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Giurisprudenza Civile

Rapporto di lavoro subordinato: la Cassazione decide
Un lavoratore, impiegato per anni da una grande azienda di radiotelevisione tramite una successione di contratti a termine e di collaborazione, ha ottenuto il riconoscimento di un unico rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, rigettando il ricorso dell'azienda. L'ordinanza stabilisce che la lunga inerzia del lavoratore nel contestare la natura dei contratti non costituisce un'accettazione tacita della situazione, soprattutto quando emerge un intento elusivo da parte del datore di lavoro. La sostanza del rapporto prevale sulla forma contrattuale.
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Responsabilità professionale notaio: il caso truffa
Un acquirente cita in giudizio un notaio per responsabilità professionale dopo essere stato truffato da un finto venditore durante la stipula di un preliminare di compravendita. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 2471/2024, ha cassato la sentenza d'appello che aveva rigettato la domanda per mancata prova. La Suprema Corte ha stabilito che, in base al principio di non contestazione, fatti cruciali come l'identità del truffatore e il danno economico non dovevano essere provati dall'acquirente, poiché non erano stati specificamente contestati dal notaio convenuto in giudizio.
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Riparto di giurisdizione: diritto e interesse legittimo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2481/2024, interviene su un complesso caso di riparto di giurisdizione riguardante la proprietà di un immobile storico. Una società rivendicava la proprietà del bene, contestando un atto di prelazione esercitato dallo Stato quasi un secolo prima. In subordine, chiedeva l'adempimento di una transazione successiva. La Corte ha stabilito che la domanda principale, che contesta l'esercizio di un potere autoritativo della P.A. (la prelazione), rientra nella giurisdizione del giudice amministrativo, in quanto il diritto di proprietà è degradato a interesse legittimo. La domanda subordinata, relativa a un accordo transattivo di natura privatistica, spetta invece alla cognizione del giudice ordinario.
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Reclamo telefonico: quando non dà diritto a indennizzo
Un utente ha citato in giudizio una compagnia telefonica per un disservizio e per la mancata risposta a una comunicazione. La Corte di Cassazione ha stabilito che una lettera inviata da un avvocato per richiedere un indennizzo dopo la risoluzione del problema non si qualifica come reclamo telefonico, ma come una diffida. Di conseguenza, non sussiste il diritto all'indennizzo automatico per mancata risposta. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.
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Decreto di espulsione: motivi di ricorso e validità
Un cittadino straniero ha impugnato un decreto di espulsione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo principi fondamentali sulla validità del provvedimento. In particolare, ha chiarito che una nuova domanda di protezione internazionale non sospende automaticamente l'espulsione e che l'omessa indicazione di un termine per la partenza volontaria non rende illegittimo il decreto di espulsione, ma incide solo sulle successive misure coercitive.
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Rimessione al primo giudice: quando è esclusa
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della rimessione al primo giudice. Se un Tribunale dichiara erroneamente l'estinzione del processo con la sentenza finale, dopo la precisazione delle conclusioni, la Corte d'Appello che riforma tale decisione non può rimettere la causa al primo grado, ma deve trattenerla e deciderla nel merito. La vicenda trae origine da una causa di responsabilità professionale contro un architetto e un'impresa costruttrice, interrotta per il fallimento di quest'ultima e poi dichiarata estinta per una presunta irregolarità nella riassunzione. La Suprema Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva disposto la remissione, affermando la necessità di tutelare il principio della ragionevole durata del processo.
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Conflitto tra giudicati: quale sentenza prevale?
Un lavoratore ha citato in giudizio l'amministratore della sua ex azienda per danni, accusandolo di aver trasferito fraudolentemente i beni per eludere un ordine di reintegro. I tribunali di merito hanno respinto la richiesta basandosi su una precedente assoluzione penale per bancarotta. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, evidenziando un **conflitto tra giudicati**. Ha stabilito che due sentenze civili successive, che avevano accertato la natura fraudolenta del trasferimento, prevalgono sulla precedente sentenza penale, e che il lavoratore poteva avvalersene pur non essendo stato parte di quei giudizi.
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Rinuncia al ricorso: come si estingue un giudizio
Una società utilizzatrice di un bene in leasing e il suo fideiussore, dopo aver perso in primo e secondo grado contro una società di factoring, presentano ricorso in Cassazione. Tuttavia, prima della decisione, le parti concordano una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte, prendendo atto della rinuncia e della successiva accettazione, dichiara l'estinzione del giudizio di legittimità, senza pronunciarsi sulle spese, rendendo definitiva la sentenza d'appello.
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Improcedibilità ricorso Cassazione: il termine perentorio
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2475/2024, ha dichiarato l'improcedibilità di un ricorso in materia condominiale. La decisione si fonda sul mancato rispetto del termine perentorio di venti giorni per il deposito dell'atto, a decorrere dall'ultima notificazione. L'ordinanza chiarisce che tale vizio procedurale è rilevabile d'ufficio e non sanabile dalla costituzione della controparte, confermando il rigoroso orientamento sull'improcedibilità ricorso Cassazione per vizi formali.
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Impugnazione spese processuali e competenza: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2424/2024, chiarisce le modalità di impugnazione delle sentenze che dichiarano l'incompetenza del giudice e condannano alle spese. Viene stabilito che l'impugnazione spese processuali non può avvenire tramite appello ordinario se la critica è indirettamente rivolta alla decisione sulla competenza. In questi casi, lo strumento corretto è il regolamento di competenza, al fine di evitare contraddizioni nel sistema giudiziario. L'appello è ammesso solo se contesta autonomamente la liquidazione delle spese.
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Litisconsorzio necessario: appello nullo senza le parti
Una società fornitrice di carburante ha agito in giudizio contro la società debitrice e contro una nuova società immobiliare, nata da una scissione parziale della prima, per il recupero di un credito. In appello, la società debitrice originaria, nel frattempo cancellata dal registro delle imprese, non veniva correttamente coinvolta nel giudizio. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d'appello, statuendo che in casi di responsabilità solidale dipendente, come quella derivante da scissione societaria, si configura un'ipotesi di litisconsorzio necessario. La mancata integrazione del contraddittorio nei confronti di tutti i litisconsorti necessari determina la nullità insanabile dell'intero procedimento di secondo grado.
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Risarcimento danno edilizio: l’altezza conta
La Cassazione ha confermato la condanna al risarcimento danno edilizio a carico dei proprietari di un immobile la cui altezza superava i limiti di legge. La Corte ha stabilito la prevalenza delle normative urbanistiche nazionali più restrittive rispetto ai regolamenti edilizi locali più datati e meno specifici, rigettando le eccezioni su prescrizione e legittimazione passiva.
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Retribuzione ferie: incluse le indennità variabili
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2427/2024, ha stabilito che nella retribuzione ferie devono essere incluse anche le indennità variabili, come quelle per attività di condotta oraria o di riserva. La Corte ha rigettato il ricorso di una società di trasporti, confermando le decisioni dei giudici di merito. La motivazione si basa sul diritto dell'Unione Europea, che mira a garantire un riposo effettivo al lavoratore, evitando che una diminuzione sensibile dello stipendio durante le vacanze possa avere un effetto dissuasivo. Inoltre, è stato chiarito che la prescrizione dei crediti retributivi decorre solo dalla cessazione del rapporto di lavoro, a seguito delle modifiche legislative che hanno ridotto la stabilità del posto di lavoro.
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Giurisdizione giudice amministrativo nei concorsi
Una candidata ha impugnato la graduatoria di una selezione pubblica sanitaria per un errore di punteggio. Ne è nato un conflitto tra tribunale ordinario e TAR. La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione del giudice amministrativo, poiché la procedura di selezione prevedeva una valutazione discrezionale dei titoli e delle prove, elemento decisivo per qualificare l'atto come concorso pubblico.
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Sospensione del processo: quando è illegittima?
La Corte di Cassazione chiarisce i presupposti per la sospensione del processo. L'ordinanza analizza il caso di due eredi che avevano avviato una causa per la riduzione di donazioni indirette. Un'altra causa, relativa alla simulazione degli atti di vendita che celavano tali donazioni, era già stata decisa in primo grado e pendeva in appello. Il Tribunale aveva disposto la sospensione del processo sulla riduzione, ritenendolo dipendente dall'esito dell'appello sulla simulazione. La Cassazione ha annullato tale sospensione, specificando che, in presenza di una decisione (anche non definitiva) sulla causa pregiudicante, non si applica la sospensione necessaria ex art. 295 c.p.c., bensì la sospensione facoltativa ex art. 337 c.p.c. Quest'ultima richiede che il giudice motivi espressamente le ragioni per cui non intende riconoscere l'autorità della decisione già emessa, valutazione omessa dal Tribunale.
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Retribuzione ferie: sì agli incentivi variabili
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2458/2024, ha stabilito che la retribuzione ferie deve includere tutte le componenti variabili e gli incentivi legati alla mansione. La Corte ha rigettato il ricorso di un'azienda di trasporti, confermando che escludere tali voci può dissuadere il lavoratore dal godere del proprio diritto alle ferie, violando la normativa europea. La decisione chiarisce che il calcolo deve basarsi sulla paga ordinaria e non solo sulla parte fissa, per garantire un effettivo riposo senza penalizzazioni economiche.
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Cessazione materia del contendere: i limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2446/2024, ha chiarito i limiti della cessazione della materia del contendere. Ha stabilito che un accordo sindacale, non sottoscritto dai lavoratori in causa o dal loro sindacato, non è sufficiente a determinare la fine del processo, in quanto manca il venir meno dell'interesse delle parti a una decisione nel merito. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva erroneamente dichiarato estinto il giudizio, rinviando la causa per una nuova valutazione.
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Pensione e rapporto di lavoro: sono compatibili?
Un lavoratore, il cui rapporto di lavoro era stato ripristinato con il datore di lavoro originario a seguito di una cessione di ramo d'azienda illegittima, ha iniziato a percepire la pensione di anzianità. L'azienda sosteneva che ciò implicasse la fine del rapporto. La Corte di Cassazione ha stabilito che la percezione della pensione e rapporto di lavoro sono compatibili. Il diritto alla pensione opera su un piano previdenziale e non estingue automaticamente il contratto di lavoro, confermando il diritto del lavoratore alle retribuzioni maturate.
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Intervento adesivo: quando non puoi impugnare
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una parte che aveva partecipato a un processo tramite intervento adesivo. La decisione chiarisce che l'interventore adesivo non ha una legittimazione autonoma a impugnare la sentenza nel merito, specialmente quando la parte principale che sosteneva non ha proposto a sua volta impugnazione. Il caso riguardava una complessa disputa familiare su un presunto prestito non onorato.
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Appello specifico: quando l’atto è valido?
Una società si è vista dichiarare inammissibile il proprio appello perché ritenuto non sufficientemente dettagliato. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, chiarendo i requisiti necessari per un appello specifico. Secondo la Corte, è sufficiente individuare con chiarezza le questioni contestate e le relative critiche alla sentenza di primo grado, senza bisogno di redigere un progetto di sentenza alternativo. Il caso verteva principalmente sulla corretta ripartizione dell'onere della prova in un'azione di accertamento negativo del credito.
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