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Giurisprudenza Civile

Minimale contributivo: obbligo anche con assenze?
Un'azienda ha contestato una richiesta di pagamento dell'INPS per contributi non versati a favore di dipendenti assenti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'obbligo di versare il minimale contributivo sussiste anche per le assenze non giustificate dalla legge o dal contratto collettivo, ma basate su un semplice accordo tra le parti. La Corte ha ribadito l'autonomia dell'obbligazione contributiva rispetto a quella retributiva.
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Aiuti comunitari agricoltura: onere della prova
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un agricoltore contro la revoca di un contributo. La decisione si fonda sul mancato superamento della presunzione derivante dal possesso di una partita IVA per attività non agricola. Si chiarisce che, in tema di aiuti comunitari in agricoltura, l'onere di provare la sussistenza dei requisiti richiesti dal bando grava sul beneficiario.
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Vizio del consenso: quando l’accordo è nullo?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20429/2024, ha stabilito che per annullare un accordo transattivo per vizio del consenso non è sufficiente il generico timore di perdere il posto di lavoro. La lavoratrice che lamenta di essere stata costretta a firmare deve fornire prove concrete della minaccia e della coazione subita. Nel caso di specie, una lavoratrice aveva firmato quattro accordi in cui si riconosceva l'occasionalità del rapporto, ma la sua richiesta di annullamento è stata respinta perché non ha dimostrato gli elementi specifici della violenza morale, come richiesto dalla legge.
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Prescrizione credito erariale: da quando decorre?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20427/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla prescrizione del credito erariale. Nel caso di stipendi pagati in eccesso a un dipendente pubblico, il termine di prescrizione per la restituzione delle somme non decorre dal momento in cui l'Amministrazione accerta l'errore, ma dalla data di ogni singolo pagamento indebito. La Corte ha rigettato il ricorso del Ministero, affermando che la causa del pagamento era inesistente sin dall'origine per la parte eccedente.
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Impresa familiare: quando il lavoro tra parenti non basta
Un padre ricorre in Cassazione sostenendo l'esistenza di un rapporto di lavoro subordinato o di un'impresa familiare con la ditta del figlio. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che il figlio era un mero 'prestanome' e il padre il reale gestore. Viene ribadito che per configurare un'impresa familiare non basta il legame di parentela e la collaborazione, ma sono necessari elementi specifici come la comunanza di utili e perdite e la costituzione di un fondo comune.
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Compensazione spese legali: quando è legittima?
Una lavoratrice ha citato in giudizio la sua ex datrice di lavoro per omissioni contributive, ottenendo la condanna alla costituzione di una rendita. Entrambe le parti hanno presentato ricorso in Cassazione. La lavoratrice ha contestato la totale compensazione spese legali disposta dal giudice. La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, confermando che la complessità della causa e l'accoglimento solo parziale delle domande costituiscono ragioni sufficienti a giustificare la compensazione.
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Assegno sociale: domanda annuale è necessaria
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una cittadina contro l'Istituto Previdenziale per il riconoscimento dell'assegno sociale per l'anno 2013. La Corte ha confermato che la domanda amministrativa presentata nel 2012 non era sufficiente a fondare la richiesta per l'anno successivo, mancando del contenuto minimo essenziale per la nuova annualità. La decisione sottolinea la necessità di una domanda specifica per ogni anno in cui si richiede la prestazione.
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Opposizione alla stima: la Corte determina l’indennità
Una società energetica si oppone alla stima dell'indennità per un asservimento. La Cassazione chiarisce che il giudizio di opposizione alla stima non è un controllo dell'atto amministrativo, ma un'autonoma determinazione giudiziale del giusto indennizzo, cassando la decisione della Corte d'Appello che si era limitata a una revisione.
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Compenso professionista: quale tariffa si applica?
In un caso riguardante la liquidazione del compenso di un notaio, a cui erano state applicate sia una tariffa vecchia e abrogata che quella nuova, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale. Per il calcolo del compenso professionista, si deve utilizzare esclusivamente la tariffa in vigore al momento della conclusione dell'attività. La prestazione professionale è unitaria e non può essere frazionata ai fini della liquidazione solo perché una legge è cambiata nel corso dell'incarico. Di conseguenza, la Corte ha annullato la decisione precedente e ricalcolato l'onorario basandosi unicamente sulla normativa vigente.
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Doppia conforme di merito: ricorso inammissibile
Una società conduttrice ha citato in giudizio la società locatrice per presunta inidoneità dei locali commerciali. Dopo aver perso in primo grado e in appello, ha proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, applicando il principio della "doppia conforme di merito", che limita la possibilità di contestare la valutazione dei fatti quando due giudici di merito sono giunti alla medesima conclusione.
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Legittimazione passiva INPS: esclusiva per ticket
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20415/2024, ha respinto il ricorso dell'Istituto previdenziale, confermando la sua esclusiva legittimazione passiva nei procedimenti di accertamento sanitario per l'esenzione dal ticket. La Corte ha ribadito che, per legge, l'Istituto è l'unico interlocutore giudiziario del cittadino per tutte le questioni relative all'invalidità civile, anche quando la prestazione finale non è erogata direttamente dall'ente stesso.
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Atto a titolo gratuito: caparra esagerata e fallimento
La Corte di Cassazione conferma che una caparra sproporzionata, versata da una società poi fallita in un contratto preliminare, può essere considerata un atto a titolo gratuito. La valutazione si basa sulla 'causa concreta' dell'operazione, ovvero sulla mancanza di un effettivo vantaggio patrimoniale per l'acquirente, che ha subito solo un depauperamento. In questo caso, il pagamento del 50% del prezzo totale come caparra, a soli sei mesi dal fallimento e senza che il contratto definitivo fosse mai stipulato, è stato ritenuto inefficace ai sensi della legge fallimentare.
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Cessione del credito: l’oggetto del contratto
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla validità di un contratto di cessione del credito avente ad oggetto compensi professionali di un legale. Una società debitrice sosteneva la nullità del contratto per mancanza dell'oggetto, poiché il legale non era antistatario e quindi non diretto beneficiario delle spese di lite liquidate. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando l'interpretazione dei giudici di merito secondo cui l'oggetto della cessione non erano le spese liquidate alla parte, ma il diritto del professionista al proprio compenso, il cui ammontare era stato determinato dalle pronunce giudiziali. La decisione sottolinea l'ampia discrezionalità del giudice di merito nell'interpretare i contratti e i limiti del sindacato di legittimità.
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Nullità della notificazione: quando l’errore è sanabile
La Corte di Cassazione chiarisce che un errore nel nome del destinatario di un atto di appello non ne causa l'inesistenza, ma una mera nullità della notificazione. Se la parte appellata non si costituisce, il giudice d'appello non può dichiarare l'inammissibilità, ma deve ordinare il rinnovo della notifica. Il caso riguardava una richiesta di risarcimento danni per neve caduta da un viadotto autostradale su un'area espositiva di veicoli.
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Ricorso incidentale: quando va accolto dalla Cassazione
Una lavoratrice ricorre in Cassazione per il mancato pagamento di straordinari, ma il suo ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte accoglie invece il ricorso incidentale dell'azienda, condannando la lavoratrice alla restituzione delle somme percepite in esecuzione della sentenza di primo grado, poi riformata in appello. La decisione si fonda sull'omessa pronuncia della Corte d'Appello sulla domanda di restituzione.
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Compenso custodia container: la guida della Cassazione
Una società di logistica ha contestato l'importo del compenso per la custodia di un container sequestrato, ritenendolo troppo basso. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il calcolo del compenso custodia container, in assenza di "usi locali" provati, deve avvenire per analogia, utilizzando le tariffe ministeriali previste per gli autocarri. La Corte ha chiarito che il listino prezzi di una singola azienda non costituisce un "uso locale" e che il criterio analogico è giustificato dalla somiglianza fisica tra un container e un autocarro in termini di ingombro.
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Attività esclusiva contributo: Cassazione chiarisce
Un'imprenditrice perde un contributo regionale perché, dopo aver avviato la propria attività, ha continuato a lavorare, anche gratuitamente, nell'impresa del coniuge. La Corte di Cassazione ha confermato la revoca del finanziamento, chiarendo che il requisito di attività esclusiva contributo impone una dedizione totale alla nuova impresa, a prescindere dalla percezione di altri redditi. La finalità della norma è garantire che tutte le risorse dell'imprenditore siano concentrate nel progetto finanziato.
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NCC ZTL Roma: Cassazione annulla le multe del Comune
La Corte di Cassazione ha annullato una serie di multe emesse nei confronti di un operatore NCC per accesso non autorizzato alla ZTL di Roma. La decisione si fonda sull'interpretazione della normativa vigente nel 2017, chiarendo che la sospensione di una norma restrittiva aveva reso nuovamente applicabile una legge precedente più permissiva. Di conseguenza, l'accesso alla NCC ZTL Roma da parte di veicoli con licenza di altri comuni era legittimo in quel periodo, rendendo le sanzioni illegittime.
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Ordinanza di convalida: l’effetto del giudicato
La Corte di Cassazione chiarisce la portata dell'ordinanza di convalida di sfratto. In un caso di locazione, i conduttori si opponevano a un decreto ingiuntivo per canoni non pagati, contestando la procedura iniziale. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che l'ordinanza di convalida ha effetto di cosa giudicata sulla morosità, impedendo di rimettere in discussione le ragioni che hanno portato alla risoluzione del contratto.
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Amministratore senza deleghe: doveri e responsabilità
La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione irrogata da un'autorità di vigilanza a un amministratore privo di deleghe operative di un istituto di credito. La sentenza stabilisce che il ruolo di amministratore senza deleghe non è passivo: egli ha il dovere di informarsi attivamente e di richiedere chiarimenti, specialmente di fronte a operazioni strategiche o a informative eccessivamente sintetiche da parte degli organi esecutivi. La Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso, inclusi quelli procedurali e quelli relativi all'applicazione di norme sanzionatorie più favorevoli.
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