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Giurisprudenza Civile

Improcedibilità del ricorso: l'onere del deposito

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso presentato da un Comune contro una società di campeggio in una controversia sulla tassa sui rifiuti (TARI). La decisione si fonda su un vizio procedurale: il mancato deposito, da parte del Comune ricorrente, della relata di notifica della sentenza impugnata. Tale omissione ha impedito alla Corte di verificare la tempestività del ricorso, rendendolo inammissibile e causando l’inefficacia del ricorso incidentale presentato dalla società.

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Estinzione del giudizio: la rinuncia tacita al ricorso

Una concessionaria autostradale ha impugnato una sentenza della Corte d’Appello. La Cassazione, tramite una proposta di decisione accelerata, ha dato 40 giorni alla ricorrente per chiedere un’udienza. Non avendolo fatto, il ricorso è stato considerato rinunciato, portando all’estinzione del giudizio e alla condanna alle spese.

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NASpI e nuovo lavoro: conta la durata effettiva

Un lavoratore in NASpI accetta un contratto di 12 mesi ma viene licenziato dopo 5 mesi. L’ente previdenziale revoca il sussidio, ma la Corte di Cassazione interviene stabilendo un principio chiave: ai fini della compatibilità tra NASpI e nuovo lavoro, si deve considerare la durata effettiva del rapporto e non quella pattuita. Se il lavoro cessa prima dei sei mesi, la prestazione va solo sospesa e non revocata.

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Estinzione giudizio: il silenzio dopo la proposta

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio a seguito del silenzio della parte ricorrente. Dopo aver ricevuto la proposta di definizione del giudizio ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c., il ricorrente non ha chiesto la decisione del ricorso entro il termine di quaranta giorni, un’inerzia che la legge interpreta come una rinuncia tacita all’impugnazione, comportando la chiusura del processo.

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Estinzione del ricorso per inazione: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del ricorso presentato da una società di trasporti contro quattro suoi dipendenti. La decisione è scaturita dalla mancata richiesta di trattazione nel merito da parte della società ricorrente entro il termine di quaranta giorni dalla ricezione della proposta di definizione del giudizio, come previsto dall’art. 380-bis c.p.c. Di conseguenza, il ricorso è stato considerato rinunciato e la società è stata condannata al pagamento delle spese legali.

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Sanzioni pecuniarie: la giurisdizione del giudice

La Corte di Cassazione a Sezioni Unite stabilisce che la giurisdizione per le controversie riguardanti sanzioni pecuniarie amministrative spetta al giudice ordinario. La decisione nasce da un caso in cui un Ente Locale aveva multato una società concessionaria per occupazione abusiva di suolo pubblico. Poiché la sanzione era puramente monetaria e non comportava un’azione ripristinatoria discrezionale, la Corte ha affermato che la posizione del multato è di diritto soggettivo, la cui tutela è demandata alla magistratura ordinaria e non a quella amministrativa.

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Tolleranze costruttive: irrilevanti tra vicini

Una complessa disputa tra proprietari confinanti su confini, sopraelevazioni e aperture nei muri giunge in Cassazione. La Corte stabilisce due principi fondamentali: le cosiddette ‘tolleranze costruttive’ del 2%, previste dalla normativa edilizia, sono irrilevanti nei rapporti tra privati per il rispetto delle distanze legali. Inoltre, le aperture qualificabili come ‘luci’, se non conformi ai requisiti del codice civile, devono essere regolarizzate, non potendo il giudice ignorare la violazione. La sentenza d’appello viene cassata con rinvio.

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Danni fauna selvatica: la responsabilità della Regione

Un automobilista ha subito danni materiali a seguito di una collisione con un cinghiale. La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, ha chiarito che la responsabilità per i danni da fauna selvatica ricade sulla Pubblica Amministrazione (nella specie, la Regione) secondo il criterio della responsabilità oggettiva previsto dall’art. 2052 c.c. e non per la responsabilità da fatto illecito generico (art. 2043 c.c.). La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva erroneamente applicato l’art. 2043 c.c., specificando che l’ente pubblico può liberarsi solo provando il caso fortuito, mentre il conducente deve dimostrare di aver adottato ogni cautela per evitare l’incidente.

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Compenso CTU: come si calcola per le perizie edili?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21336/2025, ha stabilito che per la liquidazione del compenso CTU in cause relative a lavori edili, si deve applicare la tariffa specifica (art. 12 D.M. 30.5.2002) e non quella generica. Il caso riguardava l’opposizione di una società immobiliare al compenso liquidato a un consulente, la cui perizia era stata parziale. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente applicato la norma generale, rinviando per un nuovo calcolo basato sul criterio corretto.

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Vittime di mafia: estraneità ai clan requisito fisso

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19585/2025, ha stabilito un principio fondamentale riguardo ai benefici per le vittime di mafia. A seguito dell’omicidio di un uomo, i figli avevano richiesto i benefici previsti dalla legge. Mentre la Corte d’Appello li aveva concessi ritenendo sufficiente l’estraneità ai clan al momento del fatto, la Cassazione ha ribaltato la decisione. Ha chiarito che l’estraneità agli ambienti criminali non è una condizione momentanea, ma un requisito costitutivo e permanente che deve sussistere al momento della concessione del beneficio e perdurare nel tempo, in linea con lo scopo della legge di sostenere le vere vittime e contrastare la criminalità organizzata.

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Ricorso per cassazione improcedibile: il caso

Un conduttore, dopo aver ottenuto una sentenza favorevole in appello che riclassificava il suo contratto di locazione, ha presentato ricorso in Cassazione. Tuttavia, il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Suprema Corte ha stabilito che il ricorso per cassazione è improcedibile perché l’avvocato del ricorrente non ha depositato la copia completa della sentenza impugnata, ma solo la parte dispositiva. Questo errore procedurale, considerato una grave negligenza, ha comportato il rigetto del ricorso e sanzioni pecuniarie per il ricorrente.

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Mutuo solutorio: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19347/2025, interviene su un complesso caso di mutuo solutorio, ovvero un finanziamento concesso per estinguere debiti pregressi con lo stesso istituto di credito. La Corte conferma la validità di tale contratto, specificando che l’accredito della somma sul conto corrente del debitore ne sancisce la ‘disponibilità giuridica’, anche se l’importo viene immediatamente utilizzato per ripianare altre esposizioni. Tuttavia, la sentenza accoglie i motivi di ricorso relativi all’usura, cassando la decisione d’appello. Viene stabilito che il giudice di merito dovrà riesaminare se il tasso di mora superi la soglia usura, applicando i corretti principi di calcolo indicati dalle Sezioni Unite, e dovrà valutare nel merito la domanda di ‘usura in concreto’, che era stata erroneamente definita generica.

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Ricorso avvocato: notifica al COA salva l'appello

L’appello di un legale contro la sua cancellazione dall’albo era stato dichiarato inammissibile dal Consiglio Nazionale Forense per errato deposito. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che il ricorso dell’avvocato è valido poiché era stato correttamente e tempestivamente notificato al Consiglio dell’Ordine di appartenenza, sanando l’irregolarità. Il caso è stato rinviato per l’esame nel merito.

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Cessione del credito: il diritto all'azione revocatoria

Un istituto di credito avvia un’azione revocatoria contro dei debitori. Durante il processo, cede il suo credito a una società di cartolarizzazione. La Corte d’Appello nega a quest’ultima il diritto di proseguire l’azione. La Cassazione ribalta la decisione, stabilendo che la cessione del credito trasferisce anche le azioni a sua tutela, come la revocatoria, in quanto facoltà intrinseca al diritto di credito stesso.

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Restituzione deposito cauzionale: quando maturano gli interessi?

Una società versa un acconto per un immobile da un consorzio in liquidazione. La vendita salta per mancata autorizzazione ministeriale. La Cassazione chiarisce che per la restituzione deposito cauzionale con interessi è necessaria una richiesta formale (messa in mora) dopo che il diritto alla restituzione è sorto. In assenza, non sono dovuti interessi. Accolto, invece, il motivo sulla non debenza delle spese legali alla parte contumace.

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Creditor colpevole: quando può opporsi al piano

Una società finanziaria, considerata ‘creditor colpevole’ per aver contribuito al sovraindebitamento di un consumatore, si è vista dichiarare inammissibile il reclamo contro il piano di ristrutturazione del debito. La Corte di Cassazione ha chiarito che il creditor colpevole può sempre contestare la legittimità del piano (es. la mancanza di buona fede del debitore), essendo preclusa solo l’opposizione basata sulla mera convenienza economica. La sentenza è stata annullata con rinvio.

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Personalizzazione del danno: quando è lecita?

Un cittadino ha citato in giudizio un comune a seguito di una caduta su una scala bagnata nel cimitero locale. I tribunali di merito hanno riconosciuto il risarcimento, includendo una maggiorazione per la cosiddetta ‘personalizzazione del danno’. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha annullato questa parte della decisione, chiarendo che un tale aumento richiede prove specifiche di conseguenze pregiudizievoli uniche e ulteriori rispetto a quelle ordinarie, prove che nel caso di specie mancavano. Di conseguenza, l’importo del risarcimento finale è stato ridotto.

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Estinzione giudizio Cassazione: il caso 380-bis c.p.c.

Una società ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza del Tribunale. A seguito della proposta di definizione del giudizio formulata ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c., la società ricorrente non ha chiesto la decisione del ricorso entro il termine di quaranta giorni. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio Cassazione, equiparando il silenzio della parte a una rinuncia al ricorso. Non è stata emessa alcuna statuizione sulle spese legali, poiché la controparte non si è costituita in giudizio.

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Estinzione giudizio Cassazione: cosa accade?

Un imprenditore ha impugnato in Cassazione una sentenza della Corte d’Appello relativa al proprio fallimento. La Suprema Corte ha formulato una proposta di definizione del giudizio, ma il ricorrente non ha richiesto una decisione entro 40 giorni. Di conseguenza, il ricorso è stato considerato rinunciato, portando alla declaratoria di estinzione del giudizio Cassazione per inattività della parte, come previsto dal codice di procedura civile.

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Incentivi progettazione: quando sorge il diritto?

Un dipendente pubblico ha richiesto gli incentivi per la progettazione di opere pubbliche svolte anni prima dell’adozione del regolamento interno dell’ente. La Corte di Cassazione ha respinto la domanda, stabilendo che il diritto a tali compensi non sorge con la prestazione lavorativa, ma solo al perfezionamento di due condizioni: la stipula di un accordo di contrattazione collettiva decentrata e l’adozione di un atto regolamentare interno che ne disciplini i criteri. Di conseguenza, il regolamento può legittimamente escludere le attività pregresse senza violare il principio di irretroattività.

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