un'impossibilità sopravvenuta della prestazione che non dà diritto a compenso. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile il motivo di ricorso relativo alla mancata acquisizione del fascicolo di primo grado, poiché il ricorrente non ha specificato quali documenti decisivi non sarebbero stati esaminati.
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Concessione abusiva di credito: stop alla banca
Una banca si è vista respingere la richiesta di ammissione del proprio credito in un fallimento a causa di una concessione abusiva di credito. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, specificando che il giudice fallimentare può compiere una valutazione incidentale del danno causato dalla banca per 'paralizzare' e quindi respingere la sua pretesa creditoria, senza la necessità di un autonomo giudizio di responsabilità.
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Assunzione concorso pubblico: la PA può bloccarla?
Una vincitrice di concorso pubblico per infermiera ministeriale si è vista negare l'assunzione a causa di un blocco normativo e del successivo trasferimento delle funzioni sanitarie al Servizio Sanitario Nazionale. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, chiarendo che la modifica dell'assetto organizzativo della PA per una nuova legge (ius superveniens) legittima il blocco dell'assunzione concorso pubblico se viene meno la necessità oggettiva di quel personale.
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Riposo compensativo: spetta l’indennità post turno
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26191/2024, ha stabilito che l'indennità di turno spetta anche per il giorno di riposo successivo a un turno notturno di 12 ore. Tale giorno è qualificato come riposo compensativo, finalizzato al recupero dello stress psico-fisico, indipendentemente dal superamento dell'orario di lavoro settimanale. La Corte ha rigettato il ricorso di un'azienda sanitaria, confermando che la maggiore intensità e gravosità della prestazione lavorativa giustifica il riconoscimento del riposo come compensativo e, di conseguenza, il diritto all'indennità.
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Riposo compensativo: spetta l’indennità post turno?
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di alcuni infermieri a ricevere l'indennità di turno per il giorno di riposo successivo a un turno notturno di 12 ore. La Corte ha chiarito che tale giorno si qualifica come **riposo compensativo** perché serve a recuperare lo stress psico-fisico della prestazione gravosa, indipendentemente dal superamento del monte ore settimanale. L'appello dell'azienda sanitaria, che lo considerava un normale giorno non lavorato, è stato respinto.
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Notificazione all’estero: quando l’appello è salvo
Un appello era stato dichiarato inammissibile poiché la notificazione all'estero a una delle parti, residente in Francia, non si era perfezionata. L'appellante aveva tempestivamente avviato la procedura secondo le norme europee, ma l'autorità francese non aveva completato la consegna. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che la parte non può essere penalizzata per le inefficienze di un'autorità straniera in una procedura di notificazione all'estero. Il giudice avrebbe dovuto concedere un nuovo termine per la notifica, non dichiarare l'inammissibilità.
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Clausola penale leasing: l’intervento della Cassazione
Una società di leasing risolve un contratto per inadempimento e vende l'immobile. Il fallimento dell'utilizzatore contesta la clausola penale leasing ritenendola eccessiva. La Cassazione stabilisce che il giudice può valutare d'ufficio l'eccessività della penale, anche se non esplicitamente sollevata in appello, cassando la decisione precedente.
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Prova del danno: la Cassazione chiarisce l’onere
Una società assicurativa ha citato in giudizio un ente postale per il pagamento di un assegno non trasferibile a un soggetto errato. La richiesta di risarcimento è stata respinta in tutti i gradi di giudizio perché la società, pur avendo ragione in linea di principio, ha basato la sua domanda su un secondo pagamento al beneficiario, senza però riuscire a fornire la prova del danno come da lei stessa prospettato. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando come la domanda giudiziale vincoli l'onere probatorio della parte.
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Debiti società cancellata: chi paga? La Cassazione
L'Agenzia delle Entrate ha notificato un avviso di accertamento al socio unico per i debiti di una società cancellata. La Cassazione ha stabilito che i creditori non devono provare che il socio abbia ricevuto beni dalla liquidazione. La responsabilità per i debiti della società cancellata si trasferisce al socio, che ha l'onere di provare di non aver ricevuto nulla per limitare la sua responsabilità. La sentenza di secondo grado è stata cassata con rinvio.
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Conflitto di interessi dirigente: licenziamento valido
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento per giusta causa di un dirigente di un'azienda speciale a partecipazione pubblica. Il licenziamento è stato motivato dal grave conflitto di interessi dirigente, sorto quando il manager ha assunto contemporaneamente la carica di amministratore delegato in una società privata, di cui era anche socio. Secondo la Corte, tale doppio ruolo ha violato l'obbligo di fedeltà e ha irrimediabilmente compromesso il vincolo fiduciario, data la natura pubblica degli interessi perseguiti dal datore di lavoro.
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Vizio di extrapetizione: i limiti del giudice
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due fideiussori contro la sentenza d'appello che aveva confermato la loro condanna al pagamento di un debito. La Corte chiarisce che non sussiste il vizio di extrapetizione se il giudice fonda la sua decisione su documenti già presenti agli atti, anche se l'importo finale risulta diverso da quello inizialmente ingiunto, purché rientri nella posizione debitoria complessiva. Il ricorso viene rigettato anche per difetto di autosufficienza in merito alla valutazione delle prove.
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Litisconsorzio necessario: la Cassazione chiarisce
Una compagnia assicurativa avvia un pignoramento presso terzi. Il debitore si oppone, ma la sua azione viene respinta. La Corte di Cassazione, tuttavia, annulla la decisione rilevando d'ufficio un vizio procedurale fondamentale: i terzi pignorati non erano stati inclusi nel giudizio. L'ordinanza ribadisce il principio del litisconsorzio necessario tra creditore, debitore e terzo, cassando la sentenza e rinviando il caso al tribunale per un nuovo processo che includa tutte le parti necessarie.
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Onere della prova professionista: chi deve dimostrare?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26166/2024, ha rigettato il ricorso di un advisor finanziario la cui richiesta di compenso era stata esclusa dal passivo di un fallimento. La Corte ha ribadito che l'onere della prova professionista grava su quest'ultimo: in caso di contestazione da parte del curatore fallimentare sull'adempimento, spetta al professionista dimostrare di aver eseguito la prestazione con la dovuta diligenza e in modo completo, non essendo sufficiente la mera allegazione dell'incarico ricevuto.
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Buoni postali fruttiferi: tassi e timbri sul retro
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due risparmiatori riguardo ai tassi di interesse dei loro buoni postali fruttiferi. La Corte ha confermato che i decreti ministeriali che modificano i rendimenti prevalgono sulle condizioni prestampate sul titolo, soprattutto quando un timbro specifico indica l'applicazione di una nuova serie (in questo caso la "Q/P"). L'affidamento dei risparmiatori sulla tabella originaria non è stato ritenuto tutelabile, poiché il timbro era un chiaro indicatore del cambiamento normativo.
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Vizi della perizia: quando l’opposizione non è tardiva
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26164/2024, ha stabilito che l'opposizione di un debitore basata su gravi vizi della perizia di stima, tali da alterare l'identificazione e le caratteristiche essenziali del bene (come l'omessa indicazione che fosse intercluso), non è tardiva anche se proposta dopo i termini iniziali. La Corte ha chiarito che tali difetti sostanziali creano una "situazione viziante" che si propaga a tutti gli atti successivi della procedura esecutiva, consentendo di impugnare anche l'aggiudicazione e il decreto di trasferimento. Di conseguenza, ha annullato la decisione di merito e ha rinviato il caso per un esame approfondito dei vizi denunciati.
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Responsabilità scarichi idrici: chi paga la sanzione?
La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione a una società di gestione idrica e al suo Direttore generale per superamento dei limiti di inquinamento. La Corte ha stabilito che la responsabilità per gli scarichi idrici ricade sul titolare dell'autorizzazione, anche se la gestione dell'impianto è appaltata a terzi. Viene inoltre confermata la presunzione di colpevolezza, con l'onere per il sanzionato di provare l'assenza di dolo o colpa.
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Circolazione veicoli: assicurazione in area privata
A seguito di un sinistro tra due mezzi d'opera in un'area industriale privata, la Corte di Cassazione ha stabilito che la nozione di circolazione veicoli si estende anche a tali aree. Di conseguenza, la copertura assicurativa applicabile è quella obbligatoria R.C.A. e non la polizza di responsabilità civile generale della società. La Corte ha chiarito che il criterio determinante non è la natura pubblica o privata del luogo, ma l'utilizzo del veicolo in modo conforme alla sua funzione abituale.
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