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Giurisprudenza Civile

Compensazione impropria: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione chiarisce la distinzione tra compensatio lucri cum damno e compensazione impropria. In una controversia tra un gestore di stazioni di servizio e una compagnia petrolifera, la Corte ha stabilito che il giudice può procedere d'ufficio a un mero accertamento contabile dei reciproci rapporti di dare e avere sorti da un unico contratto, qualificando l'operazione come compensazione impropria, senza la necessità di un'eccezione di parte.
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Nullità atto di citazione: quando il ricorso è perso
Una società turistica ha citato in giudizio una compagnia telefonica per inadempimento contrattuale. L'atto di citazione è stato dichiarato nullo per indeterminatezza della domanda (petitum). Anche l'atto di rinnovazione è risultato viziato. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha chiarito che non è possibile impugnare le motivazioni fornite dal giudice solo 'ad abundantiam' (in via accessoria) e che una rinnovazione a sua volta nulla non può sanare il vizio originario, portando all'estinzione del giudizio.
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Nomina dirigenziale: discrezionalità e buona fede
Un ricercatore con un curriculum di alto profilo si è visto preferire un altro candidato per un ruolo direttivo in un ente di ricerca pubblico. La Corte di Cassazione ha ritenuto legittima la scelta dell'amministrazione, chiarendo che nella nomina dirigenziale, se la procedura lo consente, è possibile valutare discrezionalmente anche le capacità manageriali e di mediazione, oltre ai meri titoli scientifici, purché la decisione non sia arbitraria e rispetti i principi di buona fede.
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Risarcimento Danno Pubblico Impiego: Stabilizzazione
La Corte di Cassazione conferma il diritto al risarcimento danno pubblico impiego per un lavoratore a causa dell'abuso di contratti a termine, anche se successivamente stabilizzato. La decisione chiarisce che l'assunzione a tempo indeterminato non ha 'efficacia sanante' se non è una diretta conseguenza della pregressa situazione di precariato, ma deriva da altre normative. Viene inoltre confermata la ricostruzione della carriera del dipendente.
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Denuncia calunniosa: quando spetta il risarcimento?
Un dipendente pubblico, assolto da accuse penali mosse dal suo datore di lavoro, ha chiesto un risarcimento per denuncia calunniosa. La Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che il risarcimento è dovuto solo se si prova il reato di calunnia, con dolo del denunciante. In assenza di ciò, l'azione del Pubblico Ministero interrompe il nesso causale tra la denuncia e il danno subito.
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Certificazione Unica: prova per le differenze retributive
Un lavoratore ha richiesto il pagamento di differenze retributive basandosi sulla discrepanza tra le giornate indicate in busta paga e quelle, in numero maggiore, riportate nella Certificazione Unica (CU) emessa dal datore di lavoro. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, stabilendo che la Certificazione Unica costituisce una prova documentale valida a sostegno della pretesa del lavoratore. Di conseguenza, spetta al datore di lavoro, che ha emesso tale certificazione, l'onere di dimostrare l'eventuale erroneità dei dati in essa contenuti, non potendo limitarne la valenza al solo ambito fiscale.
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Opposizione ordinanza ingiunzione: notifica e difesa
L'amministratore di una società edile ha contestato un'ordinanza ingiunzione dell'Ispettorato del Lavoro per lavoro irregolare, lamentando vizi di notifica. La Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che nell'opposizione ordinanza ingiunzione, un difetto di notifica all'obbligato solidale (la società) non invalida l'atto verso l'obbligato principale. Inoltre, ha ribadito che la relazione del postino ha valore di prova privilegiata, contestabile solo con querela di falso.
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Eccessiva onerosità sopravvenuta: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di risoluzione contrattuale per eccessiva onerosità sopravvenuta, scaturito dall'interruzione anticipata di un campionato sportivo a causa della pandemia. Una società sportiva aveva ridotto il compenso di un atleta, il quale si era opposto. La Corte d'Appello aveva rideterminato il compenso dovuto, e la Cassazione ha confermato tale decisione, rigettando sia il ricorso principale della società sia quello incidentale dell'atleta. La sentenza chiarisce i poteri del giudice nel riequilibrare le prestazioni contrattuali di fronte a eventi straordinari e imprevedibili, confermando che la risoluzione non ha effetto retroattivo sulle prestazioni già eseguite in contratti di durata.
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Prescrizione crediti socio lavoratore: la nuova regola
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio cruciale in materia di prescrizione dei crediti del socio lavoratore. Confermando un orientamento recente, ha chiarito che il termine di prescrizione per i crediti retributivi non decorre in costanza di rapporto, ma solo dalla sua cessazione. La decisione si fonda sulla constatazione che anche il socio lavoratore, a causa dell'incertezza sulla stabilità del suo posto e sulla tutela applicabile in caso di licenziamento, vive in una condizione di 'metus' (timore) che gli impedisce di far valere i propri diritti. Di conseguenza, la regola valida per i lavoratori subordinati privi di stabilità reale viene estesa anche a questa categoria, annullando la sentenza di merito che aveva dichiarato prescritti i crediti.
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Legge applicabile: aerei e obblighi di lavoro
La Corte di Cassazione ha annullato le sanzioni amministrative contro una compagnia aerea per mancate comunicazioni obbligatorie. La sentenza stabilisce che la legge applicabile è quella irlandese, scelta nei contratti di lavoro del personale di volo, e non quella italiana. Questo perché gli obblighi contestati non rientrano nella materia della sicurezza sociale, escludendo l'applicazione analogica dei regolamenti UE e confermando la prevalenza della legge scelta dalle parti per i rapporti di lavoro transnazionali.
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Danno da mediazione: serve la prova concreta del danno
Un acquirente ha citato in giudizio un'agenzia immobiliare per non averlo informato di un abuso edilizio. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell'acquirente, stabilendo che per ottenere un risarcimento per danno da mediazione non è sufficiente dimostrare la negligenza dell'agente, ma è necessario provare di aver subito un danno economico concreto e non altrimenti risarcito. Nel caso specifico, l'acquirente aveva già ottenuto uno sconto sul prezzo di acquisto proprio a causa dell'irregolarità, annullando di fatto il danno patrimoniale.
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Preliminare cessione azienda: contratto risolto
La Corte di Cassazione ha confermato la risoluzione di un contratto preliminare di cessione d'azienda a causa della revoca della licenza commerciale. La promittente venditrice è stata ritenuta gravemente inadempiente poiché l'irregolarità dell'immobile, che ha portato alla revoca, ha reso giuridicamente inesistente l'oggetto del contratto. La Corte ha stabilito che la possibilità teorica di trasferire l'attività altrove non esime il venditore dalla responsabilità, confermando il diritto degli acquirenti di sciogliere il vincolo contrattuale e ottenere la restituzione della caparra.
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Clausola di esclusiva: valida senza doppia firma?
La Corte di Cassazione ha stabilito che una clausola di esclusiva in un contratto di mediazione immobiliare, sebbene potenzialmente vessatoria, è valida anche senza una specifica doppia sottoscrizione qualora sia stata oggetto di una trattativa individuale tra le parti. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva ignorato la prova testimoniale su tale trattativa, rinviando il caso per un nuovo esame del fatto decisivo.
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Responsabilità mediatore: obblighi informativi
Un acquirente cita in giudizio un'agenzia immobiliare per non averlo informato che la parte venditrice non era piena proprietaria dell'immobile. Le corti di merito rigettano la richiesta di risarcimento, legando il danno alla mancata risoluzione del contratto preliminare. La Corte di Cassazione, invece, accoglie il ricorso, stabilendo un principio chiave sulla responsabilità del mediatore immobiliare: la sua responsabilità per violazione degli obblighi informativi è autonoma e distinta da quella del venditore. Il danno risarcibile non è legato solo alla risoluzione del contratto, ma può consistere nel minor vantaggio o maggior aggravio patrimoniale subito dall'acquirente a causa delle informazioni omesse, come la provvigione pagata per un affare viziato.
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Improcedibilità ricorso: onere deposito notifica
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso presentato da alcuni condomini in una causa relativa alla proprietà di un sottotetto. La decisione si fonda su un vizio procedurale: i ricorrenti, pur avendo dichiarato che la sentenza d'appello era stata loro notificata, non hanno depositato tempestivamente la relativa relata di notifica. La Corte ha ribadito che tale adempimento è un onere imprescindibile a carico del ricorrente per dimostrare la tempestività dell'impugnazione, e la sua omissione non può essere sanata tardivamente, determinando l'inevitabile improcedibilità del ricorso.
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Fideiussione omnibus ABI: nullità parziale confermata
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 670/2024, ha annullato una decisione di merito che aveva dichiarato la nullità totale di una fideiussione contenente clausole anticoncorrenziali. In linea con un precedente orientamento delle Sezioni Unite, la Corte ha ribadito che la presenza di clausole derivanti da intese illecite, come quelle dello schema ABI, determina una nullità parziale, limitata alle sole clausole viziate. La nullità dell'intero contratto di fideiussione omnibus ABI è un'eccezione che richiede una prova rigorosa dell'essenzialità di tali clausole, prova che nel caso di specie non è stata fornita.
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Assegno in garanzia: prova del debito e confessione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 656/2024, ha stabilito che un assegno in garanzia costituisce valida prova scritta per ottenere un decreto ingiuntivo. L'ammissione del creditore che il prestito garantito dall'assegno fosse destinato a una società e non direttamente al firmatario, non costituisce una confessione idonea a liberare il debitore/garante. La Corte ha inoltre chiarito che, per aversi novazione, è necessaria una chiara volontà di estinguere l'obbligazione precedente, non bastando una clausola generica in un accordo successivo relativo a rapporti diversi.
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Responsabilità professionale commercialista: il caso
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di responsabilità professionale del commercialista, accusato da un cliente imprenditore di averlo mal consigliato nella stipula di una transazione con una società debitrice. L'imprenditore lamentava la mancanza di garanzie adeguate per i crediti pregressi e futuri. La Corte d'Appello aveva escluso la responsabilità del professionista, ritenendo che l'imprenditore avesse consapevolmente accettato un rischio d'impresa. La Cassazione ha confermato tale decisione, dichiarando inammissibile il ricorso poiché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha ribadito che l'interpretazione della volontà delle parti e la valutazione delle prove sono di competenza esclusiva del giudice di merito, la cui motivazione, se logica e sufficiente, non è sindacabile.
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Inadempimento transazione: chi paga i danni?
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di inadempimento transazione. Un accordo prevedeva la liberazione di alcuni garanti da fideiussioni bancarie, ma la parte obbligata non ha adempiuto. La Corte ha confermato la condanna al risarcimento del danno, calcolato come la differenza tra quanto i garanti hanno dovuto pagare a causa dell'inadempimento e quanto avrebbero versato se l'accordo fosse stato rispettato. Rigettati i motivi di ricorso basati su presunti errori procedurali e sull'errata quantificazione del danno.
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Transazione non novativa: effetti della risoluzione
Un'azienda acquirente non pagava una fornitura, portando a un decreto ingiuntivo e a un'istanza di fallimento. Le parti stipulavano una transazione non novativa, condizionata alla reiezione dell'istanza di fallimento. Una volta respinta l'istanza, l'acquirente non adempiva alla transazione. La Corte di Cassazione ha confermato che la risoluzione per inadempimento di una transazione non novativa fa rivivere il rapporto contrattuale originario, con tutte le relative obbligazioni.
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