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Giurisprudenza Civile

Modifica unilaterale contratto: quando è illegittima?
Un'ordinanza cautelare del Tribunale delle Imprese ha bloccato la modifica unilaterale contratto di fornitura di gas. Una società fornitrice aveva imposto un drastico aumento del prezzo a una società rivenditrice, la quale ha ottenuto un provvedimento d'urgenza per mantenere le condizioni originarie. Il giudice ha ritenuto probabile l'illegittimità della variazione, ravvisando i presupposti dell'abuso di dipendenza economica e il rischio di un danno grave e irreparabile per l'azienda più piccola.
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Contratti a termine fondazioni liriche: la Cassazione
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di una lavoratrice assunta da un ente lirico con una serie di contratti a termine. La Corte ha stabilito che, anche nei periodi in cui la legge italiana non prevedeva un limite massimo di durata per i contratti a termine fondazioni liriche, questi devono comunque rispondere a esigenze effettivamente temporanee e provvisorie per non violare la normativa europea contro l'abuso. La sentenza della Corte d'Appello, che aveva considerato legittimi i contratti in quanto acausali e senza limiti di durata, è stata annullata con rinvio per una nuova valutazione basata su questo principio.
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Mansioni superiori: il diritto alla retribuzione nel pubblico
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un dipendente di un ente pubblico di ricerca che chiedeva il riconoscimento di mansioni superiori. La Corte ha stabilito che, per ottenere la relativa retribuzione, il lavoratore deve dimostrare di aver svolto in modo prevalente e continuativo la totalità dei compiti caratterizzanti la qualifica superiore, non solo una parte di essi. La prova fornita è stata ritenuta insufficiente e generica.
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Frazionamento del credito: quando è illegittimo
Un professionista, al termine di un lungo rapporto con un cliente, ha avviato numerose azioni legali separate per riscuotere i propri compensi. La Corte di Cassazione ha confermato che tale comportamento costituisce un abusivo frazionamento del credito, violando i principi di buona fede e correttezza processuale. La domanda è stata dichiarata improponibile perché, anche in assenza di un unico contratto formale, il rapporto tra le parti era sostanzialmente unitario e i crediti erano diventati esigibili contemporaneamente. Il creditore non ha dimostrato un interesse meritevole di tutela a giustificazione delle azioni separate.
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Azione di riduzione: ricorso inammissibile in Cassazione
Un erede impugna in Cassazione la sentenza che accoglieva l'azione di riduzione della sorella per lesione della quota di legittima. La Corte dichiara il ricorso inammissibile per difetto di specificità, carenza di interesse e infondatezza delle censure sulla collazione in assenza di un asse ereditario da dividere.
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Donazione indiretta: la prova è decisiva in appello
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un coerede che sosteneva la natura di donazione indiretta della rinuncia al diritto di opzione su quote sociali da parte del defunto. La decisione si fonda sulla mancata prova del maggior valore del patrimonio sociale rispetto al capitale e sull'applicazione del principio della "doppia conforme", che preclude il riesame dei fatti già uniformemente valutati nei primi due gradi di giudizio.
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Errore di fatto: la Cassazione revoca la sua decisione
La Corte di Cassazione ha revocato una propria precedente ordinanza a causa di un palese errore di fatto. La Corte aveva erroneamente ritenuto che un ricorrente non avesse specificato dove aveva riproposto una certa domanda in appello. Riconosciuto l'errore, ha accolto il ricorso per revocazione, ha cassato la sentenza d'appello per omessa pronuncia sulla richiesta di cumulo giuridico delle sanzioni e ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Terzo elemento salariale: no se mai percepito
Un gruppo di lavoratori del settore trasporti, assunti con contratto di formazione, ha rivendicato il diritto al "terzo elemento salariale", una voce retributiva soppressa da un accordo collettivo del 1997 ma mantenuta per i soli dipendenti già a tempo indeterminato. I lavoratori sostenevano che il loro periodo di formazione dovesse essere considerato ai fini dell'anzianità, garantendo loro il diritto a tale emolumento. Dopo due sentenze favorevoli nei primi gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Ha stabilito che, non avendo i lavoratori mai percepito tale somma prima della sua abolizione, non potevano vantare un diritto acquisito. Di conseguenza, la clausola del contratto collettivo che li escludeva dal beneficio è stata giudicata legittima, respingendo le loro domande.
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Domanda di restituzione: quando si può agire in giudizio
Un lavoratore aveva ricevuto una cospicua somma in esecuzione di una sentenza d'appello, successivamente annullata dalla Corte di Cassazione. La società datrice di lavoro ha quindi avviato una nuova causa per ottenere la restituzione delle somme. La Suprema Corte ha confermato la legittimità di questa azione, stabilendo che la mancata pronuncia sulla domanda di restituzione nel precedente giudizio non impedisce di agire in un procedimento separato, in quanto non si forma un giudicato sul punto.
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Valore probatorio CAI: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15431/2024, si è pronunciata sul valore probatorio del modulo CAI (Constatazione Amichevole di Incidente) in un caso di tamponamento a catena con tre veicoli. Sebbene il modulo firmato da due conducenti crei una presunzione legale sull'accaduto, la Corte ha stabilito che esso non è utilizzabile come prova dal terzo danneggiato che non lo ha sottoscritto. Di conseguenza, il ricorso della società cessionaria del credito del terzo veicolo è stato respinto per mancata prova dei fatti.
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Doppia conforme: quando l’appello è inammissibile
Una complessa disputa su una fornitura di energia elettrica, originata da un contatore difettoso, arriva in Cassazione. La Corte rigetta i ricorsi del fornitore e del distributore, applicando il principio della "doppia conforme". La sentenza chiarisce che, quando i giudici di primo e secondo grado concordano sulla ricostruzione dei fatti, non è possibile un terzo esame del merito in sede di legittimità, ribadendo i rigidi limiti procedurali per l'impugnazione.
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Appello incidentale tardivo: i limiti spiegati
Un gruppo di eredi ha impugnato una decisione della Corte d'Appello che aveva respinto la loro domanda di rivendicazione di un immobile. La questione centrale riguardava la tempestività di un'impugnazione presentata da una delle società convenute. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'appello incidentale tardivo era stato effettivamente depositato oltre i termini, poiché la notifica della sentenza a uno solo dei difensori della società era sufficiente a far decorrere il termine per impugnare. Di conseguenza, la sentenza di primo grado, favorevole agli eredi contro quella specifica società, è diventata definitiva.
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Prescrizione danno alluvione: quando inizia a decorrere
La Cassazione ha stabilito che la prescrizione del danno da alluvione inizia a decorrere non dalla fine del processo penale, ma dal momento in cui i danneggiati hanno avuto conoscenza della possibile responsabilità di terzi, come il rinvio a giudizio di un tecnico del Ministero. Nel caso specifico, il termine decennale è stato calcolato dalla data dell'atto di rinvio a giudizio, rendendo la richiesta di risarcimento tardiva.
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Revoca della confessione: niente risarcimento danni
Un'azienda acquirente revoca una confessione di debito verso una banca cessionaria del credito, a causa di vizi occulti della merce. La banca chiede il risarcimento del danno per la negligenza dell'acquirente nell'effettuare i controlli. La Cassazione, con la presente ordinanza, stabilisce che la valida revoca della confessione per errore, una volta passata in giudicato, esclude la possibilità di un'azione di risarcimento basata sulla presunta negligenza del dichiarante. Il giudicato sulla revoca assorbe ogni valutazione sulla colpa.
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Stabilizzazione nullo: no a risarcimento senza fondi
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un gruppo di lavoratori la cui stabilizzazione era stata annullata in autotutela da un consorzio pubblico. La Corte ha stabilito che la procedura di assunzione, avvenuta senza la necessaria copertura finanziaria, era affetta da un vizio genetico che la rendeva nulla fin dall'inizio. Di conseguenza, nessun contratto di lavoro valido è mai sorto. La sentenza esclude il diritto dei lavoratori a qualsiasi forma di risarcimento per la mancata stabilizzazione, confermando che l'annullamento di un atto illegittimo non genera responsabilità per l'ente. L'unico diritto riconosciuto è la retribuzione per il lavoro effettivamente prestato.
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Decorrenza prescrizione risarcimento: guida al dies a quo
Una società agricola ha citato in giudizio un Ministero per i danni subiti a seguito di un'esondazione fluviale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il diritto al risarcimento era prescritto. Il punto chiave della decisione riguarda la decorrenza prescrizione risarcimento, che secondo i giudici inizia non dalla sentenza penale definitiva, ma dal momento in cui il danneggiato ha avuto la possibilità di conoscere la responsabilità altrui, in questo caso coincidente con il rinvio a giudizio del funzionario pubblico responsabile.
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Perdita di chance: onere della prova del dipendente
Un gruppo di dipendenti pubblici ha citato in giudizio il Ministero di appartenenza per ottenere un risarcimento danni da perdita di chance, a causa della mancata conclusione delle procedure per la progressione di carriera. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d'Appello. È stato ribadito che spetta al lavoratore l'onere di provare l'esistenza di una probabilità concreta ed elevata di successo, prova che nel caso di specie non è stata fornita. La norma contrattuale che prevedeva le procedure è stata inoltre considerata di natura meramente programmatica, non tale da creare un diritto soggettivo alla progressione.
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Prescrizione risarcimento: quando inizia a decorrere?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15418/2024, ha chiarito un punto cruciale sulla prescrizione del risarcimento danni. Nel caso di un'alluvione del 1992, i danneggiati hanno agito contro il Ministero competente solo nel 2017. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che il termine di prescrizione decennale non decorre dalla fine del processo penale, ma dal momento del rinvio a giudizio del funzionario ritenuto responsabile (avvenuto nel 2000). Tale atto è stato considerato sufficiente a rendere i danneggiati consapevoli della possibile causa del loro danno, facendo così scattare l'orologio della prescrizione.
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Prescrizione risarcimento danni: quando inizia?
Una società, danneggiata da un'alluvione nel 1992, ha citato in giudizio un Ministero per ottenere un risarcimento. La Corte di Cassazione ha confermato il rigetto della domanda, stabilendo che il termine di dieci anni per la prescrizione del risarcimento danni è iniziato a decorrere non dalla conclusione del processo penale, ma dal momento del rinvio a giudizio del tecnico responsabile (avvenuto nel 2000). Secondo la Corte, tale atto era sufficiente a rendere conoscibile alla vittima il nesso di causalità tra l'evento e le carenze delle opere idrauliche, permettendole così di esercitare il proprio diritto.
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Indennità ferie docenti: sì al pagamento senza richiesta
Un docente a tempo determinato ha richiesto il pagamento delle ferie non godute. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15415/2024, ha stabilito che il diritto all'indennità ferie docenti non si perde automaticamente se il lavoratore non ne chiede la fruizione. Spetta al datore di lavoro dimostrare di aver invitato formalmente il docente a godere delle ferie, avvisandolo della loro perdita in caso contrario. La decisione allinea la normativa nazionale al diritto dell'Unione Europea, ponendo l'onere della prova a carico dell'amministrazione scolastica.
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