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Giurisprudenza Civile

Remunerazione medici specializzandi: sì anche pre-1982
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14941/2024, ha stabilito che la remunerazione medici specializzandi spetta anche a chi ha iniziato il corso prima del 1982, per il periodo successivo al 1° gennaio 1983, in linea con il diritto UE. Ha inoltre chiarito che una precedente sentenza su una specializzazione non costituisce giudicato per una seconda e distinta specializzazione, respingendo l'appello dello Stato.
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Inquadramento superiore: quando non spetta la qualifica
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un dipendente bancario che chiedeva un inquadramento superiore e il risarcimento per mobbing. La decisione si fonda sulla mancata prova da parte del lavoratore che le mansioni di livello più alto fossero svolte in maniera prevalente, come richiesto dal contratto collettivo. Inoltre, la Corte ha confermato l'assenza di prove sufficienti a dimostrare le condotte di mobbing da parte del datore di lavoro.
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Subentro nell’appalto: l’obbligo di assunzione
Nel caso di subentro nell'appalto di servizi, la Corte di Cassazione chiarisce l'obbligo di assunzione per la nuova impresa. Un ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non contestava la 'ratio decidendi' basata sulla clausola sociale, ma solo quella sull'art. 2112 c.c. La Corte sottolinea l'importanza di impugnare tutti i fondamenti alternativi della decisione di merito per evitare l'inammissibilità.
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Frazionamento del credito: la Cassazione alle Sezioni Unite
Una società cooperativa ha contestato la pratica di un professionista di suddividere il proprio credito per compensi in più azioni legali, denunciando un abusivo frazionamento del credito. La Corte di Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale sulle conseguenze di tale pratica (improponibilità della domanda o solo sanzioni sulle spese processuali), ha sospeso la decisione e ha rimesso la questione alle Sezioni Unite per ottenere un principio di diritto definitivo.
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Contratti a termine agricoltura: i limiti per enti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14924/2024, ha stabilito che un ente pubblico non economico non può essere qualificato come imprenditore agricolo. Di conseguenza, non può beneficiare delle deroghe previste per i contratti a termine agricoltura. La Corte ha ribadito che il concetto di 'stagionalità' deve essere interpretato in senso restrittivo, escludendo le attività continuative. La sentenza di secondo grado, che aveva giustificato la reiterazione di contratti a termine, è stata cassata con rinvio.
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Mutatio libelli: quando non c’è domanda nuova
Una dirigente veterinaria ha citato in giudizio l'azienda sanitaria per cui lavorava, chiedendo un risarcimento per essere stata esclusa da un'attività lavorativa retribuita. La Corte d'Appello aveva dichiarato inammissibile il suo appello, ritenendo che avesse modificato la sua domanda originale (c.d. mutatio libelli). La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, chiarendo che specificare la natura giuridica di un'attività senza alterare i fatti principali non costituisce una domanda nuova. Il caso è stato quindi rinviato alla Corte d'Appello per una decisione nel merito.
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Contratti a termine agricoltura: Limiti e Stagionalità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14922/2024, interviene sulla questione dei contratti a termine in agricoltura stipulati da un ente pubblico. La Corte ha stabilito che le deroghe alla durata massima dei contratti a termine nel settore agricolo si applicano solo per attività genuinamente stagionali e non per mansioni continuative. Ha chiarito che un ente pubblico agricolo non è un 'imprenditore agricolo' e che l'onere di provare la natura stagionale del rapporto grava sul datore di lavoro. La sentenza della Corte d'Appello è stata quindi cassata con rinvio.
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Contratti a termine agricoltura: i limiti per l’ente
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14921/2024, ha stabilito che un ente pubblico non economico operante nel settore agricolo non può essere qualificato come 'imprenditore agricolo'. Di conseguenza, non può avvalersi delle deroghe più ampie previste per i contratti a termine agricoltura. La Corte ha chiarito che la reiterazione di tali contratti è illegittima se mira a coprire esigenze lavorative stabili e non genuinamente stagionali, anche nel settore agricolo. L'onere di provare la natura stagionale delle mansioni ricade sul datore di lavoro. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Scorrimento graduatorie: stop con una nuova legge
La Corte di Cassazione ha stabilito che lo scorrimento graduatorie non è un diritto acquisito. Se una nuova legge (ius superveniens) modifica le regole per le progressioni di carriera, questa si applica anche a procedure concorsuali bandite in precedenza, bloccando di fatto lo scorrimento se non più conforme alla nuova disciplina. Il caso riguardava dipendenti pubblici che, pur idonei in una graduatoria per una progressione verticale, si sono visti negare l'assunzione a seguito dell'entrata in vigore del D.Lgs. 150/2009, che ha imposto nuove e più restrittive modalità per le progressioni interne.
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Scorrimento graduatorie: no al diritto soggettivo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14917/2024, ha stabilito che lo scorrimento delle graduatorie nel pubblico impiego non costituisce un diritto soggettivo per i candidati idonei. Il caso riguardava due dipendenti pubblici risultati idonei in una procedura di progressione verticale, i quali chiedevano l'assunzione tramite scorrimento. La Corte ha accolto il ricorso dell'Amministrazione, affermando che la sopravvenuta normativa (D.Lgs. 150/2009), che impone il concorso pubblico per tali progressioni, prevale e impedisce l'utilizzo di graduatorie derivanti da procedure interamente interne, anche se bandite in precedenza.
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Equiparazione retributiva: no tra civili e militari
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni dipendenti civili del Ministero della Difesa che chiedevano l'equiparazione retributiva con il personale militare (marescialli). La Corte ha ribadito la netta distinzione tra il rapporto di lavoro del personale civile, regolato da contratti collettivi, e quello del personale militare, disciplinato dal diritto pubblico. Questa differenza impedisce un confronto diretto e una conseguente equiparazione dello stipendio. Il ricorso è stato inoltre respinto per motivi procedurali, inclusa la mancanza di specificità.
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Soccombenza: chi paga le spese legali? La Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14912/2024, ha chiarito un punto cruciale sul principio di soccombenza. Un ente previdenziale nazionale, pur avendo ottenuto una riduzione del debito verso una pensionata in sede di rinvio, è stato comunque condannato a pagare tutte le spese legali. La Corte ha stabilito che la soccombenza va valutata sull'esito globale dell'intero giudizio, e non sulle singole fasi. Poiché l'ente era risultato complessivamente la parte perdente, la condanna alle spese è stata confermata.
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Scorrimento graduatorie: stop a nomine post-riforma
La Corte di Cassazione ha stabilito che non è possibile procedere allo scorrimento di graduatorie di concorsi interni banditi prima della Riforma Brunetta (D.Lgs. 150/2009) se la decisione di assumere avviene dopo l'entrata in vigore della stessa. Il caso riguardava tre dipendenti ministeriali risultati idonei a una progressione verticale, la cui assunzione tramite scorrimento graduatorie è stata bloccata. La Corte ha chiarito che si applica la legge vigente al momento della decisione di scorrere la graduatoria (ius superveniens), la quale impone concorsi pubblici e limita le riserve interne, rendendo illegittimo lo scorrimento di graduatorie puramente interne.
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Inquadramento superiore: quando non è dovuto?
Un dipendente bancario ha richiesto un inquadramento superiore al livello di Quadro, sostenendo che le sue mansioni lo giustificassero. La Corte d'Appello ha respinto la domanda, e la Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando il ricorso inammissibile. La Suprema Corte ha ribadito di non poter riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge, e ha ritenuto che la Corte d'Appello avesse motivato adeguatamente la sua scelta, basata sull'assenza di effettivi poteri decisionali e gestionali richiesti per quel livello.
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Qualifica dirigenziale: Cassazione conferma diritto
Un lavoratore ha ottenuto il riconoscimento della qualifica dirigenziale da parte di un istituto di credito. Dopo un lungo iter giudiziario, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della società, confermando la decisione della Corte d'Appello di rinvio. La sentenza ribadisce i criteri sostanziali per il riconoscimento della qualifica, basati su autonomia e potere decisionale, e chiarisce importanti aspetti procedurali, come la gestione della mancanza del fascicolo d'ufficio in appello.
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Compenso amministratore giudiziario: la decadenza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14906/2024, ha stabilito che la richiesta di compenso dell'amministratore giudiziario di beni sequestrati in ambito penale è soggetta al termine di decadenza di 100 giorni previsto dall'art. 71 del D.P.R. 115/2002. La Corte ha chiarito che tale termine decorre dalla data del dissequestro dei beni, che segna il compimento delle operazioni, e non dalla successiva presentazione del rendiconto finale. Questa decisione sottolinea l'importanza della diligenza nel richiedere il compenso amministratore giudiziario per non incorrere nella perdita del diritto.
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Decorrenza pensione di reversibilità: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14910/2024, ha stabilito che la decorrenza della pensione di reversibilità coincide con la data della domanda amministrativa se la richiesta giudiziale è stata esplicitamente limitata a tale periodo. Un ricorso che lamenta un'omessa pronuncia su una presunta domanda implicita di far partire la prestazione dalla data del decesso è stato dichiarato inammissibile, poiché spetta al ricorrente provare i termini della propria domanda e al giudice di merito interpretarli, senza poter eccedere quanto richiesto (vizio di ultrapetizione).
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Riposo compensativo: non può coincidere con festività
La Cassazione chiarisce che il riposo compensativo per lavoro domenicale è un diritto distinto dal riposo per festività. È illegittimo per il datore di lavoro collocare tale riposo in un giorno festivo, annullando di fatto uno dei due diritti. I lavoratori hanno diritto a un giorno di riposo aggiuntivo.
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Credito postegato: compensazione nel fallimento?
La Corte di Cassazione esamina il caso di soci che chiedono la compensazione del loro credito postergato verso la società fallita con un proprio debito. A causa della novità e della complessità della questione, che contrappone il diritto alla compensazione (art. 56 L.F.) alla norma sulla postergazione dei finanziamenti soci (art. 2467 c.c.), la Corte non decide nel merito ma rinvia la causa a una pubblica udienza per un esame più approfondito. La decisione del Tribunale, che aveva negato la compensazione per il credito postergato, è quindi in attesa di una pronuncia definitiva.
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Opposizione precetto: sospesa esecuzione eccessiva
Un terzo pignorato, che aveva dichiarato un debito di circa 90.000 euro in una procedura esecutiva, ha proposto opposizione a un atto di precetto per un importo quasi triplo. Il Tribunale ha accolto l'istanza di sospensione parziale, affermando che l'obbligo del terzo è limitato a quanto dichiarato in quella specifica procedura. La decisione chiarisce che il creditore non può pretendere somme basate su dichiarazioni rese in altri e distinti procedimenti. La sospensione è stata quindi concessa per l'importo eccedente la dichiarazione originaria.
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