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Giurisprudenza Civile

Fideiussione omnibus: la prova dell'intesa antitrust

Un istituto di credito ha appellato una sentenza che aveva annullato una fideiussione omnibus del 1994 per una clausola anticoncorrenziale. La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, stabilendo che per le garanzie antecedenti all’indagine della Banca d’Italia del 2002-2005, spetta al garante l’onere di provare l’esistenza di un’intesa illecita. In assenza di tale prova, la fideiussione è stata ritenuta valida e il garante condannato al pagamento.

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Cancellazione ipoteca: il creditore può rinunciare?

Una debitrice si oppone alla decisione del creditore di richiedere la cancellazione di un’ipoteca da lei concessa su una quota immobiliare. La Corte d’Appello conferma che il creditore ha il diritto incondizionato di rinunciare a una garanzia ritenuta inadeguata o inefficiente per il recupero del credito. La richiesta di cancellazione ipoteca da parte del creditore è quindi legittima e il debitore non può impedirla.

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Proprietà esclusiva parti comuni: quando il titolo vince

In una disputa sulla natura di un’area in un androne condominiale, la Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, rigettando la richiesta di un condomino di dichiararla parte comune. La sentenza stabilisce che la presunzione di comunione viene superata da un titolo di proprietà valido e specifico. In questo caso, una catena di atti, a partire da una donazione del 1920, ha dimostrato la proprietà esclusiva parti comuni in capo alla controparte, rendendo legittima la sua occupazione dell’area.

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Prova del furto auto: GPS smentisce l'assicurato

Una società assicurata si vede negare il risarcimento per il furto di un veicolo a causa di forti incongruenze tra la denuncia presentata e i dati registrati dal sistema GPS dell’auto. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, sottolineando che la sola denuncia non costituisce una sufficiente prova del furto e che l’onere di dimostrare l’evento ricade interamente sull’assicurato. Le discrepanze sulla posizione del veicolo e la registrazione di “crash” inspiegabili hanno reso la versione dei fatti dell’appellante non credibile.

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Vizi occulti immobile: prescrizione e mala fede

La Corte d’Appello ha esaminato un caso di vizi occulti in un immobile, nello specifico infiltrazioni d’acqua in una cantina. La sentenza ha confermato il rigetto della domanda di risarcimento degli acquirenti, chiarendo due punti fondamentali. In primo luogo, l’azione di garanzia per vizi si prescrive in un anno dalla consegna del bene, indipendentemente dal momento della scoperta del vizio. In secondo luogo, la richiesta di risarcimento per responsabilità precontrattuale del venditore (mala fede) è stata respinta perché gli acquirenti non hanno provato che, se avessero conosciuto i vizi, avrebbero concluso il contratto a condizioni economiche più vantaggiose.

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Simulazione contratto preliminare: la decisione

La Corte d’Appello conferma la nullità di un contratto preliminare di vendita, ritenendolo un’operazione fittizia. La decisione si fonda sulla prova per indizi della simulazione del contratto preliminare, orchestrata tra due società con forti legami per sottrarre fondi alla società acquirente, ormai insolvente e prossima al fallimento. Elementi decisivi sono stati l’insolvenza dell’acquirente, i legami tra gli amministratori e le anomalie nei pagamenti della caparra.

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Preliminare vendita immobile e vendita a terzi

Una sentenza della Corte d’Appello di Salerno stabilisce un principio fondamentale in materia di preliminare vendita immobile. Anche se il promittente venditore vende l’immobile a un terzo prima della data del rogito, non si configura un inadempimento automatico. Il promissario acquirente, per far valere i propri diritti, ha sempre l’onere di convocare formalmente la controparte davanti al notaio per la stipula del contratto definitivo. In assenza di tale convocazione, la richiesta di risarcimento o di restituzione del doppio della caparra viene respinta.

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Responsabilità diretta P.A.: il regresso tra enti

Una recente sentenza della Corte d’Appello, in sede di rinvio, affronta il tema della responsabilità diretta P.A. a seguito di una tragica alluvione. Il caso origina dalla condanna di un Sindaco e dalla conseguente richiesta di risarcimento danni. Le Amministrazioni Statali, condannate in solido con l’ente locale, hanno agito in regresso contro quest’ultimo. La Cassazione aveva precedentemente stabilito il principio della responsabilità diretta dell’ente per la condotta illecita del funzionario, anche omissiva, legata alle sue funzioni istituzionali. La Corte d’Appello ha quindi accolto la domanda di regresso, ripartendo la responsabilità in parti uguali (1/3 ciascuno) tra il Comune e due distinte Amministrazioni Statali, data l’impossibilità di graduare con certezza le singole colpe.

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Assegno con firma falsa: la responsabilità della banca

Una sentenza della Corte d’Appello di Salerno chiarisce la responsabilità della banca in caso di pagamento di un assegno con firma falsa. La Corte ha stabilito che la banca è responsabile se la falsificazione è riconoscibile a occhio nudo (ictu oculi), riformando parzialmente la decisione di primo grado. È stata ritenuta la responsabilità dell’istituto per gli assegni pagati a terzi, ma esclusa per un assegno il cui beneficiario era lo stesso correntista, in quanto non è stato ravvisato un danno effettivo.

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Errore chirurgico: prova per presunzioni e risarcimento

Un paziente, a seguito di un incidente, subiva un errore chirurgico durante la rimozione dei mezzi di sintesi, con un frammento di vite lasciato nella gamba. Dopo un iniziale rigetto della domanda per mancanza di prova diretta, la Cassazione ha cassato la sentenza, stabilendo che la responsabilità medica può essere provata anche per presunzioni basate sulla documentazione clinica. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, ha quindi riconosciuto l’errore chirurgico, condannando la struttura sanitaria al risarcimento del solo danno temporaneo (prolungamento della malattia e danno morale), escludendo il danno permanente in quanto conseguenza dell’incidente originario.

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Inammissibilità appello: quando il rimedio è errato

La Corte d’Appello di Salerno ha dichiarato l’inammissibilità dell’appello proposto da un debitore avverso una sentenza del Tribunale. Il caso verteva su un’opposizione a un pignoramento, basata sulla mancata notifica del precetto. La Corte ha qualificato l’azione come ‘opposizione agli atti esecutivi’ (art. 617 c.p.c.), la cui sentenza è impugnabile solo con ricorso per cassazione, non con appello. La scelta del mezzo di impugnazione errato ha quindi determinato una declaratoria di inammissibilità, precludendo l’esame del merito della controversia.

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Legittimazione attiva cessionario: come provarla

Una società cessionaria di un credito ha ottenuto la riforma di una sentenza di primo grado che ne negava la legittimazione attiva. La Corte d’Appello ha stabilito che la produzione del contratto di cessione in blocco, unitamente a documenti specifici del rapporto, costituisce prova sufficiente della titolarità del credito. Questa decisione chiarisce l’onere probatorio per la legittimazione attiva del cessionario nei giudizi di recupero crediti.

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Prescrizione compenso professionale: la guida completa

Un cliente si opponeva a un decreto ingiuntivo per il pagamento del compenso di un architetto, eccependo la prescrizione del credito e la falsità di alcuni documenti. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, chiarendo che la prescrizione del compenso professionale decorre dal completamento dell’intero incarico e non dalle singole prestazioni. Inoltre, la presunta falsità documentale è stata ritenuta irrilevante poiché il compenso era stato ricalcolato da un perito d’ufficio sulla base della documentazione ufficiale di progetto.

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Prova testimoniale contratto d'opera: i limiti

La Corte d’Appello di Salerno conferma una condanna al pagamento di onorari professionali, stabilendo che i limiti alla prova testimoniale del contratto d’opera non sono assoluti. La sentenza chiarisce che l’eccezione di inammissibilità della prova per superamento del valore legale deve essere sollevata tempestivamente, altrimenti si considera sanata. Viene inoltre validato il compenso per un ingegnere, calcolato dal CTU sulla base di un’attività di ‘supporto alla direzione lavori’ e liquidato a vacazione in assenza di accordo scritto.

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Accordo verbale fornitura: è valido senza contratto?

La Corte d’Appello di Salerno si è pronunciata su un caso di inadempimento contrattuale relativo a una fornitura di latte. La Corte ha stabilito che un accordo verbale fornitura, stipulato prima dell’entrata in vigore della legge che impone la forma scritta per i contratti agroalimentari, è da considerarsi pienamente valido. Di conseguenza, in assenza di un contratto scritto che provi l’esistenza di una clausola penale per merce non conforme, la parte acquirente non può ridurre unilateralmente il pagamento. La sentenza conferma che l’onere di provare patti specifici, come le penali, in un accordo verbale ricade su chi intende farli valere.

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Azione di regresso PA: come si ripartisce la colpa

Una sentenza della Corte d’Appello, in seguito a rinvio della Cassazione, accoglie l’azione di regresso PA di due Amministrazioni Statali contro un Comune. La Corte stabilisce che la responsabilità del Comune per gli illeciti del Sindaco è diretta, non indiretta, a causa dell’immedesimazione organica. In assenza di prove per graduare la colpa nell’evento calamitoso, la responsabilità viene ripartita in parti uguali (1/3 ciascuno) tra le due Amministrazioni e il Comune, applicando la presunzione dell’art. 2055 c.c.

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Onorario avvocato: calcolo in cause a valore indeterminato

La Corte di Appello di Salerno ha rigettato l’appello di un cliente contro il suo ex legale, confermando la decisione di primo grado sul pagamento dell’onorario avvocato. La sentenza chiarisce che, anche in presenza di una richiesta economica specifica, l’uso di formule aperte rende il valore della causa ‘indeterminabile’ ai fini del calcolo del compenso. La Corte ha inoltre respinto le accuse di responsabilità professionale del legale per mancanza di prova del nesso causale tra la condotta e il presunto danno.

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Occupazione sine titulo: la prova del danno non basta

Un proprietario fa appello per ottenere un risarcimento per occupazione sine titulo di un suo immobile. La Corte d’Appello rigetta la richiesta, confermando la decisione di primo grado. La sentenza stabilisce che per ottenere il risarcimento non è sufficiente dimostrare l’occupazione illegittima, ma è necessario allegare e provare specificamente il danno subito, come la perdita di concrete opportunità di locazione o vendita. La sola violazione del diritto di proprietà non genera un risarcimento automatico.

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Buoni Postali Q/P: il timbro prevale sulla stampa

La Corte d’Appello di Salerno ha stabilito che per i buoni postali Q/P, i tassi di interesse sono quelli della nuova serie indicata dal timbro, anche se questo non copre interamente la stampa originale. La visibilità dei vecchi tassi non crea un legittimo affidamento per il risparmiatore, confermando la decisione del Tribunale.

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Eventus Damni: quando è legittimo il fondo patrimoniale?

La Corte d’Appello di Salerno ha respinto l’appello di un creditore che chiedeva la revoca di un fondo patrimoniale. La decisione si basa sulla mancanza del cosiddetto ‘eventus damni’, ovvero il pregiudizio concreto per il creditore. Il tribunale ha ritenuto che il debitore avesse ampiamente dimostrato di possedere altre risorse sufficienti a saldare il debito, rendendo l’azione revocatoria infondata. Inoltre, il creditore è stato condannato per lite temeraria per aver proseguito la causa nonostante le prove della solvibilità del debitore.

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