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Giurisprudenza Civile

Proroga contratto a termine: vale la data della firma?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34538/2024, ha stabilito che per una proroga del contratto a termine, la legge applicabile è quella in vigore alla data di decorrenza della proroga stessa, non quella della firma. La Corte ha inoltre ritenuto che l'utilizzo di contratti a termine per coprire esigenze stabili e durevoli costituisce frode alla legge, portando alla conversione del rapporto in tempo indeterminato.
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Subappalto nullo senza autorizzazione: le conseguenze
La Corte di Cassazione conferma che un contratto di subappalto in lavori pubblici, stipulato senza la necessaria autorizzazione della stazione appaltante, è da considerarsi un subappalto nullo. Di conseguenza, il subappaltatore non ha diritto al corrispettivo. La Corte ha inoltre respinto la richiesta di indennizzo per indebito arricchimento, in quanto domanda nuova e non proposta nei precedenti gradi di giudizio, ribadendo i rigidi limiti processuali per far valere tale pretesa.
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Decadenza vizi appalto: clausola contrattuale decisiva
In una controversia relativa a un contratto di subappalto, la Corte di Cassazione ha cassato con rinvio la sentenza d'appello per non aver considerato un'eccezione di decadenza vizi appalto basata su una specifica clausola contrattuale. Il giudice di secondo grado aveva erroneamente omesso di pronunciarsi sulla tardività della denuncia dei difetti, sollevata dal subappaltatore in base ai termini pattuiti nel contratto, concentrandosi solo sulla normativa generale del Codice Civile. La Suprema Corte ha ribadito che le eccezioni, anche se assorbite in primo grado, se ritualmente riproposte, devono essere esaminate.
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Rinnovazione notifica alla P.A.: come sanare l’errore
Una docente impugna in Cassazione una sentenza della Corte d'Appello. Tuttavia, il ricorso viene notificato all'Avvocatura distrettuale dello Stato anziché a quella generale. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, dichiara la notifica nulla ma, anziché rigettare il ricorso, ne dispone la rinnovazione. Questa decisione, basata su un consolidato orientamento giurisprudenziale, permette di sanare il vizio procedurale con effetto retroattivo, consentendo al processo di proseguire nel merito.
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Carenza di interesse: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un'insegnante per una procedura di mobilità. La decisione si fonda sulla sopravvenuta carenza di interesse, poiché la ricorrente ha ottenuto il trasferimento desiderato durante il processo, rendendo inutile una pronuncia nel merito.
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Estinzione del processo: cosa accade se non si riassume?
Una consulente fiscale ha eccepito l'estinzione del processo per mancata riassunzione da parte di un suo cliente che chiedeva il risarcimento danni. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che una precedente e corretta riassunzione del giudizio aveva già validamente avviato la causa, rendendo irrilevante l'estinzione di un filone processuale parallelo sorto successivamente. La Corte ha confermato la condanna della professionista per responsabilità professionale.
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Titoli insegnamento: la Cassazione fa chiarezza
Una docente ha contestato l'assegnazione di una supplenza a un collega, dubitando della validità dei suoi titoli di insegnamento per strumenti a percussione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che il diploma sperimentale del collega era idoneo, in quanto il percorso di studi includeva la specifica sottoclasse richiesta. Il ricorso è stato respinto anche per vizi procedurali, non avendo colto la vera ragione della decisione d'appello.
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Giurisdizione giudice ordinario e P.A.: il caso
Un Comune ha demolito opere su un terreno, sostenendo di agire in autotutela. Le società che utilizzavano l'area hanno avviato un'azione possessoria. La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario, poiché il Comune non ha provato che il bene facesse parte del suo patrimonio indisponibile. Senza tale prova, l'azione della P.A. è considerata una mera attività materiale, soggetta al controllo del giudice ordinario e non a quello amministrativo.
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Sgombero alloggio popolare: la giurisdizione è civile
La Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con l'ordinanza 34502/2024, ha stabilito che la controversia su uno sgombero di alloggio popolare occupato senza titolo rientra nella giurisdizione del giudice ordinario. La decisione si basa sulla natura della pretesa, un diritto soggettivo a rimanere nell'immobile, contrapposto a un atto di recupero non discrezionale dell'amministrazione.
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Patto fiduciario: la procura a vendere è una prova
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un'ex moglie, confermando che un immobile a lei intestato apparteneva in realtà all'ex marito in virtù di un patto fiduciario. La Corte ha stabilito che la prova di tale accordo non richiede la forma scritta e può essere desunta anche da una procura a vendere, irrevocabile e successiva all'acquisto, rilasciata dal fiduciario al fiduciante. Questa procura, anche se non contestuale, agisce come dichiarazione confermativa dell'obbligo di ritrasferimento.
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Eccesso di giurisdizione: i limiti della Cassazione
La Corte di Cassazione chiarisce i confini del proprio sindacato sull'eccesso di giurisdizione. Un'associazione sportiva si è vista negare il prolungamento di una concessione per abusi edilizi. In Cassazione, ha lamentato che il Consiglio di Stato avesse creato una nuova norma. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che l'interpretazione delle norme, anche se opinabile, rientra nell'attività del giudice e non costituisce un eccesso di giurisdizione sindacabile.
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Giurisdizione COSAP: decide il giudice ordinario
Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione risolvono un conflitto negativo di giurisdizione tra giudice tributario e giudice ordinario. La Corte stabilisce che le controversie relative al Canone per l'Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche (COSAP) rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario, poiché il COSAP non ha natura tributaria ma patrimoniale, essendo un corrispettivo per un'utilizzazione specifica di un bene pubblico.
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Errore revocatorio: i limiti dell’impugnazione
Un ente previdenziale ha impugnato per revocazione un'ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che l'errata interpretazione delle motivazioni giuridiche di una precedente sentenza costituisce un errore di giudizio, non un errore revocatorio, ribadendo i confini di questo strumento processuale.
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Interpretazione accordo: la volontà delle parti vince
Una controversia tra sorelle su una servitù di passaggio. La Corte di Cassazione ha stabilito che l'interpretazione dell'accordo deve seguire il testo letterale, annullando la decisione di merito che aveva convalidato la costruzione di una strada interamente sul fondo di una sola parte, contrariamente a quanto previsto dall'accordo che la voleva estesa su entrambi i fondi.
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Indennità di disoccupazione: la transizione alla ASpI
La Corte di Cassazione ha stabilito che per i lavoratori licenziati a fine 2012, l'indennità di disoccupazione a requisiti ridotti maturata per l'anno 2012 deve essere considerata 'assorbita' nella nuova prestazione mini-ASpI, come previsto dalla norma transitoria della Legge Fornero. La Corte d'Appello aveva erroneamente applicato integralmente la vecchia disciplina, senza considerare il nuovo regime di trattamento della prestazione.
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Danno da demansionamento: guida alla liquidazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un lavoratore che contestava la quantificazione del danno da demansionamento. La Corte ha ribadito che la liquidazione equitativa del danno è un potere discrezionale del giudice di merito, sindacabile solo in caso di motivazione assente o palesemente illogica. Il ricorso è stato respinto anche per difetto di autosufficienza, poiché non specificava in modo concreto gli elementi di fatto che si assumevano trascurati.
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Mobilità orizzontale: esclusione dirigenti legittima
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un dirigente che chiedeva l'assunzione in una nuova società pubblica a seguito del fallimento della precedente. La Corte ha confermato che gli accordi di mobilità orizzontale escludevano legittimamente le figure dirigenziali dal passaggio di personale, basandosi sull'interpretazione degli accordi specifici e su vizi procedurali del ricorso.
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Ricorso cautelare licenziamento: salva la decadenza
Un lavoratore impugnava il licenziamento. Dopo il fallimento del tentativo di conciliazione, depositava un ricorso cautelare licenziamento entro il termine di 60 giorni. I giudici di merito ritenevano tardiva l'azione, sostenendo fosse necessario depositare il ricorso ordinario. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che il deposito del ricorso cautelare è un atto idoneo a impedire la decadenza, in linea con i principi espressi dalla Corte Costituzionale per garantire una tutela rapida ed efficace al lavoratore.
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Migliorie bene in comunione: no indennità per il coerede
In una causa di divisione ereditaria, un fratello chiedeva il rimborso per lavori di miglioria sulla casa di famiglia. La Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, negando il diritto poiché il coerede non ha fornito prova adeguata di aver sostenuto personalmente le spese. La sentenza chiarisce che in caso di migliorie su bene in comunione, al coerede spetta il rimborso dei costi e non l'indennità per l'aumento di valore, e che la prova del pagamento è a suo esclusivo carico.
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Clausola penale mediazione: quando è considerata nulla
Un'agenzia immobiliare ha citato in giudizio una cliente per il pagamento di una penale, prevista dalla clausola penale mediazione, a seguito del rifiuto di un'offerta d'acquisto conforme all'incarico. La Corte d'Appello ha dichiarato la clausola abusiva, poiché creava un grave squilibrio, garantendo all'agente l'intera provvigione anche senza la conclusione dell'affare. La Corte di Cassazione ha confermato tale principio, specificando che tali clausole sono nulle se non commisurate all'attività effettivamente svolta. Ha tuttavia cassato la sentenza d'appello per un vizio procedurale di "omessa pronuncia", non avendo il giudice deciso sulla richiesta di restituzione delle spese legali avanzata dall'agenzia.
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