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Giurisprudenza Civile

Equa riparazione: due giudizi separati, due scadenze
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16062/2024, ha stabilito che, ai fini dell'equa riparazione per irragionevole durata del processo, i giudizi per l'accertamento del diritto (an debeatur) e per la liquidazione del danno (quantum debeatur), se instaurati separatamente, sono autonomi. Di conseguenza, il termine per chiedere l'indennizzo per la durata eccessiva del primo giudizio decorre dalla sua conclusione e non da quella del secondo, rendendo tardiva la domanda presentata dopo molti anni.
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Occupazione usurpativa: quando si calcola il danno?
Analisi di un'ordinanza della Cassazione sull'occupazione usurpativa. La Corte stabilisce che il risarcimento del danno per l'esproprio illecito deve essere calcolato in base al valore del terreno al momento della proposizione della domanda giudiziale e non al momento della trasformazione fisica del bene.
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Disapplicazione atto amministrativo: i limiti del giudice
Un laboratorio privato ha citato in giudizio un'azienda sanitaria pubblica per sconti tariffari applicati nel 2009, basati su un decreto regionale retroattivo. I tribunali hanno respinto la richiesta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo i limiti alla disapplicazione di un atto amministrativo da parte del giudice civile, specialmente quando l'atto è la causa diretta della lesione del diritto e non un semplice antecedente logico.
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Appello incidentale tardivo: quando è ammissibile?
Un ente previdenziale, dopo aver ottenuto in primo grado la condanna del responsabile di un sinistro, si vede rigettare la domanda contro la compagnia assicuratrice. Quando il responsabile impugna la sentenza, l'ente propone un appello incidentale tardivo contro l'assicurazione. La Cassazione chiarisce che l'appello incidentale tardivo è ammissibile, poiché l'interesse a impugnare sorge proprio dalla messa in discussione, da parte dell'appellante principale, dell'assetto di interessi definito in primo grado.
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Liquidazione spese legali: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibili il ricorso principale e quello incidentale relativi a una decisione sulla liquidazione spese legali emessa dalla Corte d'Appello in sede di rinvio. La controversia originava da una disputa sui confini di proprietà. Il ricorso principale è stato depositato tardivamente, mentre quello incidentale mancava della specificità necessaria per contestare il calcolo dei costi, ritenuto conforme alle precedenti direttive della stessa Corte Suprema.
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Amministrazione di sostegno e procura: quale prevale?
Un amministratore di sostegno, figlio della beneficiaria, si vede respingere i rendiconti per prelievi ingiustificati. Invoca una precedente procura a suo favore, ma la Cassazione rigetta il ricorso. La nomina in amministrazione di sostegno, afferma la Corte, supera e sostituisce la procura volontaria, imponendo i limiti e le autorizzazioni del giudice tutelare.
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Istanze istruttorie: quando reiterarle in giudizio
Una società ha visto le sue richieste di prova respinte in appello per una presunta mancata reiterazione. La Cassazione ha annullato la decisione, chiarendo che il richiamo alle conclusioni dell'atto introduttivo, che contenevano le istanze istruttorie, è sufficiente a manifestare la volontà di insistervi. La Corte ha colto l'occasione per ribadire le corrette modalità procedurali per la richiesta dei termini e la formulazione delle istanze istruttorie.
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Impugnazione delibera assembleare: diritti del socio
La Corte di Cassazione respinge il ricorso di una S.r.l., confermando l'annullamento di una delibera di approvazione del bilancio. L'impugnazione delibera assembleare è legittima per i soci, anche in caso di quote in pegno o di contestata qualifica di socio. La Corte ribadisce come fondamentale il diritto all'informazione tramite il preventivo deposito del progetto di bilancio presso la sede sociale.
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Onere della contestazione: fatto o qualificazione?
La Corte di Cassazione chiarisce che l'onere della contestazione, previsto dal codice di procedura civile, si applica solo ai fatti storici e non alle qualificazioni giuridiche. In un caso relativo a un rapporto di conto corrente bancario, la Corte ha stabilito che definire il rapporto come "unitario" nonostante il susseguirsi di tre diverse banche è una valutazione giuridica. Di conseguenza, la mancata contestazione specifica da parte della banca su questo punto non implica l'ammissione della sua unitarietà. Il ricorso dei correntisti è stato quindi respinto.
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Mansioni superiori: no paga extra senza posto in organico
Un operatore sanitario ha svolto per anni compiti dirigenziali, ma la Corte di Cassazione ha negato il suo diritto a una retribuzione maggiore per mansioni superiori. La ragione fondamentale è stata l'assenza di una corrispondente posizione dirigenziale nell'organigramma ufficiale dell'azienda ospedaliera. La Corte ha ribadito che, senza un posto formalmente istituito, non sorge alcun diritto a differenze retributive.
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Esclusione socio amministratore: la mala gestio basta?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16043/2024, ha stabilito che la grave inadempienza degli obblighi gestori da parte di un socio-amministratore, come l'omessa presentazione del rendiconto per anni, costituisce una causa legittima per la sua esclusione dalla società. La Corte ha chiarito che nelle società di persone non si può scindere la figura del socio da quella dell'amministratore, pertanto una cattiva gestione incide direttamente sul rapporto fiduciario (affectio societatis) e può giustificare l'esclusione socio amministratore.
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Mansioni superiori: non basta la specializzazione
Un dipendente di un'azienda sanitaria, inquadrato in categoria D, svolgeva mansioni di micologo e chiedeva il riconoscimento delle mansioni superiori corrispondenti al livello economico DS. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16042/2024, ha annullato la decisione di merito favorevole al lavoratore. Ha chiarito che per ottenere il livello DS non è sufficiente la specializzazione o l'assunzione di responsabilità, ma è necessario provare un 'quid pluris': ampie funzioni di direzione, coordinamento e gestione di risorse, che nel caso specifico non erano state verificate.
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Conoscenza del fallimento: prova a carico del curatore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16041/2024, ha accolto il ricorso di un istituto di credito la cui domanda di ammissione al passivo era stata dichiarata inammissibile per tardività. La Corte ha stabilito che la prova della conoscenza del fallimento da parte del creditore non può essere meramente presuntiva, ma deve essere fornita in modo certo e concreto dal curatore fallimentare. Il provvedimento del Tribunale, basato su una motivazione contraddittoria, è stato cassato con rinvio per un nuovo esame.
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Durata irragionevole processo: calcolo e limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16040/2024, ha chiarito i criteri per il calcolo della durata irragionevole processo ai fini dell'indennizzo ex legge Pinto. Sebbene il giudizio di merito e quello di ottemperanza vadano considerati come un 'unicum', dal computo totale vanno esclusi i tempi morti tra una fase e l'altra e il periodo per il passaggio in giudicato della sentenza. La Corte ha rigettato il ricorso di alcuni cittadini contro un Ministero, stabilendo che la durata complessiva del loro iter giudiziario non superava la soglia di ragionevolezza legale.
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Indennizzo durata irragionevole: l’erede non ha diritto
La Corte di Cassazione nega il diritto all'indennizzo per durata irragionevole del processo all'erede di una parte deceduta durante la causa. La decisione si basa su due principi: il defunto non aveva maturato il diritto prima di morire, e l'erede, in un successivo giudizio, non ha utilizzato i rimedi preventivi per accelerare i tempi, requisito essenziale per la richiesta di risarcimento.
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Inquadramento mobilità volontaria: il caso in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'amministrazione pubblica contro la sentenza che riconosceva a una dipendente, trasferita da un'università, il diritto a un corretto inquadramento nella mobilità volontaria. La decisione conferma che l'appello deve contestare specificamente la ratio decidendi della sentenza impugnata, in questo caso basata sulle tabelle di trasposizione dei CCNL, e non su principi generali di valutazione delle mansioni.
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Progressione verticale: quando il diritto è acquisito
Un lavoratore vince una selezione interna per una progressione verticale. L'Ente Pubblico si rifiuta di formalizzare il nuovo inquadramento, adducendo nuove normative e limiti finanziari. La Corte di Cassazione ha confermato il diritto del lavoratore, stabilendo che le leggi successive alla procedura non sono retroattive e che i presunti vincoli di bilancio devono essere concretamente provati dall'Amministrazione, non solo affermati.
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Contratto di solidarietà: quando è valido nel P.I.?
Un'amministrazione comunale, a fronte di difficoltà finanziarie, ha ridotto unilateralmente l'orario di lavoro dei propri dipendenti, stipulando in un secondo momento un contratto di solidarietà. La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima la procedura, stabilendo che l'eccedenza di personale deve essere individuata in specifiche posizioni lavorative e non in un generico monte ore. Inoltre, ha chiarito che il contratto di solidarietà non può sanare retroattivamente l'illegittimità della precedente riduzione unilaterale, potendo disporre solo per il futuro. La sentenza del giudice d'appello è stata quindi annullata con rinvio.
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Compravendita immobile inesistente: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 16034/2024, ha stabilito l'impossibilità di una compravendita di un immobile inesistente. Il caso riguardava una terrazza costruita dopo la stipula del contratto di vendita. Poiché il bene non esisteva al momento dell'accordo, non poteva essere oggetto del trasferimento di proprietà. La Corte ha rigettato il ricorso, condannando i ricorrenti per abuso del processo.
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Clausola penale: come si chiede in giudizio?
In un caso di ritardo nella consegna di un immobile, la Cassazione ha stabilito che la richiesta di pagamento della clausola penale è valida se chiaramente esposta nella parte narrativa dell'atto introduttivo, anche se non ripetuta formalmente nelle conclusioni. La Corte ha rigettato il ricorso di un'impresa costruttrice, confermando la condanna al pagamento della penale per il ritardo e chiarendo i principi sul cumulo tra penale e risarcimento del danno.
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