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Giurisprudenza Civile

Azione revocatoria: acquisto a rischio con ipoteca

La Corte di Cassazione conferma la revoca di una compravendita immobiliare. La presenza di un’ipoteca e di un sequestro sul bene, sebbene a favore di un creditore diverso da quello che ha agito in revocatoria, è stata ritenuta sufficiente a provare la consapevolezza del danno (scientia damni) da parte dell’acquirente. La Corte ha inoltre precisato che la revoca non comporta l’automatica restituzione del prezzo all’acquirente, per la quale è necessaria una specifica domanda di risoluzione del contratto.

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Estinzione del giudizio: la rinuncia tacita in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio d’appello perché i ricorrenti non hanno chiesto una decisione entro 40 giorni dalla proposta di definizione. Questa omissione viene interpretata come una rinuncia tacita al ricorso, comportando la condanna alle spese legali.

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Rinuncia al ricorso: come si estingue il giudizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte dei ricorrenti, formalmente accettata dalla controparte. La decisione si fonda sulla verifica dei requisiti previsti dagli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, che disciplinano tale istituto processuale, senza disporre sulle spese del giudizio di legittimità.

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Estinzione del giudizio: la Cassazione chiarisce

Un decreto della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze dell’inattività delle parti a seguito di una proposta di definizione del giudizio. A fronte della mancata richiesta di una decisione sul ricorso entro 40 giorni, la Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, equiparando il silenzio a una rinuncia agli atti e compensando le spese processuali tra le parti.

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Appalto illecito: quando è genuino? La Cassazione

Una lavoratrice ha contestato un appalto illecito nel settore dei servizi assicurativi, chiedendo il riconoscimento di un rapporto di lavoro con l’azienda committente. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, confermando la genuinità dell’appalto. La decisione si fonda sulla constatazione che la società appaltatrice esercitava un reale potere organizzativo e direttivo sul personale e si assumeva un effettivo rischio d’impresa, elementi che prevalgono sul mero coordinamento operativo e sull’uso di software comuni.

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Clausola penale: quando si applica nel contratto?

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità dell’applicazione di una clausola penale per il ritardo nella consegna di lavori edili, anche se il committente non ha sollevato contestazioni durante l’esecuzione del contratto. L’ordinanza chiarisce che il diritto a esigere la penale può essere esercitato per la prima volta in sede giudiziale. Viene inoltre spiegata la differenza tra compensazione propria e impropria, specificando che quest’ultima, derivando da un unico rapporto contrattuale, si risolve in un mero accertamento contabile del dare e avere tra le parti.

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Impugnazione lodo arbitrale: limiti e condizioni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19277/2025, ha rigettato il ricorso di una società che contestava un lodo arbitrale. Il caso riguardava un contratto preliminare di vendita immobiliare che, secondo la ricorrente, mascherava un patto commissorio vietato. La Corte ha stabilito che, dopo la riforma del 2006, l’impugnazione del lodo arbitrale per violazione di norme di diritto è ammessa solo se espressamente prevista dalle parti nella convenzione di arbitrato. Inoltre, ha chiarito che la violazione del divieto di patto commissorio, pur essendo una norma imperativa, non costituisce una violazione dell’ordine pubblico tale da consentire l’impugnazione in assenza di tale previsione, rafforzando così la stabilità delle decisioni arbitrali.

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Indennità minima: 5 mesi garantiti nel Jobs Act

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di licenziamento orale illegittimo sotto il regime del Jobs Act, al lavoratore spetta un’indennità minima di cinque mensilità. Tale soglia non può essere ridotta o azzerata dalla detrazione di quanto percepito da una nuova occupazione (aliunde perceptum). La sentenza chiarisce che il diritto a questa tutela minima è incomprimibile, anche se il lavoratore trova un nuovo impiego subito dopo il licenziamento.

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Risoluzione e caparra: la Cassazione chiarisce

In un caso di contratto preliminare immobiliare, la Corte di Cassazione chiarisce la distinzione tra risoluzione e caparra. La Corte ha stabilito che una parte che chiede la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni non può ottenere anche il doppio della caparra, rimedio previsto per il diverso istituto del recesso. Viene inoltre ribadito che la prova della simulazione del prezzo tra le parti richiede un atto scritto.

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Mobilità docenti sostegno: vale il pre-ruolo

Una docente di sostegno ha richiesto il trasferimento su posto comune, chiedendo di computare nel quinquennio obbligatorio anche il servizio svolto con contratti a termine (pre-ruolo). La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che, in base al principio di non discriminazione UE, il servizio pre-ruolo va conteggiato ai fini della mobilità docenti sostegno, annullando la precedente decisione della Corte d’Appello.

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Ripartizione debito solidale: la Cassazione decide

In un caso originato dal dissesto di una grande società alimentare, la Corte di Cassazione ha chiarito i criteri per la ripartizione del debito solidale in sede di regresso. Un co-obbligato, dopo aver pagato l’intera somma provvisionale stabilita in sede penale, ha agito contro gli altri. La Corte ha stabilito che la ripartizione del debito solidale deve basarsi sull’importo effettivamente richiesto dal creditore e pagato dal solvens, non sull’ipotetico danno totale. L’appello del condebitore, che mirava a ricalcolare le quote sul danno complessivo, è stato quindi respinto.

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Interruzione automatica del processo: la Cassazione chiarisce

Una società citata in giudizio per un finanziamento auto non pagato si è trovata al centro di una complessa vicenda processuale. Il caso, giunto in Cassazione, ha offerto l’occasione per chiarire un punto cruciale della procedura civile: la decorrenza dei termini in caso di interruzione automatica del processo per morte del difensore. La Corte ha stabilito che, a differenza delle interruzioni non automatiche, il termine trimestrale per la riassunzione decorre non dalla conoscenza di fatto dell’evento, ma dalla comunicazione dell’ordinanza che dichiara formalmente l’interruzione. La sentenza ha anche affrontato le conseguenze dell’appello proposto solo da alcuni condebitori solidali, confermando che la sentenza passa in giudicato per chi non impugna.

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Deroga giurisdizione agente: indennità indisponibile

La Corte di Cassazione ha stabilito che la clausola di deroga giurisdizione agente in favore di un arbitro estero è nulla se la controversia riguarda l’indennità di fine rapporto. Questo diritto è considerato indisponibile ai sensi della Legge 218/1995 e, pertanto, la giurisdizione italiana non può essere esclusa, confermando la competenza del tribunale italiano.

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Onere della prova: chi prova l'inadempimento?

Una società, dopo aver ricevuto finanziamenti pubblici, si vede revocare i fondi dal Ministero per presunte irregolarità. Mentre la Corte d’Appello aveva dato ragione all’impresa, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo un principio fondamentale: nei casi di responsabilità contrattuale, l’onere della prova dell’esatto adempimento spetta al debitore (la società), non al creditore (il Ministero). Il Ministero deve solo allegare l’inadempimento, non provarlo in ogni dettaglio.

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Cessione ramo d'azienda: quando è legittima?

Un lavoratore ha impugnato il trasferimento del suo rapporto di lavoro, avvenuto a seguito di una cessione di ramo d’azienda, sostenendo la mancanza di autonomia del ramo ceduto. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione sull’esistenza dei requisiti di autonomia e preesistenza del ramo è un accertamento di fatto insindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivato, come nel caso di specie, dove era stata provata la cessione di un’entità economica organizzata e funzionale.

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Retribuzione indebita: la P.A. deve recuperare

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha confermato la condanna di una segretaria comunale alla restituzione di somme percepite in eccesso a titolo di maggiorazione della retribuzione. L’errore derivava da un’errata interpretazione del contratto collettivo da parte del Comune. La Corte ha ribadito che, nel settore pubblico, la retribuzione indebita deve sempre essere restituita, non potendo il dipendente vantare un diritto quesito o invocare il legittimo affidamento, anche se in buona fede.

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Servitù di elettrodotto: quando è legittima?

Dei proprietari immobiliari scoprono cavi elettrici sotterranei non autorizzati e citano in giudizio la società elettrica. La Corte d’Appello respinge la loro richiesta, sostenendo l’esistenza di una servitù di elettrodotto sorta con la nazionalizzazione dell’energia. La Corte di Cassazione, vista la complessità delle questioni sollevate, ha rinviato il caso alla pubblica udienza per un esame approfondito, in particolare sulla corretta interpretazione delle norme che regolano la costituzione di tale servitù.

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Indennità di espropriazione: i limiti del ricorso

Un ente comunale contesta l’indennità di espropriazione parziale stabilita dalla Corte d’Appello, ma la Cassazione dichiara il ricorso inammissibile. La decisione sottolinea che l’accertamento dell’unitarietà economica di un bene è una valutazione di fatto insindacabile in sede di legittimità e che non è possibile introdurre nuove prove o questioni per la prima volta in Cassazione.

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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio in un caso in cui la parte ricorrente non ha richiesto una decisione entro 40 giorni dalla comunicazione di una proposta di definizione della lite. La Corte ha applicato l’art. 380-bis c.p.c., interpretando il silenzio del ricorrente come una rinuncia al ricorso e condannandolo al pagamento delle spese processuali.

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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso

Un Ente Locale ricorre in Cassazione contro una sentenza d’appello. A seguito di una proposta di decisione accelerata, l’Ente non chiede la trattazione del caso entro 40 giorni. La Corte dichiara l’estinzione del giudizio per rinuncia presunta e condanna l’Ente al pagamento delle spese legali.

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