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Giurisprudenza Civile

Giurisdizione Usi Civici: la Cassazione decide

L’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione affronta un caso di giurisdizione sugli usi civici. A seguito di un ricorso contro la decisione di un Commissario per la liquidazione degli usi civici, che aveva negato la propria competenza a giudicare la nullità di un atto di donazione di terreni demaniali, la Corte ha sospeso il giudizio. Riconoscendo la delicatezza della questione, ha rimesso gli atti al Primo Presidente per una possibile assegnazione alle Sezioni Unite, l’organo supremo per la risoluzione dei conflitti di giurisdizione.

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Rinvio pregiudiziale: quando è inammissibile?

Una Corte d’Appello ha sollevato un rinvio pregiudiziale per sapere se, revocata una liquidazione giudiziale, potesse decidere su una domanda subordinata di liquidazione controllata assorbita in primo grado. La Corte di Cassazione ha dichiarato il rinvio inammissibile, poiché il quesito non presentava i requisiti di rilevanza, grave difficoltà interpretativa e novità, riaffermando il dovere primario del giudice di merito di interpretare la legge.

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Termine Reclamo Fallimentare: La Cassazione Chiarisce

Una società, aggiudicataria di un immobile in un’asta nell’ambito di un concordato preventivo, si è vista revocare l’aggiudicazione dal giudice. Il suo reclamo è stato dichiarato inammissibile per tardività. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che il termine reclamo fallimentare breve di dieci giorni decorre dalla data di ricezione della comunicazione integrale del provvedimento via PEC, anche se il destinatario, come l’aggiudicatario, non è una parte formale del procedimento che ha portato all’emissione del decreto.

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Estinzione giudizio di cassazione: le conseguenze

Una società di trasporti ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello. A seguito della proposta di definizione del giudizio formulata dalla Corte, la società non ha chiesto la decisione nel merito entro 40 giorni. La Cassazione ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione, interpretando il silenzio come una rinuncia al ricorso e condannando la società ricorrente al pagamento delle spese legali.

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Frazionamento ipoteca: obblighi del notaio chiarisce la Cassazione

La Corte di Cassazione interviene su un complesso caso di permuta immobiliare, in cui un costruttore non ha cancellato un’ipoteca su unità immobiliari cedute a un privato. La sentenza analizza la responsabilità del costruttore per inadempimento, la quantificazione del danno e, soprattutto, gli obblighi del notaio rogante. Viene affermato il principio che la tutela prevista dal D.Lgs. 122/2005, che impone il frazionamento dell’ipoteca prima del rogito, si applica anche ai contratti di permuta aventi ad oggetto immobili ancora da costruire, annullando la decisione precedente e chiarendo la portata della responsabilità professionale notarile.

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Regolamento di competenza Giudice di Pace: inammissibile

Un automobilista ha proposto un regolamento di competenza contro l’ordinanza del Giudice di Pace che, invece di riunire due cause connesse, ha erroneamente dichiarato la litispendenza. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il mezzo di impugnazione corretto contro le decisioni sulla competenza del Giudice di Pace è l’appello, non il regolamento di competenza.

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Notifica della citazione: l'avviso di ricevimento fa fede

In una causa di vicinato, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello che aveva dichiarato nulla la notifica della citazione a una convenuta. La Suprema Corte ha stabilito che l’avviso di ricevimento, indicando l’indirizzo corretto, ha valore di atto pubblico e fa piena prova fino a querela di falso, anche se l’atto è stato consegnato a un familiare di un’omonima. Viene quindi ribadita la presunzione di validità della notifica quando le attestazioni dell’agente postale sono formalmente corrette.

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Estinzione del giudizio: la rinuncia in Cassazione

Un gruppo imprenditoriale rinuncia al proprio ricorso in Cassazione contro un istituto di credito. A seguito dell’accettazione della controparte, la Suprema Corte dichiara l’estinzione del giudizio, senza pronunciarsi sulle spese legali, chiudendo definitivamente la controversia a quel livello. Il caso evidenzia come la rinuncia accettata sia uno strumento per terminare il contenzioso.

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Mansioni superiori: no se nella stessa Area

Una dipendente pubblica, inquadrata come operatore giudiziario, ha richiesto il riconoscimento economico per lo svolgimento di mansioni superiori, tipiche del profilo di assistente giudiziario. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo un principio chiave: se entrambi i profili professionali rientrano nella stessa ‘Area’ di classificazione prevista dal contratto collettivo, le mansioni sono considerate formalmente equivalenti. Di conseguenza, non si configurano mansioni superiori e non spetta alcuna differenza retributiva. Il giudice non può effettuare una valutazione comparativa nel merito dei compiti svolti.

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Azione revocatoria: acquisto a rischio con ipoteca

La Corte di Cassazione conferma la revoca di una compravendita immobiliare. La presenza di un’ipoteca e di un sequestro sul bene, sebbene a favore di un creditore diverso da quello che ha agito in revocatoria, è stata ritenuta sufficiente a provare la consapevolezza del danno (scientia damni) da parte dell’acquirente. La Corte ha inoltre precisato che la revoca non comporta l’automatica restituzione del prezzo all’acquirente, per la quale è necessaria una specifica domanda di risoluzione del contratto.

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Estinzione del giudizio: la rinuncia tacita in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio d’appello perché i ricorrenti non hanno chiesto una decisione entro 40 giorni dalla proposta di definizione. Questa omissione viene interpretata come una rinuncia tacita al ricorso, comportando la condanna alle spese legali.

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Rinuncia al ricorso: come si estingue il giudizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte dei ricorrenti, formalmente accettata dalla controparte. La decisione si fonda sulla verifica dei requisiti previsti dagli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, che disciplinano tale istituto processuale, senza disporre sulle spese del giudizio di legittimità.

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Estinzione del giudizio: la Cassazione chiarisce

Un decreto della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze dell’inattività delle parti a seguito di una proposta di definizione del giudizio. A fronte della mancata richiesta di una decisione sul ricorso entro 40 giorni, la Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, equiparando il silenzio a una rinuncia agli atti e compensando le spese processuali tra le parti.

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Appalto illecito: quando è genuino? La Cassazione

Una lavoratrice ha contestato un appalto illecito nel settore dei servizi assicurativi, chiedendo il riconoscimento di un rapporto di lavoro con l’azienda committente. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, confermando la genuinità dell’appalto. La decisione si fonda sulla constatazione che la società appaltatrice esercitava un reale potere organizzativo e direttivo sul personale e si assumeva un effettivo rischio d’impresa, elementi che prevalgono sul mero coordinamento operativo e sull’uso di software comuni.

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Clausola penale: quando si applica nel contratto?

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità dell’applicazione di una clausola penale per il ritardo nella consegna di lavori edili, anche se il committente non ha sollevato contestazioni durante l’esecuzione del contratto. L’ordinanza chiarisce che il diritto a esigere la penale può essere esercitato per la prima volta in sede giudiziale. Viene inoltre spiegata la differenza tra compensazione propria e impropria, specificando che quest’ultima, derivando da un unico rapporto contrattuale, si risolve in un mero accertamento contabile del dare e avere tra le parti.

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Impugnazione lodo arbitrale: limiti e condizioni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19277/2025, ha rigettato il ricorso di una società che contestava un lodo arbitrale. Il caso riguardava un contratto preliminare di vendita immobiliare che, secondo la ricorrente, mascherava un patto commissorio vietato. La Corte ha stabilito che, dopo la riforma del 2006, l’impugnazione del lodo arbitrale per violazione di norme di diritto è ammessa solo se espressamente prevista dalle parti nella convenzione di arbitrato. Inoltre, ha chiarito che la violazione del divieto di patto commissorio, pur essendo una norma imperativa, non costituisce una violazione dell’ordine pubblico tale da consentire l’impugnazione in assenza di tale previsione, rafforzando così la stabilità delle decisioni arbitrali.

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Indennità minima: 5 mesi garantiti nel Jobs Act

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di licenziamento orale illegittimo sotto il regime del Jobs Act, al lavoratore spetta un’indennità minima di cinque mensilità. Tale soglia non può essere ridotta o azzerata dalla detrazione di quanto percepito da una nuova occupazione (aliunde perceptum). La sentenza chiarisce che il diritto a questa tutela minima è incomprimibile, anche se il lavoratore trova un nuovo impiego subito dopo il licenziamento.

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Risoluzione e caparra: la Cassazione chiarisce

In un caso di contratto preliminare immobiliare, la Corte di Cassazione chiarisce la distinzione tra risoluzione e caparra. La Corte ha stabilito che una parte che chiede la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni non può ottenere anche il doppio della caparra, rimedio previsto per il diverso istituto del recesso. Viene inoltre ribadito che la prova della simulazione del prezzo tra le parti richiede un atto scritto.

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Mobilità docenti sostegno: vale il pre-ruolo

Una docente di sostegno ha richiesto il trasferimento su posto comune, chiedendo di computare nel quinquennio obbligatorio anche il servizio svolto con contratti a termine (pre-ruolo). La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che, in base al principio di non discriminazione UE, il servizio pre-ruolo va conteggiato ai fini della mobilità docenti sostegno, annullando la precedente decisione della Corte d’Appello.

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Ripartizione debito solidale: la Cassazione decide

In un caso originato dal dissesto di una grande società alimentare, la Corte di Cassazione ha chiarito i criteri per la ripartizione del debito solidale in sede di regresso. Un co-obbligato, dopo aver pagato l’intera somma provvisionale stabilita in sede penale, ha agito contro gli altri. La Corte ha stabilito che la ripartizione del debito solidale deve basarsi sull’importo effettivamente richiesto dal creditore e pagato dal solvens, non sull’ipotetico danno totale. L’appello del condebitore, che mirava a ricalcolare le quote sul danno complessivo, è stato quindi respinto.

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