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Giurisprudenza Civile

Sequestro conservativo: rigettato il reclamo sul credito

Il caso riguarda la richiesta di sequestro conservativo avanzata da un ricorrente per un credito derivante dalla mancata cointestazione di un immobile acquistato con fondi che lo includevano. Il Tribunale ha rigettato il reclamo, confermando il diniego del sequestro conservativo. Le motivazioni principali si basano sull’inammissibilità del sequestro su beni specifici e sulla mancata prova di un adeguato periculum in mora, nonostante la presunta cessione del credito da parte del debitore e la presenza di altri coobbligati.

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Cancellazione frasi testamento: quando è possibile?

Un erede ha richiesto la rimozione di una frase diffamatoria contenuta nel testamento della madre. Il Tribunale ha accolto la richiesta, ordinando la cancellazione della frase dal testamento in quanto non supportata da prove e, soprattutto, irrilevante per l’interpretazione della volontà della defunta, che era quella di lasciare al figlio la quota di legittima. La decisione sottolinea il principio per cui un testamento non può essere usato come strumento per ledere gratuitamente l’onore altrui.

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Compenso professionale avvocato: quando è dovuto?

Un cliente si opponeva al pagamento del compenso professionale di un avvocato, lamentando la mancanza di un preventivo scritto. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, chiarendo che il diritto al compenso professionale dell’avvocato sorge dal mandato e dall’effettiva prestazione svolta. In assenza di un accordo, il compenso viene determinato secondo i parametri ministeriali. La mancata presentazione del preventivo non esclude il diritto al pagamento, ma può comportare altre conseguenze per il professionista.

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Danno temuto: come tutelarsi dalle infiltrazioni

Un’ordinanza del Tribunale di Pescara accoglie un ricorso per danno temuto, ordinando al proprietario di un immobile parzialmente demolito di eseguire opere urgenti per fermare le infiltrazioni d’acqua che danneggiavano la proprietà confinante. Il giudice ha ritenuto sufficiente il pericolo di aggravamento del danno già esistente per giustificare l’intervento cautelare.

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Legittimazione attiva creditore: prova e cessione

Un debitore si oppone a un’esecuzione forzata, contestando la legittimazione attiva del creditore per mancata prova della cessione del credito. Il giudice di primo grado sospende la procedura. In sede di reclamo, il Tribunale di Pescara ribalta la decisione, affermando che la prova della cessione può essere fornita con ogni mezzo, anche presuntivo. La combinazione di avviso in Gazzetta Ufficiale, dichiarazione del cedente e possesso del titolo è stata ritenuta sufficiente per dimostrare la titolarità del credito e quindi la legittimazione attiva del creditore.

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Competenza territoriale successione: il domicilio vince

Un creditore contesta un testamento, ma il convenuto solleva un’eccezione di incompetenza. Il Tribunale accoglie l’eccezione, stabilendo che la competenza territoriale in materia di successione si determina in base all’ultimo domicilio effettivo del defunto, inteso come centro dei suoi interessi, e non necessariamente dal luogo di residenza anagrafica o di decesso.

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Cessazione materia del contendere: la rinuncia del creditore

Una curatela fallimentare agiva contro un istituto di credito per recuperare una somma che la banca aveva incassato prima del fallimento, ma che poi, per errore, non aveva detratto dalla propria richiesta di insinuazione al passivo. La banca e la società cessionaria del credito, pur eccependo l’inammissibilità della domanda, hanno dichiarato in giudizio di accettare la riduzione del credito ammesso. Il Tribunale ha quindi dichiarato la cessazione della materia del contendere, ritenendo che la rinuncia della banca a far valere il maggior credito avesse eliminato l’oggetto della disputa.

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Blocco conto corrente illegittimo: la banca condannata

Un’ordinanza del Tribunale di Pescara ha accolto il ricorso d’urgenza di una società contro il blocco del conto corrente operato dal proprio istituto di credito. La banca aveva giustificato il blocco citando una generica ‘operazione anomala’ ai sensi della normativa antiriciclaggio, senza però fornire alcuna prova o dettaglio specifico. Il Giudice ha ritenuto il blocco conto corrente illegittimo, ordinando lo sblocco immediato e la condanna della banca al pagamento delle spese legali, avendo riscontrato sia la fondatezza del diritto della società (fumus boni iuris) sia il rischio di un danno grave e irreparabile (periculum in mora).

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Compensazione spese legali: il dovere di comunicazione

Una società fa causa alla propria banca per il blocco ingiustificato del conto. Sebbene la banca avesse già risolto il problema prima del ricorso, non aveva informato la cliente. Il Tribunale, in sede di reclamo, ha stabilito la compensazione spese legali, attribuendo alla banca la responsabilità del contenzioso a causa della sua scarsa collaborazione e diligenza.

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Revisione assegno divorzile, presenza di giustificati motivi

La revisione dell’assegno divorzile richiede la presenza di “giustificati motivi” e impone, prima di tutto, la verifica di una sopravvenuta, effettiva e significativa modifica delle condizioni economiche degli ex coniugi sulla base di una valutazione comparativa delle rispettive situazioni reddituali e patrimoniali.

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Rilascio immobile: il periculum in mora è essenziale

Una comproprietaria ha richiesto il rilascio immobile d’urgenza per effettuare lavori di ristrutturazione, lamentando l’occupazione senza titolo. Il Tribunale, pur riconoscendo l’ammissibilità del ricorso, lo ha rigettato per assenza del requisito del ‘periculum in mora’, ovvero il rischio di un danno imminente e irreparabile. La necessità di lavori non sufficientemente provata come urgente e il danno puramente economico non sono stati ritenuti sufficienti per la concessione della tutela cautelare.

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Servitù di pubblico passaggio: dehor non paga COSAP

Una società si è opposta a una richiesta di pagamento del canone COSAP per un dehor installato su un’area che sosteneva essere privata. Il Comune e il suo concessionario replicavano che sull’area gravava una servitù di pubblico passaggio. Il Tribunale ha accolto l’opposizione, annullando la richiesta di pagamento. La decisione si fonda sulla mancata prova, da parte del Comune, dell’esistenza di tale servitù. È stato provato, al contrario, che l’area era accessibile solo ai clienti del ristorante e non alla collettività, escludendo così la configurabilità di una ‘dicatio ad patriam’ e, di conseguenza, l’obbligo di pagare il canone.

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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?

Una società di ristorazione, impossibilitata a pagare canoni di locazione per oltre 78.000 € e con debiti fiscali superiori a 90.000 €, è stata sottoposta a liquidazione giudiziale dal Tribunale di Pescara. Il giudice ha riscontrato un palese stato di insolvenza, poiché la società debitrice non ha adempiuto alle proprie obbligazioni né ha fornito prove della propria stabilità finanziaria, accogliendo il ricorso della società creditrice.

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Clausola risolutiva espressa: Guida alla sentenza

Una sentenza del Tribunale di Pescara ha dichiarato la risoluzione di un contratto di locazione a causa dell’attivazione di una clausola risolutiva espressa. Il conduttore, che si era impegnato a partecipare all’asta per l’acquisto dell’immobile locato, non ha presentato l’offerta. Il giudice ha accolto la domanda della parte locatrice (una curatela fallimentare), condannando il conduttore al pagamento di una penale di 260.000 euro, pari alla differenza tra il prezzo d’asta minimo pattuito e quello di successiva aggiudicazione, oltre a un ulteriore risarcimento per la ritardata riconsegna dell’immobile.

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Licenziamento per giusta causa: la prova penale vale

Un manager è stato licenziato per aver sottratto e venduto illecitamente materiali aziendali. Il Tribunale ha confermato la legittimità del licenziamento per giusta causa, basato su prove raccolte in un’indagine penale, come le intercettazioni telefoniche. La corte ha stabilito che l’azione disciplinare era tempestiva, poiché il datore di lavoro ha agito dopo aver acquisito una piena conoscenza dei fatti tramite indagini approfondite, e che la gravità della condotta aveva irrimediabilmente leso il vincolo fiduciario.

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Risarcimento docenti religione: la sentenza sul precariato

Un insegnante di religione cattolica ha ottenuto il risarcimento del danno per l’abusiva reiterazione di contratti a termine. Il Tribunale del Lavoro ha condannato l’amministrazione scolastica al pagamento di 4 mensilità, riconoscendo che il superamento del limite di 36 mesi su posti vacanti viola la normativa europea. Questa sentenza sul risarcimento docenti religione conferma l’orientamento della Cassazione, sanzionando il precariato nel settore pubblico.

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Opposizione intimazione di pagamento: quando è infondata?

Una società ha presentato opposizione a un’intimazione di pagamento per contributi previdenziali, sostenendo di aver già estinto il debito a seguito di un precedente pignoramento. Il Tribunale di Pescara ha rigettato l’opposizione. La decisione chiarisce che il pagamento ricevuto dall’ente creditore era stato correttamente imputato a debiti più vecchi e diversi da quelli oggetto dell’intimazione, secondo il principio legale dell’imputazione del pagamento. L’opposizione per vizi formali è stata inoltre dichiarata inammissibile per tardività.

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Assegno senza data: la sua validità come promessa

Una sentenza analizza il caso di un’opposizione a un decreto ingiuntivo basato su un assegno senza data. L’assegno era stato emesso come garanzia in una compravendita immobiliare. A seguito dell’inadempimento del venditore, l’acquirente ha chiesto il doppio della caparra. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, confermando che un assegno senza data, sebbene nullo come titolo di credito, costituisce una valida promessa di pagamento, invertendo l’onere della prova a carico del debitore, che non è riuscito a dimostrare l’estinzione del debito.

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Accettazione tacita eredità: il caso del possesso

Un creditore ha agito in giudizio per far dichiarare l’accettazione tacita dell’eredità da parte del suo debitore. Quest’ultimo, vivendo nell’immobile ereditato senza redigere l’inventario, è stato considerato erede puro e semplice. Il Tribunale ha accolto la domanda, ordinando la trascrizione della sentenza per ristabilire la continuità dei registri immobiliari e consentire al creditore di procedere con il pignoramento.

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Compenso mediazione lavori: non è dovuto senza SAL

Una società di consulenza ha citato in giudizio un gruppo edile per ottenere il pagamento del proprio compenso di mediazione lavori, pattuito al 4% del valore di alcuni appalti. Il contratto legava il pagamento all’emissione degli Stati di Avanzamento Lavori (SAL). Poiché i lavori non sono mai iniziati e nessun SAL è stato emesso, il Tribunale ha respinto la domanda, qualificando l’esecuzione dei lavori come una condizione sospensiva non avveratasi. La richiesta di risarcimento danni è stata parimenti rigettata per mancanza di prove.

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