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Giurisprudenza Civile

Rinvio udienza per accordo: la decisione della Cassazione
In una controversia tra una società sanitaria e un ente sanitario locale per un credito di oltre due milioni di euro, la Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria. Accogliendo una richiesta congiunta delle parti, la Corte ha disposto il rinvio d'udienza per accordo, al fine di consentire loro di finalizzare una transazione. La decisione sottolinea l'importanza di favorire soluzioni concordate, anche nelle fasi finali del giudizio, tenendo conto della complessità della causa e dello stato avanzato delle trattative.
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Revocatoria affitto azienda: immobile venduto all’asta
La Corte di Cassazione conferma l'inefficacia di un contratto di affitto di ramo d'azienda nell'ambito di una procedura fallimentare. La sentenza chiarisce che la successiva vendita forzata dell'immobile in cui l'attività era esercitata non estingue l'interesse del fallimento all'azione revocatoria, poiché l'oggetto del contendere è l'azienda (il complesso dei beni organizzati) e non il singolo bene immobile. Si tratta di un caso di revocatoria affitto azienda per pagamento con mezzi anomali.
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Indennità supplementare: non è soggetta a contributi
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'indennità supplementare, corrisposta a un dirigente a seguito di licenziamento ingiustificato, non rientra nella base imponibile per il calcolo dei contributi previdenziali. La sentenza chiarisce che tale somma ha una natura puramente risarcitoria e sanzionatoria nei confronti del datore di lavoro, e non costituisce un corrispettivo per l'attività lavorativa. Pertanto, la pretesa dell'ente previdenziale di assoggettare a contribuzione tale indennità è stata respinta, confermando la decisione della Corte d'Appello.
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Notifica appello PEC: sanabile il vizio di forma
Una coppia impugna una sentenza che ha dichiarato inefficace il loro fondo patrimoniale. La Corte d'Appello dichiara l'appello improcedibile per un vizio nella notifica appello PEC. La Cassazione annulla la decisione, affermando che il mancato deposito delle ricevute telematiche è un vizio di forma sanabile, non un'improcedibilità, se la controparte si costituisce in giudizio, sanando il difetto.
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Ordinanza Sindacale: Quando il Giudice non Disapplica
Un Comune ha citato in giudizio alcuni proprietari terrieri per recuperare i costi di messa in sicurezza di un'area a rischio frana, a seguito della loro inerzia di fronte a un'ordinanza sindacale. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice ordinario non può disapplicare tale ordinanza, poiché essa costituisce il fondamento giuridico diretto della richiesta di rimborso del Comune. La via corretta per contestare l'atto era l'impugnazione davanti al giudice amministrativo.
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Rinuncia al ricorso: no al contributo unificato doppio
Un creditore aveva impugnato in Cassazione il rigetto della sua opposizione allo stato passivo fallimentare. A seguito di una transazione, il creditore ha effettuato una rinuncia al ricorso, accettata dalla controparte. La Corte ha dichiarato estinto il giudizio, chiarendo un importante principio: la rinuncia al ricorso non comporta il pagamento del doppio del contributo unificato, poiché tale misura sanzionatoria si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell'impugnazione.
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Risarcimento occupazione illegittima: la data del valore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26742/2025, chiarisce i criteri per il calcolo del risarcimento occupazione illegittima di un terreno da parte della Pubblica Amministrazione. La sentenza ribadisce che, in assenza di un decreto di esproprio, l'occupazione costituisce un illecito permanente. Il diritto al risarcimento per la perdita della proprietà sorge con la domanda giudiziale del privato, che equivale a una rinuncia al bene. Di conseguenza, il valore dell'immobile deve essere determinato con riferimento a tale data e non a quella della trasformazione del fondo. La Corte ha rigettato il ricorso dei proprietari, confermando la correttezza della decisione d'appello.
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Compensazione spese legali: la decisione della Corte
Un cittadino cita in giudizio un Ministero per un'ipoteca iscritta erroneamente. Dopo un complesso iter giudiziario, la Corte di Cassazione interviene per stabilire i corretti criteri di liquidazione e compensazione spese legali. La Corte chiarisce che, quando l'oggetto del contendere si riduce alla sola quantificazione delle spese, il valore della causa per calcolare i compensi deve essere adeguato a tale importo e non al valore originario della controversia, cassando la sentenza precedente per errata applicazione dei parametri forensi.
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Azione revocatoria: prova del prezzo e sproporzione
La Corte di Cassazione conferma la revoca di un atto di trasferimento immobiliare e della relativa garanzia finanziaria. L'operazione, avvenuta a un prezzo notevolmente inferiore al valore di mercato e pagata con titoli di credito di dubbia esistenza, è stata considerata lesiva per i creditori. La sentenza chiarisce che la mancata prova del pagamento costituisce un elemento chiave per dimostrare la sproporzione delle prestazioni, giustificando l'applicazione dell'azione revocatoria fallimentare.
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Prescrizione fideiussione: stop alla decorrenza
La Corte di Cassazione ha stabilito che la domanda di ammissione al passivo del creditore nella liquidazione coatta amministrativa del debitore principale interrompe la prescrizione fideiussione. Tale interruzione ha un effetto permanente, che si estende al garante (fideiussore) e dura fino alla chiusura della procedura concorsuale. La Corte ha rigettato il ricorso del fideiussore, il quale sosteneva che il credito fosse prescritto, confermando la validità della richiesta di pagamento della banca.
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Eccezione revocatoria fallimentare: quando si applica?
Una società in procedura fallimentare ha citato in giudizio una compagnia di navigazione per revocare alcuni pagamenti relativi a un contratto di noleggio marittimo. La compagnia si è difesa invocando una norma del diritto dell'Unione Europea (Reg. CE 1346/2000) che esclude la revocatoria se la legge applicabile al contratto (in questo caso, il diritto inglese) non la consente. La Corte di Cassazione ha stabilito che questa specifica **eccezione revocatoria fallimentare** è un'eccezione in senso stretto, ovvero una difesa che deve essere sollevata dalla parte interessata entro i rigidi termini processuali iniziali, e non in un momento successivo. Avendola proposta tardivamente, la difesa della compagnia di navigazione è stata respinta.
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Rinuncia al ricorso: niente contributo raddoppiato
Una società fallita ha presentato ricorso in Cassazione contro il rigetto della sua opposizione allo stato passivo di un'altra società. Prima della decisione, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, portando alla rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il giudizio, specificando che in caso di rinuncia non si applica il raddoppio del contributo unificato, poiché tale misura ha natura sanzionatoria e si applica solo nei casi tassativi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell'impugnazione.
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Comodato familiare: sfratto dopo la morte del coniuge
La Corte d'Appello di Ancona conferma la sentenza di primo grado che ordinava il rilascio di un immobile occupato senza titolo dalla nuora e dalla madre di quest'ultima. Il caso analizza i limiti del diritto di abitazione del coniuge superstite e la natura del comodato familiare, stabilendo che, in assenza di proprietà del coniuge deceduto, i proprietari (suoceri) hanno diritto a rientrare in possesso del bene. La Corte ha respinto la richiesta di trasformazione del contratto in comodato familiare, poiché l'appellante non ha fornito prove sufficienti a dimostrare tale intenzione da parte dei proprietari.
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Espulsione straniero: quando è illegittima?
La Corte di Cassazione ha annullato un decreto di espulsione straniero emesso per sottrazione ai controlli di frontiera. La Corte ha stabilito che se il migrante, pur essendo entrato irregolarmente, viene identificato e fotosegnalato dalle autorità al suo arrivo, non si configura l'ipotesi di elusione dei controlli. Il provvedimento di espulsione deve basarsi su presupposti di fatto corretti e specifici, e il giudice non può convalidarlo per motivi diversi da quelli contestati.
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Improcedibilità del ricorso: l’onere della prova
Una società di servizi ha presentato ricorso in Cassazione contro una compagnia di assicurazioni dopo che la Corte d'Appello aveva negato il suo diritto a un indennizzo per danni causati durante lavori su una nave. La Suprema Corte ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso, non per il merito della questione, ma per un vizio formale: la società ricorrente non ha depositato la relata di notifica della sentenza impugnata, un requisito essenziale previsto dal codice di procedura civile.
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Dismissione immobili pubblici: offerta e opzione
In un caso di dismissione immobili pubblici, la Cassazione ha stabilito che una lettera inviata da un ente previdenziale ai suoi inquilini per sondare l'interesse all'acquisto non costituisce un'offerta di vendita vincolante. Di conseguenza, la successiva manifestazione di volontà degli inquilini non perfeziona un contratto preliminare. La Corte ha annullato la decisione d'appello che ordinava il trasferimento forzato degli immobili, rinviando il caso per un nuovo esame basato sul principio che serve una proposta contrattuale completa e specifica da parte dell'ente.
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Spese legali: chi paga se la domanda è accolta solo in parte?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8842/2024, ha chiarito un importante principio in materia di spese legali. Anche se la richiesta di pagamento di un creditore viene accolta in misura ridotta in appello, il debitore condannato al pagamento, seppur di una somma inferiore, resta la parte soccombente. Di conseguenza, non può essere il creditore (parte parzialmente vittoriosa) a dover rimborsare le spese legali al debitore. Al massimo, il giudice può disporre una compensazione parziale delle spese, ponendo la restante parte a carico del soccombente.
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Tariffa retroattiva: no all’obbligo contrattuale
Una società cooperativa ha contestato la tariffa per il trattamento delle acque reflue applicata da un consorzio industriale, chiedendone la riduzione retroattiva. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha respinto il ricorso. La sentenza stabilisce che, in assenza di una specifica clausola contrattuale, la modifica di una tariffa non ha efficacia retroattiva, ma decorre solo dal momento della nuova pattuizione. La decisione chiarisce l'importanza di definire chiaramente gli obblighi di rinegoziazione nei contratti di durata.
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Prescrizione danno ambientale: la Cassazione decide
Una società immobiliare, proprietaria di un terreno inquinato da una precedente attività industriale, ha richiesto il risarcimento dei costi di bonifica alla società ritenuta responsabile dell'inquinamento. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8826/2024, ha affrontato il tema della prescrizione danno ambientale. Ha stabilito che, trattandosi di un illecito istantaneo con effetti permanenti, il termine di prescrizione non decorre dalla fine della bonifica, ma dalla prima manifestazione oggettiva del danno, che nel caso di specie è stata identificata con la ricezione dell'ingiunzione di bonifica da parte del proprietario. Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza d'appello e rinviato la causa per una nuova valutazione sulla base di questo principio.
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Accordo preliminare esproprio: inammissibile ricorso
Un Comune ha impugnato in Cassazione la condanna al pagamento di un'indennità di occupazione derivante da un accordo preliminare esproprio. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per motivi procedurali, evidenziando il difetto di autosufficienza e la novità delle questioni sollevate, come la nullità delle clausole e l'inefficacia dell'accordo. La decisione sottolinea l'importanza di una corretta formulazione dei motivi di ricorso e del rispetto dei limiti processuali per sollevare eccezioni.
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