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Giurisprudenza Civile

Durata ragionevole fallimento: quando inizia il calcolo?
Con l'ordinanza 324/2024, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio cruciale sulla durata ragionevole fallimento. Per un creditore, il calcolo del tempo ai fini dell'indennizzo per eccessiva durata (legge Pinto) inizia dal momento del deposito della domanda di insinuazione al passivo, non dalla successiva data di ammissione del credito. La Corte ha cassato la decisione di merito che, utilizzando un criterio di calcolo diverso, aveva negato il diritto all'indennizzo ad alcuni lavoratori.
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Interruzione del processo per fallimento: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 322/2024, ha chiarito un punto cruciale sull'interruzione del processo a causa del fallimento di una delle parti. La Corte ha stabilito che, sebbene l'interruzione sia automatica, il termine perentorio di tre mesi per riassumere il giudizio decorre non dalla mera conoscenza del fallimento, ma dal momento in cui la dichiarazione giudiziale di interruzione viene portata a conoscenza di tutte le parti, inclusa la curatela fallimentare. Nel caso di specie, una Corte d'appello aveva erroneamente dichiarato estinto il processo, ritenendo che la curatela avesse riassunto la causa tardivamente. La Cassazione ha annullato tale decisione, specificando che, in assenza di una formale dichiarazione di interruzione comunicata alle parti, il termine per la riassunzione non era neppure iniziato a decorrere.
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Assegno personale: cosa spetta al dipendente trasferito
Un lavoratore, trasferito da un ente pubblico soppresso a un Ministero, ha agito in giudizio per ottenere il riconoscimento integrale della sua anzianità e di tutte le componenti retributive precedenti, inclusi bonus e polizze. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione d'appello, ha stabilito che la legge speciale applicabile al trasferimento garantisce la conservazione nel nuovo assegno personale solo delle voci retributive fisse e continuative. L'anzianità pregressa non è valida per la progressione di carriera e i benefici accessori variabili sono esclusi.
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Usucapione e proprietà: conflitto con acquisto derivativo
Un ente pubblico, dopo aver acquistato un immobile con atto non trascritto, agisce per usucapione. Nel frattempo, l'immobile viene pignorato al venditore originario e trasferito a un terzo. La Corte d'Appello dà ragione all'ente, affermando la prevalenza dell'acquisto per usucapione. La Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non decide il merito ma rimette la causa a pubblica udienza, ritenendo di fondamentale importanza la questione se chi è già proprietario possa comunque agire per usucapione.
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Danno mancata consegna: no risarcimento senza prova
Un promissario acquirente ha citato in giudizio la parte venditrice per ottenere il trasferimento di un immobile e il risarcimento per la mancata consegna anticipata, pattuita nel contratto preliminare. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 318/2024, ha respinto la richiesta di risarcimento. I giudici hanno chiarito che il danno da mancata consegna non è automatico. L'acquirente deve dimostrare di aver attivamente richiesto la consegna del bene e di aver subito un pregiudizio economico concreto. La clausola di consegna anticipata, infatti, non è un'obbligazione diretta del preliminare, ma si configura come un contratto di comodato collegato, che richiede la consegna materiale del bene per perfezionarsi.
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Provvigione mediatore: quando è dovuta secondo la Corte
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto alla provvigione del mediatore immobiliare, stabilendo che è sufficiente dimostrare il nesso causale tra l'attività dell'intermediario e la conclusione dell'affare, anche se quest'ultima avviene dopo la scadenza dell'incarico formale. La sentenza ha inoltre chiarito che, nel regime processuale applicabile, la produzione in appello di documenti nuovi, come l'iscrizione all'albo dei mediatori, è ammissibile se ritenuta indispensabile per la decisione, respingendo così il ricorso del venditore e dell'acquirente.
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Procura speciale Cassazione: quando è invalida?
La Corte di Cassazione, con ordinanza 317/2024, dichiara inammissibile un ricorso in una complessa causa ereditaria. La decisione si fonda su due vizi procedurali: l'invalidità della procura speciale Cassazione per due ricorrenti, in quanto rilasciata prima della sentenza impugnata, e la tardività del ricorso per il terzo ricorrente. La Corte chiarisce che la notifica di un'impugnazione, anche se errata, fa decorrere il termine breve per proporre quella corretta.
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Opposizione decreto liquidazione: i termini perentori
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 313/2024, ha stabilito che l'opposizione al decreto di liquidazione del compenso di un CTU deve essere proposta contro il primo provvedimento emesso, entro il termine perentorio di 30 giorni. Eventuali atti successivi del giudice, che si limitino a confermare o correggere la motivazione del primo, sono emessi in carenza di potere e non fanno decorrere un nuovo termine. L'opposizione proposta contro il secondo atto è, pertanto, inammissibile per tardività.
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Impugnazione in Cassazione: i requisiti del ricorso
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 316/2024, ha rigettato il ricorso in una complessa causa ereditaria iniziata nel 1978. La decisione si fonda su principi procedurali chiave, come la necessità di specificità dei motivi di impugnazione in Cassazione, la validità della consulenza tecnica d'ufficio anche in assenza di un perito, e l'applicazione della regola della "doppia conforme" che preclude il riesame dei fatti già accertati da due sentenze di merito conformi. La Corte ha ribadito l'inammissibilità dei motivi generici o volti a una nuova valutazione delle prove.
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Impugnazione ordinanze: quando il silenzio costa caro
Una parte debitrice si opponeva a un precetto per il rilascio di un immobile, sostenendo che un precedente ordine di sospensione dell'esecuzione fosse ancora valido. La sua tesi si basava sulla presunta nullità degli ordini che avevano revocato tale sospensione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: la nullità di un provvedimento giudiziario deve essere fatta valere attraverso gli specifici mezzi di impugnazione previsti dalla legge. In assenza di una tempestiva impugnazione delle ordinanze di revoca, queste sono diventate definitive ed efficaci, legittimando la successiva azione esecutiva. Il caso sottolinea l'importanza di contestare tempestivamente i provvedimenti sfavorevoli.
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Anzianità di servizio: sì al calcolo del precariato
Una ricercatrice, dopo essere stata stabilizzata da un ente di ricerca pubblico, ha chiesto il riconoscimento dell'anzianità di servizio maturata durante il precedente contratto a termine. La Cassazione ha respinto il ricorso dell'ente, confermando che, in assenza di prove su una diversità di mansioni, vige il principio di non discriminazione. L'anzianità di servizio pregressa deve quindi essere riconosciuta ai fini retributivi, e l'onere di provare ragioni oggettive per un trattamento diverso spetta al datore di lavoro.
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Disconoscimento firma su fax: la prova del contratto
Una società nega la validità di un contratto di noleggio ricevuto via fax, disconoscendo la firma apposta. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 315/2024, chiarisce che per i contratti a forma libera, il disconoscimento della firma su fax non è decisivo. La prova dell'accordo può essere raggiunta attraverso elementi presuntivi come il pagamento di un acconto, la ricezione di fatture e testimonianze, che dimostrano la volontà delle parti di concludere l'affare. La Corte ha quindi riformato la decisione d'appello, condannando la società al pagamento.
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Revisione prezzi appalti: la decisione della Cassazione
Un'impresa appaltatrice ha citato in giudizio un Comune per ottenere il risarcimento dei danni derivanti da sospensioni e ritardi nell'esecuzione di un appalto pubblico, oltre alla revisione prezzi. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 309/2024, ha rigettato sia il ricorso dell'impresa, che lamentava un'errata quantificazione dei danni e il mancato riconoscimento della revisione prezzi, sia il ricorso incidentale del Comune. La Corte ha ribadito che la revisione prezzi non è un diritto automatico ma dipende da un potere discrezionale della stazione appaltante e ha confermato la correttezza della valutazione dei danni operata dai giudici di merito.
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Associazione in partecipazione: nullità della clausola
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 308/2024, ha confermato la nullità di una clausola in un contratto di associazione in partecipazione che riconosceva all'associato una quota del valore patrimoniale dell'azienda. Tale previsione, secondo la Corte, snatura la causa tipica del contratto, assimilandolo a un rapporto societario che, nel caso specifico di una farmacia, era vietato dalla legge all'epoca dei fatti. La decisione ribadisce i limiti dell'autonomia contrattuale e la distinzione netta tra associazione in partecipazione e società.
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Disconoscimento sottoscrizione: la querela di falso
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società contro un fermo amministrativo e delle cartelle esattoriali. La Corte ha stabilito che il disconoscimento sottoscrizione su un avviso di ricevimento, essendo quest'ultimo un atto pubblico, non è sufficiente. È necessaria una querela di falso per contestarne l'autenticità. Il ricorso è stato ritenuto inammissibile e pretestuoso, con condanna per abuso del processo.
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Spese processuali: la Cassazione e la soccombenza
Una farmacia ha citato in giudizio un'Azienda Sanitaria Locale per un debito non pagato. La controversia è arrivata in Cassazione principalmente sulla questione delle spese processuali. La Corte d'Appello aveva accolto solo parzialmente il gravame dell'ente pubblico (sugli interessi) ma aveva condannato la farmacia a pagare tutte le spese. La Cassazione ha ribaltato questa decisione, affermando che in caso di riforma parziale, il giudice deve riconsiderare l'intera vicenda e ripartire le spese processuali in base all'esito complessivo, identificando la parte sostanzialmente soccombente.
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Gettone di presenza: quando non spetta ai consiglieri
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 299/2024, ha stabilito che il gettone di presenza per i consiglieri comunali non è dovuto per la partecipazione a organi come l'Ufficio di presidenza e la Conferenza dei capigruppo. La decisione si basa su un'interpretazione restrittiva della normativa, finalizzata al contenimento della spesa pubblica, che limita il compenso solo alle sedute del consiglio e delle commissioni consiliari permanenti. Il ricorso dei consiglieri, che chiedevano la restituzione delle somme e il pagamento dei compensi non corrisposti, è stato pertanto rigettato.
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Anzianità di servizio: sì al riconoscimento post-concorso
La Cassazione ha stabilito che l'anzianità di servizio maturata con un contratto a termine in un ente pubblico deve essere riconosciuta anche se il lavoratore viene poi assunto a tempo indeterminato tramite concorso pubblico. La modalità di assunzione è irrilevante se le mansioni svolte sono omogenee. Annullata la decisione della Corte d'Appello che negava tale diritto.
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Assegno ad personam: cosa spetta al dipendente?
Una dipendente pubblica, trasferita da un ente soppresso a un Ministero, ha richiesto il riconoscimento dell'anzianità di servizio e l'inclusione di varie indennità nell'assegno ad personam. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 289/2024, ha stabilito che la norma speciale che regola il trasferimento prevale su quella generale. Di conseguenza, l'assegno ad personam deve includere solo le voci retributive fisse e continuative, mentre l'anzianità di servizio non costituisce un diritto assoluto e non può essere usata per rivendicare avanzamenti di carriera presso il nuovo datore di lavoro. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Assegno personale: cosa entra nel calcolo? Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 288/2024, ha chiarito la composizione dell'assegno personale per i dipendenti pubblici trasferiti a seguito di soppressione del loro ente. La Corte ha stabilito che solo le voci retributive fisse, continuative e con natura strettamente salariale possono essere incluse. Vengono esclusi elementi come premi di produttività, buoni pasto, contributi a fondi pensione e polizze assicurative, in quanto privi del carattere di fissità e continuità o di natura assistenziale e previdenziale. Viene inoltre negato che l'anzianità pregressa possa essere usata per rivendicare avanzamenti di carriera nella nuova amministrazione.
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