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Giurisprudenza Civile

Ipoteca su beni futuri: quando è valida?
La Corte di Cassazione analizza la validità di un'ipoteca su beni futuri, specificamente un immobile in costruzione. La Corte ha stabilito che l'ipoteca diventa efficace nel momento in cui l'immobile viene ad esistenza, ovvero quando acquisisce una sua identità specifica, anche se non del tutto completato. La valutazione di tale 'venuta ad esistenza' è una questione di fatto riservata al giudice di merito. La sentenza affronta anche importanti questioni procedurali, come la decorrenza dei termini per l'impugnazione in caso di correzione di errore materiale della sentenza e la condanna alle spese per la parte intervenuta solo in appello.
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Licenziamento collettivo: fungibilità e onere prova
La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità di un licenziamento collettivo, stabilendo che la valutazione della fungibilità delle mansioni deve considerare l'intero bagaglio professionale del lavoratore, non solo l'ultima posizione ricoperta. La Corte ha rigettato il ricorso di un'azienda che non aveva correttamente comparato la dipendente licenziata con altri colleghi in posizioni fungibili e con punteggio inferiore.
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Superficie utile: contano anche i locali separati
La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini dell'agevolazione 'prima casa', nel calcolo della superficie utile si devono includere anche i locali fisicamente separati dall'abitazione principale (es. lavanderia, sgombero) se sono funzionalmente serventi ad essa. Il criterio determinante è la loro potenziale utilizzabilità per le esigenze della vita quotidiana, non il collegamento strutturale.
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Ipoteca giudiziale: quando si cancella per pagamenti
La Corte di Cassazione conferma la cancellazione di un'ipoteca giudiziale iscritta da un'ex coniuge a garanzia dell'assegno di mantenimento. Sebbene la sentenza di separazione costituisca un titolo valido, l'iscrizione è illegittima se il debitore ha sempre pagato regolarmente e non sussiste un concreto pericolo di inadempimento. La Corte ha ritenuto che l'iscrizione in assenza di tale rischio costituisca un abuso del diritto, sanzionabile per responsabilità aggravata.
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Errore di fatto: limiti della revocazione in Cassazione
Una lavoratrice ha richiesto la revocazione di un'ordinanza della Corte di Cassazione, sostenendo un errore di fatto nella valutazione delle prove relative a un rapporto di lavoro subordinato. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che gli presunti errori su punti già decisi costituiscono errori di giudizio e non il specifico "errore di fatto" richiesto dalla legge per la revocazione.
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Lettere di patronage: la garanzia dello Stato estero
La Cassazione ha confermato la condanna di due enti pubblici di uno Stato estero a risarcire un'agenzia di credito italiana. Le dichiarazioni rilasciate dagli enti, definite 'lettere di patronage', sono state interpretate non come mere rassicurazioni, ma come vere e proprie garanzie vincolanti per i debiti di una società pubblica locale, obbligando gli enti al pagamento.
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Ricorso inammissibile: le conseguenze dell’abuso
L'appello di un debitore contro una procedura di esecuzione forzata è stato respinto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile a causa della sua stesura confusa ed eccessivamente prolissa, in violazione delle norme procedurali. Questa decisione su un ricorso inammissibile ha comportato la condanna del ricorrente per abuso del processo giudiziario, sottolineando l'importanza della chiarezza e della sinteticità negli atti legali.
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Danno ambientale: quale legge si applica? La Cassazione
Una società energetica è stata ritenuta responsabile per danno ambientale. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che la legge applicabile è quella in vigore al momento del fatto inquinante e non la normativa successiva. La sentenza chiarisce l'applicazione del principio ratione temporis in materia di danno ambientale.
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Corrispondenza chiesto pronunciato e fallimento
Una società in liquidazione, dichiarata fallita, aveva impugnato la decisione sostenendo di non superare le soglie di fallibilità previste dalla legge. La Corte d'Appello, ignorando questo specifico motivo, aveva confermato il fallimento basandosi sullo stato di insolvenza generale. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione per violazione del principio di corrispondenza chiesto pronunciato, stabilendo che il giudice d'appello avrebbe dovuto esaminare il motivo specifico sollevato, relativo alle soglie dimensionali, e non sostituirlo con una valutazione autonoma sull'insolvenza.
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Errore di fatto: quando non si può revocare la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione, chiarendo la distinzione tra errore di fatto ed errore di giudizio. Gli eredi di un lavoratore sostenevano un errore di fatto nella valutazione di un rapporto di lavoro subordinato. La Corte ha stabilito che la cattiva valutazione delle prove costituisce un errore di giudizio, non un errore di fatto idoneo a fondare la revocazione.
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Indennizzo durata processo: il diritto dell’erede
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20539/2024, ha stabilito che ai fini dell'indennizzo durata processo richiesto dall'erede 'iure proprio', si deve considerare l'intera durata del giudizio, inclusa la fase precedente al suo subentro. Il caso riguardava una causa divisionale iniziata nel 2007, in cui gli eredi erano subentrati nel 2012. La Corte ha rigettato il ricorso del Ministero della Giustizia, affermando che la qualifica di 'irragionevole durata' del processo è un dato oggettivo che si acquisisce temporalmente e permane per il successore.
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Soglie di fallibilità e onere della prova: la Cassazione
Una società creditrice chiedeva il fallimento di un imprenditore. Dopo una prima dichiarazione di fallimento, la Corte d'Appello la revocava, ritenendo non superate le soglie di fallibilità. La creditrice ricorreva in Cassazione, ma il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Suprema Corte ha precisato che questioni relative alle soglie di fallibilità non discusse in appello non possono essere introdotte per la prima volta in Cassazione, cristallizzando la decisione di merito.
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Concordato Preventivo: quando il fallimento è certo
La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 20538/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società e dei suoi soci, falliti nonostante un concordato preventivo omologato. La Corte ha stabilito che l'effetto liberatorio del concordato era condizionato all'effettivo pagamento di una percentuale minima (45%) ai creditori. Avendo la società pagato solo il 3,94% in quasi dieci anni, la successiva dichiarazione di fallimento è stata ritenuta legittima, poiché la promessa di pagamento non è un mero auspicio, ma un risultato da garantire.
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Consecuzione tra procedure: la Cassazione decide
Una società creditrice si è vista revocare un'ipoteca iscritta su beni di un'azienda poi finita in amministrazione straordinaria. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20536/2024, ha confermato la decisione, stabilendo che il principio di consecuzione tra procedure si applica anche in questo caso. Il periodo sospetto per la revoca degli atti pregiudizievoli va quindi calcolato a ritroso dalla data della domanda di concordato preventivo, anche se questa è stata poi abbandonata, e non dall'avvio della successiva amministrazione straordinaria.
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Licenziamento collettivo: criteri di scelta del personale
Una società cooperativa ha effettuato un licenziamento collettivo a seguito della perdita di un appalto. La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittimo il licenziamento di un dipendente, poiché la società non aveva correttamente applicato i criteri di scelta. La comparazione non era stata estesa a tutti i lavoratori con professionalità fungibili (intercambiabili) all'interno dell'azienda, ma si era limitata solo a quelli con le medesime mansioni. La sentenza sottolinea che la scelta deve basarsi su una valutazione complessiva delle competenze del lavoratore, non solo sul ruolo ricoperto al momento del recesso.
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Ipoteca su diritto di superficie: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un promissario acquirente che chiedeva il trasferimento di un immobile libero da garanzie. La decisione si fonda sul fatto che l'ipoteca su diritto di superficie, iscritta dalla cooperativa edilizia, è stata ritenuta valida e si estende automaticamente all'edificio costruito. Inoltre, l'appellante non aveva correttamente impugnato il capo della sentenza di primo grado che rigettava la domanda di trasferimento coattivo, rendendo quel punto definitivo.
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Rinuncia al ricorso: chi paga le spese legali?
Una società immobiliare, dopo aver proposto ricorso in Cassazione contro una decisione in materia di opposizione a un'esecuzione immobiliare, decide di rinunciare all'impugnazione. La Corte Suprema dichiara l'estinzione del giudizio. Tuttavia, poiché le controparti non hanno accettato la rinuncia, l'ordinanza stabilisce un principio fondamentale: la parte che rinuncia al ricorso è tenuta a pagare integralmente le spese legali sostenute dalle altre parti, applicando la regola generale della soccombenza processuale.
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Licenziamento disciplinare: contestazione e prove
Un magazziniere, licenziato per presunto furto di farmaci, ha impugnato il provvedimento sostenendo la genericità della contestazione disciplinare. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare, chiarendo che la contestazione è valida se permette al lavoratore di difendersi, anche senza dettagli contabili e temporali precisi. La Corte ha inoltre stabilito che il giudice può basare la sua decisione su una pluralità di elementi, incluse le prove atipiche come un verbale di conciliazione sottoscritto da un terzo.
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Subordinazione: Limiti al sindacato della Cassazione
Un datore di lavoro, condannato in Appello al pagamento di ingenti differenze retributive per il riconoscimento di un rapporto di lavoro di subordinazione durato otto anni, ha proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato: l'accertamento dei fatti che provano la subordinazione è di esclusiva competenza dei giudici di merito e non può essere oggetto di una nuova valutazione in sede di legittimità.
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Trascrizione accettazione tacita eredità: imposte
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20520/2024, ha stabilito che la trascrizione dell'accettazione tacita di eredità non beneficia del regime fiscale di favore previsto per gli atti di compravendita immobiliare. Anche se l'accettazione avviene tramite la vendita di un bene ereditato, la sua trascrizione è un adempimento fiscalmente autonomo e, pertanto, soggetto al pagamento dell'imposta ipotecaria e di bollo in misura fissa. La Corte ha chiarito che l'accettazione è un presupposto giuridico della vendita, non una sua conseguenza diretta, escludendola così dal perimetro delle esenzioni.
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