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Giurisprudenza Civile

Risarcimento unico per vittime di mafia: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito che le vittime di un reato di tipo mafioso, commesso in concorso da più persone condannate in processi separati, hanno diritto a un risarcimento unico dal Fondo di solidarietà. Anche in presenza di più sentenze di condanna con liquidazione di provvisionali, se il fatto dannoso è unico, la prestazione risarcitoria non può essere duplicata. Il Fondo, intervenendo con funzione solidaristica, è tenuto a erogare una sola somma, corrispondente all'importo più elevato tra quelli liquidati, evitando un ingiustificato arricchimento della vittima. L'obbligazione dei colpevoli è infatti solidale ai sensi dell'art. 2055 c.c., il che implica un'unica prestazione dovuta.
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Compenso professionista delegato: la riduzione del 60%
La Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale di ridurre del 60% il compenso del professionista delegato in un'esecuzione immobiliare. La Corte ha ritenuto che la valutazione sulla semplicità dell'attività spetti al giudice di merito, purché la motivazione rispetti il 'minimo costituzionale' e non sia meramente apparente.
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Credito consortile: la Cassazione sulla prova nel fallimento
La Corte di Cassazione chiarisce la natura del credito consortile derivante da premi e ristorni. In caso di fallimento, il socio deve provare non solo il rapporto, ma anche l'esistenza di un attivo di gestione, presupposto per la distribuzione. La sola documentazione contabile interna è insufficiente come prova. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.
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Clausola penale leasing: gli oneri del creditore
Una società di leasing, dopo aver risolto due contratti per inadempimento, ha chiesto l'ammissione al passivo del fallimento dell'utilizzatore per i canoni scaduti. La Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la domanda di insinuazione basata su una clausola penale leasing è inammissibile se il creditore non indica la somma ricavata dalla riallocazione del bene o non allega una stima attendibile del suo valore di mercato. Questa omissione impedisce al giudice di valutare l'eventuale eccessività della penale, rendendo la domanda incompleta.
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Prova del credito bancario: l’estratto conto in giudizio
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di recupero crediti, confermando che la prova del credito bancario in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo non può basarsi sul solo estratto di saldaconto. Quest'ultimo è valido solo per la fase monitoria. La Corte ha inoltre ribadito l'inammissibilità di documenti prodotti tardivamente in primo grado e in appello, sanzionando la ricorrente per lite temeraria data l'infondatezza dei motivi del ricorso.
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Compenso consulente tecnico di parte: la Cassazione decide
Una professionista, nominata consulente tecnico dal curatore di un fallimento, ha contestato la liquidazione del suo compenso. La Corte di Cassazione ha stabilito che la sua attività, avendo natura difensiva, deve essere retribuita secondo le tariffe professionali e non quelle previste per gli ausiliari del giudice. Il compenso del consulente tecnico di parte deve essere calcolato sul valore della pratica e non sull'importo recuperato tramite transazione. La Corte ha cassato il decreto e rinviato la causa al Tribunale per un nuovo esame.
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Crediti consortili: quando il socio non ha diritto
La Corte di Cassazione ha stabilito che i crediti consortili, quali premi e ristorni, non sono un diritto automatico per il socio, ma sono subordinati ai risultati economici positivi del consorzio. In un caso di fallimento, una società consorziata si è vista negare l'ammissione al passivo del proprio credito poiché il consorzio versava in una grave situazione di perdita. La Corte ha ritenuto che lo scopo mutualistico prevale, implicando che i soci debbano contribuire al ripianamento dei disavanzi piuttosto che ricevere utili inesistenti. L'interpretazione del regolamento consortile da parte del giudice di merito è stata confermata, ritenendola plausibile e non sindacabile in sede di legittimità.
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Ricorso per cassazione ordinanza: quando è inammissibile
Un consorzio edile ha proposto ricorso contro un'ordinanza che sospendeva l'esecuzione provvisoria di un decreto ingiuntivo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso per cassazione ordinanza inammissibile, poiché il provvedimento impugnato era di natura provvisoria, privo dei caratteri di decisorietà e definitività. Le parti ricorrenti sono state condannate per abuso processuale.
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Clausola sociale: onere della prova nel cambio appalto
In un caso di cambio appalto con riduzione del personale, la Corte di Cassazione ha stabilito che l'onere della prova sui criteri di selezione dei lavoratori da riassumere grava sull'azienda subentrante. Invocando la clausola sociale, alcuni ex-dipendenti non riassunti avevano fatto causa. La Suprema Corte ha cassato la sentenza di merito, affermando che l'azienda deve dimostrare di aver utilizzato criteri oggettivi e trasparenti, come una graduatoria, per la scelta del personale, non potendo i lavoratori essere gravati di una prova esplorativa.
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Regolamento di confini: poteri del giudice e prove
La Corte di Cassazione chiarisce i poteri del giudice nell'azione di regolamento di confini, affermando che può utilizzare ogni mezzo di prova, inclusa la CTU, per determinare la linea di demarcazione. Il caso riguardava uno sconfinamento edilizio ai danni di un ente ecclesiastico. La Corte ha rigettato il ricorso principale della proprietaria che contestava l'accertamento, ma ha accolto parzialmente il ricorso incidentale dell'ente per un'omessa pronuncia su un impianto di condizionamento.
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Inammissibilità ricorso cassazione: doppia conforme
Una società operante nel settore dell'estetica ricorre in Cassazione dopo che la Corte d'Appello ha confermato la natura subordinata del rapporto di lavoro con un'acconciatrice, condannandola al pagamento di differenze retributive. La Suprema Corte ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso cassazione, applicando il principio della "doppia conforme" e ribadendo che la valutazione delle prove è di esclusiva competenza dei giudici di merito, non sindacabile in sede di legittimità.
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Partecipazione personale mediazione: la Cassazione decide
Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo. Il tribunale disponeva la mediazione obbligatoria, ma le parti non si presentavano personalmente, inviando un sostituto del difensore senza procura speciale. Di conseguenza, l'opposizione veniva dichiarata improcedibile. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che la partecipazione personale in mediazione è essenziale. La parte può essere sostituita solo da un rappresentante munito di una procura sostanziale specifica, che conferisca il potere di negoziare e definire la lite, non essendo sufficiente la normale procura alle liti.
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Patto di prova illegittimo: l’assunzione è un diritto
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che ha dichiarato l'illegittimità del patto di prova imposto da una società di servizi postali a una lavoratrice. La lavoratrice, già inserita in una graduatoria per l'assunzione a tempo indeterminato, si era vista negare il posto per il mancato superamento di una prova di guida del motomezzo. I giudici hanno ritenuto la clausola nulla e contraria a buona fede, poiché inserita unilateralmente e dopo che la lavoratrice aveva già dimostrato le sue capacità in precedenti rapporti a termine. Di conseguenza, è stato dichiarato costituito il rapporto di lavoro con diritto al risarcimento del danno.
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Servitù di veduta: quando le nuove finestre sono lecite
Un proprietario di immobile è stato citato in giudizio per la creazione di nuove finestre e l'installazione di una canna fumaria. La Corte d'Appello, riformando la decisione iniziale, ha stabilito che le nuove finestre erano legittime in virtù di una preesistente servitù di veduta da un terrazzo, che non risultava sostanzialmente aggravata. Tuttavia, ha confermato l'ordine di rimozione della canna fumaria, in quanto invadeva illegalmente la proprietà confinante. La sentenza chiarisce anche che la vendita dell'immobile durante la causa non fa venir meno la legittimazione ad agire del venditore.
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Servitù di scolo: serre e aggravamento del deflusso
La Corte d'Appello ha confermato la decisione di primo grado, negando l'esistenza di una servitù di scolo a favore di un fondo con serre. La costruzione ha aggravato il deflusso delle acque, e l'eccezione di usucapione è stata respinta per tardività. L'art. 913 c.c. tutela esclusivamente il deflusso naturale, non quello modificato da opere umane.
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Contratto a termine pubblico impiego: no conversione
Una collaboratrice linguistica, assunta da un'università pubblica con una serie di contratti a tempo determinato, ha chiesto la conversione del rapporto in uno a tempo indeterminato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, riaffermando il principio secondo cui il contratto a termine nel pubblico impiego, anche se illegittimo, non si converte in un rapporto stabile. Tale divieto deriva dai principi costituzionali che regolano l'accesso al pubblico impiego, che deve avvenire tramite concorso.
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Lavoro subordinato: la prova spetta al lavoratore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18102/2024, ha rigettato il ricorso di una lavoratrice che chiedeva il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato con un ristorante. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l'onere della prova grava interamente sul lavoratore. Non è possibile invertire tale onere o desumere una confessione da stralci della memoria difensiva del datore di lavoro se quest'ultimo nega la subordinazione. La valutazione delle prove testimoniali resta di competenza esclusiva dei giudici di merito.
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Onere della prova carburante: la misura unilaterale
Un gestore di una stazione di servizio ha richiesto al fornitore il rimborso per i cali di volume del carburante, basando la sua pretesa su misurazioni da lui stesso effettuate. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo un principio fondamentale sull'onere della prova carburante: una misurazione unilaterale, condotta senza la partecipazione della controparte (in contraddittorio), non ha valore di prova in un contenzioso contrattuale privato. Le procedure valide ai fini fiscali non sono automaticamente applicabili nei rapporti tra privati.
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Compenso per espropriazione: i nuovi parametri
Un professionista ha impugnato la liquidazione del suo compenso per una perizia di stima in una procedura di espropriazione, contestando sia l'autorità della società concessionaria a liquidare, sia i criteri di calcolo utilizzati. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la legittimazione della società in quanto autorità espropriante delegata e stabilendo che, a seguito dell'abolizione delle tariffe professionali, il compenso per espropriazione deve essere calcolato secondo i parametri del D.M. 140/2012 e non più con le vecchie tariffe. Il criterio a vacazioni è stato ritenuto solo residuale.
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Donazione indiretta: la forma dell’atto pubblico
La Corte di Cassazione ha chiarito che una promessa gratuita, qualificabile come donazione indiretta, non richiede la forma solenne dell'atto pubblico per la sua validità. Nel caso specifico, l'impegno di una società a estinguere i mutui di un terzo, sebbene considerato un atto di liberalità, è stato ritenuto potenzialmente valido in quanto formalizzato tramite scrittura privata, forma sufficiente per il negozio utilizzato. La Corte ha cassato la decisione del tribunale che aveva erroneamente dichiarato nullo l'impegno per vizio di forma, rinviando la causa per un nuovo esame basato sul corretto principio della donazione indiretta.
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