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Giurisprudenza Civile

Indennità di produttività: sì con riposo compensativo
Un agente di polizia municipale ha citato in giudizio il proprio Comune per ottenere il pagamento dell'indennità di produttività anche per i periodi fruiti come riposo compensativo. La Corte d'Appello, equiparando il riposo compensativo alle ferie, ha dato ragione al dipendente. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando inammissibile il ricorso del Comune per vizi procedurali. La sentenza consolida il principio per cui il riposo compensativo non deve pregiudicare il diritto all'indennità di produttività.
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Convocazione assemblea: condomino contro cui si agisce
La Corte di Cassazione stabilisce che un condomino, contro cui l'assemblea delibera di intraprendere un'azione legale, non ha la legittimazione per impugnare la delibera per omessa o tardiva convocazione. In questo scenario, la compagine condominiale si scinde in due parti contrapposte e il condomino interessato non rientra tra gli aventi diritto a partecipare alla decisione. La mancata convocazione assembleare condominiale, in questo caso, non è un vizio che può essere fatto valere.
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Giudicato interno: quando una questione è decisa
Una struttura sanitaria ha citato in giudizio un'azienda sanitaria locale per il mancato pagamento di alcune prestazioni, a causa di uno sconto tariffario ritenuto ingiustificato. Il tribunale ha dato ragione alla struttura. In appello, l'azienda sanitaria ha contestato solo l'applicabilità dello sconto, senza mettere in discussione l'accreditamento della struttura, che era il presupposto del diritto al pagamento. La Corte d'Appello ha però respinto la domanda della struttura proprio per una presunta carenza di prova sull'accreditamento. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che sull'accreditamento si era formato un giudicato interno, poiché non era stato oggetto di specifico motivo d'appello, e quindi la questione non poteva essere riesaminata.
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Abilitazione insegnamento: Laurea e 24 CFU bastano?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30520/2024, ha stabilito che il possesso di una laurea magistrale unitamente a 24 Crediti Formativi Universitari (CFU) non equivale all'abilitazione insegnamento. Questa combinazione di titoli consente unicamente la partecipazione ai concorsi per docenti, ma non l'inserimento nelle fasce delle graduatorie riservate al personale abilitato. La Corte ha accolto il ricorso del Ministero dell'Istruzione, riformando la decisione della Corte d'Appello e chiarendo la netta distinzione tra i requisiti di accesso ai concorsi e il titolo abilitante vero e proprio, necessario per l'iscrizione in determinate graduatorie per le supplenze.
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Correzione errore materiale: la Cassazione ordina
Un privato cittadino ha richiesto alla Corte Suprema la correzione di alcuni numeri di sentenze errati, citati in una precedente ordinanza. La Corte ha accolto la richiesta, disponendo la correzione errore materiale e sostituendo i numeri errati con quelli esatti. È stato chiarito che, data la natura non contenziosa del procedimento, non vi è statuizione sulle spese legali.
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Revoca finanziamenti pubblici: il sisma non basta
Un'imprenditrice ha ricevuto un contributo regionale per un'attività ricettiva. Dopo il sisma del 2009, non ha avviato l'attività entro le scadenze prorogate. La Regione ha disposto la revoca dei finanziamenti pubblici. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ritenendo che l'imprenditrice non avesse provato il nesso causale tra il sisma e il suo inadempimento, data la presenza di molteplici motivazioni autonome nella sentenza d'appello.
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Ricorso straordinario inammissibile per sovraindebitamento
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso straordinario contro un decreto che aveva a sua volta confermato l'inammissibilità di una proposta di accordo per sovraindebitamento. La motivazione principale risiede nel fatto che tale provvedimento non ha carattere decisorio e definitivo, non precludendo ai debitori la possibilità di presentare una nuova proposta e quindi non ledendo il loro diritto di difesa.
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Esonero spese processuali: la dichiarazione è valida
Una cittadina con un reddito basso è stata erroneamente condannata al pagamento delle spese legali in una controversia previdenziale. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che la dichiarazione iniziale per l'esonero spese processuali è sufficiente e valida per l'intera durata del procedimento, garantendo così il diritto all'esenzione.
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Ricorso telematico: improcedibile se non depositato
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità di un ricorso principale perché non depositato con modalità telematica, come ormai obbligatorio. Anche il ricorso incidentale viene dichiarato improcedibile per vizi formali. La sentenza sottolinea il rigore delle nuove norme sul processo civile telematico, sanzionando una parte per aver richiesto una decisione superflua.
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Nesso causale e caduta: l’onere della prova
La Corte d'Appello di Bari ha rigettato la richiesta di risarcimento per una caduta su una buca stradale, confermando che spetta al danneggiato l'onere della prova del nesso causale tra la buca e la caduta. In assenza di testimoni oculari che abbiano visto l'inciampo, la domanda non può essere accolta, poiché non si può presumere la dinamica dell'incidente.
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Delibera condominiale invalida: il caso del vialetto
Una condomina impugna una delibera assembleare che istituisce un parcheggio per disabili in un vialetto, sostenendo di non essere stata convocata. La Corte d'Appello le dà ragione, dichiarando la delibera condominiale invalida. La motivazione si fonda sulla natura del vialetto: non un'area di pertinenza esclusiva di alcuni, ma un "bene comune non censibile" secondo i rogiti e il regolamento condominiale. Pertanto, la decisione richiedeva la partecipazione di tutti i condomini e non poteva essere presa da un'assemblea parziale.
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Responsabilità subnoleggio: furto del bene locato
Una società subnoleggia un macchinario che viene successivamente rubato. Il locatore originale agisce per il risarcimento. La Corte di Cassazione conferma la piena responsabilità della società sublocatrice, rigettando le tesi sul concorso di colpa del locatore. La sentenza stabilisce che l'obbligo di restituzione del bene grava interamente sul conduttore, creando un importante precedente in materia di responsabilità subnoleggio.
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Affitto di azienda: i limiti del ricorso in Cassazione
Una società ha contestato la qualificazione del suo contratto come affitto di azienda, sostenendo fosse una locazione commerciale. Dopo la sconfitta in Appello, ha proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per gravi vizi procedurali, senza entrare nel merito della questione. La decisione sottolinea l'importanza del rigore formale nella redazione dei motivi di ricorso, che devono criticare specificamente la sentenza impugnata e non limitarsi a riproporre le proprie tesi.
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Compenso consulente tecnico: quando è unitario?
Una società in fallimento ha contestato l'onorario di 50.000 euro liquidato a un consulente tecnico, sostenendo che l'incarico, pur articolato in più quesiti, fosse unico. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso su questo punto, stabilendo che il compenso consulente tecnico deve essere determinato valutando l'unitarietà e l'interdipendenza delle indagini, non il mero numero di domande poste. La causa è stata rinviata al Tribunale per una nuova liquidazione.
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Mera difesa in appello: Cassazione chiarisce i limiti
Una società è stata condannata a demolire un muro ritenuto all'interno della proprietà confinante. In appello, la sua tesi sulla collocazione del muro sulla linea di confine è stata respinta come eccezione nuova. La Cassazione ha annullato tale decisione, chiarendo che contestare i fatti posti a fondamento della domanda avversaria costituisce una mera difesa in appello, sempre ammissibile, e non un'eccezione vietata ai sensi dell'art. 345 c.p.c.
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Nullità contratto pubblico impiego: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito che un rapporto di lavoro con la Pubblica Amministrazione, derivante da una procedura di stabilizzazione che viola norme imperative sulla spesa pubblica, è affetto da nullità. Non si tratta di un licenziamento, ma della caducazione di un contratto viziato all'origine. Di conseguenza, il lavoratore non ha diritto alla reintegra o al risarcimento, ma solo alla retribuzione per il lavoro effettivamente svolto. La sentenza chiarisce la prevalenza delle norme finanziarie sulla stabilità del rapporto, configurando un caso di nullità del contratto nel pubblico impiego.
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Letto fiume abbandonato: la prova in giudizio
La Corte di Cassazione chiarisce la natura della prova necessaria per rivendicare la proprietà di un letto fiume abbandonato. A differenza di quanto stabilito dalla Corte d'Appello, non è richiesta la 'probatio diabolica', trattandosi di un acquisto a titolo originario per accessione. È sufficiente dimostrare i presupposti previsti dall'art. 946 c.c. (versione ante 1994), ovvero l'abbandono del letto da parte del fiume e la proprietà del fondo rivierasco.
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Regolamento di competenza: inammissibile su ATP
Una parte ha proposto ricorso per regolamento di competenza, sostenendo che un accertamento tecnico preventivo per infiltrazioni d'acqua fosse di competenza di un altro giudice già investito di una causa successoria tra le stesse parti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che non può esserci litispendenza o continenza tra un giudizio di merito e un procedimento di istruzione preventiva, come l'ATP. Il ricorrente è stato condannato anche per lite temeraria per aver riproposto un'impugnazione già in passato respinta.
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Legittimazione passiva: chi citare per la Legge Pinto?
Una cittadina ha chiesto un indennizzo per l'eccessiva durata di un processo. Il procedimento includeva una fase ordinaria e una successiva fase di ottemperanza amministrativa. Inizialmente, è stato citato solo il Ministero della Giustizia per l'intero ritardo. La Corte di Cassazione ha stabilito che per il ritardo accumulato nella fase di ottemperanza, la corretta controparte è il Ministero dell'Economia e delle Finanze, non quello della Giustizia. Questa sentenza chiarisce il principio della legittimazione passiva, specificando che ogni ministero risponde solo per i ritardi dei plessi giurisdizionali di propria competenza.
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Accordo conciliativo: preclude il licenziamento?
Un lavoratore firma un accordo conciliativo con la sua azienda per terminare il rapporto di lavoro a una data futura. Successivamente, l'azienda scopre una grave condotta del dipendente, avvenuta prima dell'accordo, e procede al licenziamento per giusta causa. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento, stabilendo che un accordo conciliativo generico non impedisce il recesso per giusta causa basato su fatti gravi scoperti solo in un secondo momento.
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