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Giurisprudenza Civile

Trasferimento d’azienda in cambio appalto: la guida
La Corte di Cassazione chiarisce i criteri per identificare un trasferimento d'azienda durante un cambio di appalto. La Corte ha stabilito che quando un'entità economica organizzata conserva la propria identità (personale, attività, beni), si configura un trasferimento d'azienda. Tale situazione fa scattare l'obbligo di consultazione sindacale previsto dalla legge nazionale, che non può essere derogato da una legge provinciale. L'omissione di tale procedura costituisce condotta antisindacale. Il caso analizzato riguardava il subentro nella gestione di servizi di vigilanza per un ente pubblico.
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Rinvio udienza per transazione: la decisione della Corte
Un avvocato ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d'Appello in una causa che lo vedeva opposto a un Comune. Durante il procedimento, le parti hanno richiesto congiuntamente un rinvio dell'udienza per finalizzare una transazione. La Corte di Cassazione, vista la richiesta congiunta e le motivazioni addotte, ha concesso il rinvio, dimostrando di favorire le soluzioni extragiudiziali delle controversie.
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Sanzione disciplinare e precedenti: cosa dice la legge?
Un insegnante ha ricevuto una sanzione disciplinare di 5 mesi di sospensione per aver interrotto una commemorazione della Shoah. La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione, respingendo il ricorso del docente. La Corte ha chiarito che, sebbene i precedenti disciplinari vecchi di oltre due anni non possano fondare la recidiva, possono comunque essere considerati dal giudice per valutare la gravità complessiva della condotta e la proporzionalità della sanzione applicata.
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Inquadramento superiore: quando non spetta il livello C
Un lavoratore del settore servizi fiduciari ha richiesto un inquadramento superiore, sostenendo di svolgere mansioni da coordinatore (livello C). La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per ottenere tale livello non basta il ruolo di coordinatore, ma è necessario provare il requisito numerico specifico previsto dal CCNL, ovvero il coordinamento di oltre 50 persone, onere che il lavoratore non ha soddisfatto.
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Condotta antisindacale: no all’inglese senza interpreti
Una multinazionale ha imposto lo svolgimento delle negoziazioni per la costituzione del Comitato Aziendale Europeo (CAE) esclusivamente in lingua inglese e tramite videoconferenza. Le organizzazioni sindacali si sono opposte, ritenendo tale imposizione una condotta antisindacale. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello, stabilendo che, sebbene la videoconferenza sia una modalità accettabile, l'obbligo di utilizzare la lingua inglese senza un adeguato servizio di interpretariato limita la capacità negoziale dei rappresentanti dei lavoratori. Tale comportamento è stato equiparato a un rifiuto di negoziare, con la conseguenza della costituzione automatica del CAE. La sentenza sottolinea l'importanza di garantire una comunicazione efficace e paritaria nelle relazioni industriali a livello europeo.
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Onere della prova contributi: pretesa generica bocciata
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un ente previdenziale contro due società, confermando che l'onere della prova per i contributi non versati spetta all'ente stesso. Una richiesta basata su un generico prospetto riepilogativo, senza specificare i fatti e le ragioni giuridiche per ogni singolo lavoratore, è stata ritenuta inammissibile. La Corte ha sottolineato che l'allegazione deve essere sufficientemente dettagliata da permettere al debitore di difendersi e al giudice di comprendere la natura della pretesa.
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Azione revocatoria: donazione e rischio d’impresa
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un debitore contro un'azione revocatoria. Il debitore aveva donato degli immobili al figlio, sostenendo che la sua azienda fosse sufficientemente solida da garantire il creditore. La Corte ha stabilito che la natura intrinsecamente rischiosa di un'attività d'impresa rende la garanzia patrimoniale meno sicura rispetto a un bene immobile, giustificando l'azione revocatoria anche senza un'insolvenza totale del debitore.
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Clausola di contingentamento: chi prova il rispetto?
La Corte di Cassazione ha confermato la conversione di un contratto di lavoro da tempo determinato a indeterminato a causa del superamento della soglia numerica legale. La sentenza ribadisce che l'onere di provare il rispetto della clausola di contingentamento spetta interamente al datore di lavoro. Inoltre, il calcolo non deve basarsi su una media mensile, ma sul numero complessivo di assunzioni a termine stipulate nell'arco dell'anno di riferimento, consolidando un principio a tutela dei lavoratori.
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Somme in conciliazione: quando sono esenti contributi?
La Corte di Cassazione ha stabilito che le somme corrisposte da un'azienda a un ex dipendente in sede di conciliazione giudiziale, a fronte della rinuncia di quest'ultimo a impugnare il licenziamento, non hanno natura retributiva e sono quindi esenti da obblighi contributivi. L'Ente previdenziale aveva richiesto il versamento dei contributi su tali importi, ma il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la valutazione della natura di tali somme, basata sull'interpretazione dell'accordo, spetta al giudice di merito e non può essere ridiscussa in sede di legittimità.
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Etero-organizzazione riders: Cassazione conferma tutele
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello, stabilendo che ai ciclofattorini (riders) si applica la disciplina del lavoro subordinato. La sentenza chiarisce che il requisito dell'etero-organizzazione riders è soddisfatto quando una piattaforma digitale, tramite algoritmi, determina le modalità, i tempi e i luoghi della prestazione, anche se il contratto è formalmente autonomo e il lavoratore utilizza un mezzo proprio. La Corte ha ritenuto irrilevante la proprietà del veicolo e ha interpretato in senso ampio i requisiti di continuità e personalità della prestazione, focalizzandosi sul potere organizzativo esercitato dalla committente.
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Addizionale provinciale accisa: la Cassazione decide
Una società produttrice ha citato in giudizio il proprio fornitore di energia per ottenere il rimborso dell'addizionale provinciale accisa, ritenuta illegittima. Dopo la conferma nei primi due gradi di giudizio, il fornitore ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando il diritto al rimborso, ma ha compensato le spese legali a causa dell'evoluzione della giurisprudenza sulla materia.
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Eredi avvocato: IVA e CPA sempre dovuti, la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 28796/2025, ha stabilito che gli obblighi fiscali eredi includono il dovere di fatturare e versare IVA e CPA per le prestazioni professionali eseguite dal defunto, anche se gli eredi non sono professionisti. La Corte ha chiarito che tali oneri si trasferiscono per successione 'mortis causa' e sono dovuti per legge. L'ordinanza ha rigettato sia il ricorso principale dei clienti, che contestavano il pagamento di tali accessori, sia quello incidentale degli eredi del professionista, che mirava a un ricalcolo dei compensi sulla base di un maggior valore della causa.
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Prescrizione garanzia vizi: basta la lettera?
Un'azienda cartaria acquista un macchinario industriale che presenta difetti. Il fornitore eccepisce la prescrizione annuale della garanzia. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione d'appello, stabilisce che per interrompere la prescrizione per garanzia vizi non è necessario un atto giudiziario, ma è sufficiente una comunicazione stragiudiziale, come una lettera di messa in mora, purché chiara e formale. La causa viene rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione alla luce di questo principio fondamentale.
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Incompetenza territoriale: si può riproporre la causa?
La Corte di Cassazione ha stabilito che una sentenza di incompetenza territoriale, non seguita dalla riassunzione del processo, non impedisce alla parte di riproporre la stessa domanda in un nuovo giudizio. Questo perché tale pronuncia crea un giudicato solo formale, limitato alla questione della competenza in quel specifico processo, ma non estingue l'azione nel merito. Il caso riguardava una rivendicazione di terreni da parte dello Stato, dichiarata inammissibile in appello proprio per una precedente declaratoria di incompetenza territoriale.
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Cessione contenzioso bancario: a chi tocca pagare?
Un ex dirigente bancario, licenziato prima della liquidazione e successiva cessione di un ramo d'azienda della banca, ha citato in giudizio sia l'istituto originario che quello acquirente. La Corte di Cassazione ha chiarito che in una cessione contenzioso bancario, le cause relative a rapporti di lavoro già terminati al momento della cessione non si trasferiscono all'acquirente, salvo diverso accordo. La legittimazione passiva resta quindi in capo alla società cedente in liquidazione, poiché il contenzioso riguarda un 'rapporto estinto' escluso dall'accordo di cessione.
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Riscossione occupazione sine titulo: basta il ruolo
Un cittadino contestava una cartella esattoriale per l'occupazione senza titolo di un immobile demaniale. I giudici di merito gli davano ragione, ritenendo necessaria una preventiva sentenza di condanna. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che per la riscossione dell'occupazione sine titulo di beni dello Stato si applica una norma speciale (L. 311/2004) che permette l'iscrizione a ruolo dopo due semplici richieste di pagamento, senza bisogno di un titolo esecutivo ottenuto in tribunale.
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Rappresentanza sindacale: i criteri di accesso
Un sindacato, pur avendo numerosi iscritti, si è visto negare il diritto di costituire una rappresentanza sindacale aziendale (RSA) perché escluso dalla negoziazione collettiva. La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione sul ricorso. Il rinvio a pubblica udienza è stato motivato dalla pendenza di una questione di legittimità costituzionale sullo stesso tema, sollevata da un altro tribunale, la cui imminente decisione potrebbe modificare i criteri di accesso alla rappresentanza sindacale.
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Convenzione di Varsavia: quando si applica al bagaglio
Una passeggera ha citato in giudizio una compagnia aerea per il ritardo e il danneggiamento del bagaglio. I tribunali di merito le hanno dato ragione, ma la compagnia ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo l'applicazione della Convenzione di Varsavia, come previsto dal contratto. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, stabilendo che i giudici di merito avevano errato nel non considerare la clausola contrattuale che richiamava la Convenzione, fornendo una motivazione apparente. La sentenza è stata annullata con rinvio per una nuova valutazione basata sulla Convenzione di Varsavia.
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Azione diretta art. 1676: sì anche con pignoramenti
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'azione diretta art. 1676 c.c., con cui i dipendenti di un appaltatore possono chiedere il pagamento dei loro crediti direttamente al committente, non è bloccata dalla presenza di pignoramenti sulle somme dovute dal committente all'appaltatore. Finché non interviene un'ordinanza di assegnazione, il debito del committente verso l'appaltatore sussiste e l'azione è proponibile, anche in caso di fallimento dell'appaltatore.
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Giurisdizione giudice amministrativo per poteri P.A.
Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito la giurisdizione del giudice amministrativo in una controversia tra un'amministrazione provinciale e una società concessionaria autostradale. Il caso riguardava una sanzione per l'occupazione di soprassuolo con un viadotto. La Corte ha chiarito che, poiché la contestazione investe il potere autoritativo dell'ente di imporre una concessione, la competenza è del giudice amministrativo e non di quello ordinario, nonostante la natura pecuniaria della sanzione.
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