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Giurisprudenza Civile

Cambio appalto: il superminimo non è garantito

Una lavoratrice, trasferita a una nuova società a seguito di un cambio appalto, ha chiesto il mantenimento di un superminimo percepito dal precedente datore. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la disciplina del cambio appalto, a differenza del trasferimento d’azienda, non garantisce la conservazione delle condizioni retributive di miglior favore, ma solo quelle previste dal CCNL. Il superminimo, inoltre, era legato a un ruolo specifico venuto meno con il nuovo appaltatore.

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Cessione bancaria: debiti esclusi dalla cessione

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in una cessione bancaria regolata dal D.L. 99/2017, le passività verso azionisti e obbligazionisti subordinati della banca ceduta non vengono trasferite all’istituto acquirente. Gli eredi di un investitore avevano citato in giudizio la banca cessionaria per la presunta nullità di contratti di investimento, ma la Corte ha confermato la carenza di legittimazione passiva dell’acquirente, poiché tali passività sono esplicitamente escluse per legge dall’accordo di cessione. Il ricorso è stato quindi rigettato.

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Rinuncia al ricorso in Cassazione: il decreto

La Corte di Cassazione dichiara estinto un giudizio tributario a seguito della rinuncia al ricorso presentata da un’amministrazione pubblica e accettata dalla controparte, una contribuente. La decisione, formalizzata con un decreto, si basa sulla conformità dell’atto di rinuncia e della sua accettazione ai requisiti degli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile. Di conseguenza, non viene emessa alcuna statuizione sulle spese legali.

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Onere probatorio: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione conferma la decisione d’appello che riduceva le differenze retributive dovute agli eredi di un lavoratore. La sentenza sottolinea che, in caso di incertezza probatoria sull’orario di lavoro, l’onere probatorio grava su chi agisce in giudizio. La Corte ha respinto i motivi di ricorso basati su presunte confessioni, errata applicazione dell’onere della prova e vizi di calcolo, ribadendo i limiti del proprio sindacato di legittimità.

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Data certa: prova del credito verso società fallita

Un creditore ha visto respinta la sua richiesta di ammissione al passivo di una società in liquidazione perché i contratti prodotti erano privi di data certa. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, sottolineando che non può riesaminare le prove e che la data certa di un documento è un requisito fondamentale per la sua opponibilità alla procedura concorsuale. Questa non può essere provata tramite altri documenti a loro volta privi di data certa.

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Contratto preliminare: il secondo accordo annulla il primo

La Corte di Cassazione ha stabilito che un secondo accordo, che prevede la stipula di un futuro e più dettagliato contratto preliminare, può annullare e superare il vincolo del primo. In questo caso, una società immobiliare è stata condannata a restituire un deposito cauzionale perché, dopo una prima proposta di acquisto, le parti avevano firmato una scrittura successiva che subordinava l’accordo alla stesura di un nuovo preliminare, mai concluso. La Corte ha ritenuto che il vincolo contrattuale non si fosse mai perfezionato.

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Accordo transattivo: rinvio udienza in Cassazione

La Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo. La decisione scaturisce dal raggiungimento di un accordo transattivo tra una compagnia assicurativa e la procedura fallimentare di una società. Le parti attendono di formalizzare la rinuncia al ricorso, rendendo opportuno il differimento dell’udienza per consentire la definizione bonaria della controversia.

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Prova Contraria: Ammissibilità e Valutazione Giudice

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di una società al pagamento di lavori edili, chiarendo importanti principi sulla prova contraria. La sentenza stabilisce che i documenti possono essere ammessi anche tardivamente se servono a contrastare nuove allegazioni della controparte. Inoltre, una proposta transattiva tra avvocati, sebbene soggetta a regole deontologiche, è utilizzabile come prova nel processo civile. La Corte ha anche ribadito il valore di ‘ficta confessio’ attribuibile alla mancata comparizione ingiustificata all’interrogatorio formale.

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Competenza per valore: come si calcola nel precetto?

Una società di recupero crediti notifica un precetto a un’azienda, terzo pignorato, per una somma determinata e per le quote future di stipendio di un suo dipendente. L’azienda si oppone e sorge un dubbio sulla competenza per valore. La Cassazione chiarisce che per determinare la competenza si deve considerare l’intero importo precettato, incluse le somme future ma determinabili, stabilendo la competenza del Tribunale e non del Giudice di Pace.

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Distrazione delle spese: la correzione dell'errore

La Corte di Cassazione interviene per correggere un proprio precedente provvedimento a causa di un errore materiale. L’ordinanza originaria, pur condannando la parte soccombente al pagamento delle spese legali, aveva omesso di disporre la distrazione delle spese in favore del difensore della parte vittoriosa, che si era dichiarato antistatario. Con il nuovo provvedimento, la Corte rettifica il dispositivo, integrando la clausola mancante e garantendo che le somme liquidate siano versate direttamente all’avvocato.

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Arricchimento senza causa: no se immobile pignorato

Una società sublocatrice ha agito contro la subconduttrice per un importo a titolo di ingiustificato arricchimento, dopo che la sua pretesa per canoni di locazione era stata respinta a causa di un pignoramento sull’immobile. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’azione di arricchimento senza causa non è ammissibile in questo contesto. Il diritto di riscuotere i canoni o l’indennità di occupazione di un bene pignorato spetta esclusivamente al custode giudiziario. Di conseguenza, il locatore non subisce alcun impoverimento e non può agire contro l’inquilino, il cui obbligo di pagamento è verso la procedura esecutiva e non verso il locatore stesso.

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Presunzione di condominialità: il costruttore vince

Un proprietario ha citato in giudizio il condominio per danni da infiltrazioni provenienti da un’area esterna. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, confermando che il condominio non è responsabile. La ragione risiede nel fatto che il costruttore originale si era riservato la proprietà di quell’area nel primo atto di vendita, superando così la presunzione di condominialità. Questo titolo iniziale ha escluso la responsabilità del condominio per la manutenzione e la custodia dell’area in questione.

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Legittimazione attiva: possesso basta per il danno?

Un condomino agisce contro il condominio e una società energetica per rumori e infiltrazioni nel suo box auto. La Cassazione interviene sul tema della legittimazione attiva, stabilendo un principio fondamentale: per la richiesta di risarcimento del danno da mancato utilizzo è sufficiente dimostrare il possesso del bene, non essendo necessaria la prova della proprietà. Al contrario, per le domande che mirano a ottenere un ordine di esecuzione di opere su parti comuni, è indispensabile provare la titolarità del diritto di proprietà. La Corte cassa la sentenza e rinvia il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione sulla base di questi principi.

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Inammissibilità ricorso per cassazione: guida pratica

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso perché redatto in modo generico e confuso, mescolando diverse censure senza rispettare i requisiti di specificità richiesti dalla legge. La decisione sottolinea che l’appello alla Suprema Corte non può essere una critica generica, ma deve articolarsi in motivi chiari e pertinenti, senza chiedere un riesame dei fatti della causa. Il caso in esame ha origine da una controversia di lavoro in cui il giudizio di primo grado era stato dichiarato estinto per mancata riassunzione nei termini.

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Forma scritta appalto: quando può essere derogata?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21330/2025, ha stabilito che la forma scritta appalto, pattuita contrattualmente per eventuali varianti, può essere derogata tacitamente. Se il committente accetta l’esecuzione di lavori extracontratto e non contesta i costi, si configura una rinuncia implicita alla forma scritta. Il caso riguardava una società di costruzioni che chiedeva il pagamento di opere aggiuntive a una ditta committente. La Corte ha rigettato il ricorso di quest’ultima, confermando le decisioni dei giudici di merito e consolidando il principio secondo cui i comportamenti concludenti delle parti prevalgono sulla forma convenzionale.

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Inquadramento contrattuale: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’azienda, pur potendo cambiare il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicato, non può modificare unilateralmente l’inquadramento contrattuale acquisito dal dipendente. Il lavoratore ha diritto a mantenere il proprio livello professionale, che deve essere trasposto in una categoria equivalente nel nuovo CCNL. La sentenza rigetta il ricorso di una società che aveva tentato di declassare un dipendente a seguito di un cambio di contratto collettivo, riaffermando la tutela dello status professionale del lavoratore.

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Transazione TFR: quando copre anche il non detto

Un ex dipendente, dopo aver firmato un accordo di conciliazione giudiziale con il suo ex datore di lavoro, ha agito in giudizio per ottenere il pagamento del trattamento di fine rapporto (TFR). La Corte d’Appello ha dichiarato la sua domanda improponibile, ritenendo che la transazione TFR, definita “omnicomprensiva”, precludesse qualsiasi ulteriore pretesa, anche se non esplicitamente menzionata. La Corte di Cassazione ha confermato questa decisione, rigettando il ricorso del lavoratore. La Suprema Corte ha sottolineato che l’interpretazione del giudice di merito, basata sulla volontà delle parti di chiudere ogni pendenza legata al rapporto di lavoro, era corretta e non sindacabile, evidenziando inoltre numerosi profili di inammissibilità nel ricorso presentato.

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Eccezione di inadempimento: onere della prova

Una società committente si opponeva al pagamento per l’installazione di un’insegna, sollevando un’eccezione di inadempimento per ritardi e vizi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che una volta che l’appaltatore prova di aver eseguito la prestazione, spetta al committente dimostrare la gravità dell’inadempimento. La Corte ha inoltre confermato che la ricezione dell’opera senza riserve può configurare un’accettazione tacita, anche in assenza di una verifica formale.

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Estinzione del giudizio: silenzio dopo la proposta

Una società ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello. La Cassazione ha formulato una proposta di definizione del giudizio, ma la società non ha richiesto una decisione entro 40 giorni. Di conseguenza, il ricorso è stato considerato rinunciato e la Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, condannando la società al pagamento delle spese legali.

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Punteggio graduatorie ATA: il servizio in ASL non vale

La Corte di Cassazione ha stabilito che il servizio prestato presso Aziende Sanitarie Locali (ASL) e Istituti Pubblici di Assistenza e Beneficenza (IPAB) non può essere equiparato a quello svolto nelle amministrazioni statali. Di conseguenza, tale servizio non è valido ai fini dell’attribuzione del punteggio nelle graduatorie di III fascia del personale ATA. La decisione chiarisce la distinzione tra la nozione ampia di ‘amministrazione pubblica’ e quella più ristretta di ‘amministrazione statale’, rilevante per la normativa di settore.

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