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Giurisprudenza Civile

Impugnazione rendiconto fallimentare: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcune Amministrazioni pubbliche creditrici in una procedura fallimentare. Le Amministrazioni contestavano gli acconti liquidati al curatore e ai legali, ma hanno utilizzato lo strumento dell'impugnazione del rendiconto fallimentare in modo errato. La Corte ha stabilito che il rendiconto serve a contestare gli atti di gestione del curatore, non i provvedimenti, seppur provvisori, del giudice delegato, i quali devono essere impugnati con specifici rimedi procedurali. Il ricorso è stato giudicato una mera riproposizione di argomenti già respinti, senza una critica specifica alla decisione della Corte d'Appello.
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Regolamento di Competenza: Quando è Inammissibile?
Una società informatica e una cliente erano in lite per un contratto di fornitura. La cliente ha sollevato un'eccezione di incompetenza, ma il Tribunale ha emesso un'ordinanza non definitiva. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso per regolamento di competenza, stabilendo che tale rimedio è esperibile solo contro provvedimenti che decidono in via definitiva sulla competenza, e non contro ordinanze meramente interlocutorie.
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Risarcimento medici specializzandi: prescrizione e limiti
Un gruppo di medici specializzatisi tra il 1979 e il 1989 ha citato lo Stato per ottenere un risarcimento a causa della tardiva attuazione di direttive UE che prevedevano una giusta remunerazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando che il diritto al risarcimento medici specializzandi si è estinto per prescrizione. Il termine decennale, secondo la Corte, è iniziato il 27 ottobre 1999 e, essendo l'azione legale stata avviata nel 2018, era ormai scaduto. I ricorrenti sono stati inoltre condannati per lite temeraria.
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Rinuncia al ricorso: le spese legali secondo Cassazione
Un gruppo di medici specializzandi ha presentato rinuncia al ricorso in Cassazione riguardante il loro diritto a una retribuzione per gli anni di specializzazione non pagati. La Corte ha dichiarato estinto il giudizio ma, a causa della presentazione tardiva della rinuncia (solo tre giorni prima dell'udienza), ha esercitato il suo potere discrezionale previsto dall'art. 391 c.p.c., condannando i medici a rimborsare una parte delle spese legali sostenute dallo Stato, motivando la decisione con la mancata possibilità per la controparte di evitare l'attività difensiva.
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Prescrizione medici specializzandi: Cassazione conferma
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30145/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gruppo di medici specializzandi che chiedevano un risarcimento per la mancata retribuzione durante la specializzazione negli anni '80. La Corte ha confermato la consolidata giurisprudenza sulla prescrizione medici specializzandi, stabilendo che il diritto al risarcimento si è estinto per il decorso del termine decennale. Inoltre, i ricorrenti sono stati condannati per lite temeraria, avendo agito contro un orientamento giuridico ormai pacifico.
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Prescrizione risarcimento medici: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30147/2025, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di un gruppo di medici che chiedevano il risarcimento per non aver ricevuto compenso durante la specializzazione. La Corte ha confermato il proprio orientamento consolidato, stabilendo che il diritto al risarcimento si è estinto per prescrizione, essendo decorso il termine decennale a partire dalla legge n. 370/1999. È stata inoltre inflitta una condanna per lite temeraria, data la palese infondatezza dei ricorsi basati su questioni già ampiamente decise dalla giurisprudenza.
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Procura speciale cassazione: requisiti e validità
Una società ha presentato ricorso in Cassazione utilizzando una procura generale alle liti, emessa anni prima della sentenza che intendeva impugnare. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che per questo tipo di giudizio è indispensabile una procura speciale, conferita appositamente per l'impugnazione e in data successiva alla pubblicazione della decisione. La società ricorrente, e non il suo avvocato, è stata condannata al pagamento delle spese legali.
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Diritto di recesso socio: quando si perde il diritto?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto di recesso del socio è precluso quando, pur non votando la delibera finale di fusione, ha concorso alla realizzazione dell'intera operazione complessa. Nel caso specifico, alcuni soci di una holding in crisi avevano prima approvato atti fondamentali per un piano di salvataggio, come un aumento di capitale, per poi tentare di recedere dopo la delibera di fusione. La Corte ha ritenuto che il loro contributo causale all'operazione complessiva, inscindibile e programmata sin dall'inizio, escludesse la possibilità di esercitare il recesso, qualificando il loro comportamento come contrario a buona fede.
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Eccezione di incompetenza: i requisiti di validità
La Corte di Cassazione stabilisce che l'eccezione di incompetenza territoriale, in cause relative a diritti di obbligazione come l'azione revocatoria, deve contestare tutti i fori alternativi previsti dalla legge. Se l'eccezione è incompleta, viene dichiarata inammissibile e la competenza resta al giudice originariamente adito. Nel caso specifico, i convenuti avevano contestato solo alcuni dei fori possibili, rendendo la loro eccezione inefficace.
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Eredità transnazionale: la scissione e i debiti
In un complesso caso di eredità transnazionale di un cittadino britannico con beni mobili nel Regno Unito e immobili in Italia, la Corte di Cassazione interviene nuovamente. La Corte accoglie parzialmente i ricorsi, cassando la sentenza d'appello. Afferma che il giudice di merito ha errato nel negare l'istruttoria per provare la capienza del patrimonio mobiliare per un legato e ha commesso un errore nella doppia imputazione di alcuni debiti. Il caso viene rinviato per un nuovo esame su questi punti specifici e sulla cancellazione di una trascrizione.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso
Una società alimentare ha presentato ricorso per regolamento di competenza contro una decisione della Corte d'Appello relativa a un contratto di franchising. Prima dell'udienza, la società ha rinunciato al ricorso e la controparte ha accettato. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio, sottolineando che in caso di accettazione della rinuncia non si provvede sulle spese di lite.
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Legittimazione agente riscossione: appello inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un agente della riscossione contro una sentenza che aveva dichiarato prescritti alcuni crediti previdenziali. La decisione si fonda sul principio della carenza di legittimazione dell'agente riscossione a contestare il merito della pretesa, come la prescrizione del debito. Tale facoltà, secondo la Corte, spetta esclusivamente all'ente impositore (es. INPS, INAIL), in quanto unico titolare del diritto di credito.
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Garanzia fondo PMI: il diritto di surroga del garante
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'ente gestore del fondo di garanzia per le PMI, che paga una parte del debito di un'impresa poi fallita, non è un coobbligato solidale ma un garante con un'obbligazione autonoma verso la banca finanziatrice. Di conseguenza, ha diritto di surrogarsi nei diritti del creditore e di insinuare il proprio credito nel fallimento, anche se il creditore originario non è stato integralmente soddisfatto. L'ordinanza chiarisce che la garanzia fondo PMI ha natura pubblicistica e non soggiace alle regole sulla duplicazione dei crediti previste per i coobbligati.
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Danno endofamiliare: risarcimento e prova presuntiva
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 24719/2025, si è pronunciata su un caso di danno endofamiliare richiesto da un figlio nei confronti del padre assente. Ribaltando la decisione della Corte d'Appello, ha stabilito che il danno derivante dalla violazione dei doveri genitoriali, pur non essendo 'in re ipsa', può essere provato tramite presunzioni. La prolungata e consapevole assenza di un genitore è un fatto notorio sufficiente a far presumere un'alterazione pregiudizievole nella vita del figlio, semplificando così l'onere della prova per la vittima.
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Soggettività giuridica: azione contro ospedale nullo
La Corte di Cassazione conferma che una causa per risarcimento danni da colpa medica non può essere intentata contro un presidio ospedaliero, in quanto mera articolazione organizzativa priva di soggettività giuridica. L'azione va diretta contro l'Azienda Sanitaria di riferimento. La Corte ha chiarito che, se la causa è avviata contro un'entità inesistente legalmente (un 'non-soggetto'), la domanda è inammissibile e non è possibile sanare il vizio integrando il contraddittorio con l'ente corretto.
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Illecito disciplinare magistrato: la sanzione resta?
Un magistrato, mentre ricopriva la carica di sindaco, è stato sanzionato disciplinarmente per aver commesso un fatto qualificabile come abuso d'ufficio. Successivamente, la legge ha abrogato il reato di abuso d'ufficio. Il magistrato ha quindi impugnato la sanzione, sostenendo che dovesse essere annullata in applicazione del principio della legge più favorevole (favor rei). La Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'illecito disciplinare del magistrato è autonomo rispetto al reato. Le sanzioni disciplinari non hanno natura penale ma servono a tutelare il prestigio e l'onorabilità della magistratura. Di conseguenza, il principio del 'favor rei' non si applica e la sanzione disciplinare resta valida nonostante l'abrogazione del reato.
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Giudicato esterno e indennizzo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudicato esterno formatosi in una causa di risarcimento danni per sangue infetto è vincolante anche nel successivo giudizio per l'indennizzo previsto dalla legge 210/1992. La pronuncia chiarisce che l'accertamento definitivo sul momento in cui la vittima ha avuto conoscenza della patologia e del nesso causale, compiuto in un processo, non può essere rimesso in discussione in un altro procedimento tra le stesse parti, anche se con finalità diverse. Di conseguenza, la Corte d'Appello dovrà riesaminare la questione della decadenza basandosi su tale accertamento ormai definitivo.
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Competenza e-commerce: il foro del venditore prevale
Una società produttrice di tessuti ha citato in giudizio un'altra azienda per contraffazione del proprio marchio e concorrenza sleale, realizzate tramite vendite online. Il punto cruciale della controversia era la determinazione della corretta competenza territoriale e-commerce. La Corte di Cassazione ha stabilito che, per gli illeciti commessi su internet, il foro competente è quello del luogo in cui ha origine l'attività illecita (la sede dell'inserzionista), e non il luogo di consegna del prodotto. Questa decisione mira a garantire la prevedibilità del giudice e a contrastare il fenomeno del 'forum shopping'.
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Competenza fideiussione antitrust: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha risolto un conflitto di giurisdizione sorto in un giudizio di opposizione a pignoramento. La Corte ha stabilito che la domanda di nullità di una garanzia per violazione di norme antitrust deve essere trattata dalla Sezione Specializzata in materia di Impresa, mentre tutte le altre questioni relative all'opposizione all'esecuzione restano di competenza del giudice ordinario. Questa decisione chiarisce i limiti della 'vis actrattiva' del tribunale specializzato, affermando la necessità di separare le cause quando non sussiste un legame di pregiudizialità tecnica. Viene quindi delineato un doppio binario per la gestione della competenza in caso di fideiussione antitrust.
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Rendiconto del curatore: quando non viene approvato
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un ex curatore fallimentare la cui gestione era stata contestata. L'ordinanza conferma che per la mancata approvazione del rendiconto del curatore è sufficiente la dimostrazione di un 'danno potenziale' al patrimonio, non essendo necessaria la prova di un danno effettivo e già concretizzato. La Corte ha ritenuto che la negligenza nella scelta dei professionisti per la bonifica di un'area contaminata costituisse una grave violazione dei doveri di diligenza, giustificando il rigetto del rendiconto.
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