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Giurisprudenza Civile

Inammissibilità ricorso cassazione: ecco perché
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso principale e di quello incidentale in una controversia relativa alla restituzione di un terreno e al risarcimento danni. La decisione evidenzia l'importanza del rispetto dei requisiti di specificità dei motivi di ricorso, pena l'impossibilità per la Corte di esaminare il merito della questione. L'inammissibilità del ricorso in Cassazione è stata pronunciata per entrambi gli appelli a causa di vizi formali e della genericità delle censure sollevate.
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Patto di stabilità: risarcimento e licenziamento
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di una società agricola al risarcimento del danno per violazione di un patto di stabilità quinquennale. La Corte ha stabilito che il risarcimento previsto da tale accordo si aggiunge, e non sostituisce, l'indennità per licenziamento illegittimo, poiché il patto creava una tutela rafforzata e autonoma rispetto alle garanzie di legge.
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Ripartizione spese condominiali: la Cassazione decide
Una condomina impugna due delibere condominiali relative all'addebito di una spesa personale e alla ripartizione delle spese. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21865/2024, ha accolto parzialmente il ricorso. Ha stabilito che la ripartizione spese condominiali per il riscaldamento deve distinguere tra costi di consumo e costi fissi di conservazione dell'impianto, cassando la decisione che si basava solo sui consumi effettivi. Ha invece respinto le censure sulla discrezionalità dell'assemblea nel rimborsare danni e sull'addebito personale, ritenuto inammissibile per genericità del motivo.
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Contratto di patrocinio: la procura vale come incarico?
Un cliente ha impugnato una decisione che lo condannava a pagare le parcelle del proprio legale, sostenendo di avergli conferito solo una procura alle liti e non un formale contratto di patrocinio. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che l'esercizio concreto dell'attività difensiva da parte dell'avvocato, sulla base della procura ricevuta, costituisce accettazione dell'incarico, perfezionando così il contratto di patrocinio e facendo sorgere il diritto al compenso.
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Opposizione atti esecutivi tardiva: cosa succede?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21859/2024, ha ribadito un principio fondamentale nelle procedure esecutive: l'opposizione agli atti esecutivi tardiva, presentata oltre il termine perentorio di 20 giorni, è sempre inammissibile. Questa regola vale a prescindere dalla gravità dei vizi formali denunciati dal debitore, come la presunta irregolarità della procura al difensore o il ritardo nella trascrizione del pignoramento. La Corte ha accolto il ricorso incidentale del creditore, cassando la sentenza di merito e dichiarando inammissibile l'opposizione originaria del debitore, confermando la necessità di certezza e celerità nei processi esecutivi.
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Decadenza convenzionale: limiti e validità del termine
In un caso di cessione d'azienda tra padre e figlio, una clausola prevedeva un termine di sei mesi per agire in giudizio per il recupero del prezzo. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del padre, che aveva agito tardivamente, stabilendo che la valutazione sulla congruità del termine di una decadenza convenzionale è di competenza esclusiva dei giudici di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se la motivazione è priva di vizi logici o giuridici.
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Opposizione atti esecutivi: l’errore sulla data
Una creditrice proponeva opposizione contro un'ordinanza del giudice dell'esecuzione. Il Tribunale la dichiarava inammissibile per tardività, basandosi su un'errata data di deposito. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, rilevando l'errore materiale del giudice e stabilendo che l'opposizione atti esecutivi era stata notificata nei termini. La sentenza è stata annullata con rinvio per la decisione nel merito.
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Errore di fatto: quando la Cassazione non revoca
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione, chiarendo la distinzione tra errore di fatto ed errore di diritto. I ricorrenti sostenevano che una precedente sentenza si basasse su un 'errore di fatto' circa la loro posizione processuale. La Corte ha stabilito che la valutazione della 'soccombenza' è una questione di diritto, non un errore di percezione fattuale, precludendo così il rimedio della revocazione. È stata invece accolta un'istanza di correzione di errore materiale per un vizio di compilazione nell'intestazione della precedente sentenza.
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Actio negatoria non riproposta in appello: le regole
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21854/2024, ha stabilito che se la domanda di accertamento negativo della servitù (actio negatoria) viene respinta in primo grado, è necessario impugnare specificamente tale rigetto in appello. Non è sufficiente contestare solo l'accoglimento della domanda riconvenzionale avversaria di usucapione. In mancanza di un motivo di appello specifico, la decisione sul rigetto dell'actio negatoria passa in giudicato, diventando definitiva e non più modificabile, anche se la domanda riconvenzionale viene successivamente respinta in sede di rinvio.
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Termine ricorso cassazione: quando inizia a decorrere?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso poiché tardivo. Il caso chiarisce un punto cruciale sulla decorrenza del termine ricorso cassazione: quando viene proposto anche un ricorso per revocazione contro la stessa sentenza, il termine breve di 60 giorni per l'impugnazione in Cassazione decorre dalla data di deposito del ricorso per revocazione, e non dalla sua successiva notifica. Questo principio, già affermato per il rito locatizio, viene esteso anche al rito agrario, sottolineando che il deposito dell'atto costituisce conoscenza legale della sentenza impugnata.
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Ricorso per cassazione tardivo: i termini per impugnare
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile l'appello di un lavoratore contro un licenziamento. Il caso evidenzia un errore procedurale iniziale, seguito da un ricorso per cassazione tardivo, depositato oltre il termine perentorio di 60 giorni previsto dal rito speciale della Legge n. 92/2012. La decisione sottolinea l'importanza cruciale del rispetto dei termini processuali.
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Responsabilità solidale: quando cessa per l’azienda?
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della responsabilità solidale in caso di affitto e successiva retrocessione d'azienda. Un lavoratore ha richiesto il pagamento di un'indennità alla società affittuaria per un periodo successivo alla restituzione dell'azienda al proprietario originario, fallito nel frattempo. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che la responsabilità solidale dell'affittuario non si estende ai crediti maturati dopo la retrocessione, poiché in quel momento la società affittuaria è ormai estranea al rapporto obbligatorio.
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Ascensore in condominio: installazione e diritti
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un'impugnazione contro l'installazione di un ascensore in condominio. Alcuni condomini si opponevano lamentando un pregiudizio alle loro proprietà. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che il diritto fondamentale alla rimozione delle barriere architettoniche prevale su lievi menomazioni della proprietà altrui, come un modesto disagio visuale o una minima diminuzione di valore, in applicazione del principio di solidarietà condominiale.
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Modifica regolamento condominiale: quando è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni condomini contro la delibera di modifica del regolamento condominiale. La decisione non entra nel merito della necessità del voto unanime, ma si fonda su un vizio procedurale: la violazione del principio di autosufficienza. I ricorrenti non avevano trascritto nell'atto di ricorso le clausole del vecchio regolamento e il testo della delibera impugnata, impedendo alla Corte di valutare la fondatezza delle loro censure. Viene così confermata la decisione dei giudici di merito che avevano respinto la domanda.
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Prassi aziendale tollerata: giustifica l’ammanco?
La Corte di Cassazione conferma il licenziamento di un capo negozio per un ammanco di cassa di oltre 38.000 euro. La Corte ha stabilito che la presenza di una prassi aziendale tollerata, che consentiva una certa flessibilità nelle procedure di versamento, non può giustificare un ammanco finale. Tale evento costituisce una grave violazione del vincolo fiduciario e rende legittima la sanzione espulsiva, respingendo così il ricorso del lavoratore.
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Intervento del terzo: fino a quando si possono agire?
Una società immobiliare ha citato in giudizio alcuni condomini per rivendicare la proprietà di un'area comune. Altri 24 condomini sono intervenuti nel processo per difendere la natura condominiale del bene. La Corte d'Appello ha ritenuto il loro intervento tardivo, ma la Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che l'intervento del terzo è ammissibile fino all'udienza di precisazione delle conclusioni per proporre nuove domande, con limiti solo sulle prove.
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Collaboratore fisso: quando il giornalista è dipendente
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società editoriale, confermando che un rapporto di collaborazione giornalistica può essere qualificato come lavoro subordinato nella figura del "collaboratore fisso" anche in assenza di un orario di lavoro rigido o di una prestazione quotidiana. Secondo la Corte, sono decisivi la natura non occasionale della prestazione, la messa a disposizione delle proprie energie lavorative e la responsabilità di un servizio specifico, elementi che dimostrano un inserimento stabile e organico del lavoratore nell'organizzazione aziendale.
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Regolamento di competenza: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del regolamento di competenza d'ufficio. Se un giudice si dichiara incompetente per valore, il giudice che riceve il caso non può sollevare un conflitto sostenendo che la competenza era per materia. L'ordinanza sottolinea come la mancata rilevazione tempestiva dell'incompetenza per materia da parte del primo giudice crei una preclusione, rendendo inammissibile la successiva richiesta di regolamento di competenza da parte del secondo giudice.
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Uso cosa comune: limiti alla modifica della domanda
Un'ordinanza della Cassazione affronta il caso di una lite tra fratelli per un muretto su area comune. La Corte chiarisce i limiti alla modifica della domanda in appello, dichiarando inammissibile il passaggio da una richiesta di tutela di una servitù di passaggio a una basata sulla violazione delle norme sull'uso cosa comune (art. 1102 c.c.). Inoltre, ribadisce che per il risarcimento danni da infiltrazioni è onere di chi agisce provare la situazione dei luoghi prima della modifica contestata.
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Distanze tra edifici in centro storico: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Corte d'Appello che aveva ignorato le norme sulle distanze tra edifici in un centro storico (Zona A). Il caso riguardava una costruzione realizzata su una scogliera troppo vicina a un magazzino preesistente. La Cassazione ha stabilito che il giudice di merito ha l'obbligo di esaminare tutti i motivi di appello, inclusi quelli relativi alla violazione delle specifiche normative urbanistiche come l'art. 9 del D.M. 1444/1968, rinviando il caso per un nuovo esame.
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