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Giurisprudenza Civile

Cavidotto abusivo: rimozione sì, risarcimento no

La Corte d’Appello di Genova ha confermato l’ordine di rimozione di un cavidotto abusivo installato da una società su un terreno privato. Tuttavia, ha respinto sia l’appello principale della società che quello incidentale del proprietario del fondo per il risarcimento dei danni. La Corte ha stabilito che, in assenza di una prova specifica di un concreto pregiudizio economico o di godimento, la sola presenza del manufatto non giustifica un risarcimento. La decisione ha anche riformato la condanna alle spese, compensandole integralmente tra le parti per via della soccombenza reciproca.

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Responsabilità per frana: chi paga il conto?

A seguito di una frana, i proprietari di un immobile citavano in giudizio i proprietari dei terreni sovrastanti. La Corte d’Appello, riformando la sentenza di primo grado, ha stabilito l’esclusiva responsabilità per frana dei proprietari dei terreni a monte. La decisione si fonda su una nuova Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) che ha individuato l’origine del dissesto interamente nelle loro proprietà, escludendo altre concause.

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Onere della prova: pagamento a terzo e compravendita

Una venditrice appella una sentenza che riconosceva un pagamento di 30.000 €, effettuato dagli acquirenti a un terzo, come valido acconto sul prezzo. La Corte d’Appello respinge l’appello, confermando la decisione di primo grado. Si è ritenuto che la venditrice non abbia assolto al proprio onere della prova per superare le forti presunzioni e le prove testimoniali che indicavano come il pagamento fosse stato eseguito su sue precise istruzioni, liberando così gli acquirenti.

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Condizione sospensiva: quando scade il termine?

Una recente sentenza della Corte d’Appello analizza il caso di una compravendita immobiliare con un’obbligazione sottoposta a condizione sospensiva senza un termine esplicito. La Corte ha stabilito che la condizione non si considera fallita per il solo decorso del tempo, se questo è ‘ragionevole’ in relazione alla complessità della pratica, come l’ottenimento di un’autorizzazione edilizia. La parte obbligata è stata condannata a sostenere i costi dei lavori, anche se superiori al previsto a causa di normative tecniche sopravvenute.

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Convocazione assemblea: quando escludere il condomino?

Una condomina impugna una delibera assembleare per tardiva convocazione. La Corte d’Appello di Genova ha respinto il ricorso, stabilendo che la convocazione assemblea condominiale non è necessaria per il condomino in palese conflitto di interessi, quando l’ordine del giorno riguarda proprio la controversia legale tra lui e il condominio. La Corte ha chiarito che il diritto alla convocazione è strettamente legato al diritto di voto, che in questo caso specifico manca.

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Compensazione spese legali: quando è giustificata?

Un ente creditore appella una sentenza che lo condannava al pagamento di spese e danni per un avviso di ipoteca errato. La Corte d’Appello accoglie il ricorso, disponendo la compensazione spese legali per entrambi i gradi di giudizio. La Corte ha ritenuto che la scelta del contribuente di citare in giudizio l’ente immediatamente, senza alcun contatto preventivo per risolvere l’evidente errore, costituisse una “grave ed eccezionale ragione” per derogare al principio della soccombenza.

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Prescrizione cassa integrazione: quando decorre?

La Corte d’Appello di Genova ha stabilito che la prescrizione cassa integrazione, se il rapporto di lavoro è contestato, decorre non dall’accertamento ispettivo, ma dalla sentenza definitiva che riconosce tale rapporto. Un gruppo di lavoratori, il cui status di dipendenti di una cooperativa era stato negato, ha potuto così legittimamente richiedere l’indennità previdenziale anche a distanza di molti anni, poiché il loro diritto è sorto solo con la pronuncia giudiziale passata in giudicato.

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Esclusione socio cooperativa: termini e conseguenze

Un socio di una cooperativa edilizia viene escluso per mancati pagamenti. La Corte d’Appello conferma la legittimità dell’esclusione perché impugnata oltre i termini di decadenza. Tuttavia, la Corte riforma parzialmente la sentenza di primo grado, accogliendo l’eccezione di prescrizione sul diritto all’indennità di occupazione e ricalcolandone l’importo. Viene inoltre riconosciuto il diritto del socio alla restituzione delle quote versate, al netto delle spese, ma negata la compensazione diretta con il debito per l’occupazione.

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Contributo solidarietà pensione: illegittimo se imposto

La Corte d’Appello di Genova ha confermato l’illegittimità del contributo di solidarietà pensione imposto da un ente previdenziale privatizzato a un proprio iscritto. In linea con la giurisprudenza della Cassazione, i giudici hanno stabilito che tale prelievo, incidendo su un trattamento pensionistico già definito, costituisce una prestazione patrimoniale che può essere introdotta solo dalla legge statale (art. 23 Cost.) e non da un atto autonomo dell’ente. È stato inoltre confermato il diritto del pensionato alla restituzione delle somme trattenute, con l’applicazione della prescrizione ordinaria decennale e non di quella quinquennale.

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Cessione del credito: pagamento e prescrizione

Una società di cessione crediti ha citato in giudizio un ente pubblico locale per il pagamento di fatture energetiche. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, respingendo la richiesta. Il tribunale ha stabilito che alcuni crediti erano estinti per prescrizione quinquennale e altri erano stati regolarmente pagati prima che la cessione del credito diventasse efficace nei confronti del debitore. La sentenza chiarisce aspetti fondamentali della cessione del credito, inclusi i diritti del debitore.

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Errore di diritto: no revoca per mancata interruzione

Un garante chiedeva la revoca di una sentenza sostenendo un errore di fatto: il giudice non si era accorto della radiazione del suo avvocato, evento che avrebbe dovuto interrompere il processo. La Corte d’Appello ha respinto la richiesta, chiarendo che si tratta di un errore di diritto e non di fatto. L’errore di diritto deve essere contestato con ricorso in Cassazione, mentre la revocazione è riservata a specifici errori percettivi su fatti presenti negli atti di causa.

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Opposizione a decreto ingiuntivo: il rito corretto

Un ente si è opposto a un decreto ingiuntivo per bollette idriche, sostenendo che il debito derivasse da un contratto di fornitura separato e non dal contratto di locazione ormai risolto. La Corte d’Appello ha respinto l’appello, confermando che per una corretta opposizione a decreto ingiuntivo, la procedura legale da seguire (in questo caso, il rito locatizio) è determinata dalla domanda originaria del creditore, che si basava proprio sul contratto di locazione. L’errore procedurale e il ritardo nell’iscrizione a ruolo hanno reso l’opposizione inammissibile.

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Rappresentanza processuale condominio: appello inammissibile

Un condominio ha appellato una sentenza relativa a un’azione esecutiva. L’amministratore, però, ha agito senza una delibera di autorizzazione o ratifica da parte dell’assemblea. Nonostante la Corte d’Appello avesse concesso un termine per sanare il vizio, il condominio non ha adempiuto. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’appello principale inammissibile per difetto di rappresentanza processuale condominio e, di riflesso, l’appello incidentale della controparte è stato dichiarato inefficace. Il condominio è stato condannato al pagamento delle spese legali.

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Impresa minore: come evitare la liquidazione giudiziale

Una società, inizialmente sottoposta a liquidazione giudiziale sulla base dei dati fiscali, ha ottenuto la revoca del provvedimento in appello. La Corte ha stabilito che per definire una ‘impresa minore’, esente dalla procedura, si devono considerare i ‘ricavi lordi’ risultanti dal bilancio civilistico e non i dati aggregati della dichiarazione dei redditi (ISA). La sentenza sottolinea l’importanza della corretta interpretazione dei requisiti dimensionali e la prevalenza del bilancio regolarmente tenuto sulle dichiarazioni fiscali ai fini della procedura concorsuale.

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Prescrizione azione responsabilità fondazioni: 5 anni

Una fondazione di origine bancaria ha intentato un’azione di responsabilità contro i suoi ex amministratori e sindaci per presunta mala gestio. La Corte d’Appello, confermando la sentenza di primo grado, ha dichiarato l’azione prescritta. La decisione si fonda sull’applicazione analogica del termine di prescrizione quinquennale previsto per le società per azioni (art. 2393 c.c.), anziché quello ordinario decennale. La Corte ha motivato questa scelta evidenziando come la complessità gestionale, i requisiti di professionalità richiesti agli organi e la natura dell’attività patrimoniale delle fondazioni bancarie le rendano assimilabili alle società commerciali, giustificando l’applicazione della stessa disciplina sulla prescrizione per ragioni di certezza del diritto. L’appello è stato parzialmente accolto solo riguardo alla compensazione delle spese legali, data la novità e l’incertezza della questione giuridica.

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Danno estetico: come si calcola il risarcimento?

La sentenza analizza la liquidazione del danno estetico derivante dalla trasformazione di un sottotetto in un’abitazione, con modifiche alla facciata e appropriazione di parti comuni. A seguito di un rinvio della Corte di Cassazione per carenza di motivazione, la Corte d’Appello ha ricalcolato il risarcimento in modo analitico, riducendolo da oltre 158.000 euro a circa 23.450 euro. Il caso evidenzia come la quantificazione del danno estetico non possa essere arbitraria, ma debba basarsi su criteri logici e specifici, anche quando si ricorre a una liquidazione equitativa.

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Occupazione senza Titolo: Danno non Presunto

La Corte d’Appello ha esaminato un caso di occupazione senza titolo di un immobile demaniale. Pur confermando la proprietà dello Stato sulla base di una precedente sentenza passata in giudicato, la Corte ha riformato la decisione di primo grado, negando il diritto al risarcimento per l’occupazione. La motivazione chiave è che il proprietario, in questo caso lo Stato, non ha fornito la prova di un danno concreto ed effettivo (danno emergente o lucro cessante) derivante dalla mancata disponibilità del bene, che peraltro versava in stato di abbandono. La sentenza stabilisce che il danno da occupazione senza titolo non è automatico ma deve essere specificamente allegato e provato.

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Infezione nosocomiale: responsabilità della struttura

Una struttura sanitaria appella una condanna per il decesso di una paziente a seguito di un’infezione nosocomiale post-operatoria. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, confermando la piena responsabilità della struttura. La decisione si fonda sulle conclusioni della consulenza tecnica, che ha evidenziato un danno iatrogeno durante l’intervento e una successiva terapia antibiotica inadeguata come cause dirette dello stato settico fatale, confermando il risarcimento per i familiari.

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Accesso non autorizzato ad un sistema informatico aziendale

Viola le direttive del datore di lavoro il dipendente che, pur in posizione gerarchicamente sovraordinata rispetto al titolare delle credenziali di accesso ad un sistema informatico aziendale, se le faccia rivelare per farvi ingresso senza averne specifica autorizzazione.

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Imputazione pagamento TFR: la busta paga prevale

Un lavoratore, dopo il fallimento del datore di lavoro, ha chiesto al Fondo di Garanzia il pagamento integrale del TFR. La Corte d’Appello ha respinto la richiesta, stabilendo che un precedente pagamento, indicato in busta paga come acconto TFR, costituisce una valida e vincolante imputazione pagamento TFR. La normativa speciale del diritto del lavoro prevale sulle regole civilistiche generali, impedendo al lavoratore di richiedere nuovamente la stessa somma al Fondo.

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