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Giurisprudenza Civile

Giurisdizione giudice amministrativo nei concorsi
Una candidata ha impugnato la graduatoria di una selezione pubblica sanitaria per un errore di punteggio. Ne è nato un conflitto tra tribunale ordinario e TAR. La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione del giudice amministrativo, poiché la procedura di selezione prevedeva una valutazione discrezionale dei titoli e delle prove, elemento decisivo per qualificare l'atto come concorso pubblico.
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Sospensione del processo: quando è illegittima?
La Corte di Cassazione chiarisce i presupposti per la sospensione del processo. L'ordinanza analizza il caso di due eredi che avevano avviato una causa per la riduzione di donazioni indirette. Un'altra causa, relativa alla simulazione degli atti di vendita che celavano tali donazioni, era già stata decisa in primo grado e pendeva in appello. Il Tribunale aveva disposto la sospensione del processo sulla riduzione, ritenendolo dipendente dall'esito dell'appello sulla simulazione. La Cassazione ha annullato tale sospensione, specificando che, in presenza di una decisione (anche non definitiva) sulla causa pregiudicante, non si applica la sospensione necessaria ex art. 295 c.p.c., bensì la sospensione facoltativa ex art. 337 c.p.c. Quest'ultima richiede che il giudice motivi espressamente le ragioni per cui non intende riconoscere l'autorità della decisione già emessa, valutazione omessa dal Tribunale.
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Retribuzione ferie: sì agli incentivi variabili
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2458/2024, ha stabilito che la retribuzione ferie deve includere tutte le componenti variabili e gli incentivi legati alla mansione. La Corte ha rigettato il ricorso di un'azienda di trasporti, confermando che escludere tali voci può dissuadere il lavoratore dal godere del proprio diritto alle ferie, violando la normativa europea. La decisione chiarisce che il calcolo deve basarsi sulla paga ordinaria e non solo sulla parte fissa, per garantire un effettivo riposo senza penalizzazioni economiche.
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Cessazione materia del contendere: i limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2446/2024, ha chiarito i limiti della cessazione della materia del contendere. Ha stabilito che un accordo sindacale, non sottoscritto dai lavoratori in causa o dal loro sindacato, non è sufficiente a determinare la fine del processo, in quanto manca il venir meno dell'interesse delle parti a una decisione nel merito. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva erroneamente dichiarato estinto il giudizio, rinviando la causa per una nuova valutazione.
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Pensione e rapporto di lavoro: sono compatibili?
Un lavoratore, il cui rapporto di lavoro era stato ripristinato con il datore di lavoro originario a seguito di una cessione di ramo d'azienda illegittima, ha iniziato a percepire la pensione di anzianità. L'azienda sosteneva che ciò implicasse la fine del rapporto. La Corte di Cassazione ha stabilito che la percezione della pensione e rapporto di lavoro sono compatibili. Il diritto alla pensione opera su un piano previdenziale e non estingue automaticamente il contratto di lavoro, confermando il diritto del lavoratore alle retribuzioni maturate.
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Intervento adesivo: quando non puoi impugnare
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una parte che aveva partecipato a un processo tramite intervento adesivo. La decisione chiarisce che l'interventore adesivo non ha una legittimazione autonoma a impugnare la sentenza nel merito, specialmente quando la parte principale che sosteneva non ha proposto a sua volta impugnazione. Il caso riguardava una complessa disputa familiare su un presunto prestito non onorato.
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Appello specifico: quando l’atto è valido?
Una società si è vista dichiarare inammissibile il proprio appello perché ritenuto non sufficientemente dettagliato. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, chiarendo i requisiti necessari per un appello specifico. Secondo la Corte, è sufficiente individuare con chiarezza le questioni contestate e le relative critiche alla sentenza di primo grado, senza bisogno di redigere un progetto di sentenza alternativo. Il caso verteva principalmente sulla corretta ripartizione dell'onere della prova in un'azione di accertamento negativo del credito.
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Errore processuale nel rito: la Cassazione chiarisce
Un legale ha intentato una causa per il recupero dei propri compensi professionali utilizzando un rito ordinario anziché quello sommario previsto dalla legge. La Corte d'Appello ha dichiarato la domanda inammissibile. I clienti, pur vittoriosi, hanno fatto ricorso in Cassazione chiedendo che la causa fosse rimandata al primo giudice per essere trattata con il rito corretto. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo il principio del 'consolidamento del rito': un errore processuale nella scelta del rito, se non eccepito subito, non comporta la nullità della sentenza né la rimessione della causa al primo grado. La Corte ha inoltre confermato la legittimità della compensazione delle spese legali per la 'novità della questione'.
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Improcedibilità appello: notifica inesistente e sanatoria
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2408/2024, ha stabilito un importante principio in materia di improcedibilità appello. Nel caso di procedimenti regolati dal rito del lavoro, come le opposizioni a sanzioni amministrative, la totale omissione della notifica dell'atto di appello è considerata giuridicamente inesistente. Tale vizio non può essere sanato 'ex tunc' dalla successiva costituzione in giudizio della parte appellata, poiché lede la legittima aspettativa di quest'ultima al consolidamento della sentenza di primo grado.
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Fattura Commerciale: Prova del Contratto? La Cassazione
Una cooperativa di ristorazione ha richiesto il pagamento di pasti forniti ai dipendenti di una società di handling aeroportuale. Quest'ultima ha contestato l'esistenza di un contratto diretto. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha stabilito che la sola fattura commerciale, se il rapporto sottostante è negato, non costituisce prova sufficiente del contratto. Spetta a chi avanza la pretesa creditoria dimostrare, con altri mezzi, l'esistenza dell'obbligazione. Di conseguenza, il ricorso della cooperativa è stato respinto.
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Errore di fatto: quando l’appello è inammissibile?
La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza d'appello. Il giudice d'appello aveva erroneamente ritenuto mancante la sentenza di primo grado, dichiarando l'appello inammissibile. La Cassazione chiarisce che tale svista costituisce un errore di fatto, rimediabile con la revocazione e non con il ricorso per cassazione.
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Onere della prova del garante: il caso in Cassazione
Una società garante ha agito in giudizio per recuperare le somme versate a una società di leasing per conto di un utilizzatore inadempiente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La motivazione principale risiede nella mancata dimostrazione dell'onere della prova da parte della società garante, che non ha fornito prove sufficienti del titolo giuridico (la garanzia) su cui si fondava la sua pretesa. La Corte ha sottolineato che non è sufficiente agire in giudizio, ma è necessario provare i fatti costitutivi del proprio diritto.
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Liquidazione compenso gratuito patrocinio: come fare
Un'ordinanza della Cassazione stabilisce che la richiesta di liquidazione compenso per gratuito patrocinio non può essere rigettata solo perché manca la delibera di ammissione. Il giudice deve richiedere l'integrazione documentale, esercitando i propri poteri istruttori, senza considerare tardiva la produzione successiva.
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Valore probatorio constatazione amichevole: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2438/2024, ha chiarito il valore probatorio della constatazione amichevole (CID). In un caso di sinistro stradale, il ricorso di una società è stato respinto perché le risultanze di una consulenza tecnica d'ufficio, sebbene proveniente da un altro giudizio, sono state ritenute prevalenti rispetto a quanto dichiarato nel CID, in quanto quest'ultimo costituisce una presunzione superabile da prova contraria che dimostri un'incompatibilità oggettiva con la dinamica del sinistro.
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Specificità contratto a termine: la Cassazione chiarisce
Un lavoratore contesta la legittimità di contratti a termine con un'emittente televisiva. La Cassazione accoglie il ricorso, chiarendo che per la validità di un contratto a termine per più programmi, non basta indicarne i titoli. È necessaria una reale specificità contratto a termine che colleghi la prestazione lavorativa alle esigenze produttive, annullando la decisione della Corte d'Appello.
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Revoca amministratore socio pubblico: chi paga i danni?
Un amministratore di una società a partecipazione pubblica viene revocato senza giusta causa a seguito della trasformazione della società. L'amministratore fa causa alla società per ottenere il risarcimento del danno. I tribunali di merito condannano la società, ritenendo che il rapporto contrattuale intercorra con essa e non con l'ente pubblico socio che ha deciso la revoca. La società ricorre in Cassazione, sostenendo che la responsabilità dovrebbe essere dell'ente pubblico. La Corte di Cassazione, data la rilevanza della questione sulla revoca amministratore socio pubblico e l'assenza di precedenti, ha rinviato la causa a pubblica udienza per una decisione approfondita.
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Retribuzione ferie: indennità variabili incluse
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2431/2024, ha stabilito che la retribuzione ferie deve includere tutte le indennità variabili intrinsecamente connesse alla mansione, come quelle per la condotta o la riserva per i macchinisti. La decisione, fondata sul diritto europeo, mira a evitare che una paga ridotta durante le vacanze disincentivi i lavoratori dal godere del loro diritto al riposo. La Corte ha rigettato il ricorso di un'azienda di trasporti, confermando le sentenze dei gradi precedenti a favore dei dipendenti.
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Litispendenza e spese legali: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'ordinanza con cui un giudice dichiara la litispendenza deve obbligatoriamente pronunciarsi anche sulla liquidazione delle spese legali e sulla richiesta di risarcimento per lite temeraria. Nel caso di specie, due clienti avevano eccepito con successo la litispendenza in una causa intentata dal loro ex avvocato, ma il Tribunale aveva omesso di decidere sulle loro richieste accessorie. La Suprema Corte ha cassato la decisione, affermando che tale omissione costituisce un vizio di procedura e ha rinviato la causa al Tribunale per una nuova valutazione.
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Delibera supercondominio: senza tabella è valida?
Un condomino impugna una delibera supercondominio per errato calcolo dei quorum. I giudici di merito annullano la decisione per l'assenza di una tabella millesimale supercondominiale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2406/2024, cassa la sentenza, stabilendo che la mancanza della tabella non invalida automaticamente la delibera. Spetta al condomino che impugna l'atto dimostrare l'effettivo mancato raggiungimento dei quorum legali, che il giudice può verificare anche a posteriori.
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Vigilanza del sindaco: onere della prova e compenso
Un sindaco di una società poi fallita richiede il pagamento del proprio compenso. Il curatore fallimentare si oppone sollevando l'eccezione di inadempimento per carenza di vigilanza. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione di merito, stabilisce un principio fondamentale sull'onere della prova: spetta al curatore allegare l'inadempimento, ma è il sindaco a dover dimostrare di aver adempiuto con diligenza ai propri doveri di vigilanza per poter pretendere il compenso.
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