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Giurisprudenza Civile

Rifiuto trasferimento lavoratore: quando è legittimo?
Un'ordinanza della Cassazione analizza il caso di licenziamento di una dipendente a seguito del suo rifiuto trasferimento lavoratore. La Corte ha stabilito che, anche in presenza di un trasferimento potenzialmente illegittimo, il rifiuto del lavoratore di prendere servizio nella nuova sede deve essere sorretto da buona fede, altrimenti il licenziamento è legittimo. Nel caso specifico, la chiusura totale della sede originaria e la genericità delle motivazioni familiari addotte dalla lavoratrice hanno reso il suo rifiuto contrario a buona fede.
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Accordo privato prevale sulla proroga amministrativa
La Corte di Cassazione ha stabilito che un accordo privato, stipulato tra un proprietario terriero e una società costruttrice, prevale sui provvedimenti amministrativi di proroga dell'occupazione temporanea di un fondo. La Corte d'Appello aveva erroneamente ignorato l'esistenza di un 'verbale di concordamento' che fissava termini e modalità specifiche per la proroga. La Cassazione ha cassato la sentenza, affermando che l'accordo privato crea una legge speciale tra le parti che deve essere rispettata, anche se i provvedimenti amministrativi di per sé non sono atti recettizi. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione che tenga conto della centralità dell'accordo.
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Valutazione prove: il giudice decide quale è fidata
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda contro una sanzione dell'Ispettorato del Lavoro per uso illecito di manodopera. Il caso verteva sulla valutazione delle prove, in particolare se dare più peso alle dichiarazioni rese dai lavoratori agli ispettori nell'immediatezza dei fatti o alle testimonianze rese in tribunale anni dopo. La Corte ha ribadito che la valutazione delle prove e dell'attendibilità dei testimoni è una prerogativa insindacabile del giudice di merito, non censurabile in sede di legittimità se non per vizi specifici e gravi, qui non riscontrati.
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Indennizzo durata irragionevole: nuovo risarcimento
Una società, creditrice in una procedura fallimentare durata oltre 10 anni, ha ottenuto un secondo indennizzo per durata irragionevole del processo. La Corte d'Appello di Ancona ha liquidato un'ulteriore somma di 800 euro, calcolata sulla base di 400 euro per ogni anno di ritardo aggiuntivo maturato dopo una precedente condanna, tenendo conto della natura chirografaria del credito e della limitata aspettativa di pagamento.
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Cessione credito in blocco: la prova della titolarità
La Corte di Appello di Ancona ha riformato una sentenza di primo grado, stabilendo che nella cessione del credito in blocco, la prova della titolarità del credito può essere fornita anche tramite una dichiarazione della banca cedente e dal comportamento del debitore che, contestando il merito del debito, riconosce implicitamente la cessione. La Corte ha inoltre confermato la validità di un contratto di mutuo con ammortamento alla francese, rigettando l'eccezione di nullità per indeterminatezza, in linea con una recente pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione.
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Taratura autovelox: obbligatoria la verifica periodica
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Ministero delle Infrastrutture, confermando l'annullamento di una sanzione per eccesso di velocità rilevata con telelaser. La decisione si fonda sulla mancata prova, da parte dell'amministrazione, della periodica verifica di funzionalità e della taratura dell'autovelox, oneri probatori che non possono essere soddisfatti dal solo certificato di omologazione o dall'autotest del dispositivo.
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Etichettatura carni pollame: chi è responsabile?
Un consorzio è stato sanzionato per una presunta violazione delle norme sull'etichettatura carni di pollame. La Corte di Cassazione ha annullato la sanzione, chiarendo che per essere ritenuta responsabile, un'organizzazione non deve solo essere titolare del disciplinare di produzione, ma deve essere provata anche la sua concreta responsabilità nella tracciabilità del prodotto lungo l'intera filiera. La Corte ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione dei fatti.
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Compensazione spese legali: quando è illegittima?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la 'serialità della causa' non è una ragione valida per la compensazione spese legali. In un caso di responsabilità solidale tra un Comune e una cooperativa, la Corte ha annullato la decisione di merito che aveva parzialmente compensato le spese legali a danno dei lavoratori vittoriosi, ritenendo la motivazione illogica e non conforme ai principi di 'gravi ed eccezionali ragioni' richiesti dalla legge.
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Ricorso inammissibile: le questioni nuove in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un lavoratore in una causa di lavoro. Il motivo è che il ricorrente ha introdotto per la prima volta in sede di legittimità delle "questioni nuove", come la risoluzione di un accordo transattivo per inadempimento, senza dimostrare di averle già sollevate nei gradi di merito. La Corte ha ribadito che l'appello deve essere autosufficiente e non può basarsi su argomenti non trattati in precedenza, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva riconosciuto un credito inferiore basato sull'accordo privato tra le parti.
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Inammissibilità ricorso cassazione: i motivi spiegati
Un agente commerciale si è visto respingere il proprio ricorso dalla Corte di Cassazione. La decisione si fonda sull'inammissibilità dei motivi presentati, tra cui la confusione delle censure, la mancata autosufficienza e l'introduzione di nuove questioni. Questo caso evidenzia le regole stringenti per l'accesso al giudizio di legittimità, confermando che l'inammissibilità del ricorso cassazione scatta quando non vengono rispettati precisi requisiti formali e sostanziali.
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Responsabilità avvocato causa persa: il dovere di diligenza
Una cliente ha citato in giudizio il proprio avvocato per responsabilità professionale dopo che il ricorso per cassazione da lui redatto è stato dichiarato inammissibile. I tribunali di merito avevano respinto la richiesta di risarcimento, ritenendo che la causa originaria sarebbe stata comunque persa. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha invece sollevato la questione cruciale sulla responsabilità dell'avvocato in una causa persa. Ha stabilito di rinviare il caso a pubblica udienza per approfondire se la condotta negligente del legale, anche in un contenzioso dall'esito sfavorevole, costituisca comunque una violazione del diritto di difesa del cliente, meritevole di risarcimento almeno per le spese legali sostenute.
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Recesso giusta causa agente: la Cassazione decide
Un'ordinanza della Corte di Cassazione conferma la legittimità del recesso per giusta causa di un agente che aveva omesso di versare alla società preponente le somme incassate dai clienti. La Corte ha ritenuto tale condotta, unita all'alterazione dello stato delle pratiche nel sistema informativo, una violazione talmente grave del rapporto fiduciario da giustificare la risoluzione immediata del contratto, negando all'agente il diritto a qualsiasi indennità. Il ricorso dell'agente è stato dichiarato inammissibile.
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Principio dell’apparenza: notifica e termini appello
Un'amministrazione pubblica si vede dichiarare inammissibile un appello perché ritenuto tardivo. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, chiarendo che, in base al principio dell'apparenza, per calcolare la tempestività dell'appello nel rito ordinario conta la data di notifica dell'atto e non la successiva iscrizione a ruolo. La decisione del Tribunale, basata su un criterio errato, viene annullata con rinvio.
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Prescrizione appalti pubblici: decorrenza e collaudo
La Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale sulla prescrizione negli appalti pubblici. Con l'ordinanza in esame, ha stabilito che il termine di prescrizione decennale per il diritto al saldo dell'appaltatore decorre dallo scadere dell'ottavo mese successivo alla data di ultimazione dei lavori, termine fissato per legge per il collaudo. Secondo la Corte, il mancato rispetto di questo termine da parte della stazione appaltante equivale a un rifiuto legale, rendendo il diritto esigibile. Un collaudo effettuato tardivamente è irrilevante ai fini dell'interruzione della prescrizione, poiché il potere della P.A. di effettuarlo si è consumato. Di conseguenza, il ricorso della società appaltatrice è stato respinto in quanto le sue pretese erano ormai prescritte.
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Appalto Pubblico: il Certificato Senza Approvazione
In una controversia relativa a un appalto pubblico, un'impresa edile ha visto il suo ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione. La Corte ha confermato che il certificato di regolare esecuzione dei lavori, se privo della definitiva approvazione da parte dell'ente committente, non costituisce un'automatica ricognizione di debito. La decisione sottolinea il valore fondamentale dell'atto di approvazione per il perfezionamento del diritto al compenso dell'appaltatore.
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Compensazione impropria: appalto e fallimento
La Corte di Cassazione chiarisce la disciplina della compensazione impropria in un caso riguardante un appalto pubblico e il successivo fallimento della ditta appaltatrice. L'ordinanza stabilisce che, quando crediti e debiti nascono dallo stesso rapporto contrattuale, non è necessaria un'eccezione formale di parte per la loro compensazione, trattandosi di un mero accertamento contabile. Il fallimento dell'appaltatore non impedisce al committente di far valere i propri controcrediti per vizi e ritardi.
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Revocatoria fallimentare: rimesse e fido bancario
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di revocatoria fallimentare, chiarendo la natura delle rimesse bancarie in presenza di diverse linee di credito. La curatela di una società fallita aveva agito contro un istituto di credito per recuperare versamenti effettuati su un conto corrente prima del fallimento. La Corte ha stabilito che un fido per anticipo fatture ('castelletto di sconto') non può essere sommato all'affidamento ordinario del conto corrente. Di conseguenza, le rimesse affluite sul conto, quando questo era scoperto oltre il suo fido specifico, sono considerate 'solutorie' (cioè pagamenti di un debito) e quindi soggette a revocatoria fallimentare, confermando la condanna della banca alla restituzione delle somme.
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Rinvio udienza Cassazione: le regole procedurali
La Corte di Cassazione ha disposto il rinvio di un'udienza a causa di un vizio di notifica. L'ordinanza interlocutoria analizza come il mancato rispetto del termine dilatorio previsto dalla legge, unito alla non rinuncia della parte ricorrente, renda inevitabile il rinvio udienza Cassazione per garantire il corretto svolgimento del processo e il diritto di difesa.
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Prova esecuzione lavori: la Cassazione decide
Una società appaltatrice ha citato in giudizio un ente pubblico per il pagamento di lavori di manutenzione. In assenza del certificato formale, ha offerto fatture e testimonianze. I tribunali di merito hanno respinto la richiesta per carenza di prova esecuzione lavori. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'onere della prova grava sull'appaltatore e che non è possibile introdurre nuove questioni in sede di legittimità.
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Ordinanza sindacale: limiti orari e sanzioni valide
Un gestore di uno stabilimento balneare è stato multato per aver violato un'ordinanza sindacale che limitava gli orari per l'intrattenimento musicale. Il gestore ha impugnato la sanzione, sostenendo che la normativa sulla liberalizzazione degli orari commerciali rendesse l'ordinanza illegittima. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che un'ordinanza sindacale è legittima quando mira a proteggere la salute pubblica e la quiete, rappresentando una deroga consentita al principio di liberalizzazione. La Corte ha chiarito che tale principio non si estende alle attività di puro intrattenimento come le discoteche.
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