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Giurisprudenza Civile

Spese legali soccombenza parziale: chi paga?
Una cliente cita in giudizio una concessionaria per danni all'auto. La concessionaria si difende sostenendo che l'auto sia stata distrutta in un incidente successivo, rendendo il danno irrilevante. Il tribunale accoglie parzialmente la richiesta della cliente ma divide le spese legali. La Cassazione interviene e chiarisce un punto fondamentale sulle spese legali soccombenza parziale: la parte che vince, anche se ottiene meno di quanto richiesto, non deve pagare le spese, che restano interamente a carico di chi ha perso.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali
Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce gli effetti della rinuncia al ricorso, sia principale che incidentale. Il caso riguardava una controversia tra una società, un condominio e una terza società. A seguito della rinuncia di entrambe le parti appellanti, la Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, compensando le spese tra i rinuncianti ma condannando il ricorrente principale a pagare le spese del condominio. È stato inoltre escluso il raddoppio del contributo unificato, poiché non applicabile in caso di rinuncia.
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Responsabilità precontrattuale: onere della prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27102/2024, chiarisce la natura giuridica della responsabilità precontrattuale. Il caso riguardava l'interruzione di trattative per la vendita di un'area commerciale. La Corte ha stabilito che la responsabilità per la rottura ingiustificata delle trattative ha natura extracontrattuale. Di conseguenza, l'onere di dimostrare la malafede della controparte spetta a chi subisce il recesso e non a chi recede. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che la presenza di un consulente esterno senza poteri di rappresentanza non è sufficiente a generare un legittimo affidamento sulla conclusione del contratto.
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Caparra penitenziale: quando un deposito non è IVA
Una società fornitrice ha richiesto il pagamento dell'IVA su un 'Importo di Apertura Deposito' trattenuto a un cliente in un contratto di acquisto di metalli preziosi. La società lo riteneva un deposito cauzionale tassabile. Tuttavia, i tribunali di merito e la Corte di Cassazione hanno qualificato la somma come caparra penitenziale, esente da IVA. La decisione si è basata sulla funzione effettiva del deposito, inteso come corrispettivo per il recesso e incentivo all'acquisto, piuttosto che come garanzia per servizi specifici. La Corte ha stabilito che l'interpretazione del giudice di merito era plausibile e ha rigettato il ricorso della società.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato
Una società costruttrice e una società di servizi hanno ritirato i rispettivi ricorsi, principale e incidentale, davanti alla Corte di Cassazione. La Corte ha dichiarato estinto il giudizio a seguito della rinuncia al ricorso, compensando le spese tra le due società appellanti e condannando la ricorrente principale al pagamento delle spese a favore del condominio. Il punto cruciale della decisione è l'esclusione del raddoppio del contributo unificato, poiché tale sanzione non si applica ai casi di rinuncia volontaria.
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Protesto assegno conto chiuso: quando è legittimo?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un correntista contro una banca per il protesto di un assegno. L'assegno era stato presentato per il pagamento 20 mesi dopo la chiusura del conto corrente. La Corte ha stabilito che il comportamento della banca è stato legittimo, in quanto, in caso di conto estinto, il protesto assegno conto chiuso è un atto dovuto. Inoltre, il correntista non ha fornito alcuna prova di un suo diritto alla compensazione con altri conti attivi.
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Rimborso caparra: sì alla restituzione dell’imposta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27093/2024, ha stabilito il diritto al rimborso dell'imposta di registro proporzionale versata sulla caparra confirmatoria, in caso di risoluzione consensuale del contratto preliminare. Secondo la Corte, tale imposta è un'anticipazione della tassazione dovuta per l'atto definitivo. Se quest'ultimo non si realizza, come nel caso di risoluzione consensuale con restituzione della caparra, viene meno il presupposto impositivo, e il contribuente ha diritto al rimborso.
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Procura avvocato: estensione e limiti nel fallimento
La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro la vendita di un'azienda in fallimento. La tardività del reclamo è stata confermata, basandosi sull'interpretazione della procura avvocato e sulla sua estensione alla fase esecutiva. La Corte ha stabilito che la valutazione del mandato è di competenza del giudice di merito.
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Notifica sede legale: quando è valida per la Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito la validità della notifica di un atto giudiziario a una società se effettuata presso la sua sede legale e consegnata a una persona addetta alla ricezione. Con l'ordinanza n. 27090/2024, ha annullato la decisione di un Tribunale che aveva erroneamente dichiarato inesistente una notifica simile, ribadendo che tale modalità garantisce la conoscenza dell'atto da parte della società destinataria, anche se effettuata tramite servizio postale.
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Responsabilità del noleggiante: il caso dell’incendio
La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità del noleggiante per la distruzione di un bene (nella specie, un autoarticolato) a causa di un incendio doloso appiccato da terzi ignoti è esclusa se dimostra di aver usato l'ordinaria diligenza. La presunzione di colpa a suo carico può essere superata provando che l'evento dannoso non era a lui imputabile, come nel caso di un veicolo parcheggiato in un'area recintata e chiusa. La Corte ha rigettato il ricorso del proprietario, confermando che il noleggiante non era tenuto ad adottare misure di sicurezza straordinarie.
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Ricorso cassazione inammissibile: quando è generico
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso per cassazione inammissibile in materia tributaria. Il contribuente lamentava la prescrizione di numerosi debiti, ma il ricorso è stato giudicato troppo generico e privo della necessaria specificità, in quanto non individuava chiaramente i singoli tributi, i relativi termini di prescrizione e non contestava puntualmente gli atti interruttivi indicati dalla controparte.
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Improcedibilità del ricorso: termini perentori e limiti
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità del ricorso di un'azienda sanitaria contro il fallimento di una società di servizi a causa del tardivo deposito dell'atto. La Corte chiarisce che il mancato rispetto dei termini perentori è un vizio insanabile e ribadisce che i crediti verso un fallimento devono essere accertati esclusivamente nella sede fallimentare, rendendo inammissibili le domande riconvenzionali in sede ordinaria.
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Correzione errore materiale: la Cassazione decide
Una società, dopo aver vinto una causa in Cassazione, si è accorta che l'ordinanza non liquidava le spese legali per i primi due gradi di giudizio. Ha quindi presentato un'istanza di correzione errore materiale. La Suprema Corte ha accolto la richiesta, riconoscendo l'omissione come una svista e ha integrato la precedente decisione, condannando la parte soccombente al pagamento delle spese legali omesse.
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Autosufficienza del ricorso: Cassazione inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di uno studio legale contro una compagnia telefonica. La decisione si fonda sulla violazione del principio di autosufficienza del ricorso, poiché l'atto non esponeva in modo chiaro e completo i fatti di causa, impedendo alla Corte di valutare le censure senza consultare altri atti. La Corte ha ribadito che un ricorso deve essere autosufficiente per consentire una corretta amministrazione della giustizia.
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Responsabilità perito stimatore: la stima errata
Una società acquista un immobile all'asta basandosi su una perizia. Scoperti vizi gravi, fa causa al perito. La Cassazione chiarisce che la responsabilità perito stimatore non sussiste se la consulenza tecnica d'ufficio (CTU) a supporto dell'accusa è contraddittoria e insufficiente, confermando la decisione d'appello che aveva escluso la colpa del professionista.
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Notifica irreperibili: quando la parte è assente
La Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria per gestire un caso in cui l'appellante era diventato irreperibile dopo il decesso del suo avvocato. A seguito di un tentativo di notifica fallito, attestato da un verbale di "vane ricerche", la Corte ha disposto il rinnovo della notifica secondo la procedura per la notifica irreperibili prevista dall'art. 143 c.p.c. La decisione mira a salvaguardare il diritto di difesa e l'integrità del contraddittorio prima di procedere ulteriormente.
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Liquidazione spese legali: la Cassazione chiarisce
Un cittadino ha chiesto un'equa riparazione per la durata irragionevole di un processo. Dopo aver vinto l'opposizione a un primo decreto, la Corte d'Appello aveva liquidato le spese legali in modo frazionato. La Cassazione ha stabilito che la liquidazione spese legali deve essere unitaria, basata sul valore totale della somma finale riconosciuta e non su singole fasi, garantendo un rimborso più equo.
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Revisione prezzi appalti: esclusa per servizi esclusi
Un operatore turistico ha richiesto un adeguamento economico per un appalto pubblico relativo a servizi di viaggio. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il meccanismo di revisione prezzi appalti non si applica ai contratti per servizi specifici, come quelli ricreativi, poiché rientrano nelle categorie escluse dal campo di applicazione principale del vecchio Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 163/2006).
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Responsabilità conducente militare: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per risarcimento danni a carico di un militare, del suo superiore e del Ministero della Difesa, a seguito di un grave incidente avvenuto durante un'esercitazione. La Corte ha stabilito che la manovra di sorpasso imprudente, eseguita con un mezzo blindato su un terreno sconnesso e franoso, costituisce una condotta colpevole che non può essere giustificata dal contesto militare. Viene quindi ribadita la piena responsabilità del conducente militare quando viola le norme di comune prudenza, rendendo prevedibile l'evento dannoso.
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Massimale pensionabile spettacolo: la Cassazione decide
Un lavoratore dello spettacolo aveva ottenuto la riliquidazione della pensione senza l'applicazione del tetto retributivo. L'Ente Previdenziale ha impugnato la decisione. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il massimale pensionabile spettacolo deve essere applicato anche alla "quota B" della pensione (anzianità maturate dopo il 1992). Secondo la Corte, tale limite non è mai stato abrogato ed è un elemento essenziale per bilanciare il sistema previdenziale specifico del settore.
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