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Giurisprudenza Civile

Indennità di amministrazione: sì alla parità post-mobilità
Due dipendenti, trasferite da un'università a un ministero, hanno rivendicato il diritto a una maggiore indennità di amministrazione, pari a quella dei colleghi provenienti da un altro ente accorpato. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che in caso di mobilità tra enti pubblici, si applica il trattamento economico dell'amministrazione di destinazione. Se questo è più favorevole, spetta di diritto al lavoratore trasferito, in base al principio di parità di trattamento, a prescindere dall'ente di provenienza.
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Revoca finanziamento: il credito sopravvive chirografo
Una banca concede un nuovo finanziamento garantito da ipoteca a una società, che utilizza i fondi per estinguere precedenti debiti non garantiti verso la stessa banca. In seguito al fallimento della società, l'operazione viene revocata. La Corte di Cassazione chiarisce che, sebbene la garanzia ipotecaria sia inefficace, il credito derivante dal finanziamento effettivamente erogato deve essere ammesso al passivo fallimentare come credito chirografario.
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Tempo tuta: quando va pagato? La Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20787/2024, ha stabilito che il 'tempo tuta', ovvero il tempo necessario per indossare e togliere la divisa sul luogo di lavoro, costituisce orario di lavoro e deve essere retribuito. La Corte ha chiarito che questo diritto sussiste anche per i dipendenti non turnisti, se l'obbligo di indossare la divisa è imposto da ragioni di igiene e sicurezza. Sebbene un pagamento forfettario che includa anche il tempo per il passaggio di consegne sia ritenuto legittimo, la Corte ha cassato la decisione di merito che negava il compenso ad alcuni lavoratori, rinviando la causa per una nuova valutazione.
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Tempo tuta: quando va pagato? La Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20784/2024, ha ribadito che il cosiddetto 'tempo tuta' e il tempo per il passaggio di consegne costituiscono orario di lavoro da retribuire. La Corte ha ritenuto legittima la valutazione forfettaria del tempo per gli infermieri, unificando le due attività. Tuttavia, ha cassato la decisione della Corte d'Appello che negava tale diritto ad altro personale (tecnici, autisti) solo perché non effettuavano passaggi di consegne. Secondo la Suprema Corte, il solo obbligo di indossare la divisa sul luogo di lavoro è sufficiente a far sorgere il diritto alla retribuzione per il tempo necessario, indipendentemente da altre mansioni.
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Travisamento della prova: Cassazione e revocazione
Un contribuente ha impugnato una cartella esattoriale sostenendo di non aver mai ricevuto la notifica. Il Tribunale ha respinto la sua opposizione, affermando erroneamente che la prova della notifica fosse agli atti. Il cittadino ha quindi fatto ricorso in Cassazione per "travisamento della prova". La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che un errore di percezione del giudice (credere esistente una prova in realtà assente) non è un vizio denunciabile in Cassazione, ma un errore di fatto da far valere con l'apposito rimedio della revocazione.
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Ricorso incidentale tardivo: inefficace se principale out
La Corte di Cassazione chiarisce la sorte del ricorso incidentale tardivo in caso di inammissibilità del ricorso principale. In una complessa disputa ereditaria, il ricorso principale è stato dichiarato inammissibile per vizi procedurali, come la commistione di motivi e la mancata critica alla ratio decidendi della sentenza d'appello. Di conseguenza, il ricorso incidentale, proposto oltre i termini ordinari di impugnazione, è stato dichiarato inefficace, confermando il principio secondo cui la sua validità è strettamente legata a quella del ricorso principale.
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Clausola penale leasing: la Cassazione fissa i limiti
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla legittimità di una clausola penale leasing in caso di risoluzione contrattuale. Pur rigettando la tesi del patto commissorio vietato, la Corte ha accolto il ricorso relativo all'eccessiva onerosità della penale. È stato stabilito che il concedente non può differire indefinitamente la vendita del bene restituito, poiché ciò comporterebbe un'indebita locupletazione. Il giudice deve garantire che il valore di mercato del bene venga detratto a favore dell'utilizzatore per riequilibrare il sinallagma contrattuale.
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Distrazione delle spese: come correggere l’errore
La Cassazione corregge un'ordinanza per omessa distrazione delle spese legali a favore dell'avvocato antistatario. La Corte chiarisce che tale omissione è un errore materiale, non un errore di giudizio, e va emendata su richiesta della parte, ripristinando il diritto del legale a ricevere direttamente il pagamento dalla parte soccombente.
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Revocatoria fallimentare: quando l’operazione è valida
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di revocatoria fallimentare riguardante un'operazione di finanziamento contestata. La curatela sosteneva che un nuovo finanziamento garantito fosse stato concesso solo per estinguere un precedente debito chirografario verso una banca collegata, danneggiando gli altri creditori. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale. La motivazione principale si basa su un principio processuale: il ricorso non ha efficacemente contestato la prima ratio decidendi della sentenza, ovvero la mancata prova di un accordo fraudolento a tre. Poiché questa motivazione era sufficiente a sostenere la decisione, le censure sulle altre motivazioni sono diventate irrilevanti.
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Azione revocatoria fallimentare: onere della prova
Una società di gestione crediti ricorre in Cassazione contro una decisione che negava il privilegio ipotecario su un credito, a seguito di un'azione revocatoria del curatore fallimentare. La Suprema Corte, accogliendo parzialmente il ricorso, stabilisce che nell'azione revocatoria fallimentare l'onere di provare il danno ai creditori (eventus damni) spetta interamente al curatore. Quest'ultimo deve dimostrare la consistenza dei crediti preesistenti e l'impatto negativo dell'atto contestato sul patrimonio del debitore. La sentenza di merito viene cassata per aver erroneamente invertito tale onere probatorio.
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Ricorso inammissibile: no a nuove regole su pignoramenti
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un debitore contro pignoramenti conclusi nel 2008. Il ricorso era basato su una legge del 2015 che introduceva nuovi limiti alla pignorabilità delle pensioni. La Corte ha stabilito che la nuova normativa non può essere applicata retroattivamente a procedure esecutive già definite, confermando la decisione della Corte d'Appello e condannando il ricorrente per responsabilità processuale aggravata.
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Demansionamento e onere della prova: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi di un'azienda e di un suo dipendente in un caso di demansionamento. La Corte ha confermato la condanna dell'azienda al risarcimento del danno, ribadendo che l'onere della prova sull'adempimento dell'obbligo di assegnare mansioni adeguate grava sul datore di lavoro. Inoltre, ha stabilito che l'interpretazione degli accordi collettivi aziendali da parte dei giudici di merito non è sindacabile in sede di legittimità se non per violazione dei canoni legali di ermeneutica.
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Penale leasing traslativo: Cassazione inammissibile
Una società di leasing ricorre in Cassazione contro la decisione della Corte d'Appello che aveva ridotto una penale contrattuale in un caso di leasing traslativo risolto. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, confermando la corretta applicazione analogica dell'art. 1526 c.c. per riequilibrare le posizioni delle parti e determinare un'equa indennità, ritenendo la penale leasing traslativo originaria eccessivamente sproporzionata.
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Verbale di consegna: firma vincolante nel leasing
Una società di ristorazione ha contestato il pagamento dei canoni di leasing per una fornitura incompleta, nonostante avesse firmato il verbale di consegna senza riserve. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la firma del verbale di consegna impegna l'utilizzatore al pagamento. Questo atto, infatti, autorizza la società di leasing a saldare il fornitore, basandosi sulla dichiarazione di avvenuta ricezione della merce da parte dell'utilizzatore.
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Rinnovo della notifica: i termini per riattivarsi
Una società creditrice contesta la validità di un'opposizione a decreto ingiuntivo, sostenendo che il rinnovo della notifica non sia avvenuto tempestivamente. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, chiarendo che il termine per il rinnovo della notifica, pur dovendo essere immediato, non è inderogabile. Può essere superato in presenza di circostanze eccezionali e comprovate, come l'aver ricevuto informazioni contrastanti sull'indirizzo del destinatario, che hanno reso più complesso il perfezionamento della notifica stessa.
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Competenza funzionale e fideiussione: la decisione
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, il giudice adito ha competenza funzionale inderogabile. Se l'opponente solleva una domanda riconvenzionale di nullità della fideiussione per violazione della normativa antitrust (di competenza di una sezione specializzata), il giudice deve separare le cause: trattiene la causa di opposizione e rimette solo la domanda sulla nullità al tribunale specializzato. La sentenza chiarisce l'applicazione del principio di competenza funzionale in questi casi.
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Risarcimento danni prescrizione: inammissibile il ricorso
La Corte di Cassazione ha rigettato un ricorso relativo a una richiesta di risarcimento danni da fatto illecito, il cui reato era stato dichiarato estinto. I motivi dell'impugnazione, incentrati sul tema del risarcimento danni prescrizione e sulla valutazione delle prove, sono stati giudicati inammissibili. La Corte ha ribadito che non è possibile introdurre questioni nuove in sede di legittimità né richiedere una nuova valutazione dei fatti già esaminati dai giudici di merito.
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Onere della prova fallimento: chi deve dimostrarlo?
Una società dichiarata fallita ricorre in Cassazione sostenendo di non superare le soglie di debito. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che l'onere della prova nel fallimento, per dimostrare la non fallibilità, grava sul debitore. La mancata presentazione di bilanci o altre prove contabili è decisiva, soprattutto quando la decisione impugnata si fonda su più motivazioni autonome e il ricorrente ne contesta solo una.
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Azione di regresso assegno: quando serve il protesto?
Una cooperativa agricola ha agito in giudizio contro tre soggetti per il mancato pagamento di dieci assegni. La Corte d'Appello aveva liberato due dei tre debitori (il traente e la prima girante) poiché solo quattro assegni erano stati protestati, qualificando l'azione come 'causale' e non 'cartolare'. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, chiarendo che per l'azione di regresso assegno il protesto è necessario solo per agire contro i giranti, mentre il traente (chi emette l'assegno) risponde sempre del pagamento, anche in assenza di protesto.
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Licenziamento collettivo e potere di firma: il caso
Un lavoratore ha impugnato il suo licenziamento nell'ambito di una procedura di licenziamento collettivo, contestando sia il potere di rappresentanza del direttore che ha gestito la procedura, sia la legittimità dei criteri di scelta dei dipendenti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la validità del recesso. I giudici hanno stabilito che la valutazione del potere del rappresentante e della non fungibilità dei profili professionali sono apprezzamenti di fatto, correttamente motivati dalla corte di merito e non riesaminabili in sede di legittimità.
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