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Giurisprudenza Civile

Tetto pensionistico INPDAI: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che il tetto pensionistico INPDAI si applica anche ai lavoratori che hanno maturato contributi in altre gestioni prima di transitare in INPDAI e successivamente nell'AGO. La Corte ha annullato la decisione di merito che escludeva tale limite, affermando che la normativa sulla confluenza dell'INPDAI nell'INPS impone di considerare le regole originarie, incluso il massimale, per il calcolo della quota di pensione di competenza. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per un nuovo esame.
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Lavoro subordinato: la prova della subordinazione
Una lavoratrice ha richiesto il riconoscimento del suo rapporto di lavoro come subordinato, ma la sua domanda è stata respinta a tutti i livelli di giudizio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che la prova della sola presenza sul luogo di lavoro non è sufficiente. Per qualificare un rapporto come lavoro subordinato, è indispensabile dimostrare l'assoggettamento del lavoratore al potere direttivo e di controllo del datore di lavoro, elemento che nel caso di specie non è stato provato.
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Prescrizione estratti conto: quando scade il diritto
Una recente sentenza della Corte d'Appello di Napoli chiarisce un punto fondamentale sulla prescrizione degli estratti conto. Un correntista aveva richiesto documenti risalenti a oltre dieci anni prima, ottenendo ragione in primo grado. La Corte d'Appello ha però riformato la decisione, stabilendo che il diritto a ricevere gli estratti conto si prescrive in dieci anni, non dalla chiusura del rapporto, ma dalla data in cui ogni singolo estratto avrebbe dovuto essere inviato. La sentenza ha quindi respinto la domanda del cliente per intervenuta prescrizione.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese compensate
Una cittadina, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole in materia di aiuti agricoli contro un'amministrazione regionale, ha deciso di effettuare una rinuncia al ricorso. La Corte Suprema ha quindi dichiarato l'estinzione del giudizio, disponendo la compensazione delle spese legali tra le parti, come previsto dalla legge in questi casi.
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Errore di fatto: i limiti per la revocazione in Cassazione
Una società ha richiesto la revocazione di un'ordinanza della Cassazione per un presunto errore di fatto, sostenendo che i giudici non avessero considerato un'altra sentenza (giudicato esterno). La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la mancata o errata valutazione giuridica di un'altra sentenza costituisce un errore di giudizio, non un errore di fatto, e quindi non è un motivo valido per la revocazione.
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Controllo agenzie investigative: quando è illegittimo?
La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità di un licenziamento basato sulle prove raccolte da un'agenzia investigativa. Il caso riguarda il controllo agenzie investigative sulla prestazione lavorativa di una guardia giurata. La Corte ha stabilito che tale controllo, se volto a verificare l'adempimento della prestazione, viola lo Statuto dei Lavoratori, rendendo le prove inutilizzabili.
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Spostamento cavi: chi paga i costi per i lavori?
Una società concessionaria, per non fermare i lavori di costruzione di un parcheggio, ha pagato per lo spostamento cavi di una compagnia telefonica, chiedendone poi il rimborso. La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d'appello che negava il rimborso, stabilendo che il giudice non aveva considerato fatti decisivi, come la comunicazione del Comune (proprietario del terreno) che poneva i costi a carico della compagnia telefonica. La Corte ha ribadito che, di norma, le spese sono a carico del gestore della rete, salvo patto contrario.
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Contributi editoria: requisiti temporali e forma
La Corte di Cassazione ha negato i contributi editoria a una società cooperativa. La decisione si basa sulla mancanza dei requisiti temporali richiesti dalla legge, specificando che il periodo di attività precedente alla trasformazione in cooperativa non può essere conteggiato per raggiungere l'anzianità necessaria. La sentenza sottolinea l'importanza della forma giuridica specifica e del momento in cui il diritto al contributo viene maturato.
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Rinuncia al ricorso: estinzione del processo in Cassazione
Un'azienda, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza che annullava il licenziamento di un dipendente, ha presentato una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del processo, chiarendo che tale atto non richiede l'accettazione della controparte e comporta importanti conseguenze sulla condanna alle spese e sull'inapplicabilità del raddoppio del contributo unificato.
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Errore di fatto: quando la Cassazione è inappellabile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22036/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione, chiarendo la distinzione tra errore di fatto e errore di valutazione. Il caso nasceva da una complessa disputa su strumenti finanziari derivati. La Corte ha stabilito che un errore di fatto revocatorio si verifica solo per una svista percettiva sui dati processuali, non per un disaccordo sull'interpretazione delle prove, ribadendo i rigorosi requisiti formali per tale impugnazione.
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Interruzione usucapione: ricorso al TAR efficace?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22032/2024, ha stabilito un importante principio in materia di interruzione usucapione. Il caso riguardava una costruzione realizzata a distanza illegale, per la quale si voleva far valere l'usucapione di una servitù. I proprietari confinanti avevano agito dinanzi al giudice amministrativo per ottenerne la demolizione. La Corte ha chiarito che anche un'azione giudiziaria intentata presso un'autorità diversa dal giudice civile, come il TAR, se mira a rimuovere la situazione di fatto illegittima (in questo caso, con la demolizione), è un atto idoneo a interrompere il decorso del tempo necessario per usucapire.
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Rimborso spese legali: i criteri per i funzionari
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22029/2024, ha stabilito principi chiave sul rimborso spese legali a favore di un ex Ministro, assolto in un giudizio per responsabilità erariale. La Corte ha chiarito che la liquidazione non può scendere sotto i minimi tariffari inderogabili e deve basarsi sulle tariffe previste per le magistrature superiori, data la natura del giudizio svoltosi presso la Corte dei conti in appello. La sentenza impugnata, che aveva ridotto l'importo, è stata cassata con rinvio.
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Rinvio a nuovo ruolo: la Cassazione e le trattative
La Corte di Cassazione ha disposto il rinvio a nuovo ruolo di un ricorso presentato dalle agenzie fiscali contro il fallimento di una società. La decisione, di natura procedurale, è stata presa su richiesta congiunta delle parti, le quali hanno dichiarato di aver avviato trattative per una definizione stragiudiziale della controversia, dimostrando come il sistema giudiziario favorisca le soluzioni concordate.
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Lavoro socio cooperativa: quando è subordinato?
Una società cooperativa ha contestato la richiesta di ingenti contributi previdenziali da parte dell'Ente Previdenziale, che aveva riqualificato i rapporti con i soci come lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della cooperativa, confermando la decisione dei giudici di merito. La Corte ha stabilito che, ai fini della classificazione del rapporto di lavoro socio cooperativa, prevalgono le concrete modalità di svolgimento della prestazione rispetto alla qualificazione formale data dalle parti. L'aver inizialmente optato per il regime contributivo dei lavoratori dipendenti costituisce un forte indizio a sfavore della tesi della cooperativa, che non è riuscita a provare la natura autonoma dei rapporti.
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Licenziamento per giusta causa: la prova per presunzioni
Un dirigente è stato licenziato per giusta causa, accusato di aver utilizzato un intermediario per sollecitare tangenti da fornitori. La Corte di Cassazione ha confermato il licenziamento, stabilendo che la società aveva fornito sufficienti prove indiziarie (prova per presunzioni) a sostegno dell'accusa di grave inadempimento. La Corte ha sottolineato che in un licenziamento per giusta causa, il datore di lavoro non necessita di prove dirette, ma può basarsi su una serie di indizi gravi, precisi e concordanti.
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Rinuncia al ricorso: guida all’estinzione del giudizio
Un cittadino, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole in materia di aiuti agricoli, ha presentato una formale rinuncia al ricorso. La Corte Suprema, prendendo atto della rinuncia e dell'accordo tra le parti per la compensazione delle spese legali, ha dichiarato l'estinzione del giudizio, rendendo definitiva la decisione della Corte d'Appello.
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Estinzione del processo: cosa succede dopo la rinuncia
Un'impresa agricola rinuncia al ricorso in Cassazione contro una Regione in una disputa su aiuti comunitari. La Corte, vista l'accettazione della controparte, dichiara l'estinzione del processo senza condanna alle spese per il rinunciante, chiarendo le conseguenze procedurali e fiscali di tale atto.
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Revoca del concordato: quando l’apporto non è esterno
Una società in crisi vede la sua ammissione al concordato preventivo revocata, con conseguente dichiarazione di fallimento. La Corte d'Appello conferma la decisione, ritenendo che un'offerta di acquisto maggiorata da parte di un'affittuaria non costituisse vera finanza esterna, ma un valore interno all'azienda. La Corte di Cassazione, pur dichiarando il ricorso inammissibile per cessata materia del contendere, ha esaminato i motivi ai fini della soccombenza virtuale. Ha confermato che la valutazione sulla natura interna o esterna dell'apporto è un giudizio di fatto insindacabile in sede di legittimità se correttamente motivato, confermando la legittimità della revoca del concordato operata dai giudici di merito.
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Conoscenza legale evento interruttivo: i limiti
La Corte di Cassazione ha stabilito che la conoscenza legale di un evento interruttivo, come il decesso di una parte, deve essere acquisita all'interno dello specifico processo interrotto affinché decorra il termine per la riassunzione. Non è sufficiente che la parte ne sia venuta a conoscenza in un altro e separato giudizio. La Corte ha quindi annullato la decisione di merito che aveva dichiarato estinto un processo per tardiva riassunzione, basandosi su una conoscenza dell'evento interruttivo maturata in un diverso procedimento.
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Termine notifica sanzione: quando inizia a decorrere?
Un datore di lavoro è stato sanzionato per l'impiego di un dipendente senza preventiva comunicazione. In seguito al ricorso, la Corte di Cassazione ha confermato la validità della sanzione, stabilendo che il termine notifica sanzione di 90 giorni non decorre dal giorno della violazione, ma dalla conclusione del procedimento di accertamento da parte dell'autorità. La congruità della durata dell'accertamento è una valutazione di merito non sindacabile in sede di legittimità se ben motivata.
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