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Giurisprudenza Civile

Restituzione frutti possessore: quando cessa l’obbligo
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un erede che chiedeva la restituzione dei frutti di un immobile da parte di una società di leasing. La Corte ha confermato la decisione di merito, basata su una ragione giuridica non contestata dal ricorrente: la società di leasing aveva perso il possesso del bene molti anni prima della sua effettiva restituzione, a seguito di un atto del curatore fallimentare della società utilizzatrice. Di conseguenza, è venuto meno il presupposto per l'obbligo di restituzione frutti del possessore, previsto dall'art. 1148 c.c., che è strettamente legato alla qualifica di possessore.
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Estinzione del giudizio: rinuncia e accettazione
Un complesso caso relativo a un contratto di locazione per un immobile non a norma si conclude in Cassazione con l'estinzione del giudizio. A seguito di un lungo iter giudiziario, gli eredi del locatore hanno rinunciato al ricorso per revocazione, e la controparte ha accettato. La Corte ha quindi dichiarato l'estinzione del procedimento e compensato le spese, ponendo fine alla controversia.
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Gestione Separata avvocati: reddito e abitualità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12880/2024, ha stabilito un principio fondamentale per la Gestione Separata avvocati. Un professionista è tenuto all'iscrizione e al versamento dei contributi se la sua attività è abituale, anche se il reddito annuo è inferiore a 5.000 euro. La Corte ha chiarito che il basso reddito non esclude di per sé l'abitualità, la quale deve essere valutata dal giudice di merito sulla base di una serie di indizi (iscrizione all'albo, partita IVA, organizzazione). L'onere della prova dell'abitualità spetta all'ente previdenziale.
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Successione socio: rinvio alle Sezioni Unite
L'Agenzia delle Entrate ricorre contro la decisione di merito che annullava una cartella di pagamento notificata al socio di una società cancellata. La Corte di Cassazione, rilevando che la questione sulla natura della successione socio per i debiti sociali è pendente dinanzi alle Sezioni Unite, ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo, in attesa della pronuncia sul principio di diritto.
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Tariffa di depurazione: il rimborso è di 10 anni
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12879/2024, ha confermato un importante principio a tutela degli utenti del servizio idrico. Anche in presenza di un impianto di depurazione funzionante, se questo non rispetta gli standard qualitativi previsti dalla legge (ad esempio, fornendo solo un trattamento primario), il servizio si considera come non reso. Di conseguenza, l'utente ha diritto al rimborso della specifica quota della tariffa di depurazione versata. La Corte ha inoltre ribadito che il termine di prescrizione per richiedere tale rimborso è di dieci anni, non cinque.
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Posizione organizzativa: revoca e demansionamento
Una dipendente del Ministero della Giustizia ha impugnato la revoca del suo incarico di 'Capo Area', sostenendo di aver subito un demansionamento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che un incarico temporaneo, non formalmente istituito come posizione organizzativa, può essere revocato senza che ciò costituisca demansionamento, in quanto non altera l'inquadramento contrattuale del lavoratore.
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Revocazione sentenza: quando è inammissibile?
Un avvocato ha chiesto la revocazione di una sentenza d'appello, sostenendo di aver scoperto un dolo processuale e documenti decisivi. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha chiarito che i motivi di revocazione sentenza devono colpire la specifica motivazione della decisione impugnata (in questo caso, la carenza di legittimazione dell'avvocato) e non questioni di merito decise in gradi precedenti del giudizio. Il ricorso è stato respinto per non aver centrato la 'ratio decidendi' della sentenza d'appello.
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Cessione di cubatura: venditore non responsabile
Una società edile acquista un terreno con annessa cessione di cubatura, ma il Comune nega il permesso di costruire a causa di una modifica delle norme urbanistiche successiva al contratto. La Corte di Cassazione ha stabilito che il venditore non è responsabile per inadempimento, poiché la causa del diniego è un "factum principis" (un atto della pubblica autorità) e non una sua colpa. Il contratto rimane valido e la responsabilità per le modifiche normative ricade sull'acquirente.
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Extrabudget sanitario: limiti al pagamento ASL
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12873/2024, ha stabilito che un'azienda sanitaria non può applicare un'ulteriore decurtazione non prevista contrattualmente per prestazioni in extrabudget sanitario, se l'aggregato economico provinciale per l'anno di riferimento risultava sufficiente a coprire tali spese. Il ricorso dell'azienda sanitaria è stato rigettato, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva ritenuto illegittimo il taglio, in quanto estraneo ai rapporti contrattuali e basato su una presunta incapienza di fondi non dimostrata.
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Licenziamento dopo reintegra: quando è illegittimo?
La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità di un licenziamento per motivo oggettivo basato su una riorganizzazione aziendale preesistente all'ordine di reintegra del lavoratore. Il caso riguarda un dipendente, reintegrato per ordine del giudice a seguito del riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato, che era stato licenziato poco dopo. La società aveva motivato il recesso con l'esternalizzazione del reparto, avvenuta però anni prima della reintegra. La Corte ha stabilito che il motivo oggettivo deve essere sopravvenuto rispetto alla costituzione del rapporto, altrimenti si elude l'ordine giudiziale. Anche il ricorso del lavoratore, che lamentava la natura ritorsiva del licenziamento, è stato respinto.
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Servitù altius non tollendi: un patto è per sempre?
Una società immobiliare demolisce un vecchio edificio per costruirne uno nuovo e molto più alto. I vicini si oppongono, citando un accordo del 1972 che limitava l'altezza di costruzione. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12906/2024, ha stabilito che un patto di questo tipo, configurando una servitù altius non tollendi, costituisce un diritto reale sulla proprietà e non una semplice obbligazione personale. Di conseguenza, la Corte d'Appello aveva errato nel sottovalutarne la portata. La sentenza è stata annullata e il caso rinviato per una nuova valutazione alla luce di questo principio.
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Stabilizzazione precari PA: diritto all’assunzione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12871/2024, ha affrontato il caso di una lavoratrice precaria di un ente pubblico. Dopo aver completato con successo un percorso di stabilizzazione, l'ente le ha negato l'assunzione a tempo indeterminato. La Corte ha confermato il diritto soggettivo della lavoratrice all'assunzione, avendo essa soddisfatto tutti i requisiti previsti. Tuttavia, ha negato il diritto al pagamento delle retribuzioni per il periodo di mancata assunzione, chiarendo che la lavoratrice avrebbe dovuto chiedere il risarcimento del danno, non le retribuzioni, poiché non vi era stata prestazione lavorativa.
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Onere della prova: caduta su gradini irregolari
Una cittadina chiede il risarcimento a un Comune per una caduta su un ponte, attribuendola a gradini irregolari e scarsa illuminazione. Sebbene il Tribunale le avesse dato ragione, la Corte d'Appello e la Cassazione hanno respinto la domanda. La decisione finale si fonda sulla mancata dimostrazione, da parte della danneggiata, dell'onere della prova: non è riuscita a provare l'esatta dinamica della caduta e il nesso di causa tra il presunto difetto della scala e il danno subito.
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Accertamento subordinazione: non si prescrive l’azione
Una lavoratrice ottiene il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato dopo 34 anni di collaborazioni fittizie. Il datore di lavoro ricorre in Cassazione eccependo la prescrizione dell'azione di accertamento subordinazione. La Suprema Corte rigetta il ricorso, stabilendo che l'azione per qualificare un rapporto è imprescrittibile, mentre i diritti economici che ne derivano si prescrivono a partire dalla cessazione del rapporto stesso, confermando la condanna al pagamento di tutte le indennità dovute.
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Copertura finanziaria: contratto nullo senza impegno
Un contratto tra un professionista e un Comune per la progettazione di un'opera è stato dichiarato nullo a causa della mancata indicazione della copertura finanziaria nella delibera di incarico. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, specificando che la previsione di un finanziamento esterno non esonera l'ente pubblico dal registrare formalmente nel proprio bilancio l'impegno di spesa per la sua quota. La mancanza di questa formale copertura finanziaria rende l'atto nullo e il ricorso del professionista inammissibile.
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Correzione errore materiale: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione interviene per la correzione di un errore materiale in una propria ordinanza. Una società farmaceutica aveva ottenuto una vittoria in giudizio, ma nel provvedimento finale la controparte, un'agenzia governativa, era stata indicata con un nome errato. Su ricorso della società, la Corte ha disposto la rettifica, sostituendo il nome dell'ente errato con quello corretto, ribadendo le regole procedurali per questo tipo di intervento, anche alla luce della Riforma Cartabia.
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Cambio appalto: obbligo di assunzione e tutele
Una lavoratrice è stata illegittimamente esclusa dalla riassunzione da parte di una nuova società in seguito a un cambio appalto per servizi di pulizia. La Corte di Cassazione ha confermato l'obbligo della nuova azienda di assumere la lavoratrice alle medesime condizioni contrattuali precedenti (mansioni, livello e retribuzione). Il rifiuto è stato qualificato come inadempimento contrattuale, comportando il diritto della lavoratrice al risarcimento integrale del danno, pari alle retribuzioni perse. La sentenza chiarisce che la clausola del CCNL Multiservizi crea un vero e proprio diritto soggettivo all'assunzione per il lavoratore.
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Straordinario base pensionabile: no al ricalcolo pensione
Un ex dipendente di un'azienda di trasporto pubblico ha richiesto il ricalcolo della propria pensione, sostenendo che il compenso per lavoro straordinario dovesse essere incluso nella base pensionabile. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, per questo specifico settore, la normativa di riferimento (L. 889/1971) esclude categoricamente e in toto il compenso per straordinario dalla retribuzione utile ai fini pensionistici. La Corte ha chiarito che tale compenso è un concetto unitario e non può essere scisso in una quota base e una maggiorazione, confermando l'orientamento consolidato sul tema dello straordinario base pensionabile.
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Incarichi dirigenziali PA: no abuso a termine
La Corte di Cassazione ha stabilito che gli incarichi dirigenziali nella Pubblica Amministrazione, conferiti a funzionari già assunti con contratto a tempo indeterminato, non costituiscono contratti a termine. Di conseguenza, non si applica la disciplina sull'abuso dei contratti a termine e non è dovuto il relativo risarcimento del danno. La Corte ha qualificato tale situazione come una semplice assegnazione di mansioni superiori all'interno di un unico e continuativo rapporto di lavoro permanente.
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Indebito previdenziale: la dichiarazione falsa e il dolo
La Corte di Cassazione conferma la condanna alla restituzione di somme percepite a titolo di pensione a causa di una falsa dichiarazione sulla data di ripresa dell'attività lavorativa. L'ordinanza stabilisce che una dichiarazione non veritiera all'ente previdenziale integra una presunzione di dolo a carico del pensionato, legittimando la richiesta di rimborso dell'indebito previdenziale. La Corte ha ritenuto irrilevante il ritardo nei controlli da parte dell'ente.
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